Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: Mr Lavottino    21/07/2019    3 recensioni
*STORIA AD OC*
Blaineley O'Halloran è una famosa psicologa canadese alla ricerca di una cura per le malattie mentali. Per raggiungere il suo obiettivo, decide di fare un esperimento che vede coinvolti dei ragazzi afflitti da disturbi psichici per poterne studiare il comportamento e cercare di trovare un modo per curarli.
I ragazzi verranno quindi chiusi dentro un edificio sotto il controllo di un gruppo di psicologhi.
Genere: Horror, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altro personaggio, Blaineley, Josh, Nuovo Personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Total Drama's Series'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Blaineley guardò la relazione che aveva scritto con un'espressione insoddisfatta. Passò gli occhi su ogni singola riga, però non ne trovò nemmeno una che la compiacque. Sentiva di non essere riuscita a far passare il "messaggio" che aveva in mente e ciò la indispettiva.
- C'è qualcosa che non va?- Josh le si avvicinò e gettò un'occhiata sulla pila di fogli che aveva in mano. Per colpa dell'assenza della stampante, la bionda l'aveva copiata a mano. Ci aveva impiegato solamente due giorni, nonostante fossero ben cinquanta fogli interi.
- Non mi convince.- si portò una mano sotto il mento ed iniziò a spremere le meningi - La trovo troppo impersonale, sembra scritta da un robot.- lesse qualche rigo fra se.
- Considera che è solamente una bozza, puoi modificarla quando vuoi.- la rassicurò il moro, con un sorrisetto in volto. Era contento di essere riuscito a non darle del lei senza essere sgridato, gli ricordava i vecchi tempi.
- Hai ragione, però mi sento di aver sbagliato. È come se ci fosse qualcosa che non torna.- riprese a smanettare con il PC ed andò sui file dei ragazzi. Provò ad aprirli e una schermata nera le si palesò davanti. Impaziente, schiacciò tutti i tasti a casaccio fino a quando il computer non fece un rumore strano e poi si spense.
- Ma cosa...- sussurrò Josh, con espressione colpita.
- Eh? Che significa?- la bionda schiacciò il pulsante di accensione con forza. Il computer sembrò caricare, poi, di colpo, si spense. Ci provò diverse volte, ma ogni volta finiva con lo schermo completamente nero.
- Mi faccia vedere.- spostò il PC vicino a se ed inizio a controllarlo da cima a fondo. Effettuò l'accensione di emergenza e, nonostante all'inizio sembrò funzionare, dopo pochi secondi tornò lo schermo nero.
Fu tentato di dare un colpo forte, come aveva fatto con stampante, ma decise bene di fermarsi. Già aveva mandato in fumo duemila dollari, non voleva farlo ancora.
- Qual è il problema?- chiese Blaineley, spazientita da tutti quei problemi che si stavano verificando.
- Che programma era?- domandò il moro. La guardò fissa negli occhi mentre lei cercava di ricordarsi.
- Non so di preciso, però aveva un'icona rettangolare grigia ed un piccolo pallino bianco al centro.- spiegò, spremendosi le meningi più che poté.
- Cavolo, era un file criptato.- Josh scosse la testa e si appoggiò alla cattedra - Per un po' non potrai usare il computer, il PC non è stato in grado di riprodurre il programma ed è andato in tilt. Se continui a provare ad accenderlo c'è il rischio che si fonda.- notò l'espressione della bionda farsi sempre più cupa ed ebbe paura di ricevere una penna in un occhio.
- Ah, misericordia!- gridò e, ormai agitata, portò gli occhi sul televisore. In quel preciso istante, Kevin stava leggendo un piccolo quaderno di cui lei però ignorava il contenuto - Che sta facendo?- domandò, con un'espressione stranita in volto.
- Sta leggendo il diario di Aya. - rispose Josh, per poi subito ammutolirsi.
- E tu come fai a saperlo?- lo guardò con sospetto e lo vide leggermente spaesato. Il moro attese qualche secondo per rispondere.
