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Autore: pamina71    25/07/2019    9 recensioni
1777. Oscar è ancora alla Guardia Reale, Fersen è ancora in Svezia (dalla cronologia del manga).
Tutto procede come di consueto, sino al giorno in cui cominciano ad giungere messaggi molto particolari.
Qualcuno da aiutare, oppure da salvare.
Talvolta Oscar deve agire da sola, talaltra con André, ed altre ancora in cui è lui solo a dover sbrogliare la matassa.
Vagamente noir, ma molto più leggero delle mie ultime storie.
Credits: L'Assommoir – Io sono il messaggero
Genere: Azione, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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15. Mercimonio

 

Oscar sospirò. Dopo la cena era uscita nel giardino di Palazzo Jarjayes. Non aveva molta voglia di parlare con la sorella e con la di lei cognata, Mademoiselle de Norpois.

A giornata era stata piena di eventi, a partire dal sereno pranzo con i piccoli Bijard, che l'aveva rasserenata e tranquillizzata, per terminare con la visita a casa del Dottor Lassonne, cui aveva dovuto chiedere di rimettere un punto alla ferita dopo l'inseguimento per le vie del Marais. Senza contare ciò che l'aveva scombussolata più di tutto: l'abbraccio di André dietro la porta. Non avrebbe saputo esprimere a parole ciò che quel tocco aveva suscitato in lei, ma percepiva confusamente che era stato portatore di un turbamento sconosciuto. Non spiacevole, anzi. Ma aveva la vaga sensazione che quel turbamento non avrebbe dovuto esserci. Aveva provato qualcosa di fuori luogo, cui non sapeva dare un nome.


Per questo preferiva rimanere sola. Louise Hélène era stata a Versailles, durante il giorno, e le sue chiacchiere ed i commenti l'avevano stordita ed infastidita. Sentir parlare con entusiasmo e sprezzo alternati di ciò che vedeva quotidianamente da anni l'aveva infastidita in un modo che non avrebbe creduto possibile, ed aveva preferito allontanarsi.

Dopo alcuni minuti vide invece arrivare André. Pur consapevole di non aver compreso la sensazione che le aveva suscitato, si rese conto di essere felice di vederlo. Raramente la sua presenza le risultava fastidiosa.

Si sedette sul banco di pietra che si trovava di fronte a quello su cui stava Oscar, e le chiese se la spalla le dolesse.

- No, non più di ieri. Tra un paio di giorni potrò rientrare a Corte.

- Non è esattamente quello che ha detto il medico . - Ribatté lui.

- Touché. Però rischio di più se resto a casa e provo a risolvere l'inattività forzata a modo mio.

André fece una risatina. - Vero anche questo.

Poi alzò lo sguardo verso il palazzo e disse, abbassando la voce: - Parenti di Nevers in avvicinamento da est.

- Faccio in tempo a fuggire?

- No, ci hanno veduti. Qualche minuti poi accampi la scusa della ferita e te la svigni.

Le due donne giunsero presso di loro, e Louise Hélène si accomodò accanto ad Oscar, mentre Mademoiselle de Norpois si sedette al fianco di André.

- Non vi ho detto che oggi ho avuto uno scambio con la Contessa di Polignac. E' venuta da me per informarsi della vostra salute. Mi è parsa seriamente preoccupata per la vostra persona.

- Oh, non ne dubito. - Rispose Oscar. - Visto che è la mandante della mia aggressione, vorrà sapere quando dovrà riprovarci.

- Lo avevate già detto. Eppure, per quanto mi sia parsa un'arrivista, non aveva l'aria dell'assassina.

- Vi stupireste nel sapere quanti criminali hanno un aspetto rispettabile.

Il dialogo venne interrotto dall'arrivo di Rosalie. André si levò in piedi, cedendole galantemente il posto. Un breve sguardo di disappunto attraversò gli occhi di Mademoiselle de Norpois, che però si riscosse subito.

- A me hanno invece raccontato un pettegolezzo sulla Contessa.

La cognata la rimbeccò: - Non dovete dar credito ai pettegolezzi, lo sapete bene.

- Ah, ma questo era sulla bocca di tutti, e me lo ha confermato vostra sorelle Josephine. Pare che la figlia della Polignac sposerà presto un Duca, il Duca de Guiche et de Gramont.

- Ma non è davvero possibile. - Ribatté Oscar.

