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Autore: DiamanteLightMoon    25/07/2019    3 recensioni
-FANFICTION INTERATTIVA- ISCRIZIONI CHIUSE-
Vi siete mai chiesti come sia possibile che un'intera civiltà scompaia da un giorno all'altro? Vi siete mai chiesti che fine hanno fatto i Cretesi? Vi siete mai chiesti che cosa li avesse travolti di così tanto violento da farli estinguere? Io sì ed era una di quelle domande a cui pensavo di non trovare mai risposta, almeno finché non ho scoperto questo.
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Hermia è figlia di Poseidone ed è la principessa di Atene. Enea è suo fratello, ma è figlio di Zeus. E il loro destino sarà deciso dalla volontà di un pazzo.
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Enea correva nei corridoi del Palazzo, i piedi scalzi e il petto ancora sudato dall'allenamento. Non riusciva a comprendere le parole del messaggero.
-Padre- urlò attraversando l'imponente porta aperta. Con passo veloce si avvicinò alle sorelle in piedi accanto al re e alla regina.
- Akakios non può fare una cosa del genere. È un suicidio per il suo popolo-
-No- disse il padre- Non se fa questo-
E gli mostrò la condanna a morte di due anime innocenti.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Semidei Fanfiction Interattive, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Riassunto brevissimo del capitolo precendete: Ilektra è stata scelta come prima "vittima" e al catello ha incontrato Tetisheri, una schiava che le ha fatto compagnia nell'ultimo giorno della sua vita. Dopodichè Akakios ha svolto il rituale per prendersi la parte divina della figlia di Ade e Ilektra è morta per via della sua assenza.


Capitolo XIII

 

Arcadia – giorno 37, ore 12.00

 

Ilektra era morta. Avevano sentito la sua energia lasciare il suo corpo. Come, non lo sapevano neanche loro. Eppure nel momento in cui il legame che univa la sua parte umana a quella divina si era spezzato loro lo avevano avvertito, avevano sentito il dolore di Ilektra nel perdere quel lato di sé. E ora stavano soffrendo per la morte di una loro compagna per mano di un uomo assetato di potere. Ma anche nel loro dispiacere era viva la consapevolezza che nel giro di poco un altro sarebbe stato al posto di Ilektra.

Erano riuniti nella sala dei cuscini, seduti in cerchio da ore ormai. Nessuno sapeva il perchè di quella reazione così profonda. Non conoscevano bene Ilektra, non abbastanza da stare così male alla sua scomparsa. Secondo Epeo la risposta non stava nella profondità affettiva del legame che avevano con lei ma nella loro comune appartenenza alla stessa razza. Non stavano piangendo la morte di Ilektra in quanto Ilektra ma quella di Ilektra in quanto semidea. Il che tutto considerato aveva senso. Ma nonostante la possibile e apparente soluzione al loro problema nessuno di loro si alzò dal cerchio per andare nella propria stanza, nemmeno Ariadne. Stare da soli non appariva allettante in quel momento. Cercavano conforto nel calore che emanavano anche se per la maggior parte di loro il contatto fisico non era nell'immagine. Gli unici a toccarsi apertamente erano Hermia ed Enea, stretti in un abbraccio senza vergogna di ammettere il loro bisogno di starsi accanto. Epeo e Cassiopea avevano optato per un'opzione più discreta dato che erano seduti abbastanza vicini da permettere alle loro cosce di toccarsi. Glykeria stringeva la mano di Melissa che sembrava dormire con la testa appoggiata alle ginocchia alzate, ma a parte quello i loro corpi erano separati.

Parole non dette rendevano l'aria pesante, eppure il silenzio continuava a regnare nella stanza. I discorsi era lì, pronti per essere afferrati, era la voglia di afferrarli che mancava.

 

Enea fu il primo ad alzarsi e solamente perchè Hermia si era addormentata su di lui. Il principe prese in braccio la sorella e lasciò la sala diretto verso le stanze. Fu come se un filo invisibile si fosse spezzato. Uno ad uno i semidei si avviarono verso le loro camere.

