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Autore: LittleBunny    21/07/2019    2 recensioni
Passò un lungo istante in silenzio, prima di iniziare a dare delle, seppur lievi, testate sul suo armadietto, sotto lo sguardo incredulo di alcuni studenti che, dopo averlo guardato in maniera perplessa, decisero di allontanarsi.
Smise quasi all'istante, mugugnando parole incomprensibili, un unico pensiero ad invadergli la mente: era un'idiota.
Lo pensava già da un po' , ma ora aveva la conferma definitiva.
Era. Un. Totale. Idiota.
Come diavolo gli era saltato in mente di dire cose del genere ad uno che era il doppio di lui? Non gli bastava quello che stava passando con Flash, doveva per forza stuzzicare uno che poteva prenderlo a pugni, senza trovare la benchè minima resistenza?

[AU! SpideyPool]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Deadpool, Peter Parker
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Irresistible04 ● In questa fanfiction, NON si fa riferimento al Peter Parker della MCU ma è ispirato a quello dei fumetti;
● I personaggi NON sono miei ma della Marvel Comics.


4° Capitolo.





"Bene Wade, stavolta hai capito qualcosa di quello che ho detto?"

Peter alzò lo sguardo dai suoi appunti e, con suo enorme disappunto, si accorse nuovamente che il diretto interessato sembrasse più preso a fare navi di carta piuttosto che capire qualcosa della matematica.
Si ritrovò a sbuffare infastidito, incrocciando le braccia al petto, aspettando che l'altro gli prestasse nuovamente attenzione - gli avrebbe volentieri urlato contro ma era abbastanza sicuro che, a quel punto, la bibliotecaria della scuola li avrebbe cacciati fuori a pedate.
Ed ecco che, finalmente, forse avvertendo il troppo silenzio calato fra loro, il canadese alzò lo sguardo e gli sorrise come se nulla fosse.

"Ti stai divertendo Wade?" borbottò, assottigliando gli occhi.

"A dirla tutta, sì." esclamò l'altro, mostrandogli con orgoglio la nave appena creata "Guarda, questo è il nuovo prototipo della RCN*. Non è meravigli--?"

Senza dargli il tempo di completare la frase, il newyorkese arrottolò il suo quaderno e lo diede in testa al canadese, facendo un sonoro tonfo.
La responsabile della biblioteca gli lanciò un'occhiataccia.

"Ouch, sei crudele Parker." esclamò in tono teatrale, assumendo un'espressione fintamente dolorante "Pensi davvero che, in questo modo, le informazioni mi trapasseranno il cervello tramite ostosi?"

Il più piccolo sospirò afflitto, passandosi una mano fra i capelli.

"Osmosi. Si chiama osmosi, Wade."

"E io che ho detto?"

