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Autore: moira78    25/07/2019    4 recensioni
Questa storia è il sequel di "Dove volano i miei desideri".
Le coppie sono formate ormai, gli anni passano e le cose cambiano per tutti, nel bene e nel male. La nuova generazione di artisti marziali di Nerima si è appena affacciata al mondo e già dovrà affrontare nuove sfide.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le ombre del destino.'
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CAP. 14: Lacrime

Ukyo bussò alla porta di casa Tendo con le lacrime che l'accecavano. In palestra non c'era nessuno e desiderò ardentemente che fosse Ranma ad aprirle la porta. Lo sperava con tutto il cuore. Il suo più caro amico avrebbe capito e forse avrebbe anche voluto dare una lezione a quell'idiota di Ryoga.

Con sua grande delusione, però, dalla porta fece capolino Nabiki.

Fantastico, proprio l'ultima persona che mi ci voleva! Era quasi meglio Soun Tendo...

"Scusami, io... non volevo proprio piombare così qui, ma...". Si asciugò gli occhi, mettendo a fuoco la figura della ragazza e dovette sbattere le palpebre un paio di volte prima di rendersi conto che non si sbagliava. Nabiki Tendo aveva una pancia prominente come se fosse incinta. No, non come se fosse. Era sicuramente incinta.

"Ah...", riuscì solo ad articolare stupidamente, indicandole il ventre, in un gesto che le parve subito alquanto maleducato.

"Sì, già, bentornata Ukyo Kyonji. Come vedi sono in avanzato stato di gravidanza, sono sola in casa e ho la schiena a pezzi. Tu come mai stai piangendo? Il viaggio o il ritorno non sono andati bene?".

Non seppe perché, ma quelle frasi sconclusionate la fecero ricominciare a piangere, come se avesse aperto una diga.

***

Ryoga rientrò nel suo dojo trascinando sulla strada la spatola che Ukyo gli aveva tirato dietro. Il rumore della lama contro l'asfalto era ruvido e costante e lui trasse quasi soddisfazione dal senso di fastidio che quel suono irradiava nel suo corpo fino ai denti.

La sua fidanzata aveva rimandato per mesi il suo rientro, di settimana in settimana, ed era passato così tanto tempo che ormai non si aspettava più il suo ritorno tanto a breve. Soffriva molto per quella situazione, soprattutto considerando il fatto che Akari sembrava più che determinata a rimanere con lui a lungo. Aveva chiarito la situazione qualche tempo prima, ribadendole che erano e sarebbero rimasti solo amici, e doveva darle atto che la ragazza s'impegnava nei suoi allenamenti senza più tentativi di seduzione. Fino a mezz'ora prima. Nell'esatto momento in cui Ukyo aveva deciso di porre fine al suo viaggio di studio attraverso l'Europa.

Sentiva l'entusiasmo che trasudava dalla sua voce, vibrante di emozioni quando gli raccontava delle nuove ricette che stava imparando e delle possibili applicazioni per suoi okonomiyaki: "Faremo un sacco di soldi se imparo abbastanza, e magari apriremo delle filiali a Tokyo!". Ryoga non se la sentiva di spegnere la sua allegria e la rassicurava sempre che se la sarebbe cavata, anche se gli mancava.

Akari era diventata, sì, più discreta, ma lo guardava spesso con occhi talmente innamorati che lui non riusciva a fare altro se non aiutarla nel suo intento di rafforzare le braccia. Poi, in maniera tacita ma condivisa, gli allenamenti avevano preso una piega differente ed entrambi sapevano che stavano facendo un estremo tentativo di ridare vita alle sue gambe.

E ci erano riusciti, Kami del Cielo, Akari era stata in piedi per almeno un paio di secondi! Ryoga era orgoglioso di essere riuscito a tenerla vicino senza più fraintendimenti e aver contribuito a quel risultato. Poi Ukyo gli aveva fatto quella sorpresa e lui, l'eterno disperso, il tenero maialino di Akane che non avrebbe mai voluto deludere nessuna delle donne della sua vita, si era ritrovato improvvisamente investito da un senso di colpa che non meritava. Aveva solo cercato di fare il bene dell'una, tranquillizzandola anche se odiava saperla lontana a tempo indeterminato, e dell'altra ponendo dei limiti che l'avrebbero fatta soffrire, ma supportandola comunque nel suo intento.

