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Autore: TaliaAckerman    24/07/2019    1 recensioni
L'ultimo atto della saga dedicata a Fheriea.
Dubhne e Jel si sono finalmente incontrati, ma presto saranno costretti a separarsi di nuovo. Mentre la minaccia dal Nord si fa sempre più insistente, un nemico che sembrava battuto torna sul campo di battaglia per esigere la sua vendetta. Il destino delle Cinque Terre non è mai stato così incerto.
Dal trentaquattresimo capitolo:
"Dubhne si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e ricordò quando, al suo arrivo a Città dei Re, l'avevano quasi rasata a zero.
- Quando ero nell'Arena... - mormorò - dovevo contare solo su me stessa. Un Combattente deve imparare a tenere a bada la paura, a fidarsi solo del proprio talento e del proprio istinto. Non c'è spazio per altro.
Jel alzò gli occhi e li posò su di lei - E che cosa ti dice ora il tuo istinto?
- Sopravvivi. "
Se volete sapere come si conclude il II ciclo di Fheriea, leggete!
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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- Sephirt!
Protetto dalla barriera invisibile, Jel avanzava passo dopo passo all'interno della città semi distrutta. Gli uomini delle Cinque Terre giacevano ustionati e agonizzanti al suolo, ma fra loro il giovane individuò anche diversi Uomini del Nord. La furia di Sephirt non avrebbe fatto distinzioni.
- Sephirt!
Sapeva che l'aria appena oltre lo scudo protettivo doveva essere piuttosto rovente. La tempesta di fuoco che la strega aveva scatenato aveva letteralmente ridotto in cenere soldati, abitazioni e persino un tratto del muraglione che lei stessa aveva edificato per difendere la città.
- SEPHIRT! - tuonò a pieni polmoni, ma non ottenne risposta.
C'era qualcuno che ancora combatteva.
Il mago intervenne per salvare un ariadoriano ferito dall'aggressione di due Ribelli, ma non si trattenne abbastanza per sentirsi ringraziare. Un po' più avanti scorse Lord Gerard giacere a ridosso un muro sfondato, completamente coperto di sangue ma ancora vivo.
Altre esplosioni provenivano dalla zona ovest della periferia cittadina. Forse se si fosse sbrigato sarebbe riuscito a evitare che Sephirt massacrasse anche gli ultimi superstiti dell'avanguardia...
Corse disperatamente in quella direzione per alcuni minuti, scavalcò un paio di muraglioni mezzi crollati, si arrampicò su un imponente cumulo di macerie e davanti a suoi occhi si parò la scena che si era aspettato: aveva immaginato quel momento così tante volte da passare notti insonni, ma nulla avrebbe potuto prepararlo a quella visione.
Sephirt era lì, impossibile non riconoscerla, con i capelli fiammeggianti al vento. Era avvolta da una sorta di barriera di fuoco che avrebbe impedito a chiunque di avvicinarlesi. Non brandiva armi. Pareva che fosse sufficiente che sbattesse le palpebre per scatenare altre fiammate contro i suoi avversari.
A quella vista, per un istante la risoluzione di Jel vacillò.
Non posso batterla. È troppo forte per me. È troppo forte per tutti noi.
Forse aver appreso i segreti della Magia Antica non sarebbe stato sufficiente a permettergli di vincere, o anche solo di avere salva la vita, ma la cosa fondamentale in quel momento era riuscire a distogliere la sua attenzione dai soldati delle Cinque Terre. Se fosse riuscito ad attirarla altrove, fuori dalla capitale, il generale Fánersan avrebbe potuto muovere sulla città e guadagnare terreno importante, nell'attesa che la delegazione che si era recata al Santuario facesse ritorno con le Sei Pietre... Nemmeno la magia di Sephirt avrebbe potuto resistere contro quella della Pietre. Doveva credere che fosse così.
- SEPHIRT! - gridò ancora una volta in direzione della donna.
Questa volta comprese all'istante di aver fatto centro.
La barriera di fiamme che si era generata a pochi passi da lei svanì all'istante e per qualche secondo il campo di battaglia piombò nel silenzio.
