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Autore: Riflessi    16/07/2019    8 recensioni
Draco lo sapeva che quella donna -prima o poi- l'avrebbe fatto morire...
D'odio, o d'amore.
Che, in un modo o nell'altro, lei non sarebbe mai uscita dalla sua vita, per tormentarlo deliziosamente fino alla fine dei suoi giorni.
Hermione Granger era nel destino di Draco Malfoy come Tom Riddle era stato in quello di Harry Potter: una persecuzione costante, continua, perenne, che l'avrebbe portato alla pazzia totale... o forse chissà, l'avrebbe invece salvato dal profondo abisso della solitudine!
SEQUEL DE "LE FIABE OSCURE"
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 16
-Pantaloni in pelle di drago-

 

Prigione di Azkaban, Inghilterra.

"Perché l'hai fatto, Draco... perché?"

Hermione aveva parlato a voce bassa, quasi con le lacrime agli occhi, mentre lui invece teneva ostinatamente lo sguardo cristallino puntato da un'altra parte, fin troppo orgoglioso per ammettere di aver commesso un errore.

A dire il vero, Draco un po' se lo era aspettato, che quella testarda sarebbe corsa ad Azkaban non appena Potter le avesse raccontato cos'era successo; ma nonostante fosse preparato all'eventualità, non aveva potuto comunque impedirsi di sobbalzare internamente nel trovarsela dentro la cella, bella come la più angelica fra le creature soprannaturali. Quello che però non si era aspettato, era il tono addolorato che lei aveva usato, e i suoi meravigliosi occhi cioccolato, che erano umidi di lacrime trattenute.
Dov'era finita la rompipalle che lo avrebbe rimproverato aspramente per la cazzata che aveva fatto? Dove diavolo si era cacciata la so tutto io che l'avrebbe fronteggiato dall'alto della sua superiorità? Si era aspettato che lei entrasse nella sua cella come una furia, e che gli spaccasse i timpani con una ramanzina isterica, magari corredata da qualche insulto... invece si era trovato di fronte una donna fragile che piangeva per lui, e questo lo destabilizzò.

"Allora?! Si può sapere perché l'hai fatto?" Insistette Hermione, mentre si asciugava nervosamente gli angoli bagnati degli occhi.

Purtroppo però, Draco non aveva neanche dimenticato il modo in cui lei l'aveva lasciato alla villa -nudo come un verme e solo come un cane- e pure la sofferenza intensa che aveva provato nello scorgere sulla scrivania l'anello che le aveva regalato. Così, mettendo da parte il turbamento che aveva provato vedendo il dispiacere di Hermione, si fece travolgere ancora dal disappunto:
"Se sei venuta qui per dirmi che ho sbagliato, beh... è tempo sprecato, Granger! Puoi anche andartene."
Draco aveva parlato continuando a tenere lo sguardo fisso verso la luce che filtrava dalla finestra a sbarre, ancora offeso per qualcosa che sotto sotto non sapeva bene neanche lui cos'era.

Fu a quel punto che la bella strega tornò a reagire come l'uomo si era aspettato fin dall'inizio: gli occhi le brillarono d'irritazione, la sua espressione si fece combattiva, e le gote si accesero di sfida.

Hermione ci avrebbe scommesso tutti i Galeoni che aveva nella borsa, che lui avrebbe replicato in quella maniera maleducata: era la classica rispostaccia acida alla Malfoy in fin dei conti! Ma se tempo prima ci sarebbe rimasta male al punto di mandarlo al diavolo, ora sapeva bene che quello era solo un contorto mezzo che Draco usava per proteggersi, per fingere di non essere debole. Quindi, represse a fatica l'istinto di girare i tacchi, e si limitò invece a ruotare gli occhi al soffitto, esasperata:
"Ma smettila, Draco! Sei permaloso oltre ogni limite! Ma possibile che non riesci a comportarti da uomo maturo nemmeno in una situazione come questa?!"

L'unica reazione che ottenne dal ragazzo, fu un impercettibile movimento all'altezza della mascella, segno che aveva stretto violentemente i denti per contenere lo sdegno. Per il resto, egli era rimasto impassibile, con gli occhi puntati altrove e l'espressione stizzita.

"E guardami in faccia quando ti parlo!!!" Proruppe Hermione, stavolta con parecchia enfasi.

Al che, lui rispose freddamente: "E tu, invece? Tu perché sei venuta qui di corsa?"

