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Autore: Surya_Asu    14/07/2019    0 recensioni
Seconda metà del secolo corrente. Crisi energetica e sovrappopolazione innescano circostanze drammatiche e precipitano il mondo nel caos. In un’ottica di conservazione del benessere, ogni essere umano diventa vittima e carnefice allo stesso tempo. Elio, ingegnere energetico italiano emigrato in Pennsylvania, cerca di salvare la sua famiglia dal male che è giunto. Un male che culmina con un nuovo olocausto per il genere umano. Ma non è tutto qui: c’è chi trama per soluzioni ancora più estreme e ci sono persone ancora più disperate di quelle che vengono sacrificate alla luce del sole.
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Quel lunedì era l'undicesimo giorno di servizio alla centrale nucleare.
Nella cabina di attesa, che tra colleghi chiamavano 'cabina di formattazione', le attività quotidiane si espansero come un fluido viscoso nella memoria di Elio.
Terminato lo strazio del reset cerebrale, Elio si accinse a compiere il solito percorso.
Mentre procedeva tra gli edifici del grande complesso, la sua mente prese ad andare a ritroso nel rievocare tutto ciò che era accaduto realmente la prima volta che aveva messo piede lì, nella Susqueanna Steam Electric Station. Ma ciò che ricordava in quel momento era assai diverso da ciò che ricordava quando era lontano da quel posto.

Backward
Era stato introdotto in una camera spoglia. Nafisi gli aveva requisito lo shifterphone modello gummy sfilandoglielo direttamente dal taschino della camicia. Si era passato più volte quella mini pergamena polimerica da una mano all'altra, poi l'aveva srotolata.
«Adoro come risulta al tatto questa versione, sembra di avere uno slime gel sotto i polpastrelli» aveva detto, continuando a giocherellarci. 
Poi lo aveva fatto accomodare di fronte a un monitor e invitato a guardare un video, ma c'erano delle interferenze e per un bel po' lo schermo aveva riprodotto solo una fitta pioggia di puntini viola. La qualità del video si era sistemata da sé e Youssef Tahimàd era comparso nel monitor.
«Buongiorno, signor De Leo. Ho registrato questo videomessaggio per spiegarle le ragioni della sua convocazione.»
Tahimàd aveva giunto le mani e incrociato le dita davanti alla faccia, quindi si era sporto in avanti.
«Signor De Leo, le esperienze annoverate nel suo curriculum soddisfano tutti i bisogni della mia Impresa. Qui alla Susquehanna Steam Electric Station, parallelamente allo smantellamento dei componenti radioattivi, svolgiamo altre attività.»
Nello schermo, al primo piano di Tahimàd si erano sostituite delle immagini sconvolgenti: disumane scene di detenzione e, a seguire, ammassi di cadaveri in fase di decomposizione dentro una grossa cabina vetrata.
«Ecco,» aveva proseguito la voce di Tahimàd commentando le immagini «all'interno della struttura alleviamo delle persone che vengono impiegate per una piccola produzione di Carburante Umano. Probabilmente lei non capirà le ragioni profonde che mi spingono a questo, ma le posso garantire che lo faccio per una giusta causa.»
Le parole dell'impresario arabo erano state lame affilate e lui se ne era rimasto impietrito pensando a un brutto scherzo, o un brutto sogno.
«Naturalmente lo smantellamento della centrale nucleare, cioè la funzione ufficiale della mia Impresa, deve andare avanti in maniera impeccabile. Quindi le saranno assegnati dei compiti in più sensi.»
Tahimàd era andato avanti spedito a spiegare come avrebbe dovuto gestire il duplice impegno e lui aveva mandato giù ciò che sentiva come fosse acido travasatogli in gola con un imbuto.
Era tutto così irreale e impalpabile, come la nebbia che era calata davanti ai suoi occhi.
Alla fine della registrazione, due uomini con indosso dei camici bianchi erano entrati nella stanza. Uno di loro spingeva una barella dalle ruote cigolanti. Lui era saltato in piedi rovesciando la sedia. Con uno scatto aveva provato a schivarli e fuggire, pur intuendo che la guardia armata preposta alla sorveglianza sarebbe sicuramente riuscita a fermarlo, magari persino sparandogli.
Ma l'uomo invece era rimasto tranquillo al suo posto. Nemmeno i tizi incamiciati avevano cercato di bloccarlo.
Era uscito nel corridoio e aveva corso per un'altra decina di metri, senza che nessuno si fosse preso la briga di inseguirlo. Passo dopo passo, i suoi movimenti si erano fatti gradualmente incerti. La sua vista si era annebbiata fino a oscurarsi del tutto. Non c'era più nulla intorno e nemmeno lui era più lì. Il suo corpo non aveva più sensibilità, era come se fosse svanito e non esistesse più. Si era fermato e aveva compiuto una lenta rotazione su se stesso, come una trottola all'esaurimento del suo moto di rotazione, poi doveva aver perso i sensi.
Quando si era svegliato, era disteso su un lettino, legato con cinghie di cuoio. Aveva un affare, probabilmente uno strumento di scansione, puntato sopra la testa. Erano entrati due uomini parlando di un biochip che interagiva con l'ippocampo e che era stato impiantato con successo senza lasciare segni visibili nel cuoio capelluto. Dicevano che rimaneva solo da provarne il corretto funzionamento.
Avevano trascinato il lettino in un'altra camera. Lo avevano chiuso dentro, da solo, ed erano rimasti a osservarlo attraverso un vetro mentre subiva delle scosse che avrebbe detto elettriche, anche se non riusciva a capire come gli fossero indotte, e la sua mente agiva come una palla che rimbalzava da un mondo a un altro.
Col tempo aveva capito che, tramite quel biochip, gli veniva formattato ogni giorno l'encefalo e che le sue memorie venivano riprogrammate ogni volta che entrava e usciva dalla centrale nucleare.

 
   
 
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