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Autore: LittleBunny    05/09/2019    1 recensioni
Passò un lungo istante in silenzio, prima di iniziare a dare delle, seppur lievi, testate sul suo armadietto, sotto lo sguardo incredulo di alcuni studenti che, dopo averlo guardato in maniera perplessa, decisero di allontanarsi.
Smise quasi all'istante, mugugnando parole incomprensibili, un unico pensiero ad invadergli la mente: era un'idiota.
Lo pensava già da un po' , ma ora aveva la conferma definitiva.
Era. Un. Totale. Idiota.
Come diavolo gli era saltato in mente di dire cose del genere ad uno che era il doppio di lui? Non gli bastava quello che stava passando con Flash, doveva per forza stuzzicare uno che poteva prenderlo a pugni, senza trovare la benchè minima resistenza?

[AU! SpideyPool]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Deadpool, Peter Parker
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Irresistible05 ● In questa fanfiction, NON si fa riferimento al Peter Parker della MCU ma è ispirato a quello dei fumetti;
● I personaggi NON sono miei ma della Marvel Comics.


5° Capitolo.




"Beh Pete, come ti stai trovando col tuo nuovo 'lavoro'?"

Appena gli fu rivolta quella domanda, il ragazzo nominato alzò lo sguardo dai suoi appunti per poi guardare i suoi due interlocutori, non sapendo bene come rispondere.
Il lavoro - se così si poteva chiamare tale - che svolgeva col coach da qualche settimana, era difficile da definire.
Quello che doveva fare era stare seduto ed osservare i giocatori di football e annotarne i dati -ad esempio, quanti touchdown sono stati passati dal quarterback o quanti yard sono stati percorsi dal corridore - per portare in campo la formazione migliore ad ogni partita.
In poche parole, quello che faceva era semplice statistica e forse non era la cosa più entusiasmante al mondo ma, quanto meno, non doveva più strafare nelle ore di educazione fisica.

"Non è male." rispose dopo un lungo silenzio, facendo un mezzo sorriso.

"'Non è male'?" ripetè Mary Jane con un leggero sbuffo, per poi indicare Harry al suo fianco "Sai che, se questo qua pensasse che il tuo 'non è male' voglia dire 'fa schifo', sarebbe capacissimo di far licenziare l'allenatore con uno schiocco di dita?"

"Esagerata." rispose il diretto interessato, per poi alzare un sopracciglio "Piuttosto, non dovresti tornare ad allenarti con le tue amiche cheerleader, invece che perdere tempo con noi comuni mortali?"

"E tu non dovresti smetterla di fare la mammina apprensiva con Pete e dedicarmi qualche attenzione in più?" ribattè l'altra, per poi stringere il braccio dell'altro, rivolgendogli poi un sorriso furbetto.

Dopo aver distolto lo sguardo dai due che ora sembravano scambiarsi attenzioni da piccioncini, incuranti del fatto che lui fosse letteralmente al loro fianco, il moro riflettè sulle parole della ragazza. Effettivamente, non è che 'esagerasse' su Harry e sul suo essere iperprotettivo.

"Sì, voglio dire. Va tutto bene." si corresse immediatamente, per poi cercare di non storpiare la faccia con una qualche espressione disgustata, sentendo i due scambiarsi effusioni - rifiutandosi categoricamente di guardare nella loro direzione.

"Beh, meglio così." esclamò il corvino poi, dopo aver dato un'occhiata all'amico, mise la mano sulla spalla della sua ragazza, spostandola lievemente "Ora basta, lo stiamo mettendo a disagio. E dicevo sul serio prima, forse dovresti andare."

Mary Jane allargò gli occhi a quelle parole, alzandosi di scatto, palesemente infastidita. Fece per aprire bocca ma, dopo aver notato che le sue compagne di squadra stavano iniziando a radunarsi, alla fine si limitò a lanciare una semplice occhiataccia ad Harry.

"Beh, devo proprio scappare! Ci vediamo." disse con un sorriso affabile, rivolgendosi a Peter - che rabbrividì, percependo a pelle quanto l'altra fosse in realtà davvero irritata.

E mentre la rossa si allontanava, facendo un gestaccio al suo fidanzato, il moro dovette far uso di tutta la sua forza di volontà per non guardare troppo intensamente il suo bel fisico, rinchiuso in quella tutina aderente - a sua discolpa, aveva sempre avuto un debole per le divise delle cheerleader.

"Tutto bene, Pete?"

"Eh? Ah, sì." borbottò il ragazzo con gli occhiali, avvicinando un pugno alla bocca per tossire, cercando di nascondere in qualche modo il lieve rossore sulle guance "Piuttosto, tu con Mary Jane? Tutto bene fra voi? Forse dovresti andare da lei, mi sembrava un po'-"

"Va tutto bene, le passerà." lo interruppe, facendo spallucce "Sai com'è fatta. Piuttosto, scusa se ti abbiamo disturbato."