Hermione rimase zitta per un lunghissimo momento, persa a contemplare il profilo perfetto di Draco che si ostinava a fissare fuori dalla minuscola finestrella. Meditò per qualche secondo di propinargli una bugia, magari dirgli che si stava preoccupando solo per lo scandalo che ne sarebbe uscito fuori e che l'avrebbe coinvolta suo malgrado, ma... non poteva. Non ce la faceva. Era stufa di fare l'orgogliosa: lo amava, ed era inutile continuare a negarlo.

Quando Harry le aveva detto che Draco era finito ad Azkaban, erano crollati tutti i muri che aveva idealmente costruito per tenerlo lontano da sé, ed aveva compreso che il loro infantile volersi e poi respingersi, doveva esser messo da parte di fronte ad accadimenti così gravi.
Nella sua mente poi, si era fatta lentamente spazio anche la figura di Narcissa Malfoy con le sue minacce, ed Hermione tremò, al solo pensiero che quella donna potesse usare sul figlio un incantesimo tanto potente da fargli dimenticare l'amore.
Un Oblivion. Un Oblivion e loro due sarebbero tornati ad essere due estranei senza niente in comune: Draco avrebbe ripreso la sua vita da dannato, isolandosi da un mondo che non aveva mai smesso di disprezzarlo; lei invece avrebbe ricominciato ad occupare interamente le sue giornate con il lavoro, solo per crollare di stanchezza la sera ed evitare di pensare ad altro. Poi un giorno si sarebbero rincontrati per caso, magari di fronte alle vetrine del Ghirigoro, e lui l'avrebbe guardata dall'alto in basso come aveva sempre fatto a scuola, pronunciando a bassa voce qualche frase offensiva, completamente dimentico della loro storia... e a quel punto lei, ancora stupidamente innamorata, avrebbe sentito un lacerante strappo all'altezza del petto, che l'avrebbe fatta crollare a terra per il dolore come un sacco di patate.

No. Era qualcosa di troppo spaventoso per poterlo anche solo immaginare... Non avrebbe mai permesso a lady Malfoy di fare una cosa simile! Se quella donna si fosse azzardata a cancellare anche un solo, piccolissimo, insignificante ricordo dei passi avanti che lei e Draco avevano fatto per arrivare ad amarsi, l'avrebbe cruciata senza pietà.
Il fatto era che Hermione ormai, l'aveva capito da un po' di tempo che non sarebbe più riuscita a fare a meno di Draco, anche se avressero continuato a soffrire e a maledirsi fino alla morte!

Allora sorrise dolcemente, mettendo da parte quell'apocalittico futuro, e le parole uscirono dalle sue labbra con una facilità che non si sarebbe mai aspettata:
"Sono venuta di corsa perché mi sono preoccupata per te, sciocco!"

Lui rise sommessamente, con aria scettica: "Ti preoccupi di un uomo che però hai lasciato, Granger! Molto commovente, davvero! Il tuo altruismo è sconfinato."

Hermione prese a scuotere il capo: "Forse dovrei ricordarti che sei stato TU, a lasciarmi! Io mi sono limitata solo a restituirti ciò che ti apparteneva... e l'ho fatto dopo aver capito, a malincuore, che non mi avresti mai perdonata!"

Malfoy deglutì, ammettendo a se stesso che lei aveva ragione: era stato lui ad allontanarla per primo, nonostante Hermione gli avesse chiesto scusa un milione di volte. Lo aveva fatto per colpa del suo stupido orgoglio. Cretino.

"E comunque... non è certo l'altruismo che mi porta a preoccuparmi per te, Draco!" Aveva terminato lei.

A quel punto, il giovane finalmente si voltò, ma lo fece lentamente, finché i suoi occhi grigio-azzurri trovarono e poi incatenarono quelli di lei, che scoprì luminosi d'emozione. Si soffermò un attimo ad analizzare il significato di quelle parole, dopodiché prese aria, convinto che il suo cuore avesse saltato almeno un paio di battiti, ed una scarica d'adrenalina gli attraversò il corpo fino alla radice dei capelli mente pensava a qualcosa di sensato da dire per non apparire patetico. Ma non ne fu capace, rimase zitto e immobile come un imbecille, tanto che fu lei alla fine, ad avvicinarsi al suo corpo teso e tremante.

E non ci fu più bisogno di trovare parole giuste da dire...

