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Autore: Iva27    26/07/2009    1 recensioni
Nient'altro che frammenti.
Se sei a pezzi cosa devi fare?
Come fai a ritornare intero?
Hai bisogno di qualcuno che ti rimetta insieme, ma se non hai nessuno?
Ma se sei a pezzi, si ha paura. Chi ti dice che la persona davanti a te non ti distrugga ancora di più i pezzi, invece di ricomporti?
Come si fa ad aprirsi agli altri se ti potrebbero distruggere di più?
Fino a quando non incontrai quel qualcuno che mi aiutò.
Quel qualcuno che mi fece cambiare e che mi salvò.
Chi era?
Un vero amico!
Questa storia parla di una grande amicizia, saltando di qualche anno per vedere cosa succede durante gli anni dei famosi malandrini! e anche di un grandissimo amore! il più bello in assoluto!!! Spero decidiate di leggerla, e grazie a chi lo farà! baci!
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I miei malandrini'
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Primo capitolo: andando a Hogwarts 

 

James 

 

Frammenti. Non pensavo che questa parola potesse essere così importante per qualcuno.  

Se pensavo alla parola frammenti, pensavo soltanto ai tanti vasi o piatti che in quegli anni avevo fatto cadere per sbaglio, giocando in casa ad acchiappare boccini o pluffe. Non pensavo che potesse essere attribuito a nient'altro, meno ancora credevo che una persona potesse sentirsi rotto dentro, così come un vaso, ridotto a tanti piccoli frammenti. 

Casa! Forse era una delle parole chiave. Del resto ero decisamente un privilegiato da questo punto di vista. Ero stato fortunato ad avere due genitori forse un po' stravaganti, ma magnifici. Cosa che a molti dei miei amici era mancato.  

Avevano iniziato a perdere pezzi fin da piccoli e io, appena me ne ero reso conto, avevo tentato di salvare il salvabile. Erano persone uniche che non si meritavano di finire a pezzi.  

Ma sto’ andando troppo avanti. Torniamo insieme al primo giorno di questa storia.  

Il nostro arrivo a King's Cross e il nostro primo incontro! 

 

 

*** 

 

Ero come al solito in ritardo. Nessuno di noi Potter era fatto per arrivare puntuale.  

Guardai mio padre accigliato, mentre trainava il mio baule sul carrello verso la barriera tra i binari. 

-Ancora non capisco il perché non posso portarmi la scopa. Dopo che mi avranno visto giocare vedrai che mi pregheranno di entrare in squadra- Tentai di insistere. Avevo tentato di nascondere la scopa nel baule per portarmela anche se era proibito e invece mio padre l'aveva sequestrata in macchina, con un ultimo controllo a sorpresa. Probabilmente mi conosceva troppo bene, uffa! 

-James ne abbiamo già parlato. Non ti voglio rivedere almeno fino a Natale e se ti fossi portato la scopa ti avrebbero subito sbattuto fuori dalla scuola! Non puoi cercare di non farti espellere appena arrivato- mi sgridò lui. Arrivammo davanti al treno fumante e lui prese il baule di peso senza sforzo e lo salì sul treno, facendosi spazio tra la folla. Io intanto mi voltai verso mia madre che mi accarezzò i capelli tentando di aggiustarli, gesto inutile visto come si ribellavano sempre. 

-Papà ha ragione! Non metterti nei guai fin da subito. E, mi raccomando, non demolire la scuola!- si raccomandò mentre mi sistemava il colletto. Io sorrisi. 

-Va bene mamma. E tu cattura tanti Mangiamorte anche da parte mia!- le sorrisi e lei mi strinse tra le braccia scombinando di più i capelli. Mio padre intanto saltò giù dal treno e sorrise. 

-Devi andare mi sa proprio. Allora, quanto scommettiamo che tra meno di una settimana farai saltare in aria la scuola? Guarda di lasciarla in piedi, non come hai fatto alla casa di zia Kerry- ricordò mio padre. Io annuì, divertito. 

-Sali James. Altrimenti perdi il treno!- disse mia madre, però continuando ad abbracciarmi. 