Dette queste parole, il più grande sistemò al meglio il quaderno di Peter e, dopo aver ripreso in mano il proprio quaderno degli appunti, tornò nuovamente a studiare, con la stessa espressione di un povero malcapitato che provava a tradurre l'aramaico senza successo.
Tuttavia, dopo appena qualche minuto che prendeva appunti, il moro notò l'altro iniziare di punto in bianco a fare disegnini sul proprio quaderno, così arrivò alla conclusione che Wade avesse la stessa attenzione di un pesce rosso.
Peter sospirò nuovamente, allungandosi sulla sedia e facendo scricchiolare la schiena, per poi dare un'occhiata sconfortata all'altro.
Non importava quanta cura e attenzione nei dettagli mettesse negli appunti, o quanto cercasse di renderli leggibili e chiari o quanto cercasse di sembrare calmo e chiaro mentre cercava di spiegare ogni punto a voce, sembrava proprio che non ci fosse verso per il canadese di imparare qualcosa e i suoi voti sembravano confermarlo.
Il newyorkese non sapeva davvero che pesci pigliare e stava iniziando davvero a preoccuparsi.
Non tanto per la paura di perdere la futura raccomandazione del preside, - anche se era comunque qualcosa che gli faceva ancora gola - ma perchè era genuinamente preoccupato per il futuro dell'altro.
Per quanto in momenti del genere avrebbe voluto solamente prenderlo a calci, dovette ammettere a se stesso che non gli dispiaceva la sua compagnia.
Il più grande sapeva essere davvero piacevole quando voleva e sembrava provarci davvero tanto nell'andare d'accordo con lui - faceva attenzione a cosa gli desse o non gli desse fastidio, evitava il contatto fisico non richiesto - e, assurdo ma vero, Peter lo considerava quasi un amico ormai. Quasi.
Ma era vero che Wade sembrava essere una brava persona, quando si impegnava, ma anche se non fosse, aveva comunque un debito nei suoi confronti.
Dopotutto, non si era fatto scrupoli a dare una lezione ai bulli della scuola per fare in modo che il newyorkese avesse una normale e tranquilla vita scolastica.
Gli tornarono alla mente i lividi che gli aveva visto in infermeria e gli si strinse lo stomaco al solo ricordo.
Si chiese se fosse per colpa sua o se ci fosse dell'altro ma il canadese non sembrava volesse dirgli qualcosa a riguardo.
Avrebbe dovuto chiedere ed insistere per farsi dire la verità? E, nel caso, ne avrebbe qualche diritto? E, anche se gli avesse detto la verità, avrebbe potuto fare qualcosa a riguardo? Dopotutto, era solo un ragazzino gracilino, che non valeva questo granchè.
Poteva davvero fare qualcosa di concreto per aiutarlo?
Incurvò la schiena, abbassando lo sguardo sconsolato dai suoi stessi pensieri, posando successivamente il gomito sul tavolo e poi la guancia sulla mano, guardando poi il biondo di sottecchi.
Perlomeno, poteva impegnarsi ad aiutarlo con lo studio, in qualche modo, visto che in teoria era il suo campo forte.
In teoria.
Che stesse sbagliando metodo di approccio? Magari Wade non era abbastanza spronato?
Si bloccò a quei pensieri, mordendosi l'interno guancia : Wade aveva un'idea di cosa fare del suo futuro?

"Wade?" mormorò il moro, cercando di attirare la sua attenzione.

Come se fosse stato beccato a fare qualche marachella, il ragazzo sussultò, per poi alzare lo sguardo verso l'altro e allungare il braccio, cercando in qualche modo di nascondere il quaderno.

"Petey pie." esclamò con un sorriso come se nulla fosse "Senti, lo so che sono bellissimo e simpaticissimo e vuoi stare tutto il giorno a parlare con me, ma, ehi, qui sto lavorando e nel mio glitteratissimo quaderno sto scrivendo cose importanti. Appunti. Sì, dettagliatissimi e importantissimi appunti."

Si bloccò, guardandolo negli occhi per un lungo istante.

"Oh no, non farmi quello sguardo, non posso mentirti. Non posso, gghh-- Okay okay, confesso, ho mentito, stavo facendo disegni cretini sul mio quaderno."

"Ma non mi dire." ribattè sarcasticamente il moro, incrociando le braccia al petto.

"So che avevi delle enormi aspettative sui miei appunti fantastici ma, ehi, io--"

"Senti, " lo interruppe Peter, scrollando le spalle con fare stanco "Non c'è-- qualcosa a cui aspiri?"

Notando lo sguardo palesemente confuso dell'altro, il più piccolo continuò.

"Sai, solitamente uno cerca di prendere bei voti a scuola o si butta nello sport a scuola, per avere qualche borsa di studio per andare al college. Ma-" si bloccò, mordendosi il labbro.

Spesso dimenticava che bastava avere una bella manciata di soldi, per avere il via libera ad una buona istruzione. Non è che tutti avessero problemi di soldi come lui.

"... Cioè, non tutti sono obbligati ad avere A ovunque, ma, insomma, quanto meno uno deve passare i corsi con la sufficienza, no? Anche se più raccomandazione hai e meglio è."

Si passò una mano fra i capelli, per poi mettersi a giocherellare con le dita.