Hermione lo baciò.
Lo baciò senza esitazione, poggiandogli una mano sul viso e una sul petto, e a Draco non rimase altro che stringerla alla vita e ricambiare quasi con disperazione, mettendo in quel bacio tutto l'amore che provava per lei, tutta la sua impulsività e tutto il suo tormento.
Fu subito molto intimo ed intenso quel loro rincorrersi con le lingue, penetrarsi, mordersi e poi riprender fiato senza staccare mai le labbra arrossate. Non seppero neanche loro quanto tempo rimasero attaccati, abbracciati stretti stretti senza alcun desiderio di lasciare spazio fra i loro corpi. Si volevano in una maniera talmente intensa e palese, che loro stessi non riuscivano a capire come facessero a tenersi lontani con quell'orgogliosa determinazione.
Avrebbero mai smesso un giorno di respingersi? O quel loro amarsi ed odiarsi al contempo, li avrebbe accompagnati per sempre?

Draco era convinto che la loro vita non sarebbe mai stata facile, perché qualcosa del loro essere così profondamente diversi, li avrebbe costantemente messi su due fronti opposti; che i loro caratteri, le loro abitudini, le loro vite differenti ed i loro ideali, si sarebbero scontrati ogni dannata volta, fino a distruggerli. E forse per loro non c'era più alcuna speranza, visto che Hermione gli aveva restituito l'anello rendendo la loro separazione un fatto definitivo, però...
Però Draco non voleva più avere rimpianti, non voleva più nascondersi solo per paura di soffrire, non voleva più dannarsi l'anima, e non voleva perdere di nuovo l'occasione di dire ad Hermione la cosa più importante...

Almeno per una volta, una sola volta nella sua vita piena di menzogne, lui doveva e voleva essere sincero.

Così, dopo un'infinità di baci perfetti, Draco prese fiato, la strinse a sé con maggiore intensità e, sfiorandole la punta del naso con il proprio, le sussurrò sulle labbra, in tono disperato:

"Ti amo..."

La giovane sussultò violentemente dentro il suo abbraccio soffocante.

"Ti amo da impazzire, Hermione. E scusa... scusa se quel giorno lontano, alla villa, non sono riuscito a dirtelo, ma il fatto è che sono così tremendamente orgoglioso che rovino sempre tutto!"

Hermione aprì la bocca per dire qualcosa, ma non ci riuscì. Era andata in tilt. La sua mente ed il suo cuore avevano preso a galoppare rapidissimi in una corsa forsennata che, probabilmente, l'avrebbe portata a schiantarsi al suolo e svenire per la troppa emozione.

Malgrado fosse stata sempre smisurata l'attitudine di Draco nel farsi odiare, ultimamente anche la sua capacità di sorprendere e di farsi amare era diventata eccezionale, e quella dichiarazione d'amore tanto intensa e sofferta, era riuscita a lasciarla senza parole. LEI. Hermione Granger. Senza parole.

Prese a respirare veloce, stretta prepotentemente fra le sue braccia virili, e credette d'impazzire, travolta dalla felicità.

Lui... che fino a dieci anni prima l'aveva odiata a morte.
Lui... che mesi e mesi prima le aveva messo in mano il suo anello nascondendosi dietro una scommessa persa, pur di non dirle cosa provava per lei.
Lui... che aveva preferito lasciarla andare, piuttosto che ammettere i suoi sentimenti.
Lui che adesso glieli sbatteva in faccia con tutta la sincerità e lo struggimento di un uomo che ormai crede di non essere più corrisposto.

Che meravigliosa follia!

Draco non si accorse con precisione quando fu il momento esatto in cui lei si mise a piangere, ma vide scorrere sulle sue gote arrossate un fiume di lacrime silenziose che le si infrangevano sulle labbra, e poi rotolavano sul suo collo. Provò ad asciugargliele passandoci delicatamente i pollici sopra, mentre le teneva il viso minuto fra le mani e si beava del suo sguardo intenso.

"Ti faccio sempre piangere, Hermione." Le disse serio e dispiaciuto.

Lei invece sorrise timidamente e lo baciò appena, lasciandogli sulla bocca il sapore salato delle sue lacrime. Draco la trovava così bella che, per l'ennesima volta, si chiese come cazzo aveva fatto a non accorgersene prima. Il viso grazioso di Hermione, il taglio degli occhi, la bocca perfettamente disegnata, la pelle bianca, e perfino il nasino spruzzato di efelidi, erano un capolavoro capace di farlo impazzire.

