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Autore: TeamFreeWill    16/07/2019    5 recensioni
In seguito alla morte del padre, jared sprofonda nel baratro rinuciando all'amore per jensen... all 'amore di jensen (la sua anima gemella),ma un filo rosso unisce le loro anime. Riusciranno a stare di nuovo insieme?
Una moderna storia d'amore...una moderna favola dove non mancheranno colpi di scena. :)
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il principe e il cameriere: il filo rosso del destino'
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“Jared...amore mio...no!” sussurrò, appena udibile, voltandosi verso Jim. Anche lui, sul viso, dolore puro.

Poi, nel petto un dolore lancinante.
Jensen iniziò a urlare di essere scarcerato immediatamente, che doveva raggiungere Jared al più presto.

A nulla valsero le parole di Jim di calmarsi. Anche lui era sconvolto, ma doveva mantenersi lucido e con il sangue freddo.

“Calmarmi?! Jim, quel figlio di puttana ha sparato a Jared! Non posso calmarmi! Oddio! Fatemi uscire da qui. ORAAAAA!!!!” disse nella disperazione più totale, fin quando l’agente Pellegrino non venne nella sala comune in cui erano stati riuniti tutti i carcerati per guardare il matrimonio.
La guardia vicino alla porta aveva chiamato, tramite la radiolina, l’agente Pellegrino appena Jensen aveva iniziato a dare di ”matto”.

“Signore ti ringrazio!” fece Jensen immediatamente avvicinandosi. “Mi....Ci liberi subito!” si corresse , indicando anche Jim.

“Si calmi signor Ackles e non si avvicini!” lo ammonì l’agente.

“Non mi calmo!” fece il biondo fermandosi di colpo. “ Lei deve...” ma una mano sulla spalla, da parte di Jim, lo fece ammutolire. “Vuoi andare da Jared? Vuoi stargli accanto in questo momento, ragazzo?!”

Il biondo annuì, il petto dolorante, le immagini di Jared ferito che si ripetevano come in un loop infinito nella sua mente.

“Allora ascolta: essere in questo stato non serve a niente, Jensen!”

“Ma io...Lui...Lui...” una lacrima ribelle scese dolorosa solcandogli il viso. Nel viso trasparì la paura che Jared potesse morire.

“Non pensarlo nemmeno! Sono certo che si salverà!” fece Jim sicuro. Jensen si aggrappò a quella sicurezza e sorrise asciugandosi gli occhi, poi si scusò con l’agente Pellegrino.

“Non si preoccupi....capisco il suo stato d’agitazione” disse comprensivo.

“Allora se mi comprende...La prego...” rispose Jensen supplichevole.

“Non spetta a me decidere...ma sicuramente vi scarcereranno alla luce di quanto emerso...Ora seguitemi, stavo venendo qui per portarvi dall‘agente Abel quando la guardia mi ha chiamato. Ora seguitemi!”.

I due uomini, dopo un’occhiata, seguirono l’agente. I cuori di entrambi impazziti nel petto.

Giunti nell’ufficio dell’agente Abel, dopo essersi accomodati – per Jensen era una tortura - fu spiegato loro che ogni accusa era caduta e la loro fedina penale era di nuovo immacolata.

“Potete andare!” disse . “Dovete solo firmare queste carte e ritirare i vostri oggetti personali nel magazzino delle prove…Ecco, firmate qui…” indicando dove firmare ai due.

I due uomini non se lo fecero ripetere due volte. Finalmente erano liberi!

Circa 15 minuti dopo erano fuori dalla stazione di polizia e ad aspettarli c’era già un taxi. Lo aveva chiamato Jensen quando era ritornato in possesso del suo cellulare.

“Vada. Corra all’ospedale più in fretta che può!” fece salendo in auto con Jim. Sentiva il cuore impazzire nel petto.

“Certo signore!” e partì sgommando.

“Scusi può accendere la radio? Vorremmo sapere qualcosa sul principe...” fece Jim dai sedili posteriori. Lo sguardo preoccupato.

“Certo signore, ma dallo staff medico reale non traspare nessuna notizia” e premette ancora di più sull'acceleratore.

Giunti all'ospedale, per Jensen e Jim, entrarvi fu un odissea. I giornalisti, riconoscendo Jim Beaver, si accalcarono sui due uomini che volevano entrare in ospedale.
Jensen non ce la fece più!
Voleva sapere di Jared!
Ma non avevano vergogna?!
“Andate al diavolo avvoltoi!! Fateci passare! Fateci passare!” ma niente. Non si spostavano! Anzi!!