Per due giorni nessuno disse niente, si parlavano senza aprire bocca. Ora la consapevolezza di essere prossimi alla morte era così forte da essere palpabile. Prima la sottile speranza di riuscire a scappare era ancora viva nei loro cuori, adesso anche quella misera speranza si era spenta come una fiamma sotto una cappa di vetro. Insieme avevano perduto il desiderio di interagire l'uno con l'altro. A che scopo? Sarebbero morti tutti nel prossimo futuro quindi che utilità avrebbe avuto parlarsi?

 

Palazzo reale di Creta, appartamenti del re – giorno 38, ore 10.00

 

Akakios amava il potere. Viveva per esso. Era il suo scopo finale. Il suo obiettivo, il risultato definitivo. Non bastava mai, mai, mai. Era nato principe, ma gli era stato negato il trono. Aveva ottenuto la corona al costo della vita di suo fratello e dei suoi eredi, ne era valsa la pena. Esercitava un controllo pressoché totale anche sui territori fuori dai confini di Creta, la paura del suo nome abbastanza da rendere i popoli ingranaggi nelle sue mani. Eppure essere solo re non lo soddisfava più. Desiderava una potere più grande. E ora era vicino, vicinissimo al suo intento. Aveva avuto un primo assaggio il giorno prima quando si era preso la parte divina del figlio di Ade. Non si sarebbe fermato adesso che sapeva cosa si provava ad avere così tanto potere, non prima di aver assorbito l'essenza di tutti i semidei rimasti e di essersi conquistato il diritto di avere un udienza con gli dei. Tutta la sua persona gridava per avere di più, ma nonostante la sua impazienza aveva il buon senso di non affrettare le cose. Il suo corpo da essere umano non era adatto a contenere essenza divina, doveva lasciare che si abituasse all'intrusione. Si era dato una settimana per far avvenire il processo. In sette giorni sarebbe diventato ancora più potente. Non vedeva l'ora.

 

Capitolo XIII

 

Arcadia – giorno 40, ore 6.45

 

Era troppo presto per alzarsi? Epeo non ne aveva idea. I ritmi dell'esercito erano pesanti, anche quando eri solamente uno stratega. Non amava la battaglia, ma amava il pensiero dietro ad essa. La matematica dietro alle azioni, le forza dietro ogni colpo di spada, il pensiero dietro ogni ordine. Lo affascinava quando tutto andava secondo i piani. Niente di nuovo, niente di imprevedibile. A Sparta aveva la sua vita pianificata fino al matrimonio, magari anche oltre. Ora non poteva pianificare nemmeno a che ora fare colazione. Non era la solitudine a rendere quei momenti insopportabili, no, era la vivida consapevolezza che ora il suo futuro era un grande blocco nero come una notte di luna nuova senza stelle. Erano poche le persona a cui teneva che desiderava rivedere. Era amico di tutti, ma in fondo in fondi non era amico di nessuno. Voleva bene a suo padre e recentemente i suoi sentimenti per Andromaca avevano preso una piega che non si darebbe mai aspettato. Andromaca. Era la prima volta che si permetteva di pensare alla sua giovane promessa sposa da quando era partito. Il pensiero della ragazza su quel molo, la sua espressione rassegnata e priva di speranza mentre lo guardava partire. Credeva fermamente nel matrimonio, nella fedeltà che un marito deve avere verso la moglie e viceversa, di più difficile interpretazione erano i sentimenti dietro all'atto. Per questo si era costretto a non pensare a lei, aveva avvertito il cambiamento di ciò che già provava in qualcosa di più forte, più disperato e ne aveva paura. Voleva tornare da lei e dal padre. Voleva dimostrare di essere capace di affrontare battaglie più dure di una semplice lotta su un campo. Ma ora più che mai stava dubitando di riuscirci. Il piano di Akakios era entrato in azione e nemmeno il suo cervello da figlio di Atena era in grado di trovare una soluzione in grado di funzionare. Senza il suo permesso una serie di ricordi gli sbocciò davanti agli occhi.

