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Autore: Madamedil    22/07/2019    0 recensioni
Otto mesi dopo le finali del 22nd Chojin Championship, le vite dei due più grandi combattenti della galassia non potevano essere più dissimili. La vittoria di uno e la sconfitta dell'altro avevano irrimediabilmente segnato il loro destino. Ma le sacre Parche, tessitrici delle vite degli uomini, faranno si che nella trama della stoffa si uniscano due fili che andranno a comporre un inaspettato ricamo (forse….).
Genere: Azione, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kevin Mask, Kid Muscle
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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“Kid Muscle, Kid Muscle…” era l'ovattato grido della folla, che gonfiava sempre di più i muscoli del giovane principe Kinniku.

Un bagliore indistinto lo guidava. Bagliore caldo, piacevole, che lo cullava.

-Combatto per la mia famiglia, combatto per i miei amici e miei ammiratori….- diceva mentre si trovava probabilmente sulle zone desertiche del suo pianeta natio, sotto un cielo di stelle e nebulose.

-Combatto per la mia famiglia…- si ripeteva vedendo comparire i suoi genitori.

-Combatto per  i miei amici…- che apparivano alle sue spalle.

-Combatto per…- ma non terminò la frase poiché le sue parole furono interrotte dal susseguirsi delle note dell'inno nazionale inglese, che lo trasportarono sul ring del 22nd Torneo Chojin, dove subito dopo il rullo di tamburi sentì le sue ossa spaccarsi, i muscoli del suo corpo lacerarsi e rimanere inermi davanti al corpo aureo del suo nemico che continuava a pestarlo a tempo di musica.

-L'onta della disfatta dei Kinniku…- e alle spalle di Kevin, vi era Robin Mask che lo guardava a braccia conserte con aria seccata, come quando alla Scuola di Ercole lo beccava a gozzovigliare di nascosto-Vergogna, disonore, ignominia…-quelle parole continuavano a ripetersi incessantemente accompagnate da quel fragore di ossa rotte, e alla risata di Kevin Mask…




-Ehi Kid! Sveglia ragazzo, sono le 15:00 passate!- fu la voce del suo Senpai Meat a destarlo da quell'orribile incubo, che oramai non gli faceva più tanta impressione data la sua frequenza.

Aprì gli occhi, anche se avrebbe preferito di no. Di fronte a lui il solito rumoroso ventilatore da soffitto con l'ala rotta che non rinfrescava l'aria già da un po', il solito tetto a spioventi con un buco sul lato destro…

Sospirò e richiuse gli occhi. La solita ansia, la solita malinconia, la solita dannata voglia di piangere a causa di un nodo in gola che da quando era stato sconfitto al Torneo non voleva scendere giù. Sospirò ancora…la solita vita di merda, pensò.

-Alzati Kid!- ripeté Meat. Odiava vederlo così e faceva di tutto per destarlo da quello stato di profonda depressione. Non era abituato a vederlo così triste, spento, come se sul Kid che tutti conoscevano fosse calata un'ombra nera che nessuno riusciva a illuminare. Né lui, né i suoi amici…Né i suoi genitori. Soprattutto i suoi genitori, che troppo abituati a vederlo trionfare non si sarebbero mai aspettati una tale disfatta e proprio da loro aveva ricevuto il colpo più pesante…dal loro pianto, dalla loro delusione.

Tornato in patria non aveva ricevuto una calorosa accoglienza. Una volta atterrato ad accoglierlo c'era stato un assordante silenzio delle persone che lo vedevano passare ,le quali bisbigliando tra loro sfogavano tutto il disprezzo verso colui che era stato sempre acclamato.

Arrivato alla Reggia la situazione era precipitata…

 Nella Sala del Trono lo aspettava tutta la Famiglia Reale e la Corte, nonché i suoi genitori che dall'alto dei loro scranni non proferivano parola e restavano a testa bassa senza avere il coraggio di guardarlo mentre la nonna Sayuri piangeva.

 Delusione era dir poco…e il  tutto veniva accompagnato da un’orchestra di voci che lo denigravano, nonché preoccupate per le sorti del Regno.

Nessuno aveva pensato, nonostante Kevin Mask fosse stato in principio il Favorito della competizione, che sarebbe davvero andata a finire il quel modo.

