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Autore: Mr Lavottino    23/07/2019    1 recensioni
Zoey è stata appena lasciata da Mike, suo ragazzo storico. A farne le spese è Gwen, sua amica, la quale riceve ogni giorno chiamate da parte sua, durante le quali lei non fa altro che piangere e lamentarsi. Così una sera decide di far uscire l'amica di casa.
Nel bel mezzo della serata, Gwen decide di lasciare la rossa da sola per provarci con un ragazzo e lei, arrabbiata, alza un po' troppo il gomito.
Per una serie di coincidenze, Zoey verrà rapita da Duncan, autore di una rapina e fuggitivo, e da quel momento la rossa diverrà ostaggio del punk.
DAL TESTO:
"Zoey non sapeva precisamente come era finita in quella situazione. Una marea di ipotesi, tutte piuttosto irrilevanti, le attraversarono la mente venendo però immediatamente accantonate da quella parte di buon senso a cui si sentiva ancora strettamente legata.
Era a lei che si affidava ogni qual volta un dubbio le sfiorava la mente. Riflettendoci con calma, e con la dovuta attenzione, riusciva sempre a trovare una soluzione che le andasse bene, eppure questa volta era diverso. Sentiva in cuor suo che, qualunque fosse stata la sua mossa, avrebbe sbagliato comunque.
Com'era cominciato tutto? Con un sbronza."
Genere: Avventura, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris McLean, Duncan, Noah, Scott, Zoey | Coppie: Bridgette/Geoff
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Un forte odore di disinfettante gli punse le narici e lo portò, non senza qualche problema, ad alzarsi. Sentiva un dolore  atroce alla testa e allo stomaco, inoltre non riusciva a capire dove si trovasse.
Duncan ci mise più di un minuto a fare mente locale, fino a quando non vide una flebo accanto a se ed un piccolo riquadro nel quale scorrevano delle linee verdi su sfondo nero. Si tirò su con la schiena e, con estrema calma, iniziò a guardare la stanza in cui trovava.
C'erano diversi quadri, per di più dipinti di foreste e spiagge, posti a casaccio, un armadio, un appendiabiti e qualche sedia posta vicino al suo letto, dalla cui posizione aveva intuito si fossero sedute diverse persone.
La domanda che si pose fu una soltanto: come c'era finito all'ospedale? Gli bastò chiudere gli occhi e ripensare a tutto ciò che era successo in quel maledetto magazzino. Alejandro, il proiettile sullo stomaco, il colpo in testa con la mazza, tutto gli passò davanti in una rapida sequenza di ricordi dolorosi.
Si passò la mano sulla pancia e sentì una garza, grossa quando metà del suo petto, che copriva la ferita. Anche la sua testa ed il suo braccio erano fasciati, ma sembravano essere molto meno gravi.
Mentre era assorto nel controllare le proprie condizioni, la porta si aprì e fece il suo ingresso Noah. I due si guardarono per qualche secondo senza dirsi niente, poi l'indiano si mise a sedere sulla sedia vicino al suo letto ed attaccò discorso.
- Finalmente ti sei svegliato, dormiglione. Sai, per un po' abbiamo temuto che non aprissi più gli occhi.- il detective cercò di rendere l'atmosfera il meno pesante possibile, però non ne fu in grado.
- Che diavolo è successo?- Duncan andò dritto al punto. Si stropicciò gli occhi con forza, ancora assonnato, e poi li puntò verso di Noah.
- E dai, nemmeno un saluto?- controbatté ironicamente - Dopo che ci hai chiuso la porta in faccia siamo andati alla macchina. Quando la rossa ci ha visti arrivare è partita a corsa per venire ad aiutarti e, a conti fatti, ti ha salvato la vita. - il detective si sistemò meglio sulla sedia, mentre con la coda dell'occhio guardava il punk.
- Pensa te. Alla fine è stata lei a salvare me. - Duncan abbassò la testa e si lasciò andare ad una leggera risata.
- Beh, vi siete ricambiati il favore. L'asiatica al palo ce l'hai legata tu, vero?- gli occhi dei due si incrociarono per qualche secondo e poi scoppiarono a ridere.
- Sì, sono stato io. - ammise il moro, aggiustandosi i capelli con una mano.
