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Autore: Cinthia chan    13/07/2019    2 recensioni
Al esterno della villa il sole era oramai calato già da un pezzo, e con esso ogni accenno della sua tipica luce, avvolgendo la stanza di un denso nero corvino, smorzato solo da qualche flebile raggio lunare. Già da diversi minuti il pianto disperato che fino a poco prima aveva squarciato il silenzio della notte -causato da un probabile incubo notturno- aveva cessato di far rumore, cullato da una dolce ninnananna, gracchiante e un po' stonata, attirata a lui non appena lo aveva udito lamentarsi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Undertaker
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Al esterno della villa il sole era oramai calato già da un pezzo, e con esso ogni accenno della sua tipica luce, avvolgendo la stanza di un denso nero corvino, smorzato solo da qualche flebile raggio lunare. Già da diversi minuti il pianto disperato che fino a poco prima aveva squarciato il silenzio della notte -causato da un probabile incubo notturno- aveva cessato di far rumore, cullato da una dolce ninnananna, gracchiante e un po' stonata, attirata a lui non appena lo aveva udito lamentarsi.

 

Aveva agito subito, d'istinto, quasi volesse calmare più se stesso che al piccolo in se, e per farlo gli era bastata qualche strofa di quella tetra canzone, scritta appositamente di suo pugno in un momento di noia. Qualche nota accennata era stata sufficiente a quel piccolo fragile esserino per ritrovare la calma, cullato e protetto da quelle braccia scure e quelle dita sottili, paterne a modo loro. La scura figura che lo sorreggeva sentiva il suo respiro sereno emettere un leggero rumore ovattato contro la sua veste corvina, quasi quanto il colore di quella serata, e le sue manine stringerla con la forza tipica di un neonato.

 

Forte e debole al tempo stesso.

 

Si ritrovò a sorridere, continuando a cantare quella melodia al piccolo tra le sue braccia, ancora troppo giovane per comprenderne il significato, ma andava bene così.

 

Ci sarebbe stato tempo in futuro.

 

Fino a quel momento lo avrebbe cullato, limitandosi ad osservarlo, beato nella sua ingenuità fissarlo di rimando con i suoi occhioni azzurri e vivaci. Ancora innocenti.

 

Quanti sacrifici, quante lacrime, e quanto dolore avrebbero visto in futuro quegli occhietti?

 

Quanto dolore avrebbero provato sulla loro stessa pelle?

 

Non lo sapeva, ma era certo sarebbe accaduto, lo aveva visto e rivisto tante volte in tutti i suoi predecessori, come in un loop malato e costante, era come se ogni uno di loro fosse legato da una maledizione, e per quanto si sforzasse il suo cuore morto oramai da anni non poteva che spezzarsi ulteriormente nel constatare quanto fosse triste quella realtà che sicuramente avrebbe colpito anche quel fragile esserino che teneva stretto a se.

 

La sua canzone era giunta quasi alla fine, ma quella creaturina accora non pareva aver intenzione di dormire continuando a fissarlo, silenzioso, senza lasciarsi sfuggire neppure un lamento, sveglio ma calmo come non mai, e nel vederlo un sorriso un po' dolce un po' amaro non pote' che apparire sulle sue labbra sottili.

 

“Cosa c'è? Hai ancora paura del buio mio piccolo conte?”

 

Il bimbo si limitò a fissarlo ancora, sbattendo le palpebre un paio di volte, non capiva cosa avesse destato il suo interesse e si avvicinò un po' di più lui per poterlo osservare con più scrupolo. Una delle sue manine si allungò in sua direzione, non sembrava affatto spaventato da lui, anzi, non esitò neppure un istante nel toccare la sua guancia fredda e pallida -quasi quanto quella di uno dei suoi adorati ospiti-, emettendo un blando vagito.

 

“Così piccolo, e già così curioso, eh?”

 

Lo Shinigami si abbassò ancora un po', approfondendo quel inaspettato contatto, e nel farlo una piccola ciocca grigiastra si spostò dalla sua fronte scoprendogli leggermente il viso, rivelando parte del suo volto nascosto da decenni. Nel vederlo il bimbo mutò la sua espressione incuriosita, e contro ogni logica gli sorrise emettendo un vivace risolino acuto, agitando pure l'altra manina in sua direzione.

 

Quella risata infantile fu per lui come un breve sollevo emotivo, liberando la sua mente da quasi tutti i pensieri che fino a poco prima lo attanagliavano.

 

Un piccolo gesto di calore, ma che per lui rappresentava tanto, forse tutto il suo mondo.

 

Tutta la sua esistenza.

 

E forse pure la sua ragione di vita.

 

Per lui quel piccolo e quello che rappresentava erano tutto.

 

“Phantomville... ”

 

 

 

 

 

 

 « Rachel cosa stai facendo? »


«  Mi era sembrato che il bambino stesse piangendo. Invece pare stia dormendo tranquillo. »


« Molto probabilmente lo avrai solo sognato, torna a letto. Stare qui in piedi al freddo potrebbe nuocere alla tua salute. »


« Caro? »


« Si? »


« Sei stato tu a lasciare la finestra aperta? »

 

 

 

 

 

 

 

 

“Io farò tutto ciò che è in mio potere per non

 

perdere nessun altro di voi prima del tempo”

 

  
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