Poi la strega volse il viso niveo nella sua direzione.
I grandi occhi rossi che avevano infestato i suoi incubi negli ultimi mesi lo trafissero come lame affilate. Il suo volto era diverso da come lo ricordava: la mandibola serrata, con le vene grigiastre che risaltavano sulle tempie e sulle guance, come se anche il suo sangue si fosse trasformato in veleno.
Sarebbe potuta sembrare un cadavere, non fosse stato per la furia cieca che animava il suo sguardo.
Era lì. Dopo tanto tempo, finalmente faccia a faccia.
E in un attimo Jel seppe che cosa doveva fare.
- È finita, Sephirt - proferì con calma glaciale. - Sono qui. Era quello che volevi no? Sono qui per combattere.
I pochi uomini vivi a poca distanza da lei approfittarono della situazione per darsela a gambe.
La donna lo fissava con gli occhi spalancati; nessuno lo aveva mai guardato in quel modo. In quello sguardo Jel lesse un tale odio, una tale ferrea volontà di distruzione, da sentirsene per qualche istante sopraffatto.
A riportarlo alla realtà fu il rumore metallico di decine di lame: le spade dei caduti rimaste abbandonate a terra si stavano sollevando e venivano puntate verso di lui.
Al giovane tornarono in mente le parole che il maestro Camosh gli aveva rivolto tanti anni prima: un mago fuori di sé dalla rabbia è il più pericoloso, ma anche il più vulnerabile. A volte, accecato dalla furia, può commettere degli errori, o ricorrere a incantesimi poco funzionali in quel preciso momento.
Era quello che stava accadendo. Non era un incantesimo difficile da bloccare. Almeno non per un mago esperto.
Eresse una barriera che, una volta attraversatala, ridusse le lame in polvere finissima.
Ma non era quello che voleva. Non avrebbe combattuto in città.
Conscio di star giocando più che mai con il fuoco, invitò la strega con un cenno di sfida ad avvicinarsi.
- Dovrai impegnarti molto più di così se vuoi uccidermi.
Sephirt non si scompose. Senza muovere un muscolo, evocò quattro fiammate, come ad occupare i vertici di un quadrato, e ciascuna si avventò su di lui da una direzione diversa. Jel usò la trasmissione istantanea per sottrarvisi; non sarebbe stato in grado di generare uno scudo abbastanza potente da reggere a quattro Evocazioni di quella portata.
Nell'apparire pochi metri più in là, il Consigliere avvertì la prima fitta di lancinante dolore alla testa. Doveva fare attenzione con gli incantesimi di quella difficoltà, o il combattimento non sarebbe nemmeno iniziato...
Nel frattempo Sephirt perseverava nel suo rimanere immobile.
- Non vuoi vendicare Mal Ennon? - chiese Jel con un poco di disperazione nella voce. - Avanti, se vuoi farlo vieni a prendermi.
Sentir pronunciare quel nome ebbe su di lei lo stesso effetto di una scarica elettrica. Mosse un paio di passi in avanti e Jel attese il momento giusto per scattare... ma non ne ebbe il tempo. Una scarica di dolore lo attraversò da parte a parte. Non aveva mai provato nulla di simile; era come se il suo corpo avesse preso fuoco dall'interno. Piegato in due, il giovane cadde a carponi. Ma quando pensò di essere ormai prossimo alla morte, accadde qualcosa di peggiore. Migliaia di voci urlanti esplosero nella sua mente mentre e la vista gli si oscurò. Una paura e un dolore non suoi lo invasero all'altezza del petto dandogli la sensazione di soffocare. E allora, con quel poco di lucidità che gli era rimasta, comprese: Sephirt stava usando su di lui la tecnica del flêgein, una particolare modalità di lettura della mente praticata attraverso la magia nera. Per quanto ne sapeva Jel, non esisteva contro incantesimo. Consisteva nel proiettare fisicamente su qualcuno la condizione emotiva di chi la praticava. Dunque era quello che Sephirt provava? O era quello che aveva provato quando Mal era morto?