"Quindi, penso dovresti pensare al--"

"Non mi interessa andare al college." proclamò candidamente Wade, per poi poggiare la guancia sulla mano.

Il moro sbattè ripetutamente gli occhi, rimanendo spiazzato dalla schiettezza dell'altro ma, a pensarci, era vero che non tutti puntavano a continuare gli studi. Forse aveva già un mestiere ben specifico in mente che non richiedeva l'ingresso al college.

"Punti a trovare un lavoro dopo il liceo?"

"Uhhh, immagino di sì?"

Peter rimase con la bocca semi socchiusa mentre lo osservava riprendere a disegnare come se nulla fosse.
In tutta la sua vita, non aveva mai incontrato qualcuno di così poco motivato a fare qualsiasi cosa.
Sembrava che non avesse nessuno scopo nella vita e la cosa lo preoccupò non poco.
Possibile che non avesse nulla che gli piacesse fare? Qualcosa a cui aspirasse?

"Quindi che lavoro--"

"Peter senti," mormorò Wade con lo sguardo perso nel vuoto "sei carino a dire tutte ste' cose incoraggianti e tutto maaa sto bene, okay? Insomma, per me la scuola è come. Ugh. Come spiegarlo. Ah! Sì, un po' come quando spalavo la neve dal giardino della signora Brown da piccolo, in cambio di qualche dollaro canadese e qualche biscotto fatto in casa. Con l'unica differenza che qui non ci guadagno nulla. E' solo un dovere. Un doloroso dovere senza soldi e senza biscotti."

Tacque per un'istante, osservando Peter per un breve istante, per poi rivolgergli un caldo sorriso.

"Anche se, beh, non è che non abbia qualche vantaggio dall'andare a scuola." bofonchiò poi, dandogli un colpetto con l'indice sulla fronte, facendogli strizzare gli occhi di riflesso "Quindi per il lavoro, non so, immagino cercherò qualcosa che non mi faccia finire sotto un ponte? O qualcosa del genere. Insomma, mi arrangerò come sempre." E dette queste parole, ritornò a scarabocchiare sul suo quaderno, in silenzio.

Se possibile, questo discorso preoccupò ancora di più Peter, che rimase senza parole lì impalato, senza sapere che aggiungere.
Era davvero allarmato dal fatto che il biondo avesse un'idea così misera di se stesso e di quello che sarebbe potuto essere il suo futuro.
Pensò che si svalutasse più di quanto desse a vedere e iniziò a chiedersi se, sotto quel sorriso, ci fosse qualcosa sotto - oltre la rabbia, ovviamente.
... Forse, neanche la sua vita era così perfetta.
I suoi stessi pensieri lo sconfortarono e il moro iniziò a tamburellare le dita sul tavolo, in cerca di una soluzione ma, più ci pensava, più si innervosiva e più si sentiva uno stupido a non avere idea su cosa fare.

"Ehi."

Sussultò appena sentì le dita del canadese sfiorare le sue, in una lieve carezza. Carezza che si spostò fino alle nocche, dove le dita del più grande fecero dei piccoli cerchietti immaginari e il moro si ritrovò ad osservare quei movimenti quasi ipnotizzato. Si sentiva un po' più calmo ora.

"Che hai ora Petey, mh? Non sarai realmente preoccupato per me?" esclamò con un tono di voce basso e calmo, in contrapposizione al suo sorriso beffardo "Se continui così potrei quasi pensare che mi vuoi bene."

Preso in contropiede da quelle parole, Peter spostò la mano di scatto, imbarazzato per qualche motivo da quella situazione, dando poi un'occhiataccia all'altro - occhiataccia che fu abbastanza sicuro che non fosse troppo minacciosa per colpa del lieve rossore che ora gli contornava il viso.
Dischiuse le labbra, pronto per rispondere a tono, quando un'idea gli balenò in testa all'improvviso.

"Hai detto che da quella signora ci 'guadagnavi' qualcosa, giusto?" mormorò pensieroso.