 

Quando Andromaca gli era stata presentata era rimasto abbagliato dalla sua bellezza. La ragazza indossava un magnifico chitone bianco dai bordi colorati di verde, era fissato su una spalla con una spilla d'oro e preziose pietre verdi. Ai piedi portava dei sandali di cuoi scuro e i polsi erano ornati da bracciali dorati. Aveva i capelli raccolti in intricate trecce scure che le lasciavano scoperto il viso. Suddetto viso era dominato da un paio di occhi verdi come le pietre sulla sua spalla, aveva insoliti zigomi sporgenti e labbra sottili. Il naso non piccolo di per sé ma non era nemmeno enorme come quello del padre. Non aveva la classica bellezza che possedevano le figlie di Sparta, ma per Epeo la personalità del suo viso lo rendeva ancora più incantevole. Il figlio di Atena non aveva avuto obiezioni quando gli era stato comunicato che Andromaca era la sua promessa sposa, anzi era sollevato di trovarla interessante. Avevano passato il pomeriggio insieme quel giorni e nelle settimane seguenti Epeo aveva continuato a vedere la promesse sposa. Erano passati due anni e mezzo da quando erano stati promessi, la loro situazione era molto inusuale, per una serie di caratteristiche: la loro vicinanza di età (Epeo era solo due anni più grande di Andromaca, solitamente le giovani venivano date in spose a uomini con il doppio dei loro anni), la lunghezza del loro fidanzamento (erano passati anni dal fidanzamento ufficiale chiamato dai loro rispettivi padri) e il fatto che non era stato Epeo stesso a scegliere la sua promessa (aveva ricevuto molte richieste di matrimonio, essendo un giovane nobile abile e bello, nonostante la cicatrice sul suo volto. Aveva chiesto al padre di scegliere una sposa per lui sapendo di essere in buone mani). Dopo quei fatidici due anni e mezzo Epeo aveva finalmente deciso di far passare la loro relazione al livello successivo iniziando l'ultima fase prima della cerimonia. La tradizione di Sparta prevedeva che il futuro marito “rapisse” la futura moglie, con il permesso dei familiari, e che quest'ultima vivesse con lui per un breve periodo di tempo. Fu durante quel periodo di convivenza che Epeo si era deciso a mostrare il gufo sul suo petto ad Andromaca. In cambio la ragazza aveva giurato di mantenere il suo segreto. Andromaca aveva preso il gesto di Epeo come un segno dei sentimenti che provava per lei. Epeo si fidava di lei abbastanza da farle sapere la sua natura, Andromaca si sentiva la ragazza più fortunata di Sparta. Dopo il suo ritorno nella casa paterna era stato organizzata la cerimonia finale per l'inverno seguente. Ma poi Akakios aveva richiesto due semidei in cambio della pace ed Epeo si era offerto volontario al posto del semideo prescelto. Non si era pentito della sua scelta e aveva detto addio a tutti coloro che contavano nel modo più appropriato che aveva a disposizione.

 

Con uno scatto e un gemito Epeo si buttò giù dal letto, scattando verso la porta. Non voleva ricordare cosa aveva lasciato, non era il caso di aggiungere altri sentimenti sopra quelli che già provava e che già lo confondevano come una bussola sopra una spessa lastra di ferro.

 

 

Arcadia – giorno 42, ore 20.00

 

 

Avevano ripreso a parlarsi, ci stavano provando almeno. Nessuno voleva affezionarsi e poi soffrire di più per l'inevitabile morte seguente. Ma un mondo di silenzio è un mondo di dolore e il loro punto di rottura era vicino come mai lo era stato. Quanto ancora avrebbero retto la tensione prima di spezzarsi, quanto ancora prima che qualcuno cedesse alla tentazione di farla finita prima che Akakios arrivasse a loro? Nessuno di loro lo sapeva e anche che cercava disperatamente una mano a cui appoggiarsi, una spalla su cui piangere e una persona di cui fidasi, era restio ad uscire dal proprio bozzolo fatto di precarie sicurezze. Ma come ogni bozzolo mai esistito anche quello un cui si erano rinchiusi andare rotto. E rotto fu. Per la prima volta dalla morte di Ilektra si riunirono tutti nella Grande Sala. La luce naturale nella stanza era ancora minore rispetto a quando erano arrivati più di un mese prima, la prova che presto l'inverno sarebbe arrivato.