"IL TEMPO E' QUASI SCADUTO!"
La sentinella in corridoio li fece sobbalzare, e lui vide Hermione farsi subito ansiosa. Draco sapeva che era giunto il momento di mettere da parte il romanticismo e parlare seriamente della situazione grave in cui si era cacciato, prima che le guardie la sbattessero fuori dalla sua cella.

"Draco..." Gli disse infatti lei sottovoce, timorosa.

"Sì?!" Le rispose lui, tenendola ancora stretta a sé.

"Harry mi ha detto tutto sull'Obscurus e sul bambino maledetto."

Si guardarono un attimo senza parlare, finché lei riprese:
"Non saresti dovuto andare al Ministero in quelle condizioni, Draco! La rabbia ti ha accecato, ed hai fatto solo il gioco di quel dannato piccolo demone, così!"

Lui inspirò profondamente e le parlò sulle labbra, con sofferenza:
"Lo so! Ma ormai è troppo tardi per rimediare."

Lei lo guardò con un'espressione dolce ed afflitta nello stesso tempo:
"Stai tranquillo, Harry troverà il modo di scagionarti!"

"SIGNORINA GRANGER, DEVE USCIRE!"
La voce tonante della guardia le mise fretta.
"Un minuto!" Gli gridò lei di rimando, poi baciò Draco e riprese:
"Ho scoperto chi è l'autore del quadro!"

Lui sollevò un sopracciglio, stupito: "Di chi si tratta?"

"Gellert Grindelwald!"
"Cooosa???"
"Proprio lui. E, pensandoci bene, non è così assurdo! Quel quadro è intriso di una magia troppo potente ed oscura per essere stata operata da un comune mago."

Draco si fece pensieroso: "A-Aspetta un momento! Quindi, se Grindelwald ha creato il quadro... vuol dire che ha creato anche il bambino!?"

"Già..."
"Ed il bambino, a sua volta, è l'Obscurus che ci sta perseguitando." Aggiunse sempre lui, in tono ovvio, mentre si passava una mano fra i capelli biondi in segno di nervosismo. "Merlino... queste coincidenze sono terrificanti." Sospirò infine.

Hermione in realtà, aveva dei sospetti ancor più spaventosi, ma sperava con tutto il cuore di sbagliarsi. Preferì però non mettere Draco al corrente delle sue teorie: voleva evitargli ulteriori preoccupazioni, e poi preferiva avere delle prove concrete, prima di sparare qualche scemenza.

"Come faremo a distruggere il quadro? Io le ho tentate tutte, ma non ha mai funzionato niente." Se ne uscì lui, atterrito.

La giovane si riscosse dai suoi pensieri inquietanti e gli rispose, amareggiata:
"Non lo so. Non lo so davvero, Draco."

"SIGNORINA!"
"Arrivo!!!" Sbuffò Hermione, che a malincuore si sciolse dal loro abbraccio. Draco però fu più veloce, la riafferrò stringendola spasmodicamente per le spalle, e con gli occhi spiritati e la voce sofferente, l'ammonì:
"Stai attenta, mi raccomando. Non rimanere sola. L'Obsurus potrebbe tentare ancora di farti del male. Fatti ospitare dai Potter, o va nella catapecchia dei Weasley! Insomma, fai come ti pare ma non restare da sola. Intesi?"

"Sono già stata avvisata da Harry, ma penso che queste precauzioni siano un po' eccess..."

"Il mio non è un consiglio, Hermione! E' un ordine. Sono stato chiaro?" Alzò la voce lui.

La giovane abbassò lo sguardo vergognandosi del rimprovero ma, alla fine, annuì, consapevole che lui -una volta tanto- aveva ragione da vendere. Poi, lo vide infilare una mano nella tasca e tirarne fuori qualcosa di piccolo, che le porse senza esistazione.

Draco aveva messo su uno sguardo sofferente, quasi implorante, prima di dirle:
"Non lo so che ne sarà di noi, Hermione! Ma voglio che questo lo tenga tu."

E le restituì l'anello dei Malfoy, guardandola dritta negli occhi: "Non importa cosa è successo fra fra me e te. Questo è tuo." Terminò, addolorato.