- Non è stato facile capire la situazione, sai? Abbiamo trovato una donna bloccata che a forza di gridare ha perso completamente la voce. Ti giuro, non puoi capire in che condizioni è ridotta.- quella frase portò ad altre risate.
- Fidati, ne so qualcosa. Ha iniziato ad urlare ancora prima che la legassi.- spiegò, sempre con il sorriso sulle labbra - E poi? Gli altri come stanno?- chiese, balbettando leggermente.
- Scott è stato dimesso ieri.- il discorso di Noah venne interrotto all'inizio.
- Ieri? Quanti giorni sono passati?- Duncan cercò di guardare il calendario posto visino alla porta, ma non ne fu in grado.
- Cinque giorni. Hai dormito abbastanza.- rispose l'indiano, verificando anche con il cellulare - Comunque, ti stavo dicendo: Scott è stato dimesso, Dawn è da un bel pezzo che non si fa sentire e Zoey era qui fino ad un momento fa, adesso non so dove si andata.- alzò le spalle con noncuranza e si limitò a guardare l'espressione felice del punk.
- Tutto è bene quel che finisce bene, vero?- Duncan portò lo sguardo verso il soffitto e si vi si perse per qualche secondo.
- Non so se per te sia finita poi così bene.- disse poi Noah, spiazzandolo completamente.
- Che vorresti dire?- il moro in realtà sapeva perfettamente cosa intendesse l'amico, eppure volle sentirselo dire per esserne sicuro al cento per cento.
- C'è un mandato d'arresto nei tuoi confronti, ovviamente.- entrambi si limitarono a ridere. Il punk non fu per nulla sorpreso da quelle parole, anzi, ne sembrò piuttosto divertito.
- L'avevo intuito.- ammise infine, per poi appoggiare la schiena sul materasso e distendersi.
- Ti ricordi quando ci siamo conosciuti?- l'indiano se ne uscì all'improvviso con quella domanda, cogliendo l'altro alla sprovvista.
- Credo di sì. Alla festa di Geoff, giusto?- chiese, guardandolo con un sopracciglio alzato.
- Esattamente. Andavo in classe con lui alle superiori e ogni sabato sera mi rompeva le palle chiedendomi se volessi andare ad uno dei suoi party.- si fermò per un istante e si mise a ridere - Quella sera, preso dallo sfinimento, decisi di accettare e venni a quella maledetta festa. C'erano solo alcol ed un sacco di persone che non conoscevo e quindi mi misi a leggere un libro su di un divanetto, quando...- venne interrotto dal moro.
- Quando sono arrivato io e ti ho rovesciato addosso una bottiglia di birra dicendo che leggere è da sfigati.- fu Duncan a concludere la frase, accompagnandola con una fragorosa risata.
- Te lo ricordi? Diamine, avevi più alcol che sangue in corpo.- anche Noah scoppiò a ridere ripensando alla scena.
- Sarò pur stato ubriaco fradicio, ma certe cose non si dimenticano.- scosse la testa, perso in quei ricordi felici.
- Immagino. Comunque, dopo ciò mi hai sfidato ad una gara di bevute ed io, dopo il primo bicchiere, sono andato al tappeto. Non ricordo un granché di quella sera, solo me dentro un carrello della spesa mentre tu, DJ e Geoff nudi che mi portavate in giro per la città.- sentendo quelle parole, il punk rischiò di morire dalle risate.
- Non puoi capire, è stato uno spettacolo. La polizia ci ha inseguiti per due ore e alla fine siamo riusciti a seminarla.- l'indiano ascoltò con interesse e, dopo essersi fatto una risata, tornò serio.
- Il mandato non è ancora ufficiale e, oltretutto, io non sono comunque autorizzato ad arrestarti.- si prese un attimo di pausa, durante la quale Duncan lo guardò con un sopracciglio alzato - Quindi, se tu adesso scappassi... io non potrei farci nulla.- l'indiano si alzò, girò la sedia verso il muro e poi si mise nuovamente a sedere dandogli le spalle.
Il punk non disse nulla, si limitò a mantenere gli occhi sul soffitto senza dire nemmeno una parola.
- Che hai? Non mi sembri molto contento.- Noah si voltò verso di lui e lo guardò con un'espressione confusa.