Se fosse stato un uomo più duro ed egoista, forse tutto quel dannato caos non sarebbe accaduto e lui non si sarebbe ritrovato con la spatola della sua fidanzata in mano, a flagellarsi con quel rumore odioso come se se lo meritasse e dovesse espiare un vero tradimento. La sollevò da terra e vi si specchiò, chiedendosi prima come Ukyo avesse fatto a farla passare ai vari check-in degli aeroporti e poi chi diavolo fosse quel tipo così provato dalla fatica e dai pensieri che vi si rifletteva.

Aveva lavorato al locale di Ukyo la mattina e in palestra la sera e viceversa, alternando due attività perché tutto filasse alla perfezione; si era sacrificato per il bene di due donne e l'unico ringraziamento che aveva ricevuto era stato un bacio dalla donna che considerava solo un' amica e una spatolata in testa da quella della sua vita. Decisamente, aveva sbagliato qualcosa. E non di poco.

***

Nabiki ascoltò lo sfogo di Ukyo con una pazienza che non credeva di possedere. Evidentemente quei mesi di gravidanza l'avevano temprata, almeno nello spirito, visto che invece il corpo era già pieno di acciacchi che sembravano aumentare di giorno in giorno.

"Beh, ma scusa, ti sei chiesta se magari non sia stata Akari a baciarlo contro la sua volontà?". Ukyo, che si stava asciugando gli occhi, si fermò con il fazzoletto davanti al viso, riflettendo.

"Ma perché era nel dojo di Ryoga a baciare il mio fidanzato?!".

"Da quello che mi hanno raccontato Ranma e Akane pare che sia venuta qui per farsi allenare da lui".

"Da quanto tempo?".

Nabiki rifletté per qualche istante: "Da quando me l'hanno riferito saranno passati due, forse tre mesi".

Ukyo restrinse gli occhi a due fessure: "Mi stai dicendo che Akari sta qui da almeno due mesi e magari dorme nel mio locale?!".

Nabiki pensò che all'ennesimo "mio" calcato da Ukyo avrebbe vomitato, invece alzò gli occhi al cielo e fece spallucce: "Ambasciator non porta pena, mia cara. Come vedi io ho ben altre gatte da pelare".

La cuoca parve colpita da quella frase, perché smise di recriminare istericamente su cosa avesse o non avesse fatto Akari in compagnia di Ryoga durante quelle settimane e mise a tormentarsi le unghie: "Beh, quindi tu...".
"Oh, tranquilla, anche se sei venuta a piangere sulla porta di casa mia e hai trovato me non devi ricambiare il favore pensando che io debba sfogarmi con qualcuno. Ma se vuoi soddisfare la tua curiosità, ho tentato prima di abortire e poi di darlo in adozione e sono in conflitto con quell'idiota di Kuno che vorrebbe sposarmi e giocare alla famigliola felice. Comunque Ranma e Akane sono andati a vivere nella casa che apparteneva ai Tanaka, in fondo alla strada. Saranno felici di rivederti".

Nabiki aveva visto distintamente le diverse emozioni alternarsi sul volto di Ukyo: orrore, sgomento, confusione e ora una specie di cupo rammarico, anzi... compatimento. Odiava essere studiata come una specie d'insetto al microscopio. Stava imparando a gestire dei sentimenti che non conosceva e non voleva che altri toccassero i suoi tasti interni o sarebbe andata in pezzi.

Forse Ukyo comprese, perché si alzò e fece per accomiatarsi.

Fatti gli affari tuoi, Nabiki Tendo.

"Comunque Ranma mi ha raccontato che Ryoga ha lavorato molto in questi mesi". Ukyo rialzò improvvisamente lo sguardo.

Ti stai impicciando di cose che non ti riguardano.

"Ha tenuto sempre aperto il tuo locale, cucinando in maniera egregia. Ho assaggiato anche io un paio dei suoi okonomiyaki e non hanno nulla da invidiare ai tuoi, temo che l'allievo abbia superato il maestro", la schernì.