"Uh, sì??" ribattè confuso il canadese - e dalla sua espressione, si capì che aveva immaginato un altro tipo di reazione da parte del moro "Perchè? Vuoi farmi dei biscotti personalizzati, principessa?"

"E che stavo pensando" disse il più piccolo, ignorando completamente le ultime parole dell'altro "Con l'idea di poterci guadagnare qualcosa, magari potresti essere più spronato a studiare."

"E' tipo" mormorò l'altro, dopo una breve pausa "Come-- Come quando Aladdin trova la lampada magica ed esprime tre desideri ma invece di tre desiderio ne ho finchè prenderò voti alti a scuola...?"

In verità, l'esempio che venne in mente a Peter era di un cane che, dopo aver alzato la zampa correttamente, veniva premiato dal padrone con dei croccantini - perchè ce lo vedeva Wade come un enorme e grosso cane. Ovviamente, non disse nulla a riguardo ed annuì semplicemente con la testa.

"Okay. Sembra forte." ammise il canadese "Ma ora sono davvero curioso. Che mi daresti in cambio, scusa?"

Appena il più grande tornò a fissarlo, il newyorkese deglutì rumorosamente.
Effettivamente, questo era un dettaglio a cui non aveva pensato.
Non è che avesse tante cose a disposizione, nè tanto meno soldi a disposizione e nè aveva la più pallida idea di cosa uno come Wade Wilson volesse.

"Io- Uh-- Hai in mente qualcosa che vorresti da me?"

A quella domanda, il canadese allargò gli occhi, dischiudendo le labbra dalla sorpresa, irrigidendosi di botto.
Peter doveva averlo colto davvero di sorpresa, perchè lo vide lanciargli diverse occhiate, mentre chiudeva e apriva più volte la bocca, come se volesse dire qualcosa ma non sapesse come dirla.
Quando lo vide abbassare lo sguardo, nascondendo la faccia con le braccia e lo sentì farfugliare non sapeva bene cosa fra sè e sè, si chiese se non l'avesse rotto per sbaglio.
Che gli fosse sfuggito qualcosa?

"Facciamo--Facciamo così." disse di colpo Wade, uscendo dal suo 'nascondiglio' "Ora- Ora provo a finire i miei fantastici appunti, usando i tuoi ancora più fantastici e magici appunti e- e nel mentre penserò a-- qualcosa di-- beh, qualcosa di fattibile, mh? E vediamo se questo metodo funziona. Potrebbe rivelarsi, uh, sorprendente, sì,"

Proclamate queste parole, il canadese riprese i quaderni e la penna ed iniziò a scrivere, con un'espressione seria mai vista prima.
Il newyorkese, con fare preoccupato, iniziò a chiedersi che diavolo si stesse immaginando quella testa baccata.

****************

"FINITO!"

Come il biondo urlò, tutti i ragazzi che c'erano nella biblioteca si voltarono verso di loro e la responsabile esordì con un sonoro 'sssh', lanciandogli l'ennesima occhiataccia.
Peter iniziò a chiedersi se fosse il caso di cambiare luogo dove studiare.
Scrollando le spalle, prese il quaderno dalle mani dell'altro e iniziò a sfogliare le pagine, con una penna rossa in mano e, con un sorrisetto sulle labbra, si accorse che il suo piano avesse funzionato : a parte qualche piccolo errore d'ortografia e qualche disegno sparso qua e là, gli appunti erano scritti in maniera chiara e concisa.

"Sembra tutto apposto."

Pienamente soddisfatto di se stesso e del suo piano, fece per ridare il quaderno all'altro, quando notò qualcosa nell'ultima pagina degli appunti.

"Uh, questi cosa dovrebbero rappresentare?" chiese perplesso, indicando con l'indice due stickman.

"Noi due." esclamò, visibilmente orgoglioso del suo operato "Perchè siamo un fantastico team."

" ...D'accordo." mormorò, ancora più perplesso "E' il cuore al centro perchè--?"