Per un Mask perdere la corona Chojin costava l'esilio volontario, il disonore, la vergogna…ma per un Kinniku, per un Kinniku la posta in gioco era molto più alta, e questo Kid non l'aveva calcolato nonostante le continue ammonizioni di Meat.

“Principe Mantaro, figlio del cinquantottesimo re del Pianeta Kinniku Sua Maestà Suguru , Signore Assoluto della Nebulosa di Ercole , della stirpe di Kinniku, primo del tuo nome ed erede della Casa Reale. Io, Mayumi Kinniku, capostipite del casato, ti confisco tutti i beni ricevuti alla tua nascita, ti condanno a dieci anni di esilio e ti escludo dalla successione al trono fino a quando non compirai atti che ti rendano degno di essere Re. Fino a quel momento, sarai escluso dalla Famiglia e dalla Corte Reale, dai suoi impegni ufficiali presenti e futuri.”

Era diventato un niente dopo un solo incontro perso…
 
Meat ricordava a memoria quel discorso, e lo stesso Kid, che non era svenuto dal dolore in quella grande Sala solo perché aveva avuto il suo coach, e lui soltanto, a sostenerlo in un'ora così buia e ad asciugare le grandi lacrime scaturite da quella che per il Principe era stata la Morte.

Morte solo in senso figurato,  si intende, e per il piccolo uomo finché la Nera Mietitrice non bussava alla porta, significava che c'è Vita, e se c'è Vita c'è Speranza.  Speranza di vittoria, di riconquista, di rinascita dalle ceneri. Cascasse il mondo,  Meat non avrebbe mai abbandonato il suo pupillo e lo avrebbe aiutato a ritornare sulla vetta…gradualmente.

 Meat di certo non dimenticava, come chi aveva punito il Principe, che Kid aveva solo sedici anni…

-Forza, in piedi! Ho bisogno che tu vada a comperare il latte - era la solita scusa di tutti i giorni per far uscire di casa Kid, il quale troppo distratto dal suo dolore non faceva caso al fatto che Meat gli chiedesse sempre la stessa cosa.

Il principe levò il busto e si sedette sulla sponda del letto portandosi la testa tra le gambe, con gli avambracci posati sulle ginocchia.

Sbuffò. -Che palle…- si ravvivò il ciuffo di capelli castano e si alzò. Prese una felpa a caso e la indossò. L'importante è che fosse bella larga e col cappuccio, in modo da nascondersi e non essere riconosciuto da nessuno. Indossò poi un paio di pantaloncini per poi infilarsi le scarpe. 

Prese i soldi da Meat e uscì sbattendo la porta. Quella mattina il sole era coperto, e il cielo grigio come il suo umore. 

Nonostante ciò i bambini giocavano ugualmente nel parchetto dove era situata la loro catapecchia. In un altro momento Kid avrebbe giocato insieme a loro, ma ora li guardava con disprezzo, non riuscendo a comprendere da dove derivasse tutta la loro gioia di cui era tremendamente invidioso.

-Al diavolo…al diavolo tutto!- imprecò – Perché Meat non mi lascia dormire in pace…- si lamentava. 

Cominciò a camminare verso il centro della città. Camminava pieno di rabbia e allo stesso tempo indifferente. Si sentiva pieno e vuoto contemporaneamente.

Si sentiva abbandonato, solo, nonostante avesse Meat e suo padre che gli veniva a far visita ogni fine settimana. Tutti i suoi amici erano ripartiti alla volta dei loro paesi di origine presi dalle loro vite…ma in fondo, perché dovevano perdere il loro tempo con un perdente come lui.

 Un buon a nulla, un insetto, uno sfaticato, svogliato, pigro, fannullone, scansafatiche, sfaccendato, ozioso, bighellone, e perdigiorno. Tutti complimenti rispetto alle contumelie della Corte Reale…

Avendo imboccato la strada più lunga, si trovò a passare nella zona residenziale più ricca della città. Voltò l'angolo e si trovò di fronte alla copia del Bosco Verticale di Milano, grattacielo famoso per la rigogliosa vegetazione piantata  sui balconi. 