Nessuno ti pagherà la consulenza, lo sai, vero?

E il suo dojo ha avuto nuove iscrizioni, sempre stando a ciò che mi ha raccontato Akane. Certo, non ha tanti allievi come il nostro, però...".

"Grazie".

Nabiki fece finta di non capire e di non scorgere il sollievo nel suo sguardo: "Di cosa?".

La cuoca tacque, limitandosi al fantasma di un sorriso, poi si voltò ma prima di aprire la porta si lasciò sfuggire, le parve suo malgrado, un: "Abbi cura del tuo tesoro, vale più di qualsiasi somma di denaro".

Quando la porta si chiuse, Nabiki allargò le braccia, esasperata, e si lasciò cadere sul tatami. "Ecco fatto, mi mancava la perla di saggezza del giorno. Beh, in tal caso avrei bisogno di un po' di contante, pensi di riuscire a farmelo avere in qualche modo?", disse ironica, rivolta alla sua pancia.

Non era la prima volta che le capitava di parlare con quel figlio indesiderato e, anche se il più delle volte il tono era quello di una polemica malcelata, doveva ammettere, almeno con se stessa, che la cosa non le dispiaceva. Lui almeno non replicava e, al pari di Daiki, non le faceva alcuna morale, ma si limitava ad ascoltarla in silenzio senza mai contraddirla.

Tutti gli uomini dovrebbero essere così.

Si rese conto, a malapena, che stava squillando il telefono e quando rispose rimase per un attimo interdetta: "Cosa ti ha indotto a telefonare e non a venire qui direttamente per farmi uno dei tuoi soliti discorsi sulla responsabilità?", chiese al suo ex fidanzato.

"Questa volta si tratta di un motivo, se possibile, più serio. E concreto. Ho trovato una famiglia disposta all'adozione". A Nabiki, per poco, non cadde il telefono dalle mani.

***

Ranma mise in bocca il riso con aria circospetta, cominciando a masticare con una lentezza esasperante. Akane rimase rigida per quasi un minuto intero prima di sbottare: "Oh, insomma, parla! Giuro che non mi offenderò!". La sua autostima era ai minimi storici per quanto concerneva la cucina, ma era decisa a migliorare. Lo doveva a se stessa, a Ranma, al loro matrimonio e a quel figlio non ancora concepito che non voleva certo rischiare di avvelenare in fase di svezzamento.

Ranma finì di masticare attentamente, concedendosi ancora qualche secondo per inghiottire e aprì la bocca per parlare con un'espressione seria ma composta che la fece ben sperare. Fu allora che decisero di bussare alla porta.

Forse mettere tra il dojo e casa nostra un chilometro non è sufficiente. Continuiamo a essere interrotti nei momenti più assurdi.

"Vado io", si arrese Akane facendo spallucce. Quando aprì la porta rimase per un attimo impietrita dallo stupore.

E a interromperci è quasi sempre mio padre, il vecchiaccio o un'ex fidanzata di Ranma. La prossima chi sarà, Kodachi?

"Ukyo, bentornata!", cercò di dissimulare con un sorriso il più possibile sincero. Capì istantaneamente due cose: l'amica non si era bevuta il falso benvenuto e aveva pianto di recente.

"Mi... mi dispiace, so che siete da pochi mesi nella nuova casa, ma io sono appena tornata e avrei... un piccolo problema di sistemazione", esordì torcendosi le mani.

In quel momento Ranma le arrivò alle spalle ed esclamò: "Ehi, Ucchan, che sorpresa! Che è successo? Quel maiale ne ha combinata un'altra delle sue?".

Akane gli lanciò un'occhiataccia che sperò lo facesse tacere mentre Ukyo stava, evidentemente, combattendo contro altre lacrime : "Diciamo che l'accoglienza non è stata proprio come mi aspettavo. Sono anche passata al dojo, ma non voglio disturbare ulteriormente Nabiki. Oh, e non vorrei disturbare nemmeno voi, ma mi basta un angolino con una coperta, come vedete anche la mia valigia è piccola. Solo... per stanotte, finché non riordino le idee".

