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Autore: AleeraRedwoods    23/07/2019    1 recensioni
Dal testo:
“Tu sei nata per una ragione e il tuo cammino non può cambiare.
Ma un destino scritto è anche una maledizione.
Il tuo compito è salvare la Terra di Mezzo,
riunirai i Popoli Liberi e scenderai in battaglia.
Una prova ti attende e dovrai affrontarla per vincere il Male.
Perché la Stella dei Valar si è svegliata.
La Stella dei Valar porterà la pace.
A caro prezzo.”
(Revisionata e corretta)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Aragorn, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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-Nella Sala delle Udienze-

 
    Nella Sala delle Udienze, Sillen stava camminando avanti e indietro nervosamente.
    Thranduil la seguì con lo sguardo, spazientito: -Siediti, Sillen. Mi verrà il mal di mare.- Lei gli lanciò un’occhiata distratta, inspirando ed espirando profondamente. Era ansiosa all’idea di discutere con il Re degli Uomini e, soprattutto, aveva paura di deluderlo. Doveva essere convincente e raccontargli della sua visione come aveva fatto con Thranduil.
    Sperò solo che l’elfo non si mettesse in mezzo.
    Lo guardò di sottecchi mentre lui prendeva posto sulla sedia dall’altissimo schienale, posta a capo del tavolo d’argento. A vederlo, il Re elfico sembrava tranquillo e pacifico ma lei sapeva bene che era solo una facciata.
    L’arrivo di Elessar non aveva cambiato nulla: Thranduil non intendeva lasciarla andare e avrebbe di sicuro fatto valere la propria volontà.
    In quel momento, la porta della sala si spalancò e i tre viaggiatori fecero il loro ingresso: Legolas e Elessar si erano puliti e vestiti con abiti di fattura pregiata, mentre lo stregone non sembrava affatto diverso da quando era arrivato quella mattina. Sillen sorrise, divertita dal modo in cui quest’ultimo sedette scompostamente sulla sedia, senza aspettare il permesso.
    Thranduil lo guardò senza commentare, aspettando che anche gli altri due si accomodassero: -Fa’ che sia una cosa rapida, Re degli Uomini. Ti concedo di porre a Sillen qualche domanda, nulla di più.- Disse con voce atona.
    Fu Alatar a sporgersi sul tavolo scuro, schiarendosi la voce.
-Sillen, tu sai di essere una stella, giusto?- Lei annuì. –E sai anche che sono stati i Valar a mandarti qui?-
    Lei rimase in silenzio per un attimo, riflettendo. -Non posso esserne sicura, poiché non ho memorie. Ma anche io ho ipotizzato l’intervento dei Valar, quando ho appreso della loro esistenza. Non vedo chi altro avrebbe potuto farmi giungere fino a qui.- Lo stregone sorrise e fece scivolare sul tavolo il plico di fogli su cui aveva disegnato la stella: -Io, invece, so per certo che sono stati loro a crearti, dato che mi hanno mostrato il tuo viso ancor prima della tua venuta.-
    Lei si rigirò quei disegni tra le mani, sconvolta e incuriosita allo stesso tempo. I tasselli trovavano il loro posto nell’intricato ingranaggio della sua mente e si sentì sollevata, seppur la cosa la terrorizzasse: ora sapeva chi l’aveva concepita e resa reale.
    Elessar le rivolse uno sguardo penetrante e lei si rizzò sulla sedia, tornando a concentrarsi sui presenti.
    –Tu credi che stia per succedere qualcosa, non è vero?- Lei annuì nuovamente: -Qualcosa di terribile, temo, anche se non ho molte prove a sostegno di questa tesi.-
    -Noi ti crediamo.- Tagliò corto, Alatar.
    La stella trattenne il respiro: se anche loro si aspettavano il peggio, erano a conoscenza di qualcosa che lei non sapeva.
    –Raccontaci la visione, Sillen.- Le chiese gentilmente, Elessar.
Thranduil si girò verso di loro, con gli occhi ridotti a due fessure puntati sul giovane figlio.
    Non si aspettava che già sapessero della visione.