Hermione deglutì, colpita da quel gesto tanto significativo, e si riprese il gioiello con una commozione spiazzante. Si era così pentita di esserselo tolto dal dito, che riprenderselo le era parsa una cosa perfettamente naturale. Certo... non poteva sapere con assoluta sicurezza cosa le avrebbe riservato il futuro, ma infilarsi ancora quell'anello all'anulare le dava una piccola scintilla di speranza.
Se lo rimirò per qualche secondo, studiando i bagliori argentei che sprigionava il piccolo serpente inciso, stupita che quel piccolo simbolo le fosse diventato così caro; dopodiché sollevò lo sguardo su di lui, ed emozionata, mormorò:
"Sei cambiato davvero tanto, Draco Malfoy! Così tanto che... stento quasi a ricordarmelo quel ragazzo antipatico e cattivo che mi guardava come se fossi nient'altro che spazzatura."
Poi sorrise, aggiungendo: "E sei diventato pure terribilmente romantico, sai?!"

Il ragazzo storse il naso arrossendo leggermente per l'imbarazzo, ed Hermione rise appena, lasciandosi baciare per l'ultima volta, prima che il secondino, ormai adirato, giungesse a portarla via trascinandola definitivamente fuori dalla cella.


 
***
 

Ufficio del primo ministro, tre giorni dopo. Febbraio 2009.
 
Avvistamenti alieni o creature magiche?

Pare che negli ultimi tempi uno strano essere si stia aggirando indisturbato per l'intera Inghilterra, seminando il panico fra i babbani. Sono giunte segnalazioni dal Norfolk, dall'Hertfordshire, Whiltshire, Surrey, e addirittura dalla lontana Scozia, più precisamente da Inverness.
Le notizie che stanno riportando quasi quotidianamente i giornali inglesi come il Times ed il Daily Mail parlano di una massa oscura e fluttuante capace di spostarsi e sparire con incredibile rapidità. I numerosi testimoni oculari sono certi di aver avuto un incontro ravvicinato con un extra-terrestre, mentre gli scettici scuotono il capo affermando si tratti di semplice isteria collettiva.
Dalle descrizioni dettagliate dei babbani rimasti coinvolti, noi siamo giunti piuttosto alla conclusione che, con altissime probabilità, ci sia in giro un pericoloso Obscurus senza controllo.
A questo punto allora, la domanda sorge spontanea: il Ministero ne è a conoscenza? Se sì, perché non è intervenuto? Se invece no, cosa diavolo fanno gli Auror?! Giocano a gobbiglie nei loro uffici? Ricordiamo che il loro compito, in teoria, è proprio quello di tenere sotto costante controllo il mondo magico e babbano!



Kingsley Shacklebolt ripiegò la Gazzetta del Profeta e la lanciò senza troppa delicatezza in un angolo della scrivania già ingombra di pergamene.
Sbuffò profondamente e si strofinò il viso con le mani, stanco degli oberanti impegni che la sua carica richiedeva: atti giudiziari da vergare, leggi sulla sicurezza da approvare, colloqui d'emergenza, affari internazionali, lamentele di ogni tipo, incontri ufficiali con le cariche di stato babbane...
L'ultimo grattacapo poi, glielo aveva procurato il suo fidato Capo Auror, che era andato da lui per pregarlo di scagionare Draco Malfoy. Proprio QUEL Draco Malfoy. Santo Merlino!
Una richiesta a dir poco azzardata, visto che il soggetto in questione, oltre ad avere precedenti e risultare ancora un personaggio di dubbia moralità, aveva volontariamente distrutto mezzo Ufficio Misteri senza un apparente motivo.

L'erede dei Malfoy aveva perso la testa per colpa di uno spirito bambino e di un quadro maledetto conservato proprio nel cuore del nono livello!

Questo gli aveva detto Harry, che si era poi dilungato in una spiegazione molto dettagliata e convincente. Sul finale del racconto, Kingsley ricordava di essere perfino rabbrividito nel sentir menzionare Gellert Grindelwald, e nello scoprire che il piccolo demone risultava essere proprio l'Obscurus che non riuscivano a catturare.
Messa così, la questione andava decisamente a favore dell'ex mangiamorte, che quasi certamente aveva agito spinto non dalla follia più completa, ma da uno strano -e tutto suo- senso di giustizia...