Si fermò a guardarla silenziosamente, era lì che abitava Kevin Mask…

Spesso si fermava lì e rifletteva. Immaginava la vita del suo rivale dopo la vittoria, e la sua nel caso avesse vinto lui il torneo e le metteva a confronto. Pensava, pensava…fino a quando non scoppiava a piangere e di corsa si allontanava da quel posto.

 Quel giorno, scostando la vista dal balcone dell'attico di Kevin dove solitamente teneva lo sguardo, vide uscire la grattacielo la ragazza del suo amico Terry piangente che correva via in direzione opposta alla sua.

Nonostante provasse la solita ostinata afflizione, non poté fare a meno di indurre il proprio genio a uno sprizzo di forte curiosità. Trixi era una ragazza benestante, ma non così tanto da vivere lì. Possibile che si fosse incontrata con Kevin mentre Terry era in Texas? E perché piangeva? 

Forse non avrebbe mai potuto saperlo, o forse si…sta di fatto che qualcosa lo spinse a levare le tende  da lì il prima possibile, soprattutto prima di fare brutti incontri…

Ma non appena formulò questo pensiero si vide passare davanti una moto nera guidata da una figura inconfondibile che girò nel viale di ingresso del grattacielo. A causa dell'ansia si bloccò lì di colpo, soprattutto dopo aver capito di essere stato notato. 

“E ora che faccio…” pensava “devo salutarlo…scappo, no!”. Cominciarono a sudargli le mani, respiro corto e battiti accelerati come un uomo primitivo che ha appena visto una tigre dai denti a sciabola dinanzi alla sua caverna.

Restò lì impalato per alcuni minuti, fino a quando la persona che tanto non avrebbe voluto incontrare non sbucò dal vialetto venendogli incontro, e togliendosi il casco lasciò ricadere i suoi biondi capelli sulle spalle.

 Indossava un giubbotto di pelle beige, pantaloni neri stretti che gli fasciavano i torniti muscoli delle gambe e un paio di stivali dello stesso colore con delle fibbie.

 Il giovane rampollo di Casa Mask non indossava il pesante elmo di ferro per concessione di suo padre, il quale, riconoscendo al figlio il merito di aver riportato lustro al  casato gli aveva dato la possibilità di esprimere un desiderio, e qualsiasi esso fosse stato, lui l'avrebbe realizzato. Kevin aveva appunto chiesto di poter indossare la maschera unicamente  durante gli incontri e negli eventi ufficiali della League, per il resto del tempo avrebbe vissuto libero da quella costrizione. Sicuramente Robin Mask avrebbe preferito che Kevin gli chiedesse una villa con piscina su Ganimede, satellite di Giove, anziché una cosa come quella, aliena dalla lunga tradizione dei Mask che risaliva addirittura ai Cavalieri Templari, da cui, secondo la Leggenda discendeva la stirpe dei Mask. 

Ma a dispetto di tutti i suoi avi, che si sarebbero rivoltati nelle loro tombe aveva deciso di accontentare Kevin, riconoscendo dietro alla richiesta del primogenito un desiderio di vita nuova, di far cadere le maschere del passato, sia fisiche che metaforiche ,e alla fine dei conti, anche il conservatore Robin Mask aveva trovato riscontri positivi in quella scelta, che si realizzavano nel piacere di avere il vento tra i capelli che ti accarezza il viso, o quello di poter affogare nell'azzurro marino degli occhi di suo figlio ,così simili a quelli dell'unica donna da lui amata.

-Kid Muscle…sei tu?- disse il Mask avvicinandosi al Principe. Pur non avendolo particolarmente in simpatia, il giovane Cavaliere inglese aveva comunque deciso di andare incontro e salutare il suo rivale, giusto per una questione di cortesia e per la sportiva  riconciliazione che avevano avuto alla fine del match.

-Eh? S-si…Ciao Kevin!- balbettò Kid mordendosi le labbra e torcendosi le mani.

-Ehi Kid tranquillo…- rispose pacato Kevin, accennandogli un sorriso. Vero che sul Ring gli aveva strappato le braccia e quasi provocato un trauma cranico irreparabile, ma al di fuori della competizione non gli avrebbe mai fatto del male(forse)…sta di fatto che si convinceva sempre di più della bizzarria dei suoi colleghi della League   -Che ci fai da queste parti?- chiese.