- Beh, sono stato io a parlare con Aya prima dell'esperimento. Mi ha chiesto se poteva avere un quaderno e gliel'ho fornito, ho pensato potesse essere una buona idea. - scrollò le spalle, quasi confuso dalla domanda del capo.
Si era dimenticato delle manie di Blaineley. La cosa che lei odiava di più era non avere tutto sotto controllo.
- Capisco. Sai cosa ci è scritto?- tenne gli occhi fissi su Kevin che, in maniera piuttosto preoccupata, stava sfogliando le pagine.
- No, non ne ho idea. - il moro scosse la testa e lei non poté far altro che sbuffare, infastidita.
- Possiamo zoomare?- domandò e controllò la tastiera alla ricerca di un tasto che potesse esserle utile.
- Purtroppo no, le telecamere non ce lo permettono.- Josh la guardò con un leggero sorrisetto in volto - Le avevo detto di scegliere quelle con i sensori.- le ricordò quando, durante la "riunione" effettuata assieme al signor Barlow, le era stato chiesto che tipo di attrezzatura volesse e lei, per potersi concentrare al meglio sulle cavie, aveva scelto delle Tv costose piuttosto che le telecamere che il moro le aveva consigliato.
- Lascia stare quell'argomento! Ti ho ascoltato ed ho preso la pedana che hai scelto tu, però nemmeno questa va. - starnazzò, indispettita da quelle parole.
- Per quello non ci può fare nulla, è colpa dell'impianto che non è stato collegato.- Josh alzò le spalle si beccò un'occhiata fulmine da parte dell'altra.
- Ma non era danneggiato?- lo guardò fisso negli occhi, spaventandolo. Ormai era stata presa dalla paranoia al punto che tendeva a dubitare anche della più piccola cosa - I primi giorni andava, quindi doveva essere per forza collegato.- concluse, assumendo un tono ancora più accusatorio.
- Eh? Andava? Io pensavo che...- il moro si portò una mano sotto il mento - Qualcuno allora ha manomesso i sistemi.- la guardò con espressione seria, tanto che lei ne percepì la preoccupazione.
- Chi può essere stato? A sapere dell'esperimento siamo solo io, te e...- provò a parlare, ma l'altro la anticipò.
- Il signor Barlow. In passato lui è stato relegato assieme a delle altre persone in una casa per un esperimento simile a questo, quindi è possibile che voglia...- questa volta fu Blaineley ad interrompere lui. Scattò in piedi, come se avesse avuto degli spilli sopra la sedia, e concluse il discorso da Josh iniziato.
- Evitare che altre persone facessero la sua stessa fine!- si girò verso il moro e gli dette il cinque con forza. Poi tornò a sedere, soddisfatta per l'intuizione, ma allo stesso tempo conscia di avere dei nuovi problemi da risolvere.
- Questo potrebbe essere un problema, il signor Barlow è una persona influente, se decide di metterci i bastoni fra le ruote non abbiamo chance.- Josh si coprì la bocca con una mano ed emanò un grosso sospiro.
- Potremmo usare la ragazza come ostaggio.- indicò la stanza in cui Ace era segregata.
- Non mi sembra una buona idea, rischiamo di fare ancora peggio.- il moro scosse la testa, seguito dalla bionda, mentre pensava a come risolvere la situazione.
- Forse...- Blaineley fece per parlare e, in quel preciso istante, sollevò la testa ed incrociò lo sguardo con uno dei televisori - Ma cosa...- si alzò di colpo e, senza pensarci due volte, si avvicinò allo schermo. Josh, incuriosito dalla sua reazione, alzò gli occhi e capì perfettamente cosa era successo.
 
Kevin, barcollando, giunse dietro Aya. Solitamente la ragazza sedeva al posto del capotavola, ma quella volta dava le spalle alla porta della cucina.
Tenne il coltello ben saldo nelle mani e, cercando di non farsi sentire, si avvicinò dietro di lei. Ad ogni passo sentì il cuore battergli fortissimo, al punto che ebbe paura di morire d'infarto.
Per di più, l'odore di disinfettante presente per tutta la stanza non lo aiutava. Deglutì, cercando di farlo il più silenziosamente possibile, e fece un altro passo.
