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Autore: AThousandSuns    25/07/2019    0 recensioni
Il Capitano Rogers è alla guida di una banda di detective indisciplinati e contro ogni previsione, sta davvero migliorando il Distretto.
Ma un nuovo arrivo potrebbe alterare quell'equilibrio e a sentire Stark c'è una tempesta all'orizzonte che rischia di travolgere il Dodicesimo.
Steve odia quando Stark ha ragione.
Una minilong detective!AU sul team Cap + Tony.
Genere: Azione, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera, Sam Wilson/Falcon, Sharon Carter, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cammina tranquilla verso l'auto ma si getta un'occhiata alle spalle prima di aprire la portiera ed entrare. Nel sedile accanto non c'è Fury ad aspettarla.

Maria legge il disappunto sul suo volto e le rivolge un debole sorriso. «Tengono d'occhio Nick, ma non la sua segretaria.»

«È un bene che ti sottovalutino.»

«Vero. Però lo detesto comunque.»

Sharon azzarda un piccolo sorriso. «Lo detesterai meno quando avremo risolto questo casino perché un mucchio di misogini non ha fatto la guardia alla  segretaria.»

Maria le porge un bicchiere. «Forse.» Il caffè è quasi freddo ma Sharon si sforza di berlo senza risparmiarsi una smorfia. «Sei in ritardo» le fa notare Maria.

«Come sta Nick?»

«Non l'hanno arrestato, per ora, ma rischia grosso. Parla poco ma grugnisce parecchio.»

Sharon vorrebbe ridere, ma vien fuori una smorfia. «Sarà difficile provare che è stato incastrato?»

«Finora, tutti gli avvocati che abbiamo contattato si sono rifiutati di difenderlo. E non certo perché si tratta di un caso complicato.»

«Sappiamo entrambe che dietro tutto questo c'è Pierce.» Sharon poggia il bicchiere ormai vuoto accanto a lei e si porta le mani in grembo. Stringe i pugni e si ritrova a fissare il profilo dei grattacieli oltre il parabrezza, dall'altra parte dell'Hudson. «Non riesco a credere che Osborn se la caverà per un errore procedurale

Maria si tiene il viso tra le mani. I suoi capelli, di solito acconciati in una crocchia impeccabile, oggi sono raccolti in una coda sfatta. «In tribunale servono prove e ogni pista che ho seguito finisce in un vicolo cieco. Non ho modo di provare che sia stato Rumlow a far saltare il caso Osborn e Nick ne pagherà le conseguenze.»

«Due piccioni con una fava.»

«Sharon.» La guarda dritta negli occhi. «Potrebbero esserci conseguenze anche per te se non facciamo qualcosa.»

«Darò le dimissioni. Non posso rischiare che prendano di mira anche Rogers.» Se l'aspettava, ha già preso la sua decisione. «Per questo hai voluto vedermi?»

«Sì. Le dimissioni sono una buona idea, ma conosci Nick bene quanto me. Non lascerà che uno scandalo orchestrato ad arte chiuda una carriera irreprensibile. Troveremo una soluzione.»

Per un po' se ne stanno in silenzio, anche se sanno che il rischio di essere beccate aumenta ogni minuto. Sharon però non ha la forza di andarsene, non ancora, e Maria non le mette fretta. Forse si sente allo stesso modo. Maria tira fuori una Lucky Strike e con un cenno chiede a Sharon il permesso di fumare. Le ci vogliono un paio di tentativi, ma alla fine l'accendino prende vita.

Sharon aspetta che prenda un paio di boccate prima di parlare: «Sarà Rumlow a sostituirlo al distretto.»

Maria tossisce. «Ho già il voltastomaco.»

«Andava in giro a vantarsi di una promozione… Credevamo parlasse del Dodicesimo, che ai piani alti volessero sostituire Steve perché ritenuto incapace di gestire un distretto indisciplinato. Invece l'obiettivo è sempre stato Nick.»