-Se non lo lasci non penso possa andare da nessuna parte- la schernì mio padre mentre io ridevo e anche la mamma. Mi strinse forte e poi mi lasciò andare. Salì sul treno e poi battei il cinque a mio padre, sporgendomi dalla porta del vagone ancora aperta. 

-Fatti sentite, mi raccomando!. Altrimenti tua madre mi farà diventare i capelli bianchi a forza di essere preoccupata per te!- mi strizzò l'occhio mio padre. 

-Guarda che hai già i capelli bianchi, vecchietto!- lo prese in giro mia madre. 

-Ciao! Non vi preoccupate!- dissi di rimando allontanandomi dalla porta che stavano per chiudere. Mi affacciai al finestrino e li guardai sorridenti salutarmi. 

Tre secondi, tre secondi, tre secondi. Potevo aspettare tre secondi, giusto?  

E invece mi sporsi gridandogli, mentre il treno prendeva velocità per uscire dalla stazione: 

-State attenti!-. Vidi mio padre alzare la mano per salutarmi e mi chiesi se mi avessero sentito. Tre secondi non erano bastati per trattenermi. Non volevo mostrarmi preoccupato, sapevo che mia madre si sarebbe presa d'ansia pensandomi solo e preoccupato per loro a scuola. Io non ero preoccupato per me, naturalmente. 

Ero orgoglioso dei miei genitori, che avevano rinchiuso più Mangiamorte di molti altri Auror nella prigione di Azkaban. Ma la cosa non poteva anche non farmi preoccupare ancora di più.  

Ma preoccuparsi non era per me. Presi per la maniglia il mio baule e tentai di portarmelo appresso. Ragazzi passavano accanto a me e io salutavo, ma nessuno attirava la mia attenzione. Poi entrai nel primo scompartimento che aveva dei sedili liberi occupato già da tre ragazzini e una ragazza.
Solo i due ragazzi più vicini alla porta si voltarono verso di me, mentre gli altri due guardavano verso il finestrino sembrando indifferenti a tutti noi. 

Li ignorai, sorridendo e porgendo la mano al ragazzo con i capelli neri e occhi grigio chiaro, che aveva un'aria parecchio annoiata. 

-Ciao! Sono James Potter!- mi presentai. Lui sorrise stringendomi la mano. 

-Sei un Potter? Bene, piacere, io sono Sirius Black- ricambiò lui, enigmatico. 

-Mi conosci?- chiesi incuriosito. 

-Diciamo che conosco di fama i tuoi genitori. Ottima gente!- si complimentò. 

-Grazie!- dissi incerto. Era sincero, però c'era un qualcosa che mi faceva pensare che stava tralasciando qualcosa. 

L'altro ragazzo, seduto accanto a me non aveva perso un attimo della nostra conversazione e io mi affrettai a presentarmi anche a lui. 

-Sono Peter Minus- disse timido. 

-Piacere. Allora, voi ci credete ancora? Hogwarts. Sarà magnifico! Certo sarebbe stato magnifico evitare anche di dover studiare!- esclamai, desideroso di iniziare a conversare e conoscere più persone possibili. 

-Per me è fantastico perché starò lontano dai miei! E i compiti non c'è problema.  

Basta non farli!- rispose Sirius con semplicità. Scoppiai a ridere felice.  

Ecco, qualcosa mi diceva che avevo appena trovato un ottimo compagno di scorribande. 

Chiacchierando con lui e con Peter tornai ad occuparmi degli altri due accanto al finestrino solo quando sentì la parola Serpeverde detta dal ragazzo mingherlino, con lunghi e untuosi capelli neri e un naso molto lungo. Parlava con le ragazzina con i capelli rossi e lunghi, che aveva il muso e gli occhi verdi parecchio rossi, come se avesse pianto fino a poco prima

-Chi vuole diventare un Serpeverde? Io credo che lascerei la scuola, e tu?- chiesi a Sirius che però non sorrise. 

-Tutta la mia famiglia è stata in Serpeverde- rispose lui. 

-Oh, cavolo- commentai -E dire che mi sembravi un tipo a posto!-.
Sirius ghignò in risposta. 

-Forse io andrò contro la tradizione. Dove vorresti finire, se potessi scegliere?- 

Io alzai una spada invisibile rispondendo: 

-Grifondoro... culla dei coraggiosi di cuore! Come mio padre-.
Il ragazzo con i capelli neri fece un verso sprezzante e mi girai verso di lui, accigliato. 