Il newyorkese tacque a quelle parole, abbassando nuovamente lo sguardo sui suoi appunti, rimuginando su quello appena successo.
Sicuramente, uno dei lati poco piacevoli del suo nuovo 'ruolo' nella squadra di football della scuola, era questa situazione fra loro tre.
Nonostante, qualche tempo fa Harry gli avesse assicurato che avrebbero iniziato a frequentarsi di nuovo per 'gradi', - con qualche chiacchiera nei corridoi e per la pausa pranzo ogni tanto, giusto per citare le sue parole - stava di fatto invece che gli stavano sempre attaccati.
Forse il suo comportamento avuto in precedenza era stato scorretto - insomma, prima fuggiva letteralmente ogni volta che li vedeva in giro - ma era anche vero che l'improvviso attaccamento nei suoi confronti era eccessivo.
Non è che li odiasse, questo no, ma si sentiva davvero soffocare.
E se lui si sentiva così, aveva come l'impressione che la rossa, al contrario, si sentisse alquanto trascurata dal suo ragazzo.
Insomma, era vero che tendeva ad essere abbastanza suscettibile, ma come darle torto se, tutte le volte che voleva stare col suo ragazzo, c'era Peter in mezzo?
E dire che aveva provato più volte a far ragionare l'amico, dicendogli che fosse più che normale che dovesse passare un po' di tempo con lei, ma l'altro sembrava irremovibile.
Si chiese quindi se fosse colpa sua questa situazione strana, se fosse perchè Harry aveva paura che 'scappasse di nuovo'.
A quel pensiero si sentì davvero mortificato.
Sperò, quanto meno per lei, che fuori dalla scuola avessero una normale vita di coppia, che uscissero e quant'altro.
Se lo meritava, dopotutto.
E Peter, beh, poteva dire che gli unici momenti in cui potesse 'staccare' dai tre, senza ferire i sentimenti di nessuno, era quando tornava a casa e quando studiava con Wade.
A proposito di Wade...
Ecco che, mentre appuntava con cura le informazioni sul suo quaderno, vide spuntare in campo proprio il canadese, cosa che lo fece sorridere di riflesso.
Non sapeva per quale motivo precisamente, ma ogni volta che lo vedeva in campo, gli tornava subito il buon'umore.
Ma forse era normale così, dopotutto, sul campo mostrava un lato di sè che lo divertiva parecchio.
Infatti, nonostante fosse davvero portato per quel gioco - anche se era un 'novellino' visto che aveva iniziato per la prima volta il football nello stesso periodo in cui Peter aveva iniziato a fare il 'consulente' - , il biondo si perdeva in stupidate, facendo finire gli allenamenti in un macello.
In quel momento, ad esempio, dopo aver afferrato la palla e schivato senza troppa difficoltà i difensori ed averli distanziati di parecchio, ecco che il più grande si fermò, di punto in bianco, in mezzo al campo, solo perchè aveva visto Peter dalle panchine e voleva salutarlo.
Nonostante fossero distanti, il newyorkese potè benissimo distinguere il sorriso a 32 denti dell'altro mentre muoveva velocemente la mano, stringendo con l'altro braccio il pallone di football e continuò così per un bel po', finchè i difensori finalmente non lo raggiunsero, buttandolo con un tonfo a terra.
La cosa che ogni volta catturava l'attenzione del più piccolo era che, non importava quanto l'allenatore urlasse come un pazzo verso di lui, quanto apparentemente si fosse fatto male, Wade rideva sempre di puro cuore.
In momenti come questi, il più grande poteva essere paragonato ad un bambino che amava saltare sulle pozzanghere, incurante del fatto che potesse scivolare e farsi male o che i poveri genitori avrebbero dovuto smacchiargli i vestiti rovinati.
Effettivamente, ce lo vedeva da piccolo comportarsi in quella maniera, facendo impazzire chiunque gli stesse intorno - non che ora non lo facesse.

"Perchè ridi?"

Trasalì di colpo a quella domanda, che lo fece tornare di botto alla realtà.

"Prego?"

"Ti ho chiesto perchè ridi." ripetè Harry, alzando un sopracciglio quasi divertito "Di punto in bianco, ti ho visto sghignazzare sotto i baffi e mi chiedevo se avessi per caso visto qualcosa di divertente."

"Ah..." mugugnò l'altro, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, in imbarazzo.

Non sapeva per quale motivo ma Peter non riusciva a parlare apertamente di Wade con il suo amico.
Forse perchè aveva paura che l'altro lo giudicasse male. Forse perchè non sapeva spiegarsi manco lui quella strana simpatia verso il biondo.

"Non è niente." mentì, facendo un mezzo sorriso "Ero solo sovrappensiero, tutto qui."

Il corvino non sembrò convinto e il newyorkese notò l'altro dare un'occhiata al campo, cambiando immediatamente espressione.

"Sei molto amico di Wade Wilson, mh?"

Colto in flagrante, il ragazzo si irrigidì di colpo a quella domanda.

"Beh, immagino si possa dire così..." borbottò l'altro, mordendosi il labbro inferiore. Non sapeva manco lui perchè si stesse giustificando in questo modo, visto che non stava facendo nulla di male. "Qual è il problema?"

"Mi stai dicendo che non sai tutte le voci che girano sul suo conto?" esclamò Harry con uno sbuffo infastidito, incrociando le braccia al petto.

Quel commento irritò Peter non poco.

"No, e non capisco perchè dovrei ascoltarli, nel caso." mormorò irritato, lanciandogli un'occhiataccia "E mi sorprende che tu mi dica una cosa del genere. Hai sempre detestato questo genere di cose."

"Peccato che so per certo che molte di quelle voci sono vere."

Che si riferisse al fatto che fosse stato espulso? Della sua condotta violenta contro le persone che, secondo lui, se lo meritavano?

"Beh, non mi importa." ribattè ancora, schioccando la lingua "Wade mi ha sempre detto la verità su di lui, non mi ha mai nascosto niente. Per questo so per certo che non mi farebbe mai nulla di male."

A quelle parole, notò come il corvino strizzò gli occhi, come se le parole dell'altro l'avessero ferito. Inconsapevolmente, aveva fatto breccia su una ferita ancora aperta e Peter si sentì in colpa al riguardo. Tuttavia, irritato com'era, non sentì davvero il bisogno di scusarsi.

"Scusami tanto se sono preoccupato che il mio migliore amico possa frequentare un poco di buono, per non dire delinquente." esclamò Harry, dopo un lungo silenzio, abbassando poi lo sguardo "Ti ha anche detto che è un dongiovanni? E sappi che sto usando il termine 'dongiovanni' per essere delicato."