 Il Principe Kinniku lo guardava fisso negli occhi, e i toni gentili e pacati del suo rivale invece di tranquillizzarlo, lo innervosivano ancora di più  e gli riportarono alla mente il loro primo incontro, dove Kevin era stato tutt'altro che cortese.

“Si vede che per diventare una persona civile, senza quell'orribile lattina sulla testa ha dovuto prima sfogare su di me tutta la sua sociopatia!” pensava il Kinniku stringendo i pugni.

-Ti senti bene Kid?- riprese Kevin Mask.

Se si sentiva bene? Gli aveva davvero chiesto se si sentiva bene? 

Lo guardò ancora fisso negli occhi, poi aggrottò le sopracciglia e tirò su col naso. -No…- e scoppiò in un pianto incontrollato che non stupì così tanto l'inglese.

Kevin sapeva cosa era accaduto al suo avversario. Mentre per lui la vittoria del Chojin era stata una catarsi, per il giovane Kinniku si era rivelata una tragedia.

Lui poteva capirlo in parte, sapeva come ci si sentiva. Sapeva cosa significasse avere su di te grandi aspettative che non riesci a sostenere, avere una famiglia tradizionalista, perdere tutti i tuoi agi in un solo giorno come quando lui era scappato via di casa…e cazzo, in tutto ciò avere sedici anni era la cosa peggiore, anche se essere ripudiato dalla propria famiglia era una sofferenza insostenibile a qualsiasi età.

In quel momento, Kevin Mask vedendo il Principe in quello stato, mise il proprio giudizio da parte. Egli non vedeva dinanzi a lui né l'avversario con il quale aveva combattuto fino all'ultimo sangue sul ring di quel ventitre ottobre né  quel viziato suino che si ingozzava di riso e manzo, ma solo un triste ragazzino che si era trovato in una situazione troppo grande da sopportare, proprio come lui da piccolo…

E quel pensiero commosse l'inglese, il quale era in parte responsabile dell'accaduto anche se una competizione non può essere definita tale se non vi sono due personaggi principali: il vincitore e il  vinto, e Kevin aveva vinto non senza aver gettato sangue e sudore in allenamento e con una forza interiore così potente da trascendere dall'anima e oltrepassare i limiti fisici, manifestandosi come pure luce: il Maelstrom Power.

Il giovane principe continuava a singhiozzare. -Perdonami…non volevo- cercava di giustificarsi mentre Kevin lo guardava serio silenziosamente.

-Senti…Kid- esordì l'inglese. -Ti va di andare a mangiare del riso e manzo? Ci andiamo insieme…-
 
Il pianto si fermò di colpo. Kevin Mask, il temibile Cavaliere Mascherato , colui che gli aveva letteralmente spaccato le ossa lo stava invitando a mangiare fuori per consolarlo. Tutto si sarebbe aspettato dalla vita, tranne di perdere la finale del Torneo e l'essere invitato a pranzo proprio da quella persona. Sicuramente il giovane Kid stava imparando quanto fosse imprevedibile la vita, ma non fu quella la prima riflessione di Kid. 

Dopo lo stupore iniziale, la prima risposta che venne in mente a Kid fu -Si…si.- rispose gioso con una gran voglia di esibirsi nella “danza” celebrativa del suo piatto preferito, ma si astenne per la soggezione che il suo avversario gli metteva. Aveva accettato, perché al riso col manzo, che per la tristezza non aveva più mangiato, non si poteva dire di no, anche se ad offrirtela era il tuo peggior nemico.

-Bene, allora vieni e monta in sella- rispose sorridendo Kevin. 

Salirono in moto, l'inglese accese il motore e partirono. Solo mentre guidava con Kid Muscle con le braccia strette intorno al suo torace (segno che Kid aveva paura) si accorse del gesto che aveva compiuto, e a rendersi conto di quanto fosse cambiato nel giro di neanche un anno, di come togliendosi una maschera non avesse fatto emergere una profonda sensibilità celata da una vita. Forse in questo caso suo padre aveva ragione dicendo che era davvero identico a sua madre...

Quanto a Kid, paradossalmente aveva trovato in quel momento un attimo di felicità in colui che gliela aveva sottratta, e in quel buio tunnel forse stava iniziando a vedere la luce dell'uscita.




 
   
 
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