Wade gonfiò il petto orgoglioso, facendo un enorme sorriso.

"Per indicare che siamo amici del cuore."

"... Ma noi non siam--"

"Non ancora, Petey pie. Non ancora."

Il newyorkese fece per aprire bocca ma, no, non gli vennero altre parole per ribattere a tutta quell'idiozia ed era abbastanza sicuro di non voler altre spiegazioni da lui.

"Duunque," esordì il canadese, con occhi ricolmi di speranza "Quindi posso esprimere un desiderio, giusto?"

"Beh, immagino di sì?" esclamò l'altro con un sorrisetto nervoso, ritrovandosi a deglutire rumorosamente "Solo- Uh- Qualcosa di piccolo, okay? Dopotutto, hai solo copiato degli appunti correttamente."

Wade annuì vigorosamente con la testa, con un enorme sorriso e Peter sperò con tutto il cuore che non gli chiedesse qualcosa di più costoso di un pezzo di pizza.

"So già cosa voglio." mormorò con fare serio il biondo, facendolo irrigidire "O, meglio, so già cosa voglio sapere."

Quel commento lo sorprese ma sentì improvvisamente le spalle non più cariche di tensione.
Voleva che rispondesse ad una domanda? Niente di più semplice.
Sperò solo che non fosse nulla di troppo stran--

"Chi era quello là?"

Ecco, appunto.

"Come prego?" esclamò Peter, visibilmente confuso.

"Io. UH. Insomma. E' tipo, quel- quel tipo che-- oh, dai, lo sai di chi sto parlando!" borbottò Wade, iniziando a gesticolare in aria come se, facendo in quel modo, potesse rendere più chiaro ciò che volesse dire.

"Wade, giuro che non ho la più pallida idea di cosa tu stia cercando di dirmi."

"Ma sì, quello-- Quello della volta che ti prendevo merendine e-- gliele hai fatte mangiare-- anche se-- erano per te."

Dopo qualche istante di spaesamento, finalmente il più piccolo capì.

"Ah sì, dici Harry giusto?"

"Sì, Harry." ripetè il biondo, facendo una vocina stupida, incrociando le braccia al petto, con una faccia visibilmente offesa "Quindi? Chi sarebbe?"

Il newyorkese lo fissò per un lungo istante, come cercando di capire se lo stesse prendendo in giro o meno ma, lo sguardo serissimo dell'altro gli fece capire che no, non stava scherzando per niente.

"Penso che tu sia la prima persona al mondo a non conoscere Harry Osborn." esordì Peter, con un sospiro stanco per poi roteare gli occhi alla vista dello sguardo spazientito e ancora più confuso del ragazzo con gli occhi azzurri "Harry è il figlio di Norman Osborn, il fondatore della Oscorp una famosa multinazionale miliardiaria. Finiscono spesso in tv, insieme alla Stark Industries che è--"

"Dove lavora Iron-man."

"Sì Wade, dove lavora Iron-man."esclamò con una scrollata di spalle "Cioè, insomma, Tony Stark è l'amministratore delegato. Sono gli altri che lavorano per- Vabbè, non importa. Comunque dicevo, sono due società rivali. Un po' come-"

Il ragazzo dagli occhi nocciola si bloccò per un'istante, cercando un esempio pratico che anche uno come il canadese potesse capire.

"... Un po' come le console della Nintendo e della Playstation. Solo che le due società non trattano di cose del genere, capito?"

Il canadese annuì con la testa per intendere che, sì, aveva capito il discorso.

"Ad ogni modo, davvero non conosci gli Osborn? Eppure appaiono in tv tanto quanto Tony Stark." spiegò ancora, per poi posare l'indice al centro degli occhiali, spingendoli all'indietro "Anche se Harry non ha bisogno del nome del padre per farsi conoscere. E' di bell'aspetto, bravo nello studio e di buon cuore. Lo è sempre stato. Credo che lo amino tutti in questa scuola."