-Qualcuno sa che potere avesse Ilektra?- chiese Epeo. Non aveva una bella cera, con profonde occhiaie sotto gli occhi. Era un aspetto che caratterizzava ognuno di loro, con il sonno che arrivava tardi e se arrivava era tormentato da incubi e ricordi di tempi felici che lasciavano un segno peggiore degli incubi che li avevano preceduti. Tutti scossero la testa. Ilektra era schiva di natura, preferiva stare in silenzio e da sola nel suo mondo come se fosse effettivamente priva di compagnia. Quando si erano presentati le uniche informazioni che si erano dati erano stati il loro nome, la loro provenienza e il loro genitore divino. Alcuni dei loro poteri potevano essere dedotti da quello ma ogni semidio ha qualche potere che non condivide con i suoi fratelli.

-Se non lo sappiamo noi allora perchè Akakios ha scelto lei per andare per prima?- chiese Orion. Era giovane, ma a differenza di Melissa era anche ingenuo e dai desideri semplici. Non aveva idea del perchè un uomo facesse così tanta fatica per ottenere qualcosa senza nemmeno avere la sicurezza di riuscire a farlo.

-Perchè nostro padre o nostra madre ci dona qualcos'altro oltre alla nostra parte divina. I poteri che tutti i semidei hanno derivano in parte da chi abbiamo come genitore e in parte da chi siamo noi come persone. Sapendo che il padre di Hermia è Poseidone possiamo intuire che può respirare sott'acqua perchè è una delle abilità che la maggior parte dei figli di Poseidone possiede. Sapendo che Hilarion è figlio di Efesto possiamo dedurre che ha una passione per la costruzione degli oggetti perchè è ciò che accomuna moltissimi dei figli di Efesto. Sapendo che Callimaco è figlio di Afrodite possiamo ipotizzare che sappia usare il suo aspetto fisico o le sue parole per sedurre qualcuno perchè Afrodite stessa possiede queste capacità e spesso le trasmette ai suoi figli. E così via, ognuno di noi ha un potere o due che ci accomuna con i nostri fratelli e altri poteri particolari solo a noi- rispose Epeo.

-Epeo ha ragione, i nostri genitori, o più in particolare uno dei due, ci dona parte di ciò che siamo. Sta a noi capire che cosa ci ha donato- disse Enea. La sua situazione era estremamente particolare, lui ed Hermia avevano la stessa madre ma padri differenti ed erano nati dallo stesso parto. Non era molto a suo agio a spiegare nel dettaglio il perchè della cosa per cui cercava sempre di evadere la domanda.

-Il che fa sorgere spontanea la domanda: chi è il prossimo?- chiese Cassiopea. Ariadne era seduta dritta come un giunco accanto a lei, aveva l'espressione di qualcuno che voleva aggiungere qualcosa ma si tratteneva nel farlo.

-A meno che non sappiamo che tipo di criterio sta seguendo Akakios non possiamo sapere con certezza chi sarà il prossimo. Potrebbe aver iniziato da Ilektra perchè Ade è fuori dei Dodici e allora la prossima sarebbe Melissa. Ma anche aver iniziato da Ade e non seguire uno schema preciso dopo- fu di nuovo Epeo a rispondere. Non seguire un piano lo inorridiva a livelli estremi, senza un piano tutto poteva andare in fumo. Per la loro situazione però il fallimento non era così tanto male.

-Una delle abilità dei figli di Ade è sapere quando la morte è prossima. Ho visto un figlio di Ade prevenire la morte di persone a lui vicine semplicemente perchè aveva avvertito il loro filo tremare prima di spezzarsi. Akakios deve aver saputo di questa abilità e non sapendo se Ilektra la possedeva o no ha deciso di andare sul sicuro e ucciderla per prima per evitare che potesse prevedere il bersaglio successivo. I figli di Ade non possono prevedere la loro stessa morte- questa volta fu Hermia a parlare. Tra tutti sembrava essere quella che aveva reagito peggio alla morte di Ilektra, aveva un paio di profonde occhiaie e la tonalità bronzea della sua pelle era scomparsa per lasciare spazio ad un pallido bianco.

-Ade è uno degli dei più potenti, sarà pure fuori dai Dodici, ma è a capo di uno dei Domini ed è uno dei Sei. Se Akakios è furbo non sceglierà un altro dio così potente subito dopo, rischia di morire e rovinare il suo piano. No, non rischierebbe così la sua vittoria- aggiunse Enea.