    Legolas lo ignorò, prestando tutta la sua attenzione alla stella. Sillen, sorpresa, si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, schiarendosi la voce: -Bene, sapete già della visione... Suppongo di dover ringraziare Emlinel per questo.- Rivolse un’occhiata frettolosa in direzione del Re degli Elfi, sperando che non decidesse di intervenire proprio ora. -La mia visione era molto chiara: la Terra di Mezzo era avvolta dalle fiamme e la Bianca Torre di Ecthelion crollava al suolo.-
    Ad Elessar mancò un battito, a quelle parole, ma non osò scomporsi: -Puoi darci delle informazioni più precise? Hai visto qualcuno?- Lei scosse la testa, desolata: -Non ho visto nessuno, solo un paesaggio devastato dal fuoco.-
    Alatar aggrottò le sopracciglia folte: -Concentrandoti, puoi capire in che stagione era ambientata la tua visione?-
    Confusa, Sillen piegò la testa da un lato: -Cosa intendi?-
    -Potremmo capire quando questa visione diverrebbe realtà. C’era della neve? Oppure gli alberi erano spogli?-
    -Non lo so. Come ho detto, tutto andava a fuoco. Non saprei dirlo con certezza.-
    Quello scrollò una mano: -Oh non c’è problema. Siamo solo punto e a capo, tutto qui.- Lei si morse le labbra, dispiaciuta.
    Come temeva, si stava rivelando inutile.
    Thranduil strinse gli occhi a due fessure gelide e accusatorie: -E tu cosa hai scoperto, stregone? Da come ti comporti, è chiaro che hai già delle informazioni importanti tra le mani.-
    Sillen tese le orecchie e quello, scrocchiando le dita con un rumore secco e sgradevole, spiegò brevemente la situazione al Re degli Elfi.
    Quando il resoconto giunse al termine, Thranduil si limitò a portarsi alle labbra il suo calice di vino: -Come immaginavo, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Mille orchi al confine non sono nulla.- Ghignò lievemente: -Anche per voi uomini.-
    Legolas si sporse sul tavolo, serio: -Come ha detto Alatar, questo è solo l’inizio. Dobbiamo trovare il nostro nemico ed abbatterlo, prima che raduni ancora più forze!- Thranduil scrollò le spalle: -Allora fatelo. Ma come vedete, la stella non è d’aiuto.-
    Sillen lo interruppe, gli occhi viola che mandavano bagliori accesi. -Non ho ancora finito e tu lo sai.- I tre viaggiatori le puntarono gli occhi addosso e lei scandì le parole una ad una: -Stella, battaglia, popoli liberi.-
    Thranduil le lanciò uno sguardo di rimprovero ma a lei non importava. Aveva detto che avrebbe rivelato loro ogni cosa.
    Ed ora manteneva tutti i suoi propositi.
    Elessar sgranò gli occhi grigi, avvertendo l’agitazione attanagliargli il petto e le dita tremare: -Sono parole che hai sentito nella tua visione?- Lei distolse lo sguardo, tormentandosi il vestito: -Purtroppo ricordo solo queste poche parole, mi dispiace.- Alatar quasi cadde dalla sedia e, saltando in piedi, esclamò: -Dovevi dirlo subito! Se il problema è ricordare quello che hai sentito nella visione, basta cercarlo nella tua mente.-
    Tutti rimasero con il fiato sospeso: se davvero Sillen avesse rivelato una profezia, tutto sarebbe stato più chiaro.
    Alatar fece il giro del tavolo per avvicinarsi alla stella e, quando Thranduil si alzò in piedi a sua volta, turbato, lo stregone lo pregò con lo sguardo di attendere.
    Tese una mano a Sillen, che deglutì. -Con il tuo permesso, Stella dei Valar, vorrei recuperare il tuo ricordo.- Sorrise lui, rassicurante. La stella non esitò. Afferrò la sua mano e si lasciò guidare, confidando nel suo alto sapere di Istar.
    Alatar si posizionò dietro di lei e posò gli indici sulle sue tempie, respirando a fondo: –Andrà tutto bene, ci vorrà un attimo.- Lei annuì lievemente e lo stregone iniziò a sussurrare un’incomprensibile litania con voce baritonale.
    Dopo pochi secondi, Sillen avvertì una lieve scossa elettrica punzecchiarle la nuca: come un lampo, la visione le esplose nella mente, tornando vivida e presente.