- No, anzi, sono felicissimo. Solo che... dovrei andarmene in giro con questa vestaglia?- disse, indicando l'abito verdastro che aveva addosso.
- Nell'armadio dovrebbero esserci dei vestiti nuovi, se non sbaglio la rossa li aveva portati qualche giorno fa. - l'indiano indicò il grosso mobile biancastro. Duncan si tirò su e, barcollando, arrivò fino all'armadio. Aprì l'anta e ne tirò fuori un sacchetto bianco contenente un paio di jeans, una maglietta nera ed una scatola di scarpe.
- Beh, direi che ha pensato proprio a tutto.- detto ciò si vestì rapidamente e si diresse verso la porta della stanza - Grazie di tutto, Noah.- sussurrò, poi uscì dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle, senza nemmeno aspettare una risposta da parte del detective.
Una volta uscito dall'ospedale, nel quale dovette star bene attento a non farsi riconoscere dai vari infermieri, si avviò verso il parcheggio nella speranza di trovare un'auto da "prendere in prestito".
Provò a muovere le maniglie di tutte le macchine, sperando di trovarne una aperta e, dopo qualche minuto di ricerca, trovò una piccola auto nera, messa piuttosto male, che riuscì ad aprire. Si guardò intorno per un po' e, quando fu sicuro di non essere visto da nessuno, provò ad entrarvi all'interno.
- Rubare una macchina è un reato grave, sai?- sentendo quelle parole gli si gelò il sangue nelle vene. Rimase immobile e, dopo aver metabolizzato una possibile scusa da usare, si tirò su con calma.
- Ehm, non fraintenda, io stavo solo...- non appena portò lo sguardo davanti a se non riuscì a trattenere una risata - Sul serio?- chiese, osservando l'auto di lusso, una Pontiac Bonneville di colore bianco, che si era fermata davanti a lui.
- Sei un ricercato, rubando un auto porteresti ancora più occhi su di te. Non mi sembra molto saggio.- Zoey, seduta tranquillamente al posto del guidatore e con il gomito fuori dal finestrino, lo stava guardando con un sorrisetto in volto.
- Un paio di occhiali da sole  ed una bella macchina non ti rendono una bad girl, sai?- le disse, indicando il paio di occhiali scuri che la rossa aveva addosso.
- Li ho trovati a buon prezzo e ho deciso di prenderli, tutto qui. Così come la macchina- scrollò le spalle, per poi toglierseli e sorridergli.
- E quanto li avresti pagati?- domandò lui, cercando di prenderla in giro.
- Beh...gli occhiali sui duecento dollari, la macchina intorno ai cinquantamila.- sentendo quelle cifre il punk sgranò gli occhi, mentre lei si limitò a ridere.
- Non sapeva fossi ricca di famiglia.- Duncan si portò le braccia sui fianchi, sorpreso da ciò.
- Non proprio. Diciamo che "ci sono diventata".- fece il segno delle virgolette con le dita ed ignorò l'espressione confusa del punk - Che ne dici di salire a bordo?- gli chiese infine, facendogli l'occhiolino.
- Dove siamo diretti?- senza esitare il moro salì sull'auto e si allacciò la cintura con un gesto secco.
- Tu hai qualche idea?- domandò la rossa, indicandogli il GPS che aveva montato sull'automobile. Quello ci pensò per un po', dopodiché digitò qualcosa sull'aggeggio ed impostò una destinazione.
- Dicono che Taloyoak sia un posto tranquillo.- disse, per poi affondare la schiena nei comodi sedili della macchina.
- E allora Taloyoak sia.- Zoey si limitò ad accendere l'auto e partire a tutto gas verso la tangenziale.
Li aspettava un viaggio, di circa trenta ore, che si sarebbero goduti alla grande. D'altronde, il peggio ormai era passato.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Scusate il ritardo, il lavoro non mi ha permesso di pubblicare per tutto il giorno, ne sono veramente desolato. Beh amici, siamo quasi arrivati alla fine. Per questa storia ho deciso di optare per un finale allegro e gioioso, quindi... niente morti dei protagonisti.
Sto anche ideando un possibile sequel, ma l'idea è ancora una bozza, vedrò meglio a Settembre.
Detto ciò, ci vediamo venerdì con l'ultimo capitolo!
   
 
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