Per il moro, l'amico era la versione diecimila volte migliore di lui, qualcosa a cui non si sarebbe mai avvicinato, neanche volendo.
Non c'era da sorprendersi che Mary Jane avesse l'avesse scelto.
Strizzò istintivamente gli occhi a quel pensiero, che ancora gli faceva male, dandosi poi mentalmente dell'idiota in quanto sapeva quanto fosse terribilmente sbagliato stare lì, a crogiolarsi di gelosia ed invidia per quello che doveva essere il suo amico d'infanzia.

"Meh, sarà." borbottò Wade in tono acido, interrompendo i pensieri di Peter "Io non ci vedo tutto sto granchè, sinceramente."

Si avvicinò quindi all'altro, facendogli l'occhiolino.

"Per me, tu sei più carino."

A quelle parole, il newyorkese rimase in silenzio con le labbra socchiuse, non aspettandosi quelle parole.
Allungò poi la mano, dandogli un colpetto con l'indice sulla fronte.

"... Ah-ah, battuta molto divertente, Wilson." esclamò, incrociando le braccia al petto "Ora torniamo a studiare."

Era strano ma, per qualche motivo, nonostante sapesse che quello era semplicemente il modo di scherzare dell'altro, quel semplice commento era riuscito a fargli tornare il buonumore.


****************

"Peter, posso parlarti un attimo?"

Il ragazzo nominato stava giusto per aprire la porta dell'ingresso della scuola, per tornare a casa dopo uno stressante ma proficuo pomeriggio di studio con il canadese e constatò che si trovò davanti la persona di cui stavano parlando giusto qualche oretta prima.
Che avessero eseguito un'evocazione senza saperlo?

"Oh ciao, certo." 

Harry gli sorrise caloroso, per poi mettergli il braccio intorno alla spalla, portandolo a chiacchierare in un angolo.

"Senti, so che non è molto ma," esordì a bassa voce, in modo che non lo potessero sentire eventuali studenti "Ho pensato a quello che è successo con il coach. Non mi va che faccia lo stronzo con te perchè pensa che può farlo."

"Harry, guarda che io sto bene, davvero." disse nervosamente il newyorkese "Non devi-"

"Certo che devo." ribattè l'altro "Cioè, non ho fatto nulla di così eclatante, credimi. Gli ho solo parlato per trovare un compromesso e credo che tu lo possa aiutare con la squadra di football. Domani prova a parlargli, okay?"

Peter si morse il labbro inferiore per poi abbassare lo sguardo, senza sapere davvero che dire.
Sin da piccolo, l'amico era sempre rimasto al suo fianco ed era sempre intervenuto, in caso di necessità per aiutarlo e ciò non faceva altro che aggravare il suo senso di colpa.

"Io--Uh-- Grazie Harry..."

"Dovere Pete." esclamò staccandosi da lui, dandogli un leggero pugnetto sulla spalla con fare affettuoso "Comunque, so che non dovrei chiedertelo ma..."

Il ragazzo dai capelli corvini tacque, come timoroso di continuare e l'altro inclinò la testa, guardandolo con fare interrogativo.

"Senti, so che non ho alcun diritto di dirlo. So che magari ce l'hai con me e-"

"Non ce l'ho con te."

"Sì invece, Pete." esclamò Harry, in tono lievemente più alto "E va bene, hai tutto il diritto di essere arrabbiato con me. Ma..."

Il ragazzo sospirò lievemente, per poi rivolgergli un sorriso malinconico.

"... Mi manchi, dico davvero. Ma non ti dico di perdonarmi, così, su due piedi. Solo... A piccoli passi, cerchiamo di recuperare la nostra amicizia. Chessò, chiacchieriamo nei corridoi o unisciti a pranzo con me e Mary Jane, qualche volta. Ti assicuro che anche a lei manchi."

Peter lo fissò per un lungo istante, non sapendo davvero che dire.
Non è che non gli mancassero, ma non era fosse peggio frequentarli di nuovo come se nulla fosse successo? Nulla fosse cambiato?
Sinceramente, non si sentiva pronto a frequentarli di nuovo.
... Ma non voleva dire di no ad Harry.