Aya era talmente concentrata nello scrivere che non si rese conto della sua presenza e ciò lo aiutò. Estrasse il coltello da dietro la schiena e lo issò in alto, pronto a colpire la mora. In quel preciso istante, però, si rese conto di due occhi azzurri che lo fissavano.
Lentamente spostò lo sguardo sulla destra dove Charlene, seduta sul divano e con ancora il telecomando in mano, lo stava osservando in silenzio. Mantenne il contatto visivo con lei per qualche secondo, fino a quando la bionda non gli fece cenno di infilare il coltello nella gola di Aya senza ripensamenti.
Charlene non sapeva il perché lui si stesse comportando in quel modo, però lo trovò elettrizzante. Non conosceva il moro, ma, dopo averlo osservato per un po', era giunta alla conclusione che, senza una motivazione valida, non si sarebbe mai spinto così oltre.
- Prendile i capelli e tagliale la gola. - sussurrò. Mise una mano sulla chioma bionda ed una sulla gola, così da farsi capire meglio. Kevin le fece un cenno di assenso con la testa e, con una mano tremante, provò ad avvicinarsi ai capelli di Aya. Voleva ucciderla in modo che soffrisse poco, quindi gli sarebbe bastato aprirle uno squarcio profondo sul collo.
Charlene osservò la scena con gli occhi pieni di emozione, tanto che per poco non rischiò di scoppiare a piangere dalla gioia. Seguì con attenzione ogni minimo movimento del braccio di Kevin e più questo si avvicinava alla vittima e più lei si sentiva eccitata.
- Kevin, finalmente ce l'hai fatta. Hai preso la carta?- notando tutta quella tensione, la mora tirò su la testa dal foglio e si accorse della presenza alle sua spalle. Ignara di ciò che stava accadendo, si voltò verso di lui e Kevin, preso alla sprovvista, andò nel panico.
Aya non fece in tempo nemmeno a capire cosa stesse succedendo, si trovò un coltello conficcato in un occhio, con forza inaudita, e tutto ciò che poté fare fu cadere di colpo per terra ed iniziare a gridare. Le urla di dolore della ragazza penetrarono nelle orecchie di Kevin che, resosi conto di ciò che aveva fatto, indietreggiò fino ad andare a sbattere al muro.
Osservò la mora mentre si teneva il volto, ancora con il coltello infilato dentro, e si contorceva fra mille agonie. Il sangue iniziò a cadere a dirotto e tutti i fogli accartocciati per terra iniziarono a tingersi di rosso. Il liquido si sparse per qualche metro, sotto lo sguardo vigile di Charlene, divertita da tutto ciò.
Kevin non riuscì a trattenersi e, preso dai sensi di colpa, vomitò sul pavimento.
Le urla di Aya si fecero sempre più forti ed agonizzanti. La mora, in un disperato tentativo di salvarsi, provò ad estrarre il coltello dal proprio occhio e, seppur dovendo utilizzare la forza, ci riuscì. Ancora più sangue incominciò ad uscire dalla ferita, rendendo la situazione ancora più complessa.
Ormai al posto dell'occhio, rimasto attacco all'arnese, di Aya c'era solo un buco rosso, da cui era possibile vedere il filo del nervo ottico uscire. Kevin, a quella vista, vomitò ancora, portando i suoi liquidi intestinali a fondersi con il sangue dalla ragazza.
La voce di Aya si fece sempre più bassa fino a quando, stordita, spaventato e dolorante, non si gettò a terra sporcandosi con il suo stesso sangue. Sentì il caldo liquido bagnarle la guancia e le mani, con le quali tentò di alzarsi senza successo, oltre che i vestiti, ormai totalmente impregnati.
- Io volevo solo... vive...re. - disse, per poi sentire il fiato iniziare a mancarle. Provò a prendere un grosso respiro, ma l'unica cosa che arrivò alle sue narici fu l'odore acido e forse del disinfettante.
Sorrise, conscia di essersi meritata tutto ciò. Si portò entrambe le mani sulla ferita e, con tutte le poche forze che le rimanevano, scoppiò a ridere.