"Io-- Sì, certo." borbottò il newyorkese, ripensando alla prima volta che aveva incontrato il canadese e di come, senza alcun problema, gli aveva raccontato alcune esperienze - e sarebbe andato anche sul dettaglio, se non fosse che il moro l'avesse più volte bloccato. Quel pensiero lo innervosì, per qualche motivo che non seppe spiegarsi. "Non condivido il modo di approcciarsi a, mh- queste cose. Ma la vita è sua e finchè è felice lui e non fa del male agli altri, non capisco perchè dovrebbe essere un problema."

"Sì? E non sei un po' preoccupato?"

Calò per un po' il silenzio e Peter si ritrovò gli occhi seri del suo migliore amico puntati addosso.

"Perchè dovrei preoccuparmi?" borbottò, sentendosi incredibilmente a disagio "Non è che io sia una ragazza e, anche se fosse, non sono decisamente il suo tipo."

Gli occhi del corvino sgranarono di colpo a quelle parole, per poi tacere per un lungo istante.

"Peter..." mormorò infatti l'amico, con fare grave "... Davvero sei ancora così ingenuo?"

"PARKER, ALZATI E VIENI A DARE UNA MANO!"

Lo studente non fece in tempo a ribattere, che l'allenatore lo chiamò, segno che doveva andarsene immediatamente.

"Io- scusa, ne parliamo un'altra volta." borbottò, salutando Harry con una mano, scendendo gli scalini.

Solitamente, era questo il lato di quel 'lavoro' che odiava di più in quanto, per il coach, raccogliere dati sui giocatori non era troppo faticoso e così lo obbligava a raccogliere l'attrezzatura o a fare commissioni.
In teoria lavorava sulle statistiche, in pratica era una sottospecie di raccattapalle.
Normalmente, avrebbe sbuffato sulla cosa, arrabbiato che dovesse essere comunque lo sguattero della situazione, ma non quella volta.
Dopotutto, grazie al coach, era fuggito da un discorso che Peter era sicuro non volesse sentire.

****************

"Mi spieghi perchè, fra tutti i posti possibili ed inimmaginabili, hai deciso di incontrarci proprio qui??"

Il moro lanciò un'occhiataccia al canadese, incrociando le braccia al petto, irritandosi ancora di più della faccia beota dell'altro.
Insomma, l'altro l'aveva 'letteralmente' placcato mentre riforniva di acqua la squadra, chiedendogli con una certa urgenza di incontrarsi.
Peccato che il loro luogo d'incontro fosse il dannatissimo spogliatoio, dove delle dannatissime persone giravano dannatissimamente nude.

"Perchè? Che c'è di male?" esclamò il più alto, guardandolo in maniera confusa "Pensavo che lo usassi anche tu."

"Prego?"

"Sì, insomma," continuò, alzando gli occhi al cielo, grattandosi una guancia "Fai anche tu parte della squadra, cioè, non sei propriamente un giocatore maaa l'allenatore ti fa sempre sgobbare quindi- insomma- pensavo che- sì, facessi la doccia con-- insomma, hai capito."

Il più piccolo alzò il sopracciglio mentre ascoltava il discorso dell'altro.
Per qualche oscuro motivo, qualcosa non quadrava e-- ecco che uno dei giocatori camminò tranquillamente come se nulla fosse, con appena un misero asciugamano a coprirgli le vergogne, proprio davanti a loro, costringendo Peter a guardare un punto non specifico del soffitto.

"Io- No, preferisco di gran lunga la doccia di casa mia. Sai, meno gente nuda in giro." borbottò sarcasticamente, in completo imbarazzo.

"Ma sai, Petey" insistette l'altro, passandosi una mano fra i capelli ancora umidicci "Anche se è più soleggiato, fa ancora abbastanza freddo lì fuori. E rischi di ammalarti, visto che sudi anche tu, a fare avanti ed indietro. Quindi non sarebbe forse meglio fare una bella doccia calda qui, in modo tale che la persona più intelligente della scuola non si ammali di colpo?"

"Da come stai insistendo Wade, sembra quasi che tu ci tenga particolarmente ad assistermi mentre mi faccio la doccia." ribattè poco serio, riposando gli occhi sui suoi, come il ragazzo di poco prima si fu allontanato abbastanza.

A quel commento, il canadese allargò gli occhi, rimanendo a bocca lievemente socchiusa.
Era solo una sua impressione o era appena arrossito?

"Ehi ragazzi!"  esclamò un altro ragazzo, salendo sopra una delle panchine dello spogliatoio - e il newyorkese notò l'amico trasalire, come se si rendesse conto solo ora di dove fossero - "Volete vedere come faccio l'elicottero col mio cazz--?"

"WITH THE LIGHT OUT" cantò - o, meglio dire, urlò - di colpo il più grande, coprendo tempestivamente con le mani gli occhi del più piccolo che balzò dallo spavento "IT'S LESS DANGEROUS. HERE WE ARE NOW, ENTERTAIN US. I FEEL STUPID AND CONTAGIOUS. HERE WE ARE NOW, ENTERTAIN US."

Mentre Peter veniva trascinato via dall'altro, senza riuscire a capire che stesse succedendo o che stessero dicendo gli altri, - e, in cuor suo, sapeva che fosse meglio così - sentì improvvisamente un profumo dolciastro.
Che provenisse da Wade? Dopotutto, erano davvero vicini ora.
Effettivamente, sembrava che si fosse appena fatto la doccia, così si chiese se fosse la fragranza del suo profumo o se usasse un bagnoschiuma particolare.
Era, ad ogni modo, un aroma che gli stava molto bene addosso.
... Perchè diavolo stava pensando ad una cosa del genere?

"Peter Parker!" lo ammonì il biondo, lasciandolo finalmente andare appena furono fuori, per poi chiudere la porta alle loro spalle "Te l'avevo detto che non era il caso di incontrarci nello spogliatoio ma tu eri tutto un 'ma no Wade, devo farmi la doccia, c'è freddo fuori' ma sai che ti dico, signorino? D'ora in poi la farai a casa la doccia, fine del discorso."

