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Autore: AidenGKHolmes    15/07/2019    4 recensioni
“Ficcare il naso?” Ripeté Judy, fissandolo in un misto di sgomento e incredulità: davvero si trattava dello stesso Nick con cui fino a poco prima aveva riso e scherzato come se nulla fosse?
“Nick, io sto cercando di aiutarti, tutto qui”
“E io ti ringrazio, Carotina... ma magari sono io a non voler essere aiutato. Ci hai mai pensato, a questa eventualità? Oppure, secondo il tuo punto di vista, ogni abitante di questa città deve accettare a prescindere qualunque aiuto non gradito?”
[Tematiche delicate | Violenza]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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WHAT'S LEFT BEHIND
Capitolo 4 - We'll meet again

 
***


Il grosso orologio a led di una farmacia appena oltrepassata segnava le 17 e 52. Nicholas Piberius Wilde era diventato un fantasma da quarantotto ore, minuto più minuto meno.

Muoversi per la città senza dare nell’occhio non era certo un problema per lui. Si era sempre ripetuto che la vita di strada presentasse vantaggi “nascosti” che gli sarebbero tornati utili nel corso degli anni e non si sorprese quando scoprì di avere sempre avuto ragione. La conoscenza approfondita di ogni vicolo, sottopassaggio o scorciatoia gli aveva permesso di rimanersene lontano dagli sguardi indiscreti dei passanti: rimaneva comunque la prima volpe poliziotto della storia e il suo volto, per un motivo o per l’altro, era già finito più e più volte sui giornali.

Durante la precedente fase della sua vita si era sempre imposto la regola di viaggiare il più leggero possibile e non l’aveva trasgredita neppure in quell’occasione, ma al di fuori della felpa nera portava con sé anche una tracolla color oliva saldamente assicurata alla sua spalla. Un accessorio assai inusuale per uno come lui, ma che non mancò di rivelarsi alquanto utile.

Camminando con una certa rapidità lungo una delle strade principali di Downtown, la volpe rossa si calcò il cappuccio sulla testa e respirò a fondo, quasi inebriato da quel profumo d’umidità e di cemento bagnato di cui l’intera Zootropolis si impregnava ogni volta che una perturbazione finiva di sferzare la città, come a lavare via i peccati dei mammiferi che la abitavano. Una bella ripulita, ed ecco che quella metropoli era pronta per sporcarsi di nuovo.

Attorno a lui, un fiume di prede e predatori intenti nei propri affari lo oltrepassava di continuo in entrambe le direzioni, senza neppure degnarlo di uno sguardo, lasciandolo ad affogare da solo in quella specie di formicaio. Perfino gli enormi grattacieli e i palazzi di vetro ammassati ai lati delle strade sembravano morire dalla voglia di inghiottirlo come terrificanti mostri di qualche libro per bambini.

Per l’ennesima volta da quando aveva riaperto gli occhi quella mattina, Nick si rimproverò di trovarsi ancora in città e non a centinaia di chilometri di distanza in cerca di… già, che cosa avrebbe cercato, d’ora in poi?

Nelle precedenti quarantotto ore, la risposta a tale domanda era stata una sola: soldi.

Ma non semplici soldi, non quelli che avrebbe potuto recuperare facilmente tramite un prelievo ad uno dei numerosi ATM sparsi per la città: sarebbe stato uno stratagemma troppo rischioso. Quel denaro sarebbe rimasto sul suo conto corrente e non lo avrebbe toccato per nessuna ragione al mondo.
Per sua fortuna, l’astuta volpe dagli occhi verdi aveva conservato “la lista”, come la chiamava lui.

Un lungo elenco di nomi, cognomi e relativi indirizzi di mammiferi che, per un motivo o per l’altro, avevano ancora debiti non saldati con lui.

Senza poter contare sul furgone di Finnick, Nick aveva impiegato poco meno di due giorni per perlustrare tutti i quartieri più malfamati della città, non più in veste di contrabbandiere di ghiaccioli ma di creditore alla ricerca di un po’ di denaro contante da riscuotere. Fu un’operazione di recupero lunga e complicata ma che, a giochi fatti, gli fruttò all’incirca quattromila dollari in contanti, più che sufficienti per tirare avanti per qualche tempo.

Nick si fermò per qualche istante sul lato interno del marciapiede e, per ironia della sorte, proprio di fronte alla vetrina di un fruttivendolo. Per qualche ragione a lui ignota, il suo istinto lo spinse a fissare il cesto di carote esposto assieme ad innumerevoli tipi di prodotti in bella mostra.
Chiedersi come la sua Carotina avrebbe reagito alla sua scomparsa divenne inevitabile, ma lo scenario che la sua mente costruì non fu certo tra quelli capaci di scaldare anche il più freddo dei cuori.

Dopo tutti i guai che aveva causato, l’intero quartier generale avrebbe festeggiato tale notizia con spumante, salatini e torte al mirtillo varie ed eventuali e poi ognuno sarebbe tornato alla propria vita, dimenticandosi per sempre della sua esistenza. Su questo, Nick sentiva di non poterne avere la matematica certezza, ma la sua mente amplificò quel sospetto. Non che la cosa potesse ferirlo più di tanto; l’ex poliziotto era tanto rapido ad accogliere qualcuno nella propria vita quanto pronto a lasciarlo andare in qualunque momento.