- Sono... stata brava... McGurrin?- disse. Portò lo sguardo verso un punto a casaccio della casa, alla ricerca di una telecamera. Provò a rimanere sveglia, ma le forze la abbandonarono e, dopo pochi minuti, morì dissanguata.
Charlene si alzò dal divano e, con un sorriso sul volto, si avvicinò a Kevin, ancora tremante e sconvolto sul pavimento. L'aver ucciso la ragazza in quel modo l'aveva sconvolto.
Non le aveva infilzato il coltello nell'occhio di proposito, era stata una reazione istintiva dovuta allo spavento e all'ansia del momento. Guardò la bionda mentre le veniva vicino e, dopo poco, scoppiò a piangere.
Lei si mise accanto a lui e gli accarezzò i capelli con fare materno, poi gli dette un bacio sulla guancia, come era solita fare con James.
- Calmati, non è successo nulla.- disse quelle parole con un tono basso e caldo nel tentativo di farlo calmare. Il moro afferrò la sua mano e la strinse con forza. Con Aya era morta e Kevin in quelle condizioni non avrebbe avuto più scocciature.
 
Le tre ore successive alla morte di Aya, Charlene le passò a pulire per terra. Aveva fatto sedere Kevin sul divano e lui, come prevedibile, era rimasto per tutto il tempo immobile senza fare nulla.
La bionda aveva portato il cadavere della mora nella sua vecchia camera e, utilizzando uno dei tanti prodotti per lavare i pavimenti, si mise con straccio e scopa a togliere ogni goccia di sangue presente per terra.
Non le piaceva pulire, però pensò che dovesse far sparire i resti di Aya al più presto, così che Kevin non dovesse ogni volta confrontarsi con quello che aveva fatto. Se ne fosse rimasto destabilizzato non l'avrebbe più potuta aiutare.
In quel preciso momento necessitava del maggior numero di aiuti possibili, poiché lei non aveva nemmeno la minima idea di come uscire da quel luogo.
Aveva provato a dare un'occhiata agli appunti della mora, ma questi erano pieni di formule chimiche e matematiche che lei non era in grado di comprendere.
Dopo che ebbe finito, si mise a sedere accanto al ragazzo e portò le loro spalle a toccarsi. Lo guardò di sott'occhio, notando come non accennasse minimamente ad un movimento. Sguardo fisso verso il vuoto, respiro lento e corpo affondato nel divano.
- Ehi, Kevin, non dovresti abbatterti così. - gli parlò con il tono di voce più dolce possibile - Non so perché tu l'abbia uccisa, ma sicuramente hai avuto un valido motivo.- lentamente si fece in giù con la schiena, fino ad appoggiare la testa contro la spalla del moro.
- Stava provando ad avvelenarci.- con voce roca, tipica di un pianto, e bassa, sussurrò quelle parole - Dove il condotto c'è del disinfettante, voleva farci morire soffocati.- spiegò, senza degnarla di uno sguardo. Il volto di Charlene, da prima serio, si tramutò lentamente in un'espressione divertita.
- Ah, davvero?- chiese, per poi alzarsi lentamente. Camminò fino al condotto, un piccolo rettangolo di mezzo metro per mezzo metro, in cui loro non riuscivano a passare, e fece caso che l'odore di disinfettante era piuttosto forte.
Provò a spostare la grata e vide una piccola boccetta bianca con etichetta rossa, sulla quale c'era disegnato una piccola icona triangolare nera. La prese e notò che, con delle attente modifiche, Aya era riuscita a far uscire lentamente delle gocce, così da poter diffondere quell'odore per tutta la casa.
- Bingo.- esclamò, per poi appoggiarla sul tavolo. Sentì l'aria, proveniente dal condotto, farsi sempre più pulita, tanto che per qualche secondo rimase immobile ad assaporarne l'odore.
- Hai fatto bene ad ucciderla, meglio lei che noi.- tornò accanto a lui. Kevin sospirò con forza, ancora stordito dopo quello che era successo. Si era fatto prendere dalla foga del momento. Stava iniziando a prendere spazio nella sia testa l'idea che, se ci avesse ragionato su, non lo avrebbe mai fatto.