    In reazione a quell’incanto, i suoi occhi violetti divennero pura luce bianca, spalancandosi con violenza, e un’innaturale corrente d’aria s’innalzò intorno al suo corpo, scompigliandole i capelli neri. Thranduil si fece avanti velocemente ma Alatar lo fermò con voce secca: -Che nessuno la tocchi! È forte, accidenti. Ho dovuto fare forza per entrare nella sua mente.-
    Tutto ciò che non era abbastanza pesante prese a vorticare freneticamente nella stanza, sbattendo sulle pareti lisce.
Involontariamente, Thranduil si ritrovò a ringhiare.
    -Lasciala andare.-
    Lo stregone gli lanciò un’occhiata eloquente: -Se interrompo ora il contatto rischio di ucciderla.- A quella rivelazione, il Sindar s’irrigidì violentemente, sentendo il sangue gelarsi nelle vene.
    Dal canto suo, Alatar sorrise tra sé e sé: in vero, la stella non correva nessun pericolo. Semplicemente, lo stregone doveva andare fino in fondo a quell’incanto e, a dirla tutta, era curioso di vedere la reazione del Re a quella piccola menzogna.
    Intanto, Sillen perse ogni contatto con la realtà, precipitando nella visione. Rivisse la caduta e questa volta sentì la voce rimbombarle nella testa con chiarezza.
    Cominciò a parlare, con voce atona e chiara, ripetendo ciò che sentiva:

“Tu sei nata per una ragione e il tuo cammino non può cambiare.
Ma un destino scritto è anche una maledizione.
Il tuo compito è salvare la Terra di Mezzo, riunirai i Popoli Liberi e scenderai in battaglia.
Una prova ti attende e dovrai affrontarla per vincere il Male.
Perché la Stella dei Valar si è svegliata.
La Stella dei Valar porterà la pace.
A caro prezzo.”


    Alatar annullò in fretta il suo incanto e Sillen chiuse gli occhi.
La corrente si placò d’un colpo e l’intera sala piombò nel più assoluto silenzio. Solo dopo un primo attimo di totale immobilità, tutti tornarono a respirare.
    Thranduil si affrettò a sorreggere la stella, che vacillò sulle proprie gambe. Lei aggrottò le sopracciglia, concentrata e si sfregò gli occhi, tornati del solito color ametista. -Riunire i popoli liberi e scendere in battaglia.- Alatar annuì: -Ora abbiamo una pista.- Thranduil non parve della stessa idea e strinse la stella per un braccio, evitandole una maldestra caduta.
    -Ma di cosa state parlando, di grazia?-
    Sillen riacquistò l’equilibrio, scostandosi dal Re elfico con un sibilo scocciato: -Sto bene! Ce la faccio da sola.-
    Elessar guardò la stella con un velo di preoccupazione nello sguardo. Quella giovane donna doveva scendere in battaglia in testa a un esercito? A vederla, sembrava a malapena in grado di reggere una spada.
    -Smettetela di sottovalutarla, tutti e due.- Li riproverò Alatar, spazientito dal tono del Re elfico e dallo sguardo pietoso di Elessar. Sillen gli fu subito accanto, grata per la sua fiducia.
–Dobbiamo agire al più presto. I popoli liberi sono sei: Uomini, Elfi, Nani, Hobbit, Aquile ed Ent. Qual è il più vicino a noi?-
    Thranduil scosse la testa, deciso: -No. Tu non vai da nessuna parte.- Lei sollevò il mento con aria di sfida e, come se la situazione già non fosse abbastanza tesa, il Re degli Elfi finì per spazientirsi irrimediabilmente. Avanzò di un passo ma, con sua somma sorpresa, si ritrovò la strada sbarrata da Legolas.
    L’altro respirò a fondo e alzò lo sguardo per puntare i propri occhi in quelli verdi del figlio: -Spostati, Legolas.-
    Quello non si mosse, risoluto: -Non sta più a te decidere. L’intera Terra di Mezzo ha bisogno di lei e tu dovresti aiutarci, non trattarci da nemici.- Thranduil storse la bocca: -Come dovrei trattare qualcuno che entra in casa mia con l’intento di dettare ordini senza il mio consenso?-
    Elessar s’intromise con discrezione, posando una mano sulla spalla di Legolas e rivolgendosi al potente Sindar: -Questa situazione riguarda tutti noi, Re Thranduil. Ma hai ragione, questo è il tuo regno e noi siamo stati troppo invadenti.-
    Alatar lanciò uno sguardo eloquente alla stella, che intuì quello che i due uomini stavano cercando di fare: Thranduil era meno teso quando era solo con lei e sarebbe stato più semplice dialogare senza la loro presenza.