Non aveva tempo per immergersi nei ricordi: doveva smetterla di legarsi a situazioni passate, come se da esse dipendesse la sua vita.

Scuotendo la testa, Nick si cacciò entrambe le mani nella tasca della felpa e riprese a camminare, aumentando l’andatura. Non che fosse necessario, in realtà, dato che la sua destinazione si trovava a non più di trecento metri di distanza.
Dopo aver attraversato un paio di strade ed aver svoltato un angolo, la volpe si ritrovò di fronte alla maestosità della piazza antistante alla Stazione Centrale di Zootropolis, circondata dagli enormi schermi pubblicitari che trasmettevano gli spot più improbabili.

Il viavai di mammiferi d’ogni tipo era quasi in grado di dare alla testa: ognuno di loro era impegnato in un’attività differente. La maggior parte di loro erano normalissimi pendolari di ritorno da una faticosa giornata di lavoro, ma molti altri erano invece in attesa di qualche treno. Non mancavano neppure i semplici passanti diretti verso chissà quale distretto cittadino ma comunque desiderosi di godere un po’ dell’atmosfera piena di vita che la zona della stazione ferroviaria riservava ogni giorno, soprattutto ad un orario come quello.

“Eccoci qui. Capolinea.”

Quel pensiero dapprima sfiorò la mente di Nick come una carezza sul suo pelo rubicondo, ma ben presto finì con il martellarla violentemente.
Santo cielo, lo stava davvero facendo, dopotutto! Quel sogno che aveva portato con sé per anni ed anni sarebbe divenuto realtà e finalmente sarebbe stato pronto a ricominciare, al sicuro e lontano da tutto e da tutti.

L’eco delle numerose voci provenienti dalle aree zone della stazione era interminabile e il flusso di viaggiatori e passeggeri, oltre che quello di facchini e lavoratori vari, non aveva nulla da invidiare a quello in cui si era ritrovato Nick fino ad allora. La tentazione iniziale, accarezzando quella ruvida banconota da dieci dollari nascosta nella sua tasca, fu quella di comprarsi qualche snack per il viaggio da un distributore o da uno dei bar circostanti, ma anche una semplice distrazione di pochi minuti come quella sarebbe stata fuori discussione.

Nick continuò imperterrito a seguire il piano e si diresse a passo sicuro verso il tabellone delle partenze.
Di fronte alle brillanti scritte gialle impresse su di esso, la volpe si ritrovò spaesata e si rese conto che al proprio piano mancasse una parte tutt’altro che trascurabile: una destinazione.

Sparire nel nulla era stata una decisione tutt’altro che immediata; al contrario, era il frutto di anni ed anni di calcoli, progettazioni e, in misura minore, anche di una certa quantità di fantasie. Ma, esattamente come un bambino che sogna il proprio giocattolo preferito la notte della vigilia di Natale, non aveva pensato al seguito, a quello che sarebbe accaduto una volta oltrepassata la fatidica linea rossa.

Non si accorse neppure dello sguardo fugace di alcuni dei passanti, che non mancarono di osservare quello strano individuo fossilizzato di fronte al tabellone. Alcuni mormorarono di sottecchi qualche battuta, ma Nick era troppo impegnato a riflettere per potersene curare.

Se avesse diviso equamente la propria attenzione tra i propri pensieri e l’ambiente che lo circondava, Nick avrebbe di sicuro notato di quella figura che da qualche minuto lo stava osservando dall’altro capo di un binario. In un primo momento, essa rimase seduta su una panchina su cui si trovava, ma dopo qualche minuto d’incertezza, prese ad avvicinarsi di soppiatto alla volpe rossa.

Il ritorno alla realtà fu più brutale di una doccia gelata dopo un lungo sonno; Nick fu, ad onor del vero, molto bravo a nascondere il suo essere stato colto alla sprovvista, quando venne afferrato con decisione – che non sfociò comunque in vera e propria violenza – per l’avambraccio. Proprio com’era accaduto due giorni prima, alla stazione di polizia, fu costretto a voltarsi e le sue pupille contornate da iridi color smeraldo incrociarono quelle che non avrebbe mai voluto rivedere in vita propria. Il suo addestramento da poliziotto fece tutto il possibile per aiutarlo a rimanere impassibile e col sangue più freddo di quello di una vipera, ma il suo cuore perse comunque un battito, nello stesso modo brusco con cui il suo respiro gli morì in gola.

“Ciao Nicholas”


***



Note dell'autore: Ok, sono imperdonabile. Sono in ritardo di non so quante settimane, con questo capitolo, ma ho avuto un periodo in cui ho deciso di dedicarmi parallelamente ad un altro progetto e di conseguenza anche questa long è slittata in avanti di conseguenza.
Tuttavia non preoccupatevi, ora sono tornato e pronto a ricominciare. I prossimi tre capitoli, oltretutto, sono già scritti e preparati, necessitano solo di qualche aggiustatina.

Che dire, ne approfitto per ringraziare tutti voi della pazienza e spero continuiate a seguirmi nonostante il ritardo mostruoso di questo capitolo.
Sentitevi pure liberi di lasciare una recensione, positiva o negativa che sia, a me fa molto piacere ^^

Alla prossima! 


GK
   
 
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