Ma ormai il dado era tratto e, nonostante sentisse una forte voglia di vomitare, si sentiva in pace con se stesso, almeno per quanto riguardava il lato personale. Era perfettamente conscio di aver fatto qualcosa di orribile, però allo stesso tempo non riusciva ad accusarsi troppo.
Aya con Jake non aveva avuto pietà, quindi lui non avrebbe dovuto averne per lei.
- Devi aiutarmi ad uscire di qua. Non ce la faccio più, sta diventando sempre più opprimente.- Charlene lo guardò con i suoi occhi azzurri e si andò a scontrare contro quelli grigi dell'altro. Lui sembrò esitare per qualche secondo, poi mosse la testa in segno d'assenso.
- Hai qualche idea?- le domandò. La bionda, seppur felice di averlo ancora tutto "intero", non riuscì a nascondere la sua perplessità, oltre che l'inesistenza di un piano.
- Il condotto è troppo piccolo, il cancello non lo possiamo aprire e dare fuoco alla casa non è una buona idea. - spiegò, escludendo quindi tutte e tre le opzioni che la bionda aveva immaginato.
- E se provassimo ad abbattere il muro? L'avevo già suggerito ad Aya, però si era opposta.- spiegò Charlene, mimando di dare una martellata contro la parete.
- Con cosa?- chiese lui, ancora con la voce leggermente spezzata.
- Stessa sua risposta.- si lasciò scappare una risata, per poi sospirare con forza. Si alzò dal divano e provò ad andare a frugare in cucina alla ricerca di qualcosa da poter utilizzare per l'aggiungere il suo obiettivo. Ne uscì fuori un mestolo di ferro, oltre che un sorriso nervoso in volto.
- Quello è il meglio che c'è?- domandò Kevin. Osservò lo strumento: era lungo circa mezzo metro ed era fatto interamente di ferro, però non era abbastanza resistente da poter perforare un muro.
- Sì, il resto sono coltelli.- Charlene scrollò le spalle, poi si avvicinò al muro vicino le finestre sbarrate e, con forza, provò a dargli un colpo. L'oggetto, per l'urto, iniziò a vibrare e così fecero le sua mani. Tentò nuovamente, ma senza successo.
- Non c'è modo...- sospirò Kevin. Tirò su le gambe ed appoggiò i piedi sul divano, così da potersi rannicchiare su se stesso. Si sentiva ancora in colpa per aver ucciso Aya, però pian piano capì di non poter fare altrimenti, come aveva detto Charlene: "O lei o noi".
- Cazzo, allora siamo chiusi qui per sempre.- rassegnata, la bionda tornò nuovamente vicino a lui, lasciando il mestolo sul tavolo.
- Esatto.- Kevin iniziò a muovere gli occhi per tutta la casa, come se fosse alla ricerca di qualcosa di preciso. Guardò il calendario, la televisione, i vari scaffali e qualsiasi altra cosa presente in quella stanza.
- Stai cercando una soluzione?- Charlene notò il suo modo di fare ed iniziò a fissarlo. La rapidità con cui spostava gli occhi da un oggetto all'altro la impressionò molto.
- Non credo ci sia, però non possiamo nemmeno spendere troppo tempo qui, no?- Nonostante Kevin apprezzasse, più o meno, quel posto, sapeva perfettamente che rimanere lì sarebbe stato solo un logoramento per lui.
- Parole esatte.- la bionda gli dette un colpetto sulla guancia, facendolo arrossire, e poi si alzò dal divano.
Passarono tre giorni, durante i quali le loro, già poche, speranze andarono completamente a disintegrarsi. Chalrene aveva svuotato completamente ogni cassetto della casa alla ricerca della chiave del cancello, mentre Kevin aveva provato a rompere le sbarre con i coltelli, ma si era ben presto reso conto di quanto fosse impossibile.
I due, dopo ore ed ore di tentativi, si gettarono sul divano, esausti. Charlene si sdraiò sul lato destro, mente Kevin su quello sinistro. Le loro teste si toccarono ed entrambi emanavano dei grossi sospiri, sia di stanchezza che di resa.