Di tutta risposta, Peter gli lanciò un'occhiataccia e, se non fosse stato troppo imbarazzato, avrebbe detto giusto due cosette a quel cretino.

"Ora. Si può sapere che dovevi dirmi?"

A quella domanda, gli occhi azzurri dell'altro si illuminarono di colpo e subito un enorme sorriso affiorò sul suo volto, mettendo in enorme difficoltà il più piccolo, che quasi non riusciva più ad essere arrabbiato con lui.
Il canadese si frugò le tasche, come in cerca di qualcosa per poi, finalmente, estrarre un ammasso di fogli accartocciati, che diede immediatamente all'altro.
Dopo che li ebbe sistemati, il newyorkese notò che erano tutti compiti in classe di Wade nella quale aveva preso voti che andavano da D a C-.
Il newyorkese non poteva credere ai suoi occhi.

"Ho recuperato tutti i corsi." esclamò orgoglioso, dandosi un pugnetto sul petto "Quindi, se continuo così, passerò l'anno senza problemi. Sono stato bravo, vero?"

"Tu- Sei stato bravissimo, Wade." gli rispose senza fiato, per poi sorridergli di puro cuore "Si vede che ti sei impegnato tanto."

Apparentemente, potevano sembrare voti di poco conto, ma sapendo quanto impegno ci avesse messo per recuperare in quei mesi, - contando che inizialmente non riusciva neanche a copiare un paio di appunti - era stata davvero un'impresa straordinaria.
Diede un ulteriore occhiata ai vari compiti, con uno sguardo di puro orgoglio in volto, per poi restituirli al proprietario che ora sembrava aver assunto uno sguardo stralunato.

"... Che c'è? Non era quello che ti aspettavi?" chiese Peter, perplesso dal suo sguardo.

"E' la prima volta che ti vedo sorridere. Mi ha sorpreso." ammise con le labbra semi socchiuse, per poi rivolgergli un sorriso gongolante "Allora è vero che ti piaccio almeno un po'!"

Il newyorkese roteò gli occhi a quell'affermazione, sospirando apparentemente esasperato.
Sinceramente, non sapeva perchè doveva comportarsi in questo modo, nei suoi confronti.
Potrebbe anche dirglielo, che per lui ormai era un amico. Che gli stava simpatico. Che adorava tutte le piccole attenzioni che aveva nei suoi confronti. Che lo faceva stare bene la sua presenza e lo faceva sorridere. Che lui-- Okay, no, poteva benissimo evitare tutti questi dettagli, - anzi, doveva evitarli nella maniera più categorica - però quanto meno poteva dirgli la prima parte del discorso, dell'amicizia insomma.
Ma che ci poteva fare, se il solo pensiero lo faceva imbarazzare da morire?

"Il solito antipatico." esclamò Wade, fintamente offeso "Comunque, ora posso chiedere il mio premio, sì?"

"Oh, uh."

Ah, quasi dimenticava quel piccolo dettaglio.
Piccolo dettaglio che aveva convinto l'altro a studiare, tra parentesi.

"Beh, certo." rispose il newyorkese, titubante "Ma sappi che non ho un soldo. Quindi se tu--"

"Oh no, no. Niente del genere." disse l'altro sorridente, per poi fargli segno di avvicinarci.

Come sentì la voce bassa dell'altro, rabbrividì, sorpreso di come il suo timbro di voce potesse essere così caldo.
... Seriamente, che diavolo gli stava prendendo oggi? Il sole gli aveva dato alla testa?!
Fortunatamente, ad allontanarlo da quel genere di pensieri, ci pensò la strana richiesta dell'altro.

"Quindi? Può andare bene?" chiese il canadese, con tono di voce eccitato.

"Uh, per andare bene, va bene. Ma..."

"Ma?"

Il più piccolo esitò per un breve istante, prima di continuare.

"Sicuro che la cosa ti vada bene?"

Il ragazzo lo guardò intensamente negli occhi per un istante, per poi sorridere raggiante.

"Assolutamente."
****************

"Continuo a non capire perchè hai voluto fare una cosa del genere." borbottò Peter, sistemandosi meglio sulla poltrona, stringendo a sè la busta con dentro dei popcorn.

"Petey pie, sarà almeno la centesima volta che lo dici." esclamò placidamente l'altro, per poi infilarsi in bocca una bella manciata di patatine, masticandole poi rumorosamente "Ziffo e godifi il film."

Nonostante le parole dell'altro, il newyorkese non riusciva semplicemente a 'stare zitto e godersi il film' visto che quell'uscita l'aveva messo in una situazione scomoda.
Era rimasto molto sorpreso alla richiesta di andare al cinema insieme, per quel fine settimana, come 'premio' per i suoi voti.
Non che gli fosse dispiaciuto quell'invito, era pure felice di poter accontentare l'altro senza problemi - e senza spendere chissà che soldi - ed era da un sacco di tempo che non vedeva un film sul grande schermo ma, seriamente, chi avrebbe mai voluto passare del tempo con Peter Parker all'infuori della scuola? Neanche lui avrebbe voluto uscire con se stesso se avesse potuto, quindi che diavolo di problema aveva Wade a volere una cosa del genere, fra tutte le cose che avrebbe potuto desiderare!?
Come se non bastasse, appena furono arrivati, si diressero in primis davanti al bancone dove vendevano ogni tipo di cibo spazzatura dedicato al cinema che, ovviamente, costava un occhio della testa, figurarsi per le povere tasche del povero nerd.
Fece per dire che non prendeva nulla, magari si sarebbe potuto inventare che non avesse tutta questa fame - giusto per non mettere a disagio nessuno -  quando vide il canadese comprare letteralmente tutto il possibile - sotto lo sguardo sconvolto del newyorkese e della commessa - per poi, con un sorrisone dire 'prendi quello che vuoi, offro io'.
E lo fece sul serio, non importavano le sue proteste - che ignorò bellamente - e come se nulla fosse, gli chiese che film volesse vedere, intenzionato a prendere anche i biglietti del cinema per entrambi.
A quel punto, Peter non ebbe altra scelta: per quanto ci fossero tanti nuovi film intriganti, puntò all'unico film vecchio visto e rivisto ma che costava pochi dollari.