«Ci hanno colti di sorpresa, ma sono pazzi se credono che andremo a fondo senza lottare.»

Sharon annuisce a quella determinazione.  «E per quanto Pierce ci provi, non può costringere un intero distretto ad amare Rumlow. La metà dei suoi colleghi lo detesta, l'altra metà lo teme. Non durerà a lungo in ogni caso.»

«Puoi star sicura che gli renderò la vita un inferno.»

«Gli porterai caffè freddo?»

Maria non può far a meno di ridacchiare e prende l'ultima boccata prima di gettare il mozzicone fuori dall'auto. 

«Come sta tua zia?» chiede, la preoccupazione ad addolcirle la voce.

Sharon posa la testa contro il sedile e guarda verso l'alto. «Sempre uguale. Perlomeno dopo le dimissioni potrò passare più tempo con lei. Mi racconterà di nuovo com'è diventata il primo capitano di polizia donna di New York.»

«Sono sicura che ha qualche aneddoto divertente su Nick.»

«Farò in modo che condivida i suoi segreti. Dopotutto, sono la sua nipote preferita.»

Maria scuote la testa. «Entrare nella polizia ti ha fatto di certo guadagnare punti, anche se le cose sono molto diverse ora.»

Già, molto diverse. «Eppure non riesco a pentirmene» mormora Sharon in un sussurro.

«Nemmeno io.»   

Le è sempre piaciuta Maria.

 

«Detective Barnes.»

Quella voce gli fa venire la pelle d'oca, come ogni volta. Sam lancia uno sguardo cauto a Bucky, di fronte a lui, ma il partner lo ignora volutamente.

Lucky, a qualche metro da loro, guaisce piano e si rintana sotto la scrivania di Clint, che non si preoccupa di nascondere una smorfia quando si accorge di Rumlow. Lucky è il cane più amichevole che Sam abbia mai incontrato: quando non si fida di qualcuno, nemmeno Sam si fida.

Bucky si schiarisce la voce e alza la testa, ma il resto del suo corpo rimane rigido. «Rumlow. Come mai da queste parti?»

«Volevo vedere come ve la passate.» Si siede sulla scrivania di Bucky appoggiando una coscia e Sam ha davvero voglia di spintonarlo e farlo cadere da lì. «Hai saputo della mia promozione?»

Il sorriso di Bucky non raggiunge gli occhi. «Certo, non si parla d'altro in giro.»

«Niente congratulazioni?»

Rumlow dà le spalle a Sam, ma ha quel tono e Sam è sicuro che stia ghignando come una iena. Cerca gli occhi di Bucky ma lui continua a eludere il suo sguardo. Sa che vuole in qualche modo proteggerlo, ma fa lo stesso un po' male.

Bucky inclina la testa e si sforza di non lasciar trasparire il proprio fastidio. «Buona fortuna. Pare che fare il Capitano sia più difficile di ciò che sembra.»

Non riesce a nascondere un velo di sarcasmo e Sam si lascia sfuggire un sorriso.

Anche Rumlow se n'è accorto, ma la prende come una sfida. «Sta tutto nella disciplina, James, proprio come nell'esercito. Ci sono dei ranghi da rispettare. E delle regole.»

Sam rabbrividisce quando sente Rumlow sussurrare quel nome, come se Bucky fosse suo. Stringe i pugni sulla scrivania, stanco di essere ignorato, ma poi si accorge dell'espressione del partner. E capisce cosa intende davvero Rumlow. Sa di loro due. Non che a Sam importi, anzi, se potesse glielo sbatterebbe in faccia. Ma non può, perché Rumlow è l'equivalente di un bambino viziato con un mitra in mano, imprevedibile e pericoloso. Non hanno bisogno di altri nemici, perciò Sam deglutisce e tenta di rilassarsi contro la sedia, però non funziona.

Le labbra di Bucky si tendono in un mezzo sorriso. «Non sono mai stato bravo con le regole.»