Una guardia, sentendo le urla e le imprecazioni, intimò immediatamente ai giornalisti di lasciarli passare e di allontanarsi immediatamente. Detto ciò, Jim e Jensen, corsero all’interno della struttura e quando Jensen raggiunse il box informazioni era fuori di sè, le mani sul bancone, il respiro affannoso.

“Signorina....mi dica qualcosa su Jared....Sul principe Padalecki” si corresse, deglutendo.

“Signore non posso. Non è un parente!!”

“Cazzo...lei non capisce....” ma Jim lo allontanò. Fatto ciò, mostrò le sue credenziali alla receptionist e in attimo si fece dire che Jared era ricoverato nella stanza 100 al 5 piano. Solo questo poteva dire. Nient’altro.

Jensen ringraziò tacitamente l’uomo con gli occhi, dopo di che, s’infilarono nel primo ascensore che trovarono libero.

“Dai...dai.....muoviti!”

Dopo minuti che parvero interminabili le porte si aprirono sulla sala d’attesa del quinto piano.

Uscirono di corsa, svoltarono a destra e raggiunsero in men che non si dica la stanza numero 100. Nessuna guardia a sicurezza della stanza. Non ci badò.

Con il cuore in gola, le mani tremanti, mille pensieri uno più brutto dell’altro, Jensen aprì la porta della stanza. La luce del sole che stava tramontando lo accecò un attimo, socchiuse gli occhi e poi, facendosi coraggio, li posò sul letto dove giaceva il suo compagno.

Dio!
Si aspettava di vedere Jared moribondo, attaccato ai macchinari e intubato. Invece ciò che vide lo bloccò sul posto. Rimase fermo. Congelato in quella posizione, con dietro Jim che era a bocca aperta, sorpreso pure lui. Ma poi spinse Jensen dentro alla stanza.

“Tu...tu sei….tu stai.. tu…..? Dio ti ringrazio!!!” fu la prima cosa che disse andando ad abbracciare il suo compagno di slancio, che era seduto a letto che si massaggiava il centro del petto e il bicipite.
Da sotto la maglietta a maniche corte si poteva intravedere un bendaggio.

"Sei vivo! Sei vivo!!!” ripeteva Jensen incredibilmente felice e sollevato. “Amore, sei vivo!”

“Si...lo sono!!!” e stretto nell’abbraccio di Jensen posò per un attimo lo sguardo su Jim, che sorrise di rimando.

“Ma come....?” fece spostandosi e lasciando posto a Jim che ne imitò il gesto. “I proiettili ti hanno colpito....c’era il sangue....Dio! Ti sei accasciato a terra. La tua mano era piena di sangue!!!”

“Si...ma non è andata esattamente così” rispose mentre Jim si sedeva sulla poltrona accanto al letto e il maggiore invece si sedeva sul letto accanto a Jared sfiorandogli una mano. L’altro polso era di nuovo ingessato.

“Ah no?” fece confuso il biondo. “E come è andata esattamente?!”

” O meglio si!” si corresse. “Jensen, devo la vita a Jim” disse poi.

A quella rivelazione, Jensen rimase letteralmente sconvolto.
 

******

Incontro nella saletta del carcere, poco prima che Jim e Jensen andassero via dalla sala comune.

 

Ma Jim? Lui, non resistette! Non poteva limitarsi ad un semplice sorriso: fece il giro del tavolo e abbracciò di slancio il suo protetto e in quel gesto sussurrò qualcosa che spaventò Jared.

"Non fidarti di nessuno e non andare in quella chiesa senza protezioni. Sono assassini e ho il sospetto che possano agire di nuovo. Per ogni evenienza ricordati quel bel gilet che ti ho regalato per la tua prima apparizione pubblica! A Jensen però meglio non dire niente...se mi sbagliassi lo farai preoccupare per niente"

“Oddio…” sussurrò con il terrore in viso, appena in tempo prima che Pellegrino allontanasse Jim da lui.
E così fece. Lo indossò sotto la giacca nera dello smoking.

Quel gilet era completamente simile, in ogni sua parte, ad un normale gilet di stoffa di pregiata manifattura.

A occhi esterni nessuno avrebbe potuto coglierne la differenza e nella sua follia il padre di Ruby in quei secondi concitati, sicuro che quello fosse solo un gilet, sparò e poi sparò perfino una seconda volta. Fortuna, che nessuna delle due volte, puntò alla testa!

A Jared, il primo colpo al centro del petto spezzò il fiato immediatamente. Se non avesse avuto il gilet il suo cuore gli si sarebbe letteralmente spezzato in due!

Poi... Cazzo! Il secondo colpo si palesò con un dolore improvviso e lancinante al bicipite sinistro ed esplose nel cervello.
Guardò verso quel punto.