"Ad ogni modo, non sapevo che ti piacesse così tanto Jurassic Park." mormorò di nuovo il canadese, ingurgitando un'altra manciata di patatine.

"Eh già..." borbottò Peter, con un sorriso tirato. Quanto meno, era riuscito a fargli spendere pochi dollari per i loro biglietti. "Mi spieghi perchè hai dovuto offrire tu? Non c'era minimamente bisogno, dico sul serio."

Il più alto si girò per fissarlo, mangiucchiando piuttosto lentamente le patatine che aveva in bocca - e il newyorkese cercò con tutte le sue forze di non ridergli in faccia, visto che aveva le guance gonfie come quelle di un criceto.

"Che c'è?" mormorò, cercando di tenere un'espressione seria.

"Uh..." borbottò il biondo, ingoiando tutto d'un colpo le patatine "E' che penso tu sia una delle prime persone che si preoccupa di quanto spendo, cioè, sai, la gente non si fa mica problemi se 'spendi' per loro, sai?"

"Wade, ma con che razza di individui esci di solito, me lo spieghi?" chiese l'altro stizzito, senza peli sulla lingua.

Prima che potesse anche solo rendersi conto del poco tatto usato e pensare all'eventualità di scusarsi, il ragazzo a suo fianco scoppiò in una fragorosa risata.
Nervosamente, il più basso si guardò intorno, aspettandosi da un momento all'altro che qualcuno gli urlasse contro di fare silenzio ma, sarà stato il fatto che ci fosse ancora la pubblicità, sarà stato che, per quanto fosse un classico, era un film davvero vecchio, sembrava che non ci fosse nessun'altro, oltre loro due, in quella sala.

"... Che c'è da ridere?" borbottò, cercando di cacciare l'imbarazzo - imbarazzo per cosa, poi?! - "Mi sembra una cosa comune fra amici, non approfittarsi l'uno dell'altro, no? E poi non sei mica una banca."

A quelle parole, il canadese smise improvvisamente di ridere e un sorriso sornione gli apparve in volto.

"Quindi ammetti che siamo amici, mh?"

Ah, era stato beccato in flagrante.
Mentre si mordeva il labbro inferiore, cercando di non arrossire, Wade gli rivolse lo sguardo di chi la sapeva lunga per poi, di punto in bianco, addolcire la sua espressione.

"Penso di non aver mai incontrato una persona genuina come te." ammise, girandosi una patatina fra le dita "E poi, insomma, non voglio essere troppo gay a dire una cosa del genere, ma, ecco. Sei tipo, la prima vera persona che si preoccupa per me, sai? E, non so, ero... Ero davvero felice di vedere che fossi, sai, felice per me? Uh, ha qualche senso logico questa frase? Dimmi di sì, ti prego."

Il newyorkese fu colpito dalle parole dell'altro.
Aveva sempre avuto come l'impressione - e il discorso che stava facendo l'altro sembrasse volerlo confermare - che, nonostante fosse una persona amichevole con lui, in realtà fosse incredibilmente solo, e che avesse solo persone pessime a girargli intorno.
Lo trovava così assurdo! Anche uno come lui, che non era di certo un campione nel socializzare, aveva qualcuno su cui contare: Harry, Mary Jane, i suoi zii.
Possibile che nessuno ci tenesse a lui? I suoi genitori, per esempio?

"I tuoi..." disse in un sussurro, titubante, per poi farsi coraggio ed alzare lievemente la voce "I tuoi non si preoccupano? Non erano felici dei tuoi voti?"

Capì subito che avesse detto la cosa sbagliata, perchè avvertì immediatamente il gelo calare su di loro.
Wade abbassò lo sguardo, guardando un punto non ben definito, la mascella si indurì e non emise nessun suono per un bel po'-  tant'è che il moro iniziò a chiedersi se, quanto meno, respirasse.

"No." disse infine, posando nuovamente gli occhi su di lui - e Peter si irrigidì notando quanto spenti fossero ora i suoi occhi "Non penso siano interessati a questo genere di cose."

Come il più grande tornò a guardare davanti a sè, senza che la sua espressione cambiasse di una virgola, il newyorkese si sentì davvero un idiota per avere creato quella situazione.
Insomma, l'aveva invitato ad uscire e- e- ora era lì, con l'umore sotto i piedi.
Abbassò lo sguardo sconfortato, guardandosi i piedi.
E dire che voleva semplicemente che fosse una bella giornata, voleva che l'altro si divertisse e che non pensasse a niente.
Provò a schiarirsi la voce, nel vano tentativo di attirare la sua attenzione ma il canadese sembrava più intento a guardare davanti a sè - anche se era abbastanza sicuro che non fosse per niente interessato a vedere la pubblicità di un nuovo profumo.
Iniziò a tamburellare le dita sulla poltrona, frustrato dall'idea di non sapere come risolvere quella situazione.
Dopotutto, fra i due, non era lui quello chiacchierone e bravo a parlare della prima cosa che, letteralmente, gli passasse in mente.
Sospirando lievemente, abbassò lo sguardo notando come ancora l'altro giocherellasse con la patatina ancora fra le dita, in maniera frenetica e nervosa e a Peter venne improvvisamente in mente quando, quella volta in biblioteca, Wade l'aveva tranquillizzato facendo dei piccoli cerchi con le dita sulla sua mano.
Avrebbe dovuto fare lo stesso? Così sarebbe riuscito a tranquillizzarlo?

"Umh..." mugugnò in maniera titubante, sfiorandogli la mano con le dita in maniera goffa.