- Non possiamo proprio fare niente, eh?- sussurrò la bionda, ricevendo un cenno positivo da parte dell'altro - Quantomeno non morire di fare.- disse, correggendosi subito - Per ora.- erano lì da talmente tanto tempo che ormai il cibo iniziava a scarseggiare ed il puzzo dei cadaveri, ancora chiusi dentro la, ormai ex, stanza delle ragazze iniziava a farsi sentire.
- Accettare di venire qui è stata una pessima idea. - Kevin, con lo sguardo rivolto verso l'alto, si lasciò andare ad un lungo sospiro.
- Esatto, tutti noi non abbiamo fatto altro che perdere qualcosa. Chi la vita, chi persone importanti.- Charlene provò ad essere la più poetica possibile, ma il moro troncò il suo entusiasmo.
- Se tu non fossi stata una matta scatenata, a quest'ora, forse, saremmo tutti vivi.- le rinfacciò, facendola però ridere.
- Forse hai ragione, ma devo ricordarti con chi avessimo a che fare?- lo guardò di soppiatto ed iniziò ad elencare tutti ragazzi presenti nella casa - Ginevra era una bomba ad orologeria, Jake un maniaco di attenzioni, Wren soffriva di schizzi di rabbia, Linda una pazza bipolare, James completamente mio succube, Aya una vera e propria psicopatia e Nikita...- provò a terminare il discorso, ma Kevin la interruppe.
- Lei l'hai uccisa senza motivo, non che per Ginevra ne avessi uno valido, eh. - la bionda gli rivolse un'espressine arrabbiata, che però si cancellò dal suo volto poco dopo.
- Avevo i miei motivi personali. Si stava prendendo mio fratello.- disse, cercando di mascherare la sua volta di dargli un pugno.
- Ah, giusto, così hai deciso di ammazzare anche lui, tanto per completare il quadretto.- quella frecciatina, detta con il solo scopo di farle innervosire, rischiò di farle perdere il senno.
- Se lui non mi avesse attaccata, io non l'avrei ucciso. Ho ancora le fottute ferite sulla testa.- Charlene si alzò di scatto, mentre lui rimase immobile, con la testa stesa sul divano e gli occhi rivolti verso il vuoto.
- Sono solo... dettagli. La verità è che se ci troviamo in questa situazione è solo per colpa tua.- Kevin stava parlando senza nemmeno rendersene conto, la sua testa era da tutt'altra parte. Ripensò alla sua vita prima di entrare là dentro, al bullismo subito quando era piccolo, fino ai maltrattamenti che i suoi genitori gli avevano inflitto.
Era davvero così sicuro di voler tornare a casa? Sua sorella, l'unica persona di cui si fidasse davvero, lo aveva spedito là dentro e questo per lui equivaleva ad un non volerlo fra i piedi.
- Se non avessi iniziato io la strage, ci avrebbe pensato qualcun altro, come la tua "amica" dottoressa o il tuo fidanzato.- sputò acidamente, in preda alla collera. Odiava quando qualcuno provava a contraddirla o a puntarle il dito contro e lui, in quel momento, le stava facendo entrambe.
- Non era il mio fidanzato.- fu da questa risposta che Charlene si rese conto della completa assenza di Kevin nella conversazione. Le sembrò di parlare con un robot.
- Tu non sei lucido.- sentenziò, osservandolo mentre pian piano iniziava a ridacchiare.
- Era piuttosto facile da intuire. Ora come ora non so nemmeno cosa dovrei fare.- ammise.
- Non devi fare nulla.- lentamente Charlene si avvicinò verso di lui - Devi solo... seguire il tuo istinto.- si abbassò e gli dette un piccolo bacio sulla fronte. Kevin rimase immobile, senza sapere come reagire. Non la guardò, troppo imbarazzato, limitandosi a tenere gli occhi puntati verso la luce.
- Ci posso... provare.- disse, per poi voltarsi dall'altra parte.
 
- Allora, com'è la situazione?- Ace guardò Josh dritto negli occhi, così da essere sicuro che le dicesse la verità.