C’era una macchia di sangue che si allargava sempre più. Portò subito la mano lì nel vano tentativo di fermare il sangue che inesorabilmente colò sulle sue dita.

Dio!, iniziava a girargli la testa e il dolore che provava era davvero troppo. Le gambe iniziarono a tremargli tanto da non reggerlo più in piedi. Si accasciò a terra, la vista offuscata. Le persone che gridavano e si accalcavano intorno a lui.

Intravide il mega schermo e notò che le trasmissioni erano state oscurate. No! No!

Pensò al dolore di Jensen che aveva assistito a tutto dalla tv. Dio! Lui non sapeva niente!
E Jim? Lui sapeva, ma quel pazzo del padre di Ruby lo aveva anche colpito in un punto non protetto dal gilet e di certo, i due, avrebbero visto il sangue senza aver la possibilità di capire altro.

Si agitò a quei pensieri, ma Richard gli intimò di stare calmo e che i soccorritori erano li ormai e infatti sentì dire di fare spazio e di farli passare.

Un attimo dopo due paramedici lo misero su una barella e lo portarono in ambulanza, di corsa all’ospedale, facendo comunque attenzione.

Jared, cercava, con grande forza di volontà di rimanere cosciente, e così avvisò i suoi soccorritori che indossava un giubbetto antiproiettile.

“Va bene ragazzo...ora sta calmo però. Stai perdendo troppo sangue dal braccio. Il proiettile deve aver reciso una vena o un’arteria, ma tranquillo, ci pensiamo noi. Andrà tutto bene.”.

Si perché la perdita di sangue al muscolo ferito era costante.

Senza perdere altro tempo l’autista dell’ambulanza premette sull’acceleratore e corse in ospedale.
 

*****

Ora, con Jensen e Jim…
 

“Qui, in ospedale, un medico, dopo avermi tolto il gilet, camicia e giacca e fatto i raggi per vedere dove fosse il proiettile, mi ha anestetizzato solo il braccio e mi ha estratto il proiettile ricucendomi. C’era tanto sangue, ma non mi ha preso l’arteria per fortuna. Solo una vena.”

Jim e Jensen sbiancarono sentendolo, ma poi convennero che quello era un vero e proprio miracolo.

“Già....qualcuno ha vegliato su di me” disse Jared sorridendo. Pensò al padre. “Poi...” disse ritornando serio ”....mi ha controllato il torace e mi ha dato del ghiaccio secco da metterci sopra a quella che era solo una bella e grossa ecchimosi dove il proiettile ha impattato contro il gilet antiproiettile...” si fermò un attimo dal raccontare sospirando. Quel gesto gli provocò dolore al petto.

Poi improvvisamente gli vennero gli occhi lucidi, ma non per il dolore che provò. No! Raccontare quello che aveva subito lo aveva reso reale. Realizzò in quel momento quello che era successo.

“Oddio! Se non avessi avuto il gilet, il proiettile mi avrebbe spezzato il cuore in due e io ora....sarei...sarei....” si strinse nelle spalle.

Jensen chiuse gli occhi e si morse le labbra.

“Non dirlo! Ti prego, non concludere la frase!” disse fissando i suoi occhi in quelli chiari del più piccolo. “Non pensarci più!”

Si sporse in avanti e lo abbracciò, facendo comunque attenzione a non procurargli dolore, poi allontanandosi appena, posò le sue labbra su quelle del moro.
Dio!!, quanto gli mancava il suo sapore. In quel bacio si calmarono entrambi.

Poi, separandosi dal compagno, Jensen si rivolse all’autista che si era allontanato per dare loro un po’ di privacy.

“Jim…. Grazie!” il tono della voce grato, “Grazie di cuore!” e in meno che non si dica raggiunse l’uomo e lo abbracciò. Anche Jared lo fece, gli occhi lucidi e pieni di gratitudine.

“Ragazzi non c’è bisogno che mi ringraziate, davvero!!” fece sincero e commosso da tanto affetto.

”Jim…noi ti saremo…” poi il biondo si zittì e divenne pensieroso.

Jared lo guardò confuso, ma poi intuì cosa voleva chiedere. Infatti…

“Aspetta Jim….perché non mi hai detto che Jared portava un giubbetto antiproiettile? Avrei evitato di dare di matto…” voleva sapere.

Lo sguardo dell’anziano amico divenne mortificato.

“Mi spiace….ma quando ho visto il sangue al bicipite…- Ed era davvero tanto!  -  non volevo illuderti nel caso in cui Jared non fosse….”