Guardò Ranma e, per una volta, lui tacque intendendosi con lei alla perfezione. In poche parole, Ukyo aveva detto loro che era accaduto qualcosa di tanto grave da indurla ad andare fino al dojo dove aveva trovato una Nabiki incinta e non del tutto lucida. Probabilmente sfinita dal viaggio, chiedeva solo un posto dove recuperare le energie e farsi una dormita senza dare disturbo.

Stavolta il sorriso di Akane fu genuino: "Ukyo, sai che sei sempre la benvenuta. Non abbiamo una camera per gli ospiti ma la zona giorno è abbastanza grande e abbiamo dei futon e delle coperte", poi, come ricordandosi di qualcosa, aggiunse: "e ho anche cucinato! Stavo giusto chiedendo a Ranma cosa ne pensasse del mio riso".

Si voltò a guardarlo, attirando anche l'attenzione di Ukyo e finalmente Ranma si espresse: "Beh, posso dire che stavolta, avendo messo il sale e non lo zucchero, il risultato è a dir poco sorprendente. Il condimento non è ben amalgamato con il riso, ma tutto sommato ha un sapore... accettabile". Akane si mise a saltellare battendo le mani, sentendosi come la concorrente di uno di quegli show culinari in cui il giudice dà il proprio parere al piatto che gli è stato presentato dal concorrente in gara.

"Bene, grazie ragazzi, perché tra il jet lag e le emozioni di oggi sono letteralmente sfinita...", concluse Ukyo accasciandosi in ginocchio. Temendo che stesse sul punto di svenire, lei e Ranma la fecero accomodare a tavola sostenendola insieme. Mangiarono quasi in silenzio, chiacchierando del più e del meno e non toccando mai argomenti quali il viaggio, il ritorno o Ryoga.

Quando Ukyo si accomiatò chiedendo di poter fare un bagno prima di dormire, Ranma le si accostò e parlò a bassa voce: "Credi che lo abbia trovato in compagnia di Akari?".

"Non lo credo. Ne sono sicura. E a giudicare da come sta, direi che ha visto qualcosa che non avrebbe voluto vedere".

Ranma deglutì rumorosamente: "Tu... credi che... loro due...".

"Non voglio neanche pensarlo!", ribatté veemente, sentendosi avvampare solo ad immaginarlo. "Ma di sicuro non stavano chiacchierando allegramente. Magari erano abbracciati, oppure si stavano baciando. Posso solo fare delle supposizioni".

Ranma sospirò e tornò in cucina per rigovernare. Akane lo seguì. Quando si diedero la buonanotte, però, avvertì in Ukyo una profonda tristezza, emanata dal suo intero essere come un'aura. Disse a Ranma di andare in camera da letto ad attenderlo e si accostò all'amica. Gli occhi rossi e gonfi le indicarono che aveva pianto ancora, probabilmente in bagno da sola: "In frigo c'è del latte. Sentiti libera di fare come se fossi a casa tua. Di qualsiasi cosa tu abbia bisogno io sono qui", disse ponendole una mano sulla spalla.

Ukyo si voltò a guardarla con un sorriso triste e, dopotutto, Akane poté constatare che non aveva ancora pianto tutte le sue lacrime.

***

Ryoga e Akari tornarono al locale di Ukyo nel più assoluto silenzio. Lei in groppa al suo fedele Katsunishiki e lui poco più avanti, voltandole le spalle. Poteva sentire il peso del suo sguardo sulla nuca, ma era arrivato a un punto tale che, pur tenendo tantissimo ad entrambe, non era più disposto a dare loro letteralmente in pasto i suoi sentimenti e a farsi strapazzare il cuore come se fosse di pezza. La verità è che era furioso con tutte e due e gli bastava una sola parola per sbottare. Parola che, puntualmente, arrivò.

"Ryoga, mi dispiace, io non credevo...", iniziò Akari con una vocina che lo avrebbe commosso, in un altro momento.

"Non credevi cosa?!", sbottò voltandosi e facendo sussultare sia lei che il maiale. "Ne riparliamo al locale, non ho voglia di farmi sentire in mezzo alla strada".