Non ebbe il tempo di darsi una risposta che la tortura finì, repentinamente com'era iniziata. Si ritrovò disteso sulla schiena, il volto sferzato dall'aria gelida. Sentì dei passi avvicinarsi a lui.
- Volevo che sapessi cosa si prova, Jel Cambrest. Adesso lo sai - disse Sephirt con una pacatezza che Jel non avrebbe mai immaginato. - Ora, muori.
Compì con una mano il gesto simile alla presa di un arpione che gli avrebbe tagliato la gola, ma qualcosa in Jel gli diede la forza e la lucidità per pronunciare il contro incantesimo. Funzionò solamente a metà, ma abbastanza da impedirle di ucciderlo. Un taglio si aprì nella sua gola, ma non così in profondità da recidergli la giugulare.
Non stette ad aspettare che Sephirt usasse un altro incantesimo per ucciderlo: pur sapendo che lo sforzo lo avrebbe indebolito oltremodo, praticò nuovamente la trasmissione istantanea e si ritrovò fuori dalla mura.
Era la prima volta che compiva un salto così ampio. Un conato di nausea lo scosse violentemente.
Non ebbe il tempo di riprendere fiato che uno spostamento d'aria lo investì gettandolo a terra. Le mura della città dettero l'impressione di stare per crollare definitivamente. Non c'erano dubbi su quale fosse la causa: nel vederselo sparire da sotto il naso Sephirt doveva aver perso il controllo e quella era la prima vera buona notizia del momento. Forse ora sarebbe riuscito ad attirarla lontana dalla capitale. Il problema era ritrovare le forze necessarie per farlo.
Il mago inspirò profondamente, ben conscio di quanto l'energia spesa per praticare quella seconda smaterializzazione lo avesse messo in carenza d'ossigeno. Staccò dalla propria cintura una piccola fiala contenente un infuso magico rigenerante e se la portò alle labbra facendo attenzione a non berne più del dovuto: per coloro che eccedevano gli effetti erano imprevedibili, da improvvisi eccessi di euforia all'incapacità di padroneggiare i propri incantesimi. E nei casi più gravi, inebriato dalla sensazione di benessere e rinnovato vigore, un mago poteva andare incontro alla morte per un troppo alto dispendio di forze catalizzate nell'esercizio della propria magia.
Nuove energie avevano appena iniziato a rianimarlo come linfa vitale quando Sephirt apparve all'improvviso davanti a lui. Contrariamente rispetto al giovane Consigliere, tuttavia, non sembrava che la trasmissione istantanea le fosse costata alcuno sforzo.
Questa volta, però, Jel era pronto a combattere. Si rimise in piedi e strinse i pugni. Avanti, fammi vedere di cosa sei capace.
I due attaccarono pressoché simultaneamente: due Evocazioni si sprigionarono dalle mani del Consigliere mentre una fiammata grande il doppio scaturiva da quelle protese delle Strega Rossa; si scontrarono a mezz'aria, ma com'era prevedibile quella di Sephirt ebbe la meglio. Jel eresse uno scudo che lo salvò dal fuoco incandescente, ma la forza dell'incantesimo lo spinse comunque all'indietro facendolo rovinare a terra.
Non c'era tempo per pensare.
Con una capriola sull'erba il mago si rimise in piedi e si smaterializzò per apparire alle spalle della sua avversaria. Non ebbe il tempo di pronunciare neanche una parola della formula per tagliarle la gola che si ritrovò nuovamente catapultato all'indietro.
La strega si voltò verso di lui e protese una mano davanti a sé; fu come se dita invisibili si fossero strette attorno al suo collo, ma non con l'intenzione di soffocarlo. Con un cenno della mano la strega lo sollevò da terra e lo attirò a sé.
Era finita, non sarebbe riuscito ad opporsi alla sua forza...
A meno di tre metri da lei, Jel sollevò una imponente zolla di terra che si frappose tra di loro. Il mago vi rovinò addosso, ma per la sorpresa Sephirt perse il controllo su di lui.