Per niente sicuro di se stesso e di quello che stava facendo, il suo tocco risultò incerto e titubante e il più piccolo era già in procinto di allontanare la mano, sperando che l'altro non si fosse accorto della cosa, quando, spostando lo sguardo, si accorse che gli occhi azzurri dell'altro erano puntati su di lui.
Dall'espressione fra il perplesso e l'incuriosito che gli stava mandando, sapeva che purtroppo era tardi per tornare indietro e che doveva dire qualcosa alla svelta.

"Tu, beh" balbettò ancora più in ansia "Ti, uh, piacciono i dinosauri?"

Fra tutte le cose che potevano frullare nella mente di Peter Parker, questa era decisamente la cosa più stupida che potesse mai tirare fuori, in una situazione del genere.
Pensò mentalmente ad un modo veloce e indolore per sotterrarsi lì, sul momento, quando notò un sorriso abbozzare sul viso dell'altro.

"Sì, non sono male ma gli unicorni sono decisamente meglio." mormorò con tono decisamente meno glaciale del precedente "Quindi è per questo che ti piace Jurassic Park? Per i dinosauri?"

Il newyorkese gli rivolse un sorrisetto imbarazzato, non potendo di certo dirgli che aveva scelto proprio quel film perchè non voleva che spendesse tanto per lui.
In quel preciso momento, tuttavia, ricordò che era un film che aveva avuto un certo significato per lui, in un certo senso.
Non aveva idea del perchè si dovesse ricordare di una cosa del genere proprio ora.

"Sì, io" sussurrò, con fare timido "Insomma, da piccolo era il mio film preferito, ne ero letteralmente fissato. Tant'è che mi regalarono un, uh, peluche. Di, sai, un t-rex che- mh- adoravo, al pari di un amico, credo. Cioè, insomma, lo portavo sempre con me ovunque, ci, emh, dormivo assieme... Mi aiutava davvero tanto, quando ero giù."

Si interruppe di colpo, sentendo la vergogna sopraggiungere e bloccargli le parole in gola.
Ora, fra tutte le cose che poteva raccontare al canadese, doveva dirgli per forza qualcosa di così imbarazzante e stupida?
Certo, quando era solo un bambino era stato un 'giocattolo' molto importante per lui, perchè l'aveva aiutato ad affrontare determinate cose quando non aveva nessuno, o quasi, al suo fianco ma era pur vero che non era esattamente una cosa che un adolescente condividerebbe così facilmente con chiunque.
Conosceva abbastanza il più grande da sapere che non l'avrebbe di certo preso in giro per una cosa del genere, ma non voleva che ai suoi occhi risultasse infantile e patetico.
Si chiese da quando, effettivamente, la sua opinione valesse così tanto.

"Peter" mormorò il diretto interessato, facendo un grosso sospiro e il newyorkese raggelò.

Non lo chiamò Petey Pie, come faceva di solito, nè usò qualche altro nomignolo discutibile.
Solo Peter.

"L'ho capito che l'hai fatto per distrarmi, non sono così scemo." continuò l'altro, scrollando le spalle "Ma davvero, non c'era bisogno di inventarsi una storia del genere."

Oh, pensava che se lo fosse inventato.
Si sarebbe dovuto sentire sollevato della cosa, visto che fino a due secondi fa se ne stava vergognando da morire, eppure si sentì male alle sue parole.
Poteva essere una cosa stupida - anzi, sicuramente lo era - ma Peter era uno che difficilmente si apriva e sapere che aveva fatto uno sforzo tale, fidandosi di Wade, per rivelargli qualcosa del genere per niente, lo faceva sentire umiliato.
E ora si sentiva ancora più stupido per sentirsi umiliato per un peluche.
Un peluche ed un dannato canadese.

"Non me lo sono inventato." borbottò stizzito, per poi pentirsene un secondo dopo.

Sperava che non l'avesse sentito - perchè in quella serata, mancava solo che lo vedesse offeso per un pupazzo che ormai non vedeva più da anni - ma lo sguardo sorpreso che si sentì addosso gli confermò che sì, aveva sentito e anche piuttosto bene.
Dannazione.
Avvilito da come stava procedendo l'intera serata, abbassò lo sguardo, decidendo che forse era il caso di spostare le mani di dosso dall'altro - contando che non era servita a nulla - quando sentì una lieve pressione.
Spostò nuovamente lo sguardo e vide l'altro stringergli la mano, per poi accarezzargliela dolcemente col pollice per un breve istante.
Il più piccolo rimase letteralmente spiazzato da quel tocco, così dolce e tenero, che sembrava fatto apposta per tranquillizzarlo.

"Non dovresti distrarti ora, Petey pie." disse il più alto con voce improvvisamente bassa, rivolgendogli uno dei suoi soliti sorrisoni, indicando poi lo schermo "Sta iniziando il tuo film preferito dell'infanzia. Cosa direbbe Spielberg se ti vedesse in questo momento? Vuoi dargli un tale dispiacere?"

Dette queste parole, Wade lasciò subito la presa per poi posizionare la mano a fianco a quella dell'altro, in un gesto puramente casuale.
Il newyorkese, rosso in volto, si chiese perchè il suo cuore stesse battendo così forte per quel gesto.

****************
La serata si rivelò più piacevole di quello che credeva.
Wade aveva riacquistato la sua solita parlantina e in ogni momento 'morto' del film, trovava sempre l'occasione per avvicinarsi a Peter e sussurrargli qualche battuta all'orecchio - che non fecero altro che aumentare la tachicardia e la confusione del povero ragazzo.
Fra i vari commenti, quello che attirò di più la sua attenzione era la confessione che anche lui aveva un peluche, con cui dormiva tutt'ora - 'e non solo' , aveva anche aggiunto il canadese e, come al solito, il suo sesto senso gli diceva che era meglio non saperne di più.
Era un unicorno, ovviamente, e si chiamava Charlie e qualcosa gli diceva che gliel'aveva detto di proposito, per non farlo sentire a disagio dopo la sua 'confessione' di poco prima.
Gli venne da sorridere a quel gesto, che lo fece riflettere : il canadese sembrava cercare di fare di tutto per farlo stare bene in ogni occasione, anche con dei piccoli gesti.
Si domandò da quando aveva iniziato a fare caso ai piccoli gesti dell'altro, in maniera così frequente almeno.