"Certo, non penso sia un problema." esclamò, cercando di fingere un sorriso sincero.

"Grande!"

L'amico gli rivolse un enorme sorriso, visibilmente sollevato dalla sua risposta e il newyorkese si sentì morire dentro.

"Un'ultima cosa e poi ti lascio andare." disse Harry, guardandolo dritto negli occhi "Ti stanno scocciando ancora? Dico Flash e gli altri."

"Che? Ah, no. Diciamo che in qualche modo ho risolto."

Grazie a qualcuno avrebbe voluto aggiungere, ma ovviamente non era per niente il caso di dire una cosa del genere perchè ciò avrebbe portato altre domande e non era sicuro di come l'amico avrebbe preso l'idea di un ragazzo che andava a picchiare i 'cattivi' della scuola.

"...Mh." mugugnò il ragazzo dai capelli corvini, con fare pensieroso.

Sembrò sul punto di dire altro, quando sembrò guardare qualcosa alle spalle dell'amico e il suo sguardo cambiò.

"Scusami, ti ho intrattenuto anche fin troppo, ora devo proprio andare. C'è dietro il tuo allievo che sembra voglia dirti qualcosa. Meglio che vi lasci soli, ciao Pete!"

Mentre Harry si allontanava, Peter si chiese che gli fosse preso così all'improvviso.
Sbaglio o le ultime frasi erano state glaciali?
... Aspetta, che intendeva con 'allievo'?

"Ora parlate di nuovo, Petey pie?"

Ah, ecco a chi si riferiva.
Ecco che il tempo di riconoscere la sua voce, che Wade gli mise l'indice e il pollice sulle guance stringendo appena.
L'espressione di Peter era parecchio buffa, in quel momento.

"Ehi-- che diamine fai?!" esclamò il newyorkese, mettendo una mano in faccia al biondo , cercando di spostarlo.

"Evito che il tuo faccino si rovini mentre cerchi di sforzarti."

Il moro si sorprese da quelle parole, guardandolo per un istante con occhi spalancati.
Da quando Wade capiva quando 'fingeva'?

"Non so di cosa tu stia parlando." borbottò il ragazzo, mentendo spudoratamente, abbassando lo sguardo "Che ti serve?"

"Eh- Uh- Sì." Ora sembrò Wade preso in contropiede. Sembrò quasi che non avesse niente da dirgli. "Eeeeh... Sì, giusto. Dici che dovrei puntare a qualche attività extra qui a scuola? Tipo, non so, il football?"

Strana cosa che, dopo che ne aveva parlato con Harry, magicamente anche il biondo tirasse fuori il discorso. Era forse un caso?

"Beh, sì, fa sempre comodo nel proprio curriculum fare attività extra." ammise Peter, facendo spallucce "E sì, potresti essere portato per il football, vista la tua stazza. Ma penserei anche ad altro. Più cose fai e meglio è."

"Figo." esclamò il più grande, con un sorrisone "Quindi ci beccheremo più spesso, giusto?"

Okay, decisamente Wade aveva ascoltato la discussione di poco prima. Quasi scordava che con lui non esiste il caso.

"... Wade, hai ascoltato la conversazione che ho avuto con Harry per caso?"

Il canadese sgranò gli occhi, come se avesse assistito ad una qualche sorta di magia dal vivo.

"Okay Parker, sei inquietante. Come diavolo hai fatto a capirlo?" esclamò allibito e sinceramente sorpreso "Comunque. Come dire? Diiiciamo di sì, ma non era del tutto intenzionale."

Ah-ah, certo, come no.

"E che, sinceramente, non so che pensare." continuò l'altro, facendo spallucce "Insomma, pensavo lo volessi evitare a tutti i costi mentre ora ti vedo parlaci come se nulla fosse. Insomma, più o meno, si vedeva che volevi scappare looontano da qui."

Peter si stupì da quelle parole: era davvero quella l'impressione che dava?