Prima ancora che si fosse ripreso dallo schianto, Jel compì l'unica mossa possibile in quel momento: distese le dita della mano destra e le scagliò la zolla addosso. Per la prima volta il suo colpo andò a segno: Sephirt ne venne travolta e fu lei stavolta a cadere all'indietro sotto il suo peso. Jel scattò in avanti, chiuse il pugno per disintegrare la zolla e con l'altro evocò una fiammata da scaricarle addosso...
Sephirt svanì sotto i suoi occhi proprio mentre era in procinto di lanciare su di lei l'Evocazione, ma il mago fu abbastanza rapido da generare una barriera che, all'apparire della sua avversaria proprio dietro di lui, la scaraventò nuovamente all'indietro. Era stata una fortuna che si fosse materializzata così vicino a lui: se fosse riapparsa appena più lontano e gli avesse scagliato contro un incantesimo probabilmente il giovane non avrebbe avuto la forza di pararlo...
- Sei diverso rispetto al nostro primo scontro - commentò la strega rimettendosi in piedi. Non sembrava che la cosa la turbasse o infastidisse più di tanto; il tono era quello di una semplice constatazione. - Nessuno è mai resistito quanto te da quando sono tornata.
In un istante il mago vide la prateria ai piedi della sua avversaria incendiarsi, andando a disegnare attorno a lei un cerchio di fuoco. Con in volto un'espressione ora completamente folle - o forse era solo lo sforzo immane che stava compiendo - la strega si contorse e compì con le braccia un gesto atavico e in qualche modo orribile. Le fiamme a terra si allungarono verso l'alto e la avvolsero nuovamente dando origine a spire incandescenti.
Quando Jel capì cosa stava accadendo fu troppo tardi.
Un serpente di fuoco, un immenso serpente vero, vivo, scaturito dalla magia di Sephirt, venne scagliato contro di lui. Non aveva idea di che incantesimo la donna avesse usato, di quale orrenda magia nera avesse potuto generare un simile demone, ma al momento non aveva tempo di fermarsi a pensarci.
Jel si tuffò letteralmente di lato per evitare il primo attacco della creatura, poi eresse la barriera più resistente che gli riuscì per resistere al secondo. I primi due feroci colpi che si abbatterono su di essa la fecero vacillare, ma rimase in piedi. Allora il mostro si gettò su di lui circondandolo per intero nelle sue spire, e nel vedere le fiamme tutto avvolgerlo per un istante la paura fu tale che il mago rischiò di perdere il controllo sulla barriera. Barriera che comunque non sarebbe durata ancora per molto.
Jel chiuse gli occhi e si concentrò al massimo.
Quando fu pronto, lasciò volontariamente che lo scudo cedesse e che il serpente di fuoco calasse su di lui...
Una gigantesca bolla d'acqua esplose a partire dalle sue mani, espandendosi attorno a lui e investendo in pieno la creatura demoniaca.
Quando, tossendo, riaprì gli occhi, si ritrovò disteso sull'erba bagnato fradicio. La creatura evocata da Sephirt non c'era più.
A diversi metri di distanza da lui, la strega sembrava per la prima volta vagamente impressionata.
Jel, da parte sua, respirava a malapena. Era stanco, troppo per continuare a combattere. Qualcosa gli suggeriva che non ci sarebbe stato bisogno degli effetti esaltanti della pozione rigeneratrice perché superasse il limite di energie spendibili senza rimetterci la vita.
Eppure, notò con un sussulto, qualcosa in Sephirt era cambiato. La fredda furia che aveva animato i suoi occhi rossi fino a poco prima sembrava aver lasciato spazio a qualcos'altro, una sorta triste rassegnazione di chi sa di essere vicino alla fine della propria strada.
Era un bluff? O forse, nel trovarsi così vicina a realizzare il suo scopo l'aveva privata della rabbia che l'aveva animata fino a quel momento? Se avesse provato a prendere tempo avrebbe abboccato?
È buffo come le vittime tentino sempre di guadagnare tempo, aveva osservato la strega, sprezzante, nell'occasione del loro primo incontro.