“Ho capito…ho capito…” rispose Jensen in fretta, allontanando di nuovo quell’orribile pensiero dalla sua mente. Troppo doloroso.

Andò da Jared e gli si sedette di nuovo accanto accarezzandogli la guancia e il moro chiuse gli occhi al contatto sospirando.

Jim sorrise nel vederli. Erano dolcissimi.

“Jim…” disse Jared un attimo dopo guardandolo in viso dolcemente e riprendendo quello che stava per dire il compagno, “…ti saremo per sempre debitori per avermi salvato la vita”

“Non c'è ne bisogno ragazzi” disse guardando prima il suo protetto e poi Jensen.

Gli occhi dei due ragazzi erano intensamente puntatati sull'anziano autista e dissero all'unisono “Jim...” ma l’uomo li interruppe, lo sguardo fiero, gli occhi, ora puntati su Jared.

"Ho promesso a re John che avrei protetto e vegliato su di te Jared...e Dio mi è testimone, lo farò finché avrò vita, figliolo!”

Jared scoppiò a piangere. Si alzò dal letto e abbracciò d’istinto Jim, il suo secondo padre. Jensen li osservò. Il cuore riscaldato.

“Ragazzi..” fece Jim, dopo un pò, gli occhi lucidi pure lui, ”....è ora che vi lascio un pò da soli ....credo ne abbiate bisogno”

I due amanti, guardandosi complici annuirono e arrossirono a quell’uscita improvvisa.
L’autista rise e fece per uscire, ma poi si ricordò di qualcosa. Misha non sapeva niente!!
Si voltò e chiamò Jensen. Jared era già ritornato a letto.

“Jensen...” disse Jim raggiungendolo.

“Si?!” Il biondo, sedutosi accanto a Jared, lo strinse a sé, avvolgendo il suo braccio intorno alle spalle del più piccolo.

“Mi dai il numero di quel tuo amico?....Misha? ...Sarà meglio avvertirlo di come sta Jared”

“Oddio si! Povero Misha sarà un leone in gabbia….” e gli dettò il numero.

“Grazie”. Dopo di che salutò i due amanti e uscì chiudendosi la porta alle spalle.
In corridoio, chiamò il bruno e lo avvertì di tutto.

In stanza, Jared, con la testa appoggiata alla spalla di Jensen, aveva chiuso gli occhi inebriato dal profumo del suo compagno. Il più grande, si voltò appena, e gli baciò la testa.

“Jensen...” sussurrò Jared perso in quella sensazione “…..mi sei mancato tantissimo” il cuore impazzito nel petto. Felice.

“Anche tu, amore mio” rispose l’altro in estasi, ma poi sentì il corpo del più piccolo tremare e sussultare. Percepì poi calde lacrime bagnargli il collo. Si allarmò subito.

“Jared! Ehi!! Cos’hai?” fece Jensen, girandosi e prendendogli il viso tra le mani delicatamente.

Jared, nonostante le lacrime, aveva disegnato sul suo viso uno splendido sorriso. Gli occhi brillavano.

“Niente!” disse baciandolo a stampo.

“Niente?!” rispose confuso il biondo, ma non riuscì a non sorridere pure lui.

“Esattamente!” asciugandosi le lacrime.

“Piccolo, ma perché allora piangi?” perdendosi in quegli occhi che lo avevano fatto innamorare fin dal primo momento che lo aveva visto.

“Sono felice Jensen... Felice che ora, io e te, finalmente potremo stare insieme” e un secondo dopo baciò Jensen languidamente, le labbra del biondo già protese verso quelle sottili di Jared.

Fu un bacio dalle molteplici sensazioni che li fece estraniare dal mondo. Solo loro e il loro amore.

Fu un bacio languido, bagnato, innamorato. Forte e delicato. Dolce e appassionato. Gemettero quando i loro sapori si mischiarono insieme togliendo loro il fiato, facendoli finire nel loro paradiso personale.

“Piccolo....” fece il biondo appoggiando la fronte in quella di Jared. ”....se mi baci così....Io...” e lo sguardo divenne malizioso. Li separava solo un respiro.

“Tu cosa? Devi resistere...sono in convalescenza!” provocò languidamente il moro leccandosi le labbra. Ma era difficile pure per lui resistere!

“E tu? Saprai resistere?” fece Jensen, mordendosi il labbro inferiore.

Il moro parve pensarci, ma poi…

“Sinceramente?! No!” e annullò la distanza.
Al diavolo il dolore. Gli mancava Jensen. Lui. Il suo corpo. Il suo sapore. Il suo modo di baciarlo. Tutto.





Note autrice
Lilyy grazie per avermi segnato gli errori ^^
  
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