"Terra chiama Petey, ci sei?"

A distoglierlo dai suoi pensieri, la mano che l'altro sventolò ad un palmo dal naso, facendolo sussultare lievemente.

"Io- Uh- Sì, scusami." disse, sistemandosi gli occhiali  "Dicevi?"

"Dicevo," rispose, aprendo la porta del cinema facendo passare il più piccolo "Sembri tanto minuto e tutto, ma mangi quanto me! Cioè, ci siamo spazzolati tutto il cibo che tu non volevi dal bancone del cinema."

"Non è che non volevo, non volevo che tu me lo comprassi." borbottò, per poi alzare il sopracciglio "Stai forse dicendo che sono grasso?"

"Che? Nuh-uh, assolutamente." esclamò alzando le mani, in segno di resa "Ero solo sorpreso. Piacevolmente sorpreso. Solitamente, nessuno mangia quanto me, in quel senso."

"E pensa che avrei un po' di spazio anche per altro."

Si incamminarono fino all'ingresso del cinema, per poi fermarsi l'uno di fronte all'altro.
La fine del film aveva segnato la fine della loro uscita e il newyorkese si sentì giù di morale a quel pensiero.
Non è che non avrebbe più visto il biondo, visto che andavano a scuola assieme, ma non gli sarebbe dispiaciuto passare ancora un po' di tempo assieme.
Oh beh, ormai, la sua parte l'aveva fatta.

"Beh, allora ci ved--"

"Senti, Petey, pensavo-" lo interruppe Wade, passandosi una mano sulla nuca "Insomma, la notte è ancora giovane- no, non è ancora notte, ma sai- quello che volevo dire è- è presto, e mi domandavo se ti andasse di, sai, visto che hai detto che hai ancora un buco nello stomaco, di- sì, mangiare qualcosa assieme, ecco."

Peter stentava a crederci.
Dopo tutte le varie gaffe, i momenti imbarazzanti e quant'altro, aveva ancora voglia di passare del tempo con lui, sul serio? Non poteva che esserne felice.

"Certo, perchè n-"

"Pete?"

Appena sentì la voce provenire dalle sue spalle, il ragazzo appena nominato si irrigidì, voltandosi molto lentamente, riconoscendo all'istante chi l'avesse chiamato.

"Uh, ciao Harry." mormorò con un sorriso tirato, mettendosi al fianco di Wade.

Notò immediatamente che fosse con Mary Jane ed entrambi sembravano vestiti particolarmente bene : che fossero ad un appuntamento?

"Ciao ragazzi, qual buon vento vi porta qui?" mormorò il corvino con fare apparentemente pacato e amichevole. Il moro notò subito come stava squadrando Wade mentre diceva quelle parole, per non parlare del sorriso forzato che aveva in volto.

Non vedeva l'ora di allontanarsi immediatamente da lì.

"Stiamo facendo solo un giro." esclamò il biondo, che non fece nulla per nascondere il profondo astio che aveva nei confronti di Harry - e il più piccolo per un istante ebbe quasi paura che potesse dargli un pugno da un momento all'altro. "Vedo che sei impegnato con la tua ragazza, quindi, che ne pensi se vi lasciamo fare i piccioncini e andiamo via? Così evitiamo che il tuo bel faccino subisca una paralisi facciale, mh?"

Mary Jane ebbe l'ardire di ridacchiare a quelle battute, con il risultato di ricevere uno sguardo di puro astio dal suo fidanzato.
Qualcosa diceva al newyorkese che era meglio che se ne andassero alla svelta, prima che Wade ed Harry si prendessero a cazzotti sul serio.

"Sì, uh, forse è davvero meglio se noi-"

"Perchè piuttosto non vi unite a noi?" disse invece il corvino, posando nuovamente lo sguardo sui due "Peter magari si divertirebbe di più insieme ai suoi amici."

Okay, questo era decisamente troppo.
Sapeva che il suo amico voleva solo proteggerlo perchè, fra le altre cose, di Wade non si fidava, ma qui si esagerava.

"Harry, che diavolo dici ora?" sbottò di colpo Peter, alzando la voce "Anche Wade è mio amico quindi è ovvio che mi stia divertendo con lui, ti pare?"

Di colpo calò il silenzio e il newyorkese notò che i tre gli stavano lanciando strane occhiate.
Il primo sguardo che avvertì fu quello del corvino, che sembrò carico di disappunto e ulteriore astio nei confronti del canadese.
Lo sguardo di Mary Jane era, invece, fatto di pura sorpresa e curiosità ma immaginò fosse dovuto al fatto che fosse la prima volta che lo vedeva arrabbiato.
Ma lo sguardo che più di tutti lo mise in difficoltà - oltre a farlo imbarazzare da morire - era sicuramente quello del più grande.
Quasi poteva vedere i suoi occhi carichi di devozione ed aspettative farsi a cuoricino nel momento in cui l'aveva definito 'suo amico' e quindi, no, Peter non poteva più rimangiarselo.
Già se lo immaginava a breve dirgli cose alla 'Ah-ah, l'hai detto Petey pie, l'hai detto! Ora la prossima tappa è diventare amici del cuore' per tutto il resto della serata.

"... D'accordo, mi sono espresso male." commentò Harry, incrociando le braccia al petto, con tutto fuorchè uno sguardo ricolmo di dispiacere "Ma la mia proposta rimane valida. Perchè non usciamo tutti assieme? Se siete già andati al cinema, possiamo andare da qualche altra parte, dove preferite voi."