    Legolas, però, strinse i denti: -La mia opinione non conta, padre? Sono pur sempre l’erede che governerà su questo regno, o mi sbaglio?- L’altro si voltò con un gesto spazientito: -Ricordi che questo è il tuo regno solo quando ti fa comodo.-
    Sillen sentì l’amarezza di quelle parole affondare come coltelli nell’animo del Principe, che abbassò la testa con i pugni serrati. Legolas sapeva che suo padre non lo aveva ancora perdonato per il suo coinvolgimento con il Regno degli Uomini, nell’Ithilien, ma sentirlo parlare in quel modo lo ferì crudelmente.
    Per anni, l’unica cosa che aveva cercato di fare era rendere suo padre fiero di lui ma in quel momento gli sembrò davvero di essere lontano più che mai dal riuscirci.
    La voce gentile della stella li interruppe. –Lasciateci soli, per favore.- Alatar annuì e si diresse alla porta, mentre Elessar si voltò verso l’amico: -Andiamo, Legolas.-
    Quello guardò il padre e la stella, poi scosse la testa, rassegnato.
 
**

    Sillen li guardò uscire, tormentandosi il tessuto sottile della veste bianca con le dita dorate. Thranduil rimase immobile, offrendole solo il profilo contrariato.
    Era chiaro che non avesse intenzione di discutere, dunque.
    Dopo qualche minuto di silenzio paziente, lei si schiarì la voce, cercando di apparire più tranquilla di quanto non fosse.
-Thranduil, per favore.- Lui le lanciò uno sguardo in tralice, ancora furente e Sillen si avvicinò con fare diplomatico, forzando addirittura un sorriso. -Parla con me. Troviamo un modo per gestire questa situazione, insieme. Non puoi ignorare tutto ciò che sta accadendo.-
    Lui si costrinse a non guardarla, i muscoli della mascella irrigiditi. Se stava cercando di circuirlo con quei modi gentili, ne sarebbe rimasta delusa: sapeva gestire l’effetto che quegli occhi di ametista sortivano su di lui.
    Sentì la mano affusolata della stella toccargli la spalla ma se la scrollò di dosso con un gesto secco: -Non c’è niente da dire. Tu non sei in nemmeno in grado di comprendere cosa sia una guerra. Faresti meglio a lasciare la questione a chi può gestirla.-
    Lei cercò di controllare la rabbia che sentiva ribollire nel petto e parlò con una calma che non sapeva di possedere: -Per adesso non sono in grado, è vero. Ma se i Valar mi hanno creata con questo intento, sono certa che posso riuscirci.-
    Aggirò l’imponente figura del Re elfico per guardarlo in viso ma questo la fermò con un gesto improvviso. Sillen s’immobilizzò di colpo, avvertendo nelle ossa tutta la forza della sua mano che la tratteneva per il braccio.
    -Perché ti è così difficile capire il concetto? Io prendo le decisioni, non tu.- Lei scattò indietro, trafiggendolo con un’occhiata impietosa. Passò una mano sul braccio offeso, stringendo le labbra piene fino a farle sbiancare.
    Non sopportava che lui la facesse sentire così debole, indifesa, quando in vero avrebbe preferito sotterrarsi piuttosto che dargliela vinta.
    Era un ottuso elfo egoista.
    E doveva capire, una volta per tutte, con chi aveva a che fare.
    -Ci sono persone che potrebbero morire.- Lo accusò.
Thranduil scrollò le spalle con noncuranza: -Il mio regno non crollerà per qualche vita umana in meno.-
    -Ma il tuo onore si!- S’indignò lei.
    Il Re non si scompose e prese a camminare per la stanza con lentezza regale, impassibile davanti alle veementi rimostranze della stella. Questa, invece, non poteva più reprimere il violento desiderio di ribellione che le bruciava nel petto, soprattutto quando il Sindar assumeva quell’atteggiamento dannatamente arrogante e supponente. Sentì ribollire il sangue nelle vene, stufa di ritrovarsi sempre nella stessa situazione: -Io partirò con loro, che ti piaccia o no.- Thranduil si voltò a guardarla, con il volto imperturbabile: -Non sei nella posizione di decidere.-
    Fu allora che Sillen gli si avvicinò, a grandi passi: -Perché l’hai deciso tu? Rifletti Re degli Elfi, chi sono io?-
    Gettò indietro la testa per guardarlo negli occhi con furia distruttiva: -Io sono Sillen, la Stella dei Valar! Non c’è essere su questa terra che possa dirmi cosa io debba o non debba fare! Nemmeno tu, Thranduil.- Gli soffiò a pochi centimetri dal viso, il petto che si alzava e si abbassava per la dirompenza del suo sfogo.