«Sei stato fortunato abbastanza da non incappare in qualcuno che le faccia rispettare sul serio.»

Suona quasi come una minaccia non troppo velata, in ogni caso Sam non ne può più. «Sarai impegnato giù al Distretto con il tuo nuovo incarico, non vorremmo trattenerti.»

Bucky si morde le labbra per nascondere un sorriso e Rumlow si volta verso Sam come accorgendosi solo in quel momento della sua esistenza. Peccato che quei trucchetti abbiano smesso di funzionare con Sam tanto tempo prima.

«Non è poi così impegnativo, se le cose sono fatte con rigore.»

Sam scrolla le spalle. «Cavolo, devono proprio piacerti le regole, eppure non si direbbe.»

Bucky gli scocca un'occhiata di avvertimento dalla sua scrivania, così Sam torna alle sue scartoffie.

Prima che Rumlow abbia il tempo di ribattere, la Romanoff gli si avvicina. «Agente Rumlow.»

«Capitano adesso, dolcezza.»

Natasha abbozza uno di quei sorrisi che a Sam fanno gelare il sangue nelle vene, ma glissa sull'appellativo idiota. «Da quello che so, nulla è stato ancora formalizzato.» Rumlow apre la bocca pronto a ribattere, ma Natasha non glielo permette. «Se sta cercando il Capitano, temo che ora non ci sia.» 

Sam sa che è una balla, ma sta zitto. Non ha dubbi, è stato proprio Steve a mandarla, e l'ha fatto perché ha l'aria di una che lo stenderà con un pugno se non esce subito dal loro Distretto.

Rumlow coglie il messaggio e si stacca dalle scrivania di Bucky, non prima di lanciargli un ultimo sguardo. Si abbottona la giacca e il suo solito ghigno torna a tendergli le labbra. «Come sta la Carter?»

Deve aver saputo delle dimissioni. Per un istante, Sam teme che Natasha ceda alla provocazione. La detective però rimane impassibile, i suoi occhi si muovono quasi come fosse annoiata.

«Starà meglio molto presto» replica piatta prima di voltargli le spalle.

Rumlow aggrotta la fronte, quella non è la reazione che sperava di ottenere. E la Romanoff? Sta bluffando, o diceva sul serio? Sam cerca lo sguardo del partner, che aggrotta le sopracciglia. Nemmeno lui conosce la risposta.   

«Tornerò. Ho davvero bisogno di parlare con il tuo capo» promette, perché a quanto pare deve avere l'ultima parola. «James» si congeda prima di avviarsi verso l'ascensore.

Sam può solo sperare che Nat non stesse bluffando.

 

L'ufficio di Stark pare una rimessa. Documenti e fogli sono accatastati sulle mensole e negli angoli. Sulla scrivania, oltre al pc e a una pila di cartelline, ci sono almeno tre paia di occhiali e un bicchiere Starbucks che però contiene due dita di whisky. Per fortuna non c'è traccia di polvere, però lo spazio non è molto. D'altronde, quand'è l'ultima volta che quell'ufficio ha ospitato così tante persone? Steve non si spiega come faccia Tony a essere uno dei migliori in quello che fa. Però lo è. E dev'esserci un motivo se li ha convocati lì in modo discreto. Beh, discreto per quanto uno come Stark possa esserlo. 

Quando vede Sharon entrare nella stanza, Steve capisce che Stark sta per combinare un gran casino. La Carter appare spaesata come tutti loro mentre li raggiunge, si ferma al fianco di Natasha e cerca la sua mano per intrecciare le loro dita. Bucky scocca un'occhiata perplessa a Sam che si limita a una scrollata di spalle. Steve nota che Clint è l'unico seduto, i talloni poggiati sulla sua scrivania e Lucky che sonnecchia lì accanto. A Stark non pare dia fastidio, annuisce e si sfrega le mani. Uh oh.

«Oh, ci siamo tutti. Sarete curiosi di sapere perché vi ho radunati qui.»