La ragazza lo guardò come se avesse davanti un oni a due teste, ma tacque e lo seguì all'interno. Il silenzio intorno a loro era assordante e a Ryoga parve che dovessero implodergli i timpani. Provava il bisogno impellente di urlare, sfogarsi su Akari, su Ukyo e su chiunque altro osasse incolparlo di qualcosa o chiedergli un favore. Dopo tanti anni a comportarsi come un bravo ragazzo e come un fidanzato devoto, scaricando i nervi solo nei combattimenti contro Ranma, ora sentiva che aveva decisamente sbagliato qualcosa. Aveva dovuto raccogliere tutto il coraggio del mondo per rifiutare Akari su una sedia a rotelle e, poco tempo prima, per spiegarle che tra loro non ci sarebbe mai stato null'altro che una tenera amicizia. Ora sentiva che l'avrebbe distrutta con una parola se avesse aperto bocca e tentò di rimanere calmo.

"Credevo di essere stato chiaro con te", esordì facendo abbassare la temperatura della stanza di colpo: era stato persino più gelido di quanto avesse pensato.

Sul volto di Akari lesse lo sgomento totale, ma la cosa non lo colpì più di tanto. "Ho fatto finta di nulla, ti ho parlato a quattrocchi e non è servito a niente. Ho continuato a vedere nei tuoi occhi il desiderio di avvicinarti a me mentre ti allenavo: ti ho visto illuderti, farti del male e farne anche a me, che non potevo darti quello che cercavi. Ho apprezzato con tutto il cuore lo sforzo che hai fatto qualche anno fa, quando hai parlato con Ukyo per riavvicinarla a me, ma l'Akari che vedo oggi non è che l'ombra di quella di una volta. Ho avuto quasi l'impressione che tu abbia... approfittato della sua assenza per cercare di avermi!".

Aveva colpito nel segno e lo sapeva: lo vide nei suoi occhi colpevoli e spalancati, colmi di lacrime e di risentimento. Non poté sostenere quegli occhi, perché temeva che non ne avrebbe avuto la compassione necessaria e quel nuovo se stesso lo spaventava a morte. Stava facendo i conti con un lato della sua personalità che la lontananza da Ukyo e i sotterfugi di Akari, insieme con la stanchezza degli ultimi mesi, non credeva di possedere.
Si voltò, dandole le spalle e sentendola vibrare per i singhiozzi repressi: "Hai avuto quello che volevi, Akari", continuò abbassando la voce, "ora devo chiederti di andartene perché io possa mettere le cose in chiaro con la mia fidanzata. Domattina chiamerò tuo nonno e ti farò venire a prendere".

"No", ribatté lei con tono palesemente furioso, "sono venuta qui da sola e tornerò a casa da sola".

"Stanotte resti qui, e non discutere come una bambina capricciosa!", le intimò alzando nuovamente la voce. "Non fare la vittima, perché sei molto più forte di quanto tu stessa non creda. Non hai bisogno di me, ma di un buon allenatore che ti aiuti a rafforzare le tecniche che già conosci. Di qui a un mese sarai di nuovo in piedi e potrai andartene a zonzo a qualunque ora del giorno e della notte, senza più compiangerti per un amore impossibile come se fosse la soluzione ai tuoi problemi! Camminare di nuovo: è questo che devi fare per te stessa, è questa la tua ragione di vita, adesso. Ma, fino a domani, sei sotto la mia responsabilità, quindi comportati da persona adulta e aspetta domattina. Buonanotte".

Detto ciò, chiuse a chiave la porta per essere certo che Akari non se la svignasse e salì al piano di sopra, sicuro che la ragazza sarebbe andata nella sua stanza con l'aiuto di Katsunishiki. Si chiuse in bagno e aprì l'acqua al massimo, appoggiandosi al lavabo e guardandosi allo specchio come aspettandosi di veder spuntare delle corna rosse da demone sulla sua fronte.

Si sentiva svuotato e, dopo tutto il veleno e la rabbia riversati sulla sua dolce Akari, si sentiva anche sollevato e orripilato allo stesso tempo. Il suo corpo tremò violentemente e, per la prima volta dopo tanti anni, Ryoga Hibiki pianse.
   
 
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