    Il Re, questa volta, rimase in silenzio.
    Si ritrovò a fissarla, non perché non trovasse alcunché da ribattere ma perché non poteva fare altro.
    Finché lei lo guardava in quel modo, bruciava in quel modo, lui era costretto a rimanere immobile, a fissarla di rimando.
E in quel momento, nella Sala delle Udienze, gli parve di vedere la stella per la prima volta.
    Era splendida, gli occhi come pozzi di ametista liquida, bollenti, brillanti alla luce delle torce. I lunghi capelli le piovevano attorno alle spalle tremanti in morbide onde scomposte, nere come l’onice più puro.
    Forte, caparbia e bellissima.
    Poi, gli occhi del Re si soffermarono qualche secondo di troppo sulle labbra di lei e Sillen avvertì il calore invaderle le guance. Quando incontrò di nuovo lo sguardo di Thranduil, le mancò il respiro: non aveva mai visto il fuoco divampare nel ghiaccio.
In un attimo, lui annullò ogni briciolo di controllo che gli era rimasto, premendo le labbra contro quelle di lei.
    Dopo un primo momento di smarrimento, Sillen si accorse di quello che stava accadendo e ogni cosa le parve amplificata: sentiva le labbra dell’elfo sulle sue, i suoi capelli argentei solleticarle il collo.
    Pensò di allontanarlo, di spingerlo via.
    Invece, contro ogni previsione, venne soffocata dall’irragionevole bisogno di baciarlo a sua volta e non riuscì a fare altro che assecondare quell’istinto.
Era ovviamente il primo bacio della sua vita, eppure le parve di averlo sempre portato con sé, sulla pelle, come un ricordo.
    Il ricordo di un sogno.
Una sensazione così assurda che, per un secondo, Sillen si chiese se non stesse sognando per davvero.
    Il Re l’attirò a sé, passandole un braccio attorno alla vita sottile e affondando le dita tra i suoi capelli corvini e la stella sentì le ginocchia cedere dall’emozione. Si aggrappò con le mani tremanti alle spalle larghe dell’elfo, che percepì il suo calore divorante attraverso le vesti, sibilando per la frustrazione.
    La desiderava terribilmente ed era certo che, in breve, non sarebbe più riuscito a controllare le proprie azioni.
    Allo stesso modo, si rese conto di averla sempre desiderata, sin dal momento in cui i loro sguardi si erano scontrati in quella radura devastata.
    Avrebbe dovuto prevederlo.
    Avrebbe dovuto.
Tutto quel tempo passato insieme non aveva fatto altro che accrescere quel sentimento sotterraneo.
    Non poteva biasimare altri che sé stesso.
    Sillen sentì il respiro venire meno quando le mani di Thranduil la strinsero contro il suo corpo slanciato, impazienti.
Non era sicura di poter sopravvivere a tutto ciò che stava provando e rabbrividì, arrendendosi a quel fuoco che presto -ne era certa- l’avrebbe bruciata viva.
    Si lasciò spingere contro la parete dietro di sé, ignorando il tocco freddo della pietra che le graffiava la pelle. C’erano solo i loro respiri, il suono del sangue che le scorreva nelle orecchie.
    C’era il battito forsennato del suo cuore.
    Poi, c’era solo Thranduil.
    E il mondo era sparito.
    Fu in quel momento che la stella sentì nuovamente le voci, quelle che affollavano la sua mente il giorno del suo arrivo sulla Terra di Mezzo. Non le sentì solamente. Esse gridavano, facendo a gare per farsi sentire. Lei spalancò gli occhi, confusa.
    Perché? E perché adesso?
    Si staccò velocemente dalle labbra dell’elfo che, invece, le spostò sulla pelle sensibile del suo collo dorato.
    Sillen rimase immobile, cercando di capire cosa le stessero dicendo quelle chiassose quanto indesiderate voci. Una tra tutte le martellò le tempie, quasi urlando: -Tu sei nata per una ragione e il tuo destino non può cambiare…-
    Le mancò un battito e sentì le lacrime pungerle gli angoli degli occhi violetti. Ma certo.