-Qualcosa che non va?- 

-No-rispose lui. - Se preferisci i muscoli al cervello- 

-E tu dove speri di finire, visto che non hai nessuno dei due?- intervenne Sirius. 
Scoppiai in una risata fragorosa e quasi non notai la rossa che si alzava dal sedile, nervosa, guardandoci disgustata. 

-Andiamo Severus, cerchiamo un altro scompartimento- 

-Ooooooooh...- scherzammo noi. Tentai di imitare la sua voce altezzosa e scoppiammo a ridere. Poi tentai di fare lo sgambetto a questo “Severus”. 

-Ci si vede Mocciosus!- gridò Sirius, mentre loro si chiudevano dietro la porta. 

Continuando a ridere e passammo piacevolmente, tra uno scherzo e un altro, il viaggio verso Hogwarts. 

 

Quella sera, arrivati di fronte a Hogwarts, persi le parole. Era meravigliosa!

E grandissima. Un sorriso mi si aprì spontaneo pensando a quanto mi sarei divertito a scoprirla tutta. Arrivati entrammo nella Sala Grande dove tutti erano seduti e attendevano noi per lo smistamento. Guardammo il tetto che mostrava il cielo fuori, quella sera stellato e sgombro dalle nuvole. La professoressa McGranitt, che si presentò a noi con aria severa, si fece avanti con il Cappello Parlante tra le mani.  

Era da molto che lo immaginavo, da quando i miei mi avevano raccontato proprio del fatidico Smistamento. Aspettavo la sua sentenza felice e sicuro di me.  

Ma prima del mio turno osservai quelli che sarebbero potuti essere i miei compagni di avventura. Ignorai quelli delle altre case e mi soffermai su Sirius, che era riuscito a rompere la tradizione entrando tra i Grifondoro, e su quella ragazzine rossa che scoprì chiamarsi Lily Evans. Quando si sedette accanto a me con un sorriso e incrociò il mio sguardo la sua espressione cambiò. Mi guardò con disgusto e spostò lo sguardo sul ragazzo che era con lei sul treno. Che poco dopo fu smistato a Serpeverde. Lo guardai ghignando, pensando al soprannome che gli aveva dato Sirius. Mocciosus! 

Ci saremo divertiti a prenderlo un po' in giro, non potei non pensare. Dopo Lily, fu smistata anche Joy, che non avevo incontrato sul treno stranamente. Oltre ad essere la mia vicina, suo padre e suo fratello maggiore erano dei colleghi dei miei genitori. Tutti e due Auror. 

-Ciao James- mi salutò, sedendosi di fronte a me. 

Vidi Sirius guardarla come probabilmente l'avevo guardata io la prima volta. Joy era una ragazza forte. Era a dir poco minuscola, con lunghi capelli castani sempre legati con una coda bassa e vestiti sempre troppo grandi per lei. Si ostinava a mettere i vestiti del fratello, molto più grande di lui. Io, abituato a vederla con lo skate accanto e un cappello storto in testa la fissavo ridendo, in quella divisa gigantesca. 

-Sei sempre mitica Joy- le dissi. Lei mi sorrise e iniziammo tutti a mangiare, quando ci comparì un banchetto enorme di fronte. 

Quando finimmo tutto andammo nei nostri dormitori e scoprì di essere nella stessa stanza con Sirius, Peter e un certo Remus Lupin.  

Felice, come lo ero infondo sempre, andai a coricarmi stanco e sentendo di essermi dimenticato qualcosa. Nella semi incoscienza che precedeva il sonno realizzai cosa avevo dimenticato. Sorridendo immaginai mia madre e mio padre a casa, a chiedersi perché non gli avessi mandato una lettera!


 

*** 

note autrice:

E anche questo capitolo è finito! Bè, probabilmente molto corto però spero leggibile. Grazie mille a Tosca91. Sei la prima a lasciare un commento e a mettere questa storia tra i seguiti! Spero che mi continuerai a seguire. Grazie davvero a anche a chi ha letto! Al prossimo capitolo! Baci!!!! 

   
 
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