"Non è affatto così." mentì di nuovo, incrociando le braccia al petto e distogliendo lo sguardo "Non è che lo voglio ignorare o scappare da lui in eterno. E' solo che- spiegato in breve, ci sono rimasto male per una cosa che ha fatto. Ma niente che non si possa risolvere con un po' di tempo. Dopotutto, siamo amici da tanto, sarebbe stupido da parte mia tenergli il broncio per una cosa così poco grave."

Sinceramente, il più piccolo non aveva la più pallida idea di perchè stesse raccontando così tante cose all'altro.
Forse aveva solo paura che se la prendesse con Harry senza motivo, pensando che fosse anche lui qualche sorta di bullo.

"Sarà Petey." mormorò il canadese, facendo spallucce "Dico solo che non dovresti sforzarti a perdonarlo, se non vuoi, qualsiasi cosa sia successa. Anche se è il fighetto e il beniamino della scuola o quello che cavolo è."

Da quando in qua era diventato così saggio?
Dovette ammettere che, se non fosse che stesse parlando del suo migliore amico, avrebbe detto che aveva ragione.
Strana cosa da dire di Wade Wilson.

"Ti prego, dimmi che non è il cervellone o il più bravo della scuola. Potrei vomitare da tutta questa perfezione." continuò l'altro, in tono schifato.

"Come mai tanta curiosità per lui?" esclamò stancamente, scrollando le spalle "Comunque, te l'ho detto anche prima. E' bravo negli studi. Ma..."

Si bloccò per un istante, non sapendo se fosse giusto o meno continuare la frase.

"E' vero che prende voti alti ma non sono più alti della classe, diciamo."

Il biondo rimasse per un lungo istante a riflettere sulle parole dell'altro, come se le stesse elaborando. Poi, come se avesse capito quale verità, si illumino.

"Non mi dire, Petey, sei più cervellone di lui, eh?? Lo sapevo che eri meglio tu." esclamò entusiasta, dandogli una pacca sulla schiena che lo fece sussultare "Sembra proprio che il signor perfettino non sia poi così perfettino."

"Wade, piantala adesso." lo ammonì Peter, trattenendosi più che potè dal sorridere. Era pur vero che era forse la prima volta che qualcuno che non fosse un suo familiare lo lodasse, in quel senso.

"Okay, okay, un ultima cosa." esclamò Wade, alzando le braccia in segno di resa "Visto che siamo in tema, cosa è meglio secondo te : Oscorp o Stark?"

"Prego?"

"Oh andiamo, hai parlato della rivalità fra le due prima ma sono sicura che c'è una che preferisci di più delle altre." ribattè, con un sorrisone "Dove lavoreresti più volentieri? Dal padre del tuo amico o da Iron-man?"

Il newyorkese lo guardò dritto negli occhi, rimanendo per un lungo istante senza parole. Non è che non conoscesse la risposta.

"Beh," esordì, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e guardando un punto indefinito davanti a sè "penso che entrambe abbiano dei punti forti e dei punti deboli, come tutto. Penso sia impossibile scegliere su due piedi."

"Capito, capito." ribattè l'altro, roteando gli occhi. Fece per andarsene quando si avvicinò per sussurrargli una cosa nell'orecchio "Concordo che le armature-robotiche di Iron-man siano decisamente un sacco forti, per quanto non siano il mio genere."

Mentre quello gli dava le spalle, alzando la mano per salutarlo, Peter si chiede da quando Wade avesse imparato a leggerlo così bene.



*Royal Canadian Navy

//Buonsalve ragazzi! **
Eccoci finalmente al nuovo entusiasmante capitolo, vi ringrazio ancora di buon cuore per tutti quelli che stanno seguendo e recensendo la storia. Davvero, mi fate felice. <3
Piccolo annuncio : parto anche io in vacanza! Quindi è probabile che per agosto non avrete aggiornamenti, scusate, ci si vede a settembre ><
Detto ciò, sentitevi liberi di scrivermi per dirmi che ne pensate <3 byee
   
 
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