- So cosa tenterai di fare - la voce di Sephirt gli giunse all'orecchio non del tutto inaspettata. La donna era in piedi davanti a lui, splendida e terribile nella sua figura algida, ma in lei Jel avvertì anche un dolore e una pena mai percepite prima. - Sarei quasi tentata di permettertelo, ma devi sapere di non avere nessuna speranza contro di me. Le mie energie sono inesauribili. La tua magia non può competere con il mio potere.
- Non mi hai ancora ucciso - ansimò il Consigliere con un lieve moto d'orgoglio.
- No - Sephirt scosse il capo tristemente. - ma accadrà a breve. Il mio tempo è finito.
Mosse un passo verso di lui, e prima che potesse fare nulla il giovane si ritrovò inchiodato al suolo, paralizzato. Sephirt continuò a camminare nella sua direzione.
- Sono stanca di tutto questo. L'odio e la magia del custode mi hanno tenuta in vita e mi hanno donato poteri che non avrei neanche potuto immaginare, ma questo mondo non è altro che cenere e fumo per me. Voglio che finisca.
Jel lottava con tutto sé stesso per sottrarsi al controllo mentale cui la strega lo stava sottoponendo, ma invano. Era finita. Una volta che Sephirt avesse finito di parlargli, sarebbe morto. Aveva fallito, proprio come aveva fallito la prima volta. Aveva fallito nel tenere Gala al sicuro, aveva fallito nella promessa fatta a sua madre prima di partire che sarebbe tornato da lei. Aveva fallito, proprio come aveva fallito nel tenere Dubhne accanto a sé.
Ormai Sephirt era proprio di fronte a lui.
- L'unica cosa che ancor mi separa dalla pace sei tu - sussurrò.
Lasciò scivolare dalla manica uno stiletto, e un sorriso amaro si disegnò sulle sua labbra. - Sai, dopo tutto credo sia giusto che finisca così, senza magia. È così che lui è morto.
- Sei stata derubata dell'uomo che amavi - proferì Jel, e per la prima volta i loro sguardi si incontrarono a distanza ravvicinata. - Hai già ucciso colei che te l'ha portato via e non hai trovato la pace. Uccidere me non lo riporterà indietro.
Una lacrima solitaria si staccò dalle ciglia di Sephirt e le percorse la guancia pallida. - Non ho mai sperato che potesse essere così.
Mosse un ultimo passo in avanti e la lama dello stiletto gli perforò il petto all'altezza del cuore. Jel fu scosso da un fremito e dalle sue labbra scaturì un piccolo singulto. Sephirt spinse a fondo lo stiletto fino all'elsa e lo girò nella ferita.
Jel sentì l'incantesimo con cui lo aveva tenuto immobilizzato venire meno.
Avrebbe desiderato dire qualcosa mentre cadeva in ginocchio davanti a lei, senza fiato, lanciarle un'ultima parola di sfida per farle sapere che, no, non aveva paura della morte, e che le Cinque Terre avrebbero vinto comunque, ma non riuscì a trovare nulla che valesse la pena proferire. Forse non sarebbe riuscito a parlare comunque.
Sentiva il proprio cuore battere come impazzito, e quando toccò terra la vista cominciò ad oscurarglisi.
- Addio, Jel Cambrest - sentì pronunciare Sephirt mentre la intravedeva rialzarsi e allontanarsi da lui, muovendo qualche passo in direzione delle mura della città. Non disse altro.
Si fermò ai margini del suo campo visivo, dandogli la schiena. Il giovane la udì mormorare qualcosa in una lingua che non capì. Ormai non aveva più alcuna importanza.
Vide vicino a sé i fili d'erba macchiati dal sangue che scaturiva dalla sua ferita.
Aveva perso.
Eppure, nel momento esatto in cui quelle parole si formularono nella sua mente, qualcosa in lui si oppose a quel fato. Un ultima, strenua resistenza del suo orgoglio, o della speranza, o semplicemente un grido di rabbia di fronte all'ennesimo, fatale fallimento.