    Lei lasciò correre velocemente lo sguardo nella Sala delle Udienze, verso la porta. Verso Ovest -ormai aveva imparato- laddove le voci la chiamavano come una folla impaziente.
    Tutto questo non sarebbe dovuto accadere. 
    Non posso permettermi di essere così egoista, giusto Valar? 
    Quel pensiero le ferì la mente e sentì il suo corpo irrigidirsi di conseguenza. Ma oramai era troppo tardi: non il loro litigio ma proprio quel bacio avrebbe comportato il crollo di tutto ciò che lei e il Re elfico avevano costruito insieme.
    La fiducia che lui aveva riposto in lei si sarebbe dissolta, lasciandoli di nuovo distanti ed estranei, come il primo giorno.
    Anzi, molto, molto più distanti.
    Con il suo gesto avventato lo stava irrimediabilmente ferendo.
    Cercò di spingerlo via e le sue mani s’infransero senza troppa convinzione sul petto solido di lui. Si fece forza, ignorando dolorosamente le labbra calde dell’elfo, e infine riuscì a spostarlo a fatica, scivolando lontano dal muro.
    Thranduil avvertì il freddo percorrergli il corpo quando la stella si staccò da lui, lasciandolo a reggersi alla parete di pietra.
Stettero fermi a fissarsi per interminabili secondi, ansimanti.
-Sillen…- Sussurrò lui, ancora immerso nell’intensità di quel momento. Lei si portò istintivamente le mani al corpo, come a volerlo coprire: -No Thranduil, io devo andare. Questo… questo non doveva accadere. Partirò con loro.-
    E le voci nella sua testa cessarono immediatamente.
    Si morse il labbro inferiore, sentendo una lacrima solitaria scivolarle sulla guancia.
    Non doveva cedere, non poteva.
    -Cosa?- Sibilò lui, avvicinandosi di un passo.
    Lei deglutì, avvertendo lo sguardo tagliente del Re addosso con un peso quasi fisico, e le parole uscirono a fatica dalle sue labbra tremanti: -Io non sono qui per questo. Sono qui per combattere, per salvare la Terra di Mezzo. Ti prego, accetta di aiutarmi, Thranduil. Combatterai insieme a me?-
    Lui sbarrò gli occhi e, in un attimo, tutto gli fu chiaro, limpido come se la stella l’avesse urlato: lei stava solo cercando di usarlo, di convincerlo a lasciarle i suoi eserciti, a darle potere.
    Fu come se quell’intuizione avesse rotto un argine invisibile e Thranduil sentì il vuoto dentro di sé tornare ad inghiottire ogni cosa, come un onda inarrestabile.
    Il suo viso s’irrigidì, perdendo colore. 
    Lei non era lì per lui. Voleva solo il suo dannato esercito.
    Si era mostrato debole, indifeso. Non avrebbe dovuto fidarsi e ora ne avrebbe pagato le conseguenze. Ed esse l’avrebbero distrutto ancora una volta.
–Vattene allora. Ma non avrai niente da me.-
    Lei gli rivolse uno sguardo supplice, gli occhi viola ormai offuscati dalle lacrime e, nel cuore, la dolorosa consapevolezza di aver perso tutto.
    -Vattene.- Ripeté il Re, con voce roca.
    Sillen si strinse le braccia al petto, maledicendo quelle voci che minacciavano di tornare ad urlarle nella testa ad ogni sua parola: -Tu… tu non vuoi lasciarmi andare, Thranduil.-
    Ma il Re rimase in silenzio e lei si ritrovò a indietreggiare, trattenendo i dolorosi singhiozzi che le premevano il petto.
    Lesse qualcosa di temibile negli occhi di lui ma, quando si voltò per uscire dalla stanza, Thranduil rimase immobile. 
    La lasciò andare.


N.D.A

Bentrovati! Dopo questa pausa (non voluta ma necessaria T-T) ricomincerò a pubblicare una volta a settimana <3 Questo capitolo impegnò molte delle mie notti insonni e spero che il risultato vi piaccia XD Grazie a chi è arrivato fino a qui e a chi continuerà a seguire Sillen nella sua avventura! Chissà cosa accadrà adesso…
Baci,
Aleera
   
 
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