Kingsley si passò una mano sulla testa pelata, riflettendo intensamente.
Aveva chiesto ad Harry un po' tempo per pensarci su: la questione Malfoy era delicata, e lui non voleva sembrare troppo indulgente o disposto ad elargire l'assoluzione senza neanche far finta di ponderare bene la decisione.
Kingsley Shacklebolt doveva apparire un minimo inflessibile, per Merlino! Era pur sempre il Primo Ministro! Anche se alla fine gliel'avrebbe concessa comunque l'autorizzazione per farlo uscire da Azkaban; in fondo era palese che il ragazzo non avesse agito per secondi fini, ma... lo avrebbe fatto penare un po', almeno per fargli capire che irrompere in un ufficio pubblico spinto da rancore e distruggere ogni cosa, non era un comportamento corretto, a prescindere dalle sue sacrosante ragioni!

 

***
 

Ottery St Catchpole, La Tana.

Alla luce della candela che rischiarava la piccola camera dove avrebbe trascorso la sua terza notte, Hermione si stava scaldando le mani fredde con una tazza di latte bollente che le aveva appena portato mamma Molly dalla cucina.

La signora Weasley, nonostante l'ignobile trascorrere degli anni, aveva mantenuto la sua corporatura piena, quell'aspetto da matrona buona che l'aveva sempre rappresentata, la gentilezza, la bontà e l'estremo altruismo che la spingeva a dividere con gli altri tutto ciò che possedeva.
Era molto confortante per Hermione, vedere come le persone che vivevano alla Tana erano riuscite, almeno nell'aspetto, a non cambiare di una virgola; ed era rassicurante anche il fatto che esse erano sempre disposte, ogni volta che lei ne aveva bisogno, ad accoglierla sotto il loro tetto come fosse una figlia.

In quel momento, entrambe le donne erano sedute sullo stesso letto che un tempo era appartenuto a Ginny, e mentre la giovane sorseggiava la sua bevanda calda, Molly invece occupava il suo tempo ad accarezzarle i capelli con fare materno, sorridendo bonaria.
C'erano un'infinità di dettagli che caratterizzavano -rendendola unica- la signora Weasley agli occhi di Hermione, dettagli che lei amava profondamente, come le minuscole rughe d'espressione, la gonna rattoppata, il grembiule bianco, i capelli arruffati e le mani screpolate tipiche della casalinga sempre indaffarata...

Dettagli che avevano il meraviglioso sapore di casa. Una casa piena d'amore.
Cosa che non si poteva dire di Malfoy Manor.

Quella grande dimora non era mai riuscita a trasmetterle la stessa calda ospitalità della Tana, nonostante fosse obiettivamente più pulita, più ordinata, ariosa e piacevole allo sguardo.
Forse erano state le terribili esperienze vissute lì dentro, o la freddezza dei suoi abitanti a non fargliela amare incondizionatamente, ma Hermione aveva sempre provato un timore misto ad imbarazzo recandovisi. La stessa Lady Narcissa Malfoy, emblema di nobiltà, raffinatezza e superiorità, non era mai stata all'altezza di farla sentire a suo agio; ed Hermione non era riuscita a capire se ciò era dovuto agli ideali ancora radicati di quella donna o magari, più semplicemente, perché ella si sentiva solo un po' a disagio, non sapendo come comportarsi con colei che aveva disprezzato e ritenuto inferiore per una vita.
La sola cosa che Hermione apprezzava in lei, oltre la sua sofisticata bellezza, era il fatto che, malgrado tutto, in un certo qual senso aveva comunque accettato l'idea di vederla al fianco di suo figlio. Per fortuna!

Lei e Draco stavano trovando già troppi ostacoli lungo il loro cammino insieme, per dover lottare anche contro l'odio ed il rifiuto di sua madre e suo padre. Ritrovarsi a fronteggiare soltanto un po' di rigida freddezza da parte loro, era una cosa che poteva esser tranquillamente sopportata.

E comunque, c'erano problemi molto più grossi da risolvere, ora:
La tela di Grindelwald era apparentemente indistruttibile; lei non poteva restare sola per il rischio di essere attaccata di nuovo; tutti i luoghi in cui il bambino maledetto sotto forma di Obscurus veniva avvistato corrispondevano con precisione a tutti i posti in cui il quadro aveva sostato dal 1972 fino alla sua ultima dimora, e... Kingsley Shacklebolt non aveva ancora acconsentito alla richiesta di scarcerare Draco.

L'unica nota positiva in quel mare di avversità, era che la notizia dell'arresto non era trapelata, e nessuno era venuto a sapere dell'episodio increscioso all'Ufficio Misteri! Altrimenti si sarebbe sollevato un polverone più grosso di quello che c'era stato anni fa con il ritorno di Voldemort. Ed Hermione era sicura che stavolta i giornalisti non si sarebbero limitati a spettegolare sulla sua relazione scandalosa con Draco, ma avrebbero attuato un vero e proprio linciaggio mediatico ai loro danni...