E all'improvviso la via da seguire gli si manifestò con chiarezza: era come se fosse stata tracciata davanti a lui mesi, forse anni prima, eppure era stato così sciocco da non vederla.
Con uno sforzo immane strinse una mano attorno alla fiala che portava al fianco. Questa volta ne vuotò il contenuto fino all'ultima goccia. Tanto sarebbe morto comunque.
Il liquido magico gli sgomberò la mente, che in uno schiocco di dita ritornò perfettamente lucida. Il suo corpo fu percorso da una scarica di energie che in realtà non possedeva.
Senza estrarre la lama che gli trafiggeva il petto il mago si rimise in piedi. La testa non gli girava più. Vedeva chiaramente la figura della strega davanti a sé.
- Su una cosa avevi ragione, Sephirt. Il tuo tempo è finito.
Evocò una fiammata, una fiamma piccola, debole, ridicola, e la scaraventò contro di lei; rimbalzò contro lo scudo fulmineamente creato dalla strega, ma quando questa si voltò il Consigliere capì di aver ottenuto ciò che voleva.
Il suo viso era contratto dalla rabbia più pura, la stessa rabbia cieca e incontrollata di un animale ferito.
Vederlo vivo, ancora una volta, come se semplicemente si rifiutasse di morire, aveva mandato in frantumi il velo di surreale pacatezza che l'aveva avvolta al pensiero di essere finalmente libera.
Con un urlo cristallino Sephirt levò entrambe le braccia al cielo, mentre immediatamente attorno a lei si andava a creare un turbine di vento che appiattì l'erba circostante. Le nubi si addensarono sopra di lei nere come gli abissi del mondo. Dalla sua figura si sprigionarono scintille. Poi un unico fulmine illuminò la pianura per un miglio di luce violacea. Si rovesciò sulle sue mani mani tese che prontamente ne raccolsero l'energia scandagliandola verso di lui.
Jel non pensò a nulla.
Protese le mani in avanti e urlò con tutta la forza che aveva in corpo.
- WAHEIS!
La scarica elettrica si abbatté sull'incantesimo riflettente con un frastuono inaudito, tanto che il mago credette che sarebbe andato in mille pezzi, e lui insieme ad esso, prima di venire deflessa e rispedita indietro.
La sua stessa magia colpì Sephirt in pieno petto senza che potesse fare nulla per difendersi. Venne scaraventata lontano.
Tutto finì. Lo scudo si dissolse così come era apparso e Jel si ritrovò a fissare la steppa davanti a sé, frustata dalle raffiche della tempesta.
A una ventina di metri di distanza giaceva la Strega Rossa.
Devo... devo essere sicuro che...
Fu tutto ciò che riuscì a pensare. Non appena tentò di muovere un passo in avanti le sue forze vennero meno e il giovane crollò in avanti, riverso sull'erba avvizzita e umida di pioggia.
Il suo ultimo pensiero fu per la sua casa a Grimal, quasi vent'anni prima, il giorno in cui aveva scoperto di possedere il dono della magia.








E con questo capitolo è come se un'altra parte della mia anima mi lasciasse per sempre. So di essermi fatta aspettare davvero tanto per questo stramaledetto duello finale tra Jel e Sephirt, ma il caso ha voluto che, oltre ad essere uno dei capitoli (comprendendo tutte le tre parti) più lunghi e ardui da scrivere della mia vita, la sua stesura sia anche ricaduta proprio nei mesi del mio esame di maturità. Non so cos'altro dire, se non che per me è stata una sfida immensa ma anche meravigliosa scrivere questo duello tra due personaggi a cui sono terrbilmente affezionata, e a cui spero di aver reso giustizia consegnando loro un degno compimento per il rispettivo arco narrativo.
Un bacio a tutti i lettori, spero che leggere lo scontro finale vi abbia appassionati almeno quanto lo è stato per me scriverlo.
Al prossimo capitolo, perchè ovviamente ci sarà, anche se ancora non so quanto tempo impiegherò a stenderlo. Tuttavia mi sento dire che, con questa battaglia, il peggio sia finalmente passato.

~Talia
  
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