"Ma- come scusa?!" protestò la rossa, parandosi davanti "Come sarebbe a dire? Mi avevi promesso che saremo andati al cinema insieme, noi due soli! E' da una vita che aspettavo questa uscita!"

Inutile dire che i due si misero a litigare di fronte a degli ignari passanti che non persero tempo a osservare la situazione, incuriositi dalla lite fra i due e il newyorkese si ritrovò a sospirare pesantemente.
Cavolo, quanto stava odiando questa situazione.
Oltre a sentirsi a disagio per tutti quegli sguardi, si stava sentendo in colpa, sentendosi il responsabile di queste discussioni fra loro.
Perchè doveva finire in questo modo? Voleva solo stare in pace, senza far preoccupare nessuno.
Invece finiva puntualmente per o far preoccupare da morire Harry o rovinare gli appuntamenti di Mary Jane.
Sembrava non ci fosse soluzione al problema.
... Forse sarebbe stato meglio mettersi d'accordo per fare un'uscita loro quattro, cercando di trovare un modo per accontentare i due, in qualche modo.

"Petey?"

Sentendo la voce del biondo, si voltò, accorgendosi in quell'istante che istintivamente aveva stretto un pezzo di stoffa della manica della giacca del canadese.
Si sentì uno stupido al suo stesso gesto. Non voleva sempre aggrapparsi a lui, quando stava male. Non voleva pesargli.

"Ah-" mugugnò, con voce stanca "Scusami, io...-"

Fece per togliere la mano ma Wade lo prese in contropiede, stringendogliela di colpo, facendogli allargare gli occhi dalla sorpresa.

"Beh, è stato bello seguire le vostre liti coniugali degne di Beautiful ma, sinceramente, mi avete rotto il cazzo." esordì Wade, senza troppi giri di parole "Quindi, se non vi dispiace, potreste togliervi di culo, che dovremo passare, mh? Lo avete messo anche fin troppo in imbarazzo."

I due fidanzati smisero di colpo di litigare, abbastanza sorpresi dalle parole dell'altro che, come aveva annunciato, si fece strada fra i due trascinando il più piccolo con sè, senza lasciargli la mano.
La cosa non passò inosservata ad Harry.

"Scusami? In imbarazzo?" esclamò rabbioso - e in quel momento il moro decise di mettersi il cappuccio, in un vano tentativo di nascondere la faccia "Fra i due non sono di certo io quello che lo tiene per mano, davanti a tutti, sapendo benissimo che non ha quel genere di inclinazioni!"

Calò il silenzio fra loro quattro mentre il chiacchiericcio fra i passanti aumentò pericolosamente - davvero, nessuno sapeva farsi i cavoli propri nel Queens, quando serviva?!
Se Peter non stesse valutando davvero l'opzione di buttarsi sotto una macchina, si chiese che diavolo frullasse nel cervello dell'amico.
Qua si andava decisamente oltre l'essere iperprotettivo!

"Che- Harry, sei impazzito? Lui non è--"

"... Oh. Quindi è questo?" esclamò il canadese, mettendosi una mano sulla guancia, formando una 'o' con la bocca, in un'espressione di finta sorpresa "Ce l'hai con me per pura e semplice omofobia?"

Prima che l'altro potesse controbattere, il più grande mollò la presa della mano del moro, avvicinandosi pericolosamente al corvino.
Il newyorkese sbiancò, terrorizzato che potessero picchiarsi da un momento all'altro e, dallo sguardo che incrociò della rossa, sembrò che la pensasse allo stesso modo.

"Senti Perry." sibilò Wade, a denti stretti.

"Harry." lo corresse l'altro, che sembrò perfettamente tranquillo, nonostante la situazione.

"Perry, ascolta." continuò imperterrito, ignorando le sue parole "Se non prendo a pugni quel visino del cazzo che ti ritrovi, devi ringraziare la presenza di Peter che, per qualche oscura ragione, sembra tenerci particolarmente a te. Detto ciò, il fatto che mi piaccia il cazzo non è affar tuo. Chiaro, mh? E magari fatti due domande. Tanto immagino avrai capito di cosa sto parlando, no?"

Il biondo gli fece l'occhiolino, per poi allontanarsi mentre Harry, pian piano, diventò rosso dalla rabbia ma a quel punto, fortunatamente, intervenne tempestivamente la ragazza, che lo allontanò, stringendolo dal braccio.
Wade osservò con uno sbuffo la scena, per poi prendere nuovamente per mano Peter e trascinarlo via e lui, dall'altra parte, non oppose nessuna resistenza.
Fra il terrore e la confusione che stava provando in quel momento, non era in grado di ragionare questo granchè ma , doveva ammettere a se stesso che c'erano delle cose che non quadravano in tutta quella storia.
In primis, non capiva il corvino.
Era sempre stato protettivo nei suoi confronti e, alcune piacevoli situazioni, l'avevano reso ancora più protettivo ma addirittura omofobo? Che diavolo, l'amico d'infanzia che conosceva non gli sarebbe passata neanche nell'anticamera del cervello di giudicare qualcuno in questo modo, che fosse per l'orientamento sessuale, la religione o quant'altro.
E poi, che voleva dire Wade con quel discorso? C'era qualcosa che non conosceva? Ed era per questo che l'amico sembrava odiare così tanto il biondo.
Ma c'era una domanda che, per qualche oscuro motivo, fra tutte le cose successe, tormentava la sua mente: Wade era davvero gay?


//Eccoci di nuovo qui, ragazzi <3
Visto il ritardo, ho deciso di allungare il capitolo, spero gradirete la cosa :3
Fatemi sapere cosa ne pensate <3 ((10 punti alla vostra casata se trovate il riferimento all'unicorno di Wade (....)))
   
 
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