- La psicopatica è morta.- disse, con un mezzo sorriso in volto - È quasi finita, sta tranquilla.- aggiunse poi.
- Stai parlando di Aya?- chiese, per conferma, mentre l'espressione sul suo volto mutava irreversibilmente.
- Sì, lei.- ripose schiettamente, per poi iniziare a giocare con le chiavi che aveva in mano. Le fece roteare diverse volte, osservandole con velato interesse, mentre attendeva le parole della ragazza.
- Tu la conoscevi, vero?- sentendo quelle parole, Josh alzò la testa e la guardò con sguardo confuso.
- Eh?- non aggiunse altro, si limitò ad osservarla con un'espressione stranita in volto.
- Sei stato tu a parlarle prima dell'esperimento, giusto? Lei è la ragazza che sapeva tutto.- gli ricordò. Il moro spalancò la bocca e mosse la testa in segno d'assenso.
- Non sono stato io a parlarle, ma capisco cosa intendi.- disse. Quelle parole portarono Ace ad insospettirsi sempre di più. Non riuscì a capire cosa le volesse far intendere e questo la innervosì particolarmente.
- Oh, Cristo, non ci sto capendo niente.- si portò una mano sulla fronte, mentre con l'altra si lisciò i capelli bianchi.
- Capirai fra un po', per adesso è meglio che tu rimanga qui in silenzio.- Josh si avvicinò alla cella e mise la chiave dentro la serratura. La girò due volte e, dopo uno schiocco sonoro, la estrasse - Rimani qua dentro ancora per un po', per piacere. Quando inizierai a sentire baccano, prendi la pistola sul tavolo e vieni nell'altra stanza.- spiegò, sorridendole. Detto ciò, se ne andò dalla stanza e si diresse verso Blaineley, ancora alle prese con il PC.
- È morto, completamente andato.- la bionda dette uno schiaffo all'aggeggio e, furente, tornò a mettersi a sedere - Prima la stampante, poi il PC. Qualche divinità vuole farmi impazzire.- esclamò, battendo un pugno sulla cattedra.
- Si calmi, per favore. Troveremo il modo di farlo funzionare.- Josh le andò vicino, nella speranza di calmarla, ma nei suoi occhi lesse subito la sua poca volontà nel collaborare. Quando teneva lo sguardo in quel modo voleva significare una cosa sola: era furente. Il moro fece per indietreggiare, ma ormai la pazienza della donna era al limite.
- Non dirmi di calmarmi! Non ne posso più, dovevamo organizzarci per bene, così da fare le cose nel migliore dei modi, e invece non funziona nulla.- prese il PC e, senza pensarci due volte, lo lanciò per terra con forza. L'oggetto si spaccò, dividendosi in diversi pezzi, che lei addirittura si mise a calpestare con violenza.
-Io...- Josh non aveva la benché minima idea di cosa dirle. Blaineley era troppo fuori di se e non conosceva un modo per farla smettere.
- Tu un corno! Come hai potuto scordarti di controllare i collegamenti con la casa? E quel maledetto programma per leggere i file? Possibile che tu non riesca a farne una giusta? È per questo che sei un fallito, destinato per sempre ad essere un mio sottoposto. Solo spacciandoti per McGurrin sei riuscito a convincere quei ragazzi a prendere parte all'esperimento. Sei un fantoccio inutile.- la bionda urlò fortissimo, tanto che il moro iniziò quasi a tremare. Rimase immobile, senza fare nulla, conscio che a breve la situazione si sarebbe risolta.
Ormai era abituato a quella parole cattive e spietate, quindi nemmeno ci fece troppo caso. Trasse un grosso respiro e, cercando di contenersi, fece per dirle qualcosa, ma venne interrotto da qualcuno che bussò alla loro porta.
 
 
ANGOLO AUTORE:
E rimasero in due.
Aya ci abbandona, Kevin e Charlene restano sulla barca. Blaineley smatta e Josh subisce.
Poi, colpo di scena, qualcuno bussa alla porta. Chi sarà mai? Lo scopriremo domenica prossima!
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: Mr Lavottino