«Perché sei una primadonna e adori avere un pubblico per le tue sceneggiate?»

«Corretto, Romanoff. Ma oggi c'è anche un altro motivo.» Per un secondo, incontra lo sguardo di Steve, poi tira fuori dalla tasca della giacca una chiavetta USB e il suo sorriso si allarga. «Sono in possesso di prove contro Rumlow.»

Steve vorrebbe chiedergli che diavolo sta blaterando, ma Natasha lo anticipa. «Che tipo di prove?»

Tony nemmeno alza lo sguardo dal computer con cui sta lavorando. «Il tipo capace di spedirlo in prigione per un bel po'. Insieme al resto della sua cricca, se ce la giochiamo bene.»

Steve stenta a crederlo e ha mille domande, ma si morde la lingua mentre Stark comincia a scorrere alcuni documenti confidenziali. Sente i suoi detective avvicinarsi, attratti dalla speranza. Molti sono fascicoli dell'Undicesimo, ma ci sono anche quelle che sembrano transazioni bancarie con sfilze di numeri e codici. Steve non ne capisce molto ma gli basta un'imprecazione di Natasha per capire che di qualsiasi cosa si tratti, è grossa. Tony poi passa ad un paio di audio in cui Rumlow si lamenta di un ritardo nella consegna, di Fury, di Sharon. La Carter assottiglia lo sguardo, ma non fiata.

E poi un altro. In cui si vanta di aver finalmente incastrato Fury. In cui la voce anonima dall'altro lato lo ringrazia.

Fregato.

L'audio si interrompe e al suo posto partono filmati che devono provenire da telecamere di sorveglianza, poi delle foto scattate da qualcuno che pedinava Rumlow. Foto che lo ritraggono con Osborn in almeno due occasioni separate. 

Per qualche minuto nessuno proferisce parola, sono tremendamente vicina a smascherare Rumlow e quella consapevolezza pesa come un macigno. 

«Non possiamo provare che stesse parlando con Osborn al telefono» fa notare Sam. 

Bucky annuisce. «E le foto da sole sono circostanziali.»

«E non abbiamo prove contro Pierce. Sappiamo tutti che Rumlow è solo una marionetta.»  

Tony alza gli occhi al cielo. «Andiamo, Sharon, almeno tu potresti ringraziare. Il vecchio, caro Nick lo ha fatto.»

La Carter sgrana gli occhi. «Fury sa di tutto questo?»  

«Certo. Mi sarebbe piaciuto invitarlo, ma lo tengono d'occhio quindi ho riservato la teatralità solo per voi» dice come fosse una sorte di onore.    

Però c'è un altro problema. Steve incrocia le braccia.  «Come le hai avute?»

Tony aggrotta la fronte, ancora in attesa di un ringraziamento. «I documenti d'ufficio da un amico all'Undicesimo. Le foto da un'investigatrice privata che mi doveva un favore.»

Clint ridacchia. «Frequenti un'investigatrice privata?»  

«No. Frequentiamo lo stesso bar.»

«I filmati? Gli audio? I documenti bancari?» lo incalza Sharon.

«Mai sentito parlare di Rising Tide?»

Natasha sbuffa mentre Sam si lascia cadere su una sedia mormorando un "oh, Tony" che quasi strappa una risata a Steve.

«Cos'è?»  

«Un'organizzazione di hacker, Barton.» Natasha si morde le guance e dà voce ai pensieri di tutti. «Se hai ottenuto queste prove illegalmente, non possiamo usarle in un potenziale processo.»

«Lavoro per gli Affari Interni, so come funzionano queste cose!»

Steve l'osserva per qualche secondo. «Hai un piano.»

«Certo. Consegnare le prove.»

«La Polizia non potrà usarle, Tony» sussurra Bucky, confuso.

Le labbra di Stark si piegano in un sorriso che per qualche motivo fa rabbrividire Steve. «Non alla Polizia. A Karen Page.»             

 
   
 
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