L'erede dei Malfoy finisce in galera per essersi introdotto illegalmente nel nono livello del Ministero, e per aver tentato di distruggere ogni cosa spinto da una follia delirante. L'Ufficio Misteri ha subito cospicui danni, e quando gli Auror sono accorsi hanno dovuto spegnere le fiamme dilaganti, soccorrere i dipendenti, ed immobilizzare il colpevole che si dimenava come un invasato.
Purtroppo, la natura malvagia di Draco Malfoy è venuta di nuovo fuori, a dispetto di chi affermava con sicurezza che il ragazzo fosse cambiato, o che addirittura non fosse mai stato legato seriamente al lato oscuro.
Duro colpo, quindi, per la nostra povera Hermione Granger, che non riesce davvero a trovare pace in amore: dopo esser stata circuita dal giovane rampollo dei Malfoy con un corteggiamento ben calcolato, e non essere ancora rinsavita (permettendo a lui di sfruttarla come un elfo domestico per reinserirsi elegantemente in società come nulla fosse), ora si trova di nuovo al centro dell'attenzione per questo episodio increscioso.
Draco Malfoy attualmente si trova in carcere, e con certezza quasi assoluta, non potrà approfittare della posizione privilegiata della fidanzata per essere scagionato.
Noi speriamo con tutto il cuore che la nostra eroina adesso abbia finalmente aperto gli occhi sulle reali mire che possiede il giovane erede.


Merlino santissimo... basta così! Hermione non voleva immaginare altro di quell'ipotetico scenario giornalistico.

"Come ti senti, tesoro?"
La voce dolce di Molly la risvegliò di colpo da quei cupi pesieri. Allora si strinse nelle spalle, non sapendo dare una risposta precisa. Cosa avrebbe potuto dirle? Che i suoi problemi ancora non finivano? Che il male non smetteva di entrare nella sua vita come se lei fosse una specie di calamita? Che soffriva da morire perché l'uomo che amava era chiuso in una cella di Azkaban?

"Abbastanza bene, Molly. Potrebbe andare peggio in fin dei conti." Replicò poco convinta, cercando nello stesso tempo di sorridere debolmente.

"Hermione..." La signora Weasley sbuffò, comprensiva: "Non sei costretta a fingere, con me! Non apparire forte a tutti i costi. Sfogati, se ne hai bisogno."

"I-Io..."
"Le mie braccia sono molto accoglienti, sai? Ho consolato ben sette figli piagnucolanti, negli ultimi trent'anni!"

La giovane strega annuì ridendo sommessamente, e prima che gli occhi le si facessero umidi, poggiò la tazza di latte sul comodino e si tuffò sul petto della signora Weasley, che la strinse forte a sé, trasmettendole un calore decisamente tranquillizzante.

"Noi ci saremo sempre, per te! Non dimenticarlo mai." Disse quest'ultima sottovoce, accarezzandole le spalle con le sue manone da casalinga.

Rimasero qualche minuto abbracciate, senza parlare. Poi, nel silenzio confortevole della stanza, Molly iniziò a ridere piano, prima di dire, a bassa voce:
"Ne vale proprio la pena, eh?"

Non ci fu bisogno di tanti chiarimenti, Hermione seppe subito a cosa si stesse riferendo Molly, o meglio, a CHI.
"Ooh Molly!" Sospirò: "Lo amo così tanto..."

La signora Weasley la soffocò nel suo abbraccio, parlandole dolcemente e con una punta di umorismo:
"Ma guarda un po' il destino che cosa combina! Tanti uomini in giro per il mondo, e proprio quel biondino antipatico e pieno di sé è riuscito a rubarti cuore! Chi l'avrebbe mai creduto possibile!"

"Già..."

E risero insieme, finché il silenzio tornò a regnare nella camera illuminata dai bagliori aranciati di una candela tremolante.
Mamma Weasley era tornata seria, e mentre le accarezzava i capelli amorevolmente, le chiese sottovoce:
"Lui ti merita davvero, Hermione? Fa sul serio, con te?"

La ragazza si prese un po' di tempo per riflettere, ma poi, anche se con un pizzico di timidezza, rispose sicura:
"Credo di sì, Molly! Credo proprio di sì."

