Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: Miriallia    25/07/2019    3 recensioni
Durante una giornata come tante, i Giovani Detective, intenti a giocare a nascondino, trovano uno strano gatto nero appeso a un albero. Da questo avvenimento in poi cominceranno una serie di fatti strani che porteranno quasi a una tragedia. Una giostra di sentimenti e circostanze che condurrà tante coppie - e non - a dover dimostrare quanto valgono il loro amore e il loro coraggio. Inoltre, non mancherà anche il mistero, insieme a un colpevole: stiamo pur sempre parlando di Detective Conan!
Verranno coinvolti tantissimi personaggi della serie, con l'aggiunta di alcuni puramente inventati. Per quanto riguarda la storia, non credo che ci possano essere degli spoiler. Ma se non conoscete Amuro Toru nella sua totalità, vi consiglio di non leggere!
Spero che la storia possa piacervi, ci metterò l'anima a scriverla! Grazie a tutti coloro che la leggeranno!
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Detective Boys, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Quasi tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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L’elemento contenuto in quel file era una foto. No, per dirla con precisione era una foto modificata, perché era tagliata a metà, in modo che fosse composta da due immagini accostate l'una all'altra. 
 
La protagonista di entrambe le foto era la sua Ran.
 
Il primo impatto che ebbe sul bambino fu quello di un ragazzo innamorato – in poche parole, quello che era. Arrossì e cominciò pian piano a sentire la gola secca e la mani sudate. L'emozione lo stava divorando, perché aveva capito che quello che aveva indosso la ragazza sarebbe stato l'abito che avrebbe indossato alla festa da ballo il giorno dopo.
 
Era un abito lungo, azzurro. La gonna, molto ampia, le arrivava fino ai piedi e, nella foto accostata, si poteva vedere che la parte posteriore aveva un piccolo accenno di strascico. La stoffa utilizzata sembrava tulle. Su tutta la lunghezza c'erano delle piccolissime perline che risplendevano come dei gioielli. Al centro dell'abito c'era un corsetto in raso. Il colore era di una tonalità di azzurro più scuro di quello della gonna, anche se, con un occhio poco attento, la differenza poteva non essere notata. Era semplice, reggeva una scollatura da urlo che per poco non faceva svenire il ragazzino che la guardava, diventato totalmente paonazzo. La particolarità di questo corsetto stava nel fatto che nella parte anteriore vi era una chiusura a lacci che lasciava intravedere una piccolissima parte del vestito che si avvicinava al blu cobalto, ma si amalgamava davvero alla perfezione col resto dell'abito. Dietro, il vestito era scoperto tanto quanto nella parte anteriore, infatti, si potevano intravedere le scapole della ragazza che teneva i capelli sollevati con una mano. Dulcis in fundo, dalla parte superiore del corsetto, si dividevano due fasce di tulle che fungevano da maniche. Esse si protraevano fino alla parte posteriore del vestito, ai lati della chiusura a lacci. Le lasciavano le spalle totalmente scoperte e le avvolgevano solo parte delle braccia. Erano bellissime, dello stesso colore della gonna. Applicate su di esse, c'erano delle piccole farfalle color blu, ciano e bianco che servivano da decorazione, anche se il vestito era già abbastanza maestoso di per sé. 
 
Da quando aveva visto la foto, il tempo si era come fermato, squadrando centimetro per centimetro tutto quello che ritraeva. 
 
Il viso di Ran era radioso, anche se non nascondeva l'imbarazzo. 
 
Il viso di Conan non nascondeva l'imbarazzo, ma non era affatto radioso. 
 
Il pensiero che non sapeva come fare per convincere Ai a dargli una benedetta pillola lo mandava quasi in bestia. Voleva stare con la sua fidanzata per quell'occasione speciale. Il battito del suo cuore era facilmente percepibile. Era accelerato per la gioia e la sorpresa, ma anche per la disperazione in cui era - nuovamente -  piombato. 
 
Conan