- Lo danno tutti per certo, invece. - Ribadì, piccata, la ragazza. - Pare ci sia già la data del fidanzamento.

- Sul serio - riprese Oscar - mi sembra davvero impossibile. Charlotte de Polignac ha undici anni.

Questo argomento riuscì a tacitare le sue interlocutrici, ma fu André a parlare, invece.

- Odio doverti contraddire. Ma purtroppo mi pare esattamente il tipo di azione che la Contessa metterebbe in atto per la propria scalata sociale. E sicuramente il Duca De Guiche non si tirerebbe indietro, anzi. Mi pare esattamente il tipo di uomo che non si farebbe alcuno scrupolo ad impalmare una ragazzina.

Un silenzio diverso scese sul gruppetto, questa volta. Ognuno meditava per proprio conto quanto aveva appena udito. Il pensiero di quel matrimonio orrendo si legava per ognuno di loro a pensieri differenti.

Louise Hélène riandò con la memoria al ribrezzo che provò nei primi incontri con il marito.

Mademoiselle De Norpois pensò a se stessa, a quale futuro l'attendesse. Non era fidanzata e Versailles avrebbe potuto significare trovare un buon partito. Così credeva, prima di lasciare Nevers. Adesso si stava domandando cosa sarebbe accaduto se il buon partito di cui tanto aveva udito palare e di si era convinta si sarebbe rivelato disgustoso come quel Duca. Aveva sempre ammantato il concetto con molti pensieri sentimentali. Ora le venne il dubbio, per la prima volta in vita sua, che la famiglia potesse avere programmi diversi.

Oscar cercò di ricordare i matrimoni delle sorelle. Non tutti erano stati felici. Ma era troppo piccola e troppo poco interessata a quel tipo di cosa per ricordarsi chiaramente cose le ragazze avessero pensato o provato. Si ricordava solo dell'ultimo, quello di Josephine, al più vicina a lei come età. Ma il futuro marito era giovane e bello. Lei era stata felice di quelle nozze. Ma forse non era stato così per tutte. Ringraziò mentalmente il padre per averla trasformata in soldato e averle risparmiato il destino del matrimonio. Quel lieve disagio che confessava a se stessa quando si rendeva conto di provare qualcosa per Fersen era certamente preferibile a quanto le si stava prospettando in quei minuti.

André, invece, stava considerando quanto gli usi dell'aristocrazia fossero legati al mantenimento di possedimenti e titoli, sino a far mercimonio celle figlie. Tra il popolo, invece, che non aveva patrimoni da proteggere, ci si sposava per amore. Riandò col pensiero ai suoi genitori, e all'atmosfera gioiosa di casa sua. Provò a sorvolare su cosa, ne era ogni giorno più sicuro, stava provando per Oscar.

Rosalie sospirò. Sapeva di essere al sicuro. Suo tutore era Oscar, e mai l'avrebbe mandata in sposa contro la sua volontà. Finse che non le importasse di Charlotte.

André si alzò, e si incamminò verso casa. Fatti due passi, si fermò: - Abbiamo un piano da approntare.

Oscar comprese il richiamo e, dopo essersi scusata, lo seguì.


- Questa volta non so davvero cosa fare. Come posso impedire un matrimonio?

- Forse questa volta è indirizzato solo a te perché puoi intervenire presso la Regina.

Oscar alzò gli occhi.

- E il fatto che si tratti di un matrimonio ci dà tempo per agire.

- Hai ragione. Possiamo pensare con calma. E agire con criterio.

- Inoltre credo che salvare Charlotte ci aiuti anche, in qualche modo, con Rosalie. Non so come, ne perché, ma il fatto che due lettere si riferiscano alle due figlie della Polignac abbia un senso più profondo di quanto appaia.

- Non basta che abbiano la stessa madre^

- Credo che ci sia altro. Salvando una, facciamo qualcosa per l'altra, e viceversa. Come, non mi è chiaro. Per cui partirei dal dato di fatto più certo che abbiamo. Il matrimonio.

- Tra due giorni potrò tornare a Corte. Nel frattempo, possiamo cercare altre informazioni su De Guiche. In fondo, di lui conosciamo poco più che voci.

- Ottima idea. Ora però vatti a riposare. La giornata è stata lunga, e hai di nuovo perso sangue.

- Buonanotte, André.

 

 

Rieccomi. Mi scuso per l'estremo ritardo nella pubblicazione.

A volte la realtà si mette di mezzo

   
 
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