"In questo caso allora... sono molto felice per te, tesoro." Le disse la donna, sollevata.

Hermione si commosse: "Grazie, Molly! Grazie davvero. Ti voglio bene!"

"Anch'io, Hermione. Tanto!"


"EHI, C'E' QUALCUNO IN QUESTA MALEDETTA CASA?"
La voce squillante di George invase brutalmente le loro orecchie, e Molly si alzò dal letto cambiando improvvisamente espressione. Si diresse a passo di marcia verso la porta, l'aprì di scatto e si affacciò in corridoio sbraitando furiosa:
"Sono le dieci di sera, idiota! Che ti vai strillando? Tuo padre sta già dormendo!"

"Ooh, ciao mamma!" Le rispose serafico George, che in quattro falcate l'aveva raggiunta. "Per caso hai lavato il carico di panni che ti avevo portato stamattina? Mi servono i pantaloni neri, quelli in pelle di drago!"

"Ti servono proprio adesso???" Molly lo rimproverò sollevando un sopracciglio.

"Certo, altrimenti non sarei venuto a chiederteli!"

Nel frattempo, anche Ron era uscito dalla sua camera... in pigiama e con il cuscino stampato sulla faccia. "Ma che cos'è questo fracasso?" Borbottò contrariato.

"Ehi fratellino!" Disse George. "Non dirmi che stavi già dormendo?!" Aggiunse, con l'aria sarcastica.

Ron mise su un'espressione scocciata, fulminandolo con lo sguardo: "Beh... io a differenza tua lavoro sul serio! Non sto tutto il giorno spaparanzato nel retrobottega a fingere di mettere a punto qualche pozione lacrimogena per tifosi di Quiddich!"

Hermione si era affacciata proprio in quel momento dalla porta della sua stanza, e non potè evitare di ridacchiare, ascoltando il battibecco fra i due. George la notò e la salutò allegramente, poi però riprese impassibile ad infastidire il fratello: "Guarda che se non ci fossi io ad inventare sempre qualcosa di nuovo, tu non avresti niente da vendere, lo sai?"

Ron sbuffò infastidito -conscio che le sue schermaglie verbali con il fratello lo vedevano uscire sempre perdente- e non potendo più ribattere con qualche frase brillante, si limitò a guardarlo male nella speranza di mettere nel suo sgurdo furioso quanta più autorevolezza possibile. Infine, se ne tornò a letto sbattendo la porta.
Inutile dire che il suo tentativo di apparire terrificante o quanto meno credibile, non aveva funzionato, ed il gemello senza un orecchio, si piegò in due cercando di trattenere le risate per non farsi sentire.
A quel punto fu Molly a tornare alla carica, mettendo le mani sui fianchi come tutte le volte che si preparava ad una predica delle sue:
"George!? Perché non vai a dormire anche tu, invece di venirmi a chidere i pantaloni in pelle di drago alle dieci di sera?"

Il figlio sbuffò platealmente, prima di dire: "Devo uscire con degli amici! Mi stanno aspettando in quel locale nuovo che ha aperto vicino al negozio di calderoni!"

"Il mannaro ubriaco?" Si intromise Hermione.

"Sì, proprio quello!"

"Dicono sia carino!" Aggiunse lei, ma lo scambio di battute fra i due venne arrestato da una Molly decisamente arrabbiata: "E ci vai a quest'ora, George?"

"Mamma... è sabato!" Gli rispose lui in tono ovvio.

Sua madre roteò gli occhi al cielo, e mentre borbottava contrariata, con un colpo di bacchetta appellò tutti gli indumenti del figlio, lavati, stirati e piegati. George allora la guardò estasiato: "Oooh mamma, sei grande! Grazie!" E la baciò rumorosamente su una guancia.

"La mamma è sempre la mamma!" Disse Hermione, ridendo.
Poi George, buffone come al solito, fece un piccolo inchino augurando la buonanotte ad entrambe le donne, pronto a smaterializzarsi via.
Prima di andarsene però, sembrò ricordarsi improvvisamente di qualcosa, e si voltò spensierato verso Hermione, che se ne stava ancora in piedi sull'uscio della sua stanza:
"Dimenticavo di chiederti una cosa, Hermione! Ma è vero che Malfoy ha mandato a fuoco mezzo Ufficio Misteri? E' da stamattina che gira la voce per tutta Diagon Alley!"



Continua...






 

   
 
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