-Ma tutti gli dei che restano fanno parte dei Dodici o lo sono stati, tecnicamente sono tutti potenti quanto Ade per un mortale- fece notare Kosmas.

-Enea non intendeva il potere del dio da solo, ma quanto di quel potere è dentro a figlio. Guardando a questo i figli dei Tre Pezzi Grossi sono i più potenti tra i semidei senza la benedizione aggiuntiva di un altro dio o dea. Tra i Dodici, due non hanno figli diretti, hanno solo sacerdotesse per quanto riguarda Era e le Cacciatrici per Artemide; Estia è anche lui in questa categoria, non ha figli diretti ma solo sacerdotesse. Questo fa in modo che il legame con le dee sia più debole. Ora Ariadne è una semidea, figlia di una dea minore, ma è anche una sacerdotessa il che rende la sua parte divina più consistente di quella di Melissa e Glykeria. Però bisogna anche considerare che Dioniso non è nato dio ed è stato reso tale solo successivamente nella sua vita, ciò potrebbe essere motivo di una parte divina più diluita ma non meno potente. Per il resto degli dei, che possiedono più o meno lo stesso livello di potere, dipende dal semideo stesso. Per cui ci sono molte possibilità e nessuna risposta- chiarì Epeo. Non sapere lo stava infastidendo enormemente.

-Quindi chi potrebbe essere il prossimo?- chiese Agape guardando Epeo.

-Secondo ciò che ha appena detto Epeo la scelta di Akakios ricadrebbe nella maggior parte dei casi su Melissa, Glykeria, Ariadne o Orion, in quanto sacerdotesse e figlio di un dio che non è nato tale. Ora c'è anche da tenere in contro che Akakios è abbastanza pazzo per cui potrebbe anche decidere per qualche strano collegamento poco logico e normale di iniziare con gli dei più potenti e scendere verso quelli che hanno un collegamento minore con i loro figli, no... figli non va bene... con i loro... rappresentanti? Rappresentanti potrebbe andare. Che hanno un collegamento minore con i loro rappresentanti nel mondo terrestre. Per cui che tutti, me compreso, vivano questo giorno e quelli a venire come se fosse l'ultimo. So che non è esattamente incoraggiante, ma vivere nei sogni non fa bene a nessuno- disse Enea. Odiava trovarsi in quella situazione, non solo perchè la possibilità di morte era certa come la luce del sole ma perchè Hermia stava soffrendo e lui detestava quando la sorella stava male. Non poter fare niente per farla sorridere era un punizione peggiore della morte.

-Enea- chiamò Cassiopea.

-Mmm-

-Fai schifo a rassicurare le persone- esclamò diretta la figlia di Ares. La frase fece sorridere il principe così come gli altri nella stanza. Non raggiunse gli occhi di nessuno, ma alleggerì l'umore nero che non accennava ad andarsene. Sarebbero andati a letto più sereni quella notte, forse sarebbero riusciti a ripensare ai loro cari senza il cuore chiuso in una morsa.

 

 

Arcadia – giorno 45, ore 1.17

 

 

Dormiva, ma il suo sonno non era rilassante in nessun modo. Gli avvenimenti degli ultimi giorni avevano risvegliato ricordi che preferiva tenere latenti per il resto della sua vita, corta o lunga che fosse. Ma non le era stato concesso quel lusso. E ora stava rivivendo ciò che aveva sempre cercato di nascondere nel profondo della sua mente.

 

 

Lui non c'era. Lui non c'era. Lui. Non. C'era. Dov'era? Perchè non era con lei? Doveva essere con lei, quindi perchè non era lì?

Tremava. Aveva freddo? Non lo sapeva. Non si sentiva più le mani e i piedi, quindi forse era così. Non faceva sicuramente caldo dentro quella piccola stanza di pietra, ma freddo? Era in grado di capire se aveva freddo oppure no?

Un rumore sordo risuonò da fuori. Il suo cuore saltò un battito, due, tre, poi riprese a battere regolarmente. Per quanto regolare potesse essere quando il terrore regnava sovrano. Aveva paura, come mai l'aveva provata in tutta la sua vita. E non aveva nessuno a fianco per poterla condividere. Di solito aveva qualcuno con cui parlare, sempre. Ma lui non era lì.

 

Lui non c'era. Dov'era?

Tremava. Aveva freddo? Forse. Paura? Decisamente. La porta si aprì. Si fece piccola piccola nell'angolo più buio della stanza. Ma non successe niente. Non successe niente. Solo un vassoio venne lasciato sul pavimento quando la porta si richiuse.

Aveva fame? Non sapeva da quanto non mangiava. Le strette allo stomaco che sentiva potevano derivare da quello o forse no, non sapeva più nulla ormai. Mangiò. Mangiò come se avesse di fronte un banchetto delle più fini carni e delle verdure più gustose quando in realtà era semplice pane posso e una misera porzione di minestra con una ciotola colma d'acqua. Ma non importava. Non importava perchè non ne sentiva il sapore. Era cibo. Le andava bene.

 

Lui non c'era. Dov'era?

Tremava. Aveva freddo? Ormai non bastava il calore del suo corpo a farle capire se era ancora viva. Aveva paura? Non ricordava un giorno in cui non fosse vissuta con la paura a stringerle la gola in una morsa. Aveva fame? Un pasto al giorno bastava a tenerla in vita, non a farla effettivamente vivere. Non c'era calore nel sole che filtrava misero dalla minuscola apertura, ne gioia nelle grida degli uccelli. Era tutto grigio.

 

Lui non c'era. Dov'era?

Tremava. Aveva freddo? Non aveva memoria del calore. Paura? Aveva smesso di sperare oramai. Fame? Si faceva bastare il pane e la minestra. Stava morendo, lo sapeva. E lo aveva accettato.

 

Lui non c'era. Dov'era? Dov'era?

Non tremava più. Lui era lì davanti a lei.

 

 

 

 

Angolo autrice

Bene, sono passati mesi dall'ultima volta che ho aggiornato e ovviamente non è più giugno. E questa volta non è stato il mio computer a cancellare il capitolo. Sono stati mesi difficili e lunghissimi. Per chi non avesse letto il mio precedente post: all'inizio di maggio un mio caro amico è morto, dopo qualche investigazione la polizia ha trovato le prove che si è suicidato. Ho preso il mese di maggio come pausa e per riflettere, realizzare e in parte superare la sua morte. Perchè ci vuole tempo per capire che non lo vedrò mai più e ho preferito aspettare che mi sentissi meglio prima di continuare e finire questo capitolo. Poi ho perso la voglia di scrivere e il file è rimasto aperto nel computer per mesi. Ho avuto il mio primo esame della sessione estiva il primo di luglio e l'ultimo è domani, le lezioni mi sono finite il 15 giugno circa e quindi ho preferito dedicare il mio tempo allo studio per superare tutti gli esami. Domani ho l'ultimo e dato che non studio mai intensamente il giorno prima di un esame perchè altrimenti mi confondo e basta ho deciso di finire il capitolo oggi. E ce l'ho fatta!! YAY!! Non so di preciso cosa provo verso questo capitolo per via del tempo praticamente infinito che è passato dall'ultima volta che l'ho scritto. È stato scritto in tre parti, non so se è visibile. L'ultima parte è quella che ho scritto subito dopo aver saputo della morte del mio amico, poi revisionata e scremata delle parte più personali che stavano bene con la storia. Questo capitolo è brevissimo e non succede neinte di particolare (certo si scoprono dei dettagli inediti ma a parte questo è molto blando), volevo solo evitare di mettere due capitoli in cui muore un personaggio uno dientro l'altro. Per cui sorry T.T

L'anno prossimo lo passerò in Cina, ma non vi preoccupate la storia continua, sempre lenta e con singhiozzi ma continua. In settimana credo inizierò a scrivere il capitolo seguente, il 31 vado in Grecia fino al 6 Agosto ma ahimè il computer non viene con come quindi sad life, se ci riesco aggiornerò verso ferragosto quindi pregate qualsiasi Dio o Dei credete o se non credete sperate vivamente.

Spero che il capitolo sia di vostro gradimento. E se avete opinioni belle o brutte che siano rispetto a qualsiasi particolare fatemelo sapere non mi offendo. Inoltre chi credete che sia il personaggio dell'ultima parte?? E chi pensate che sia il prossimo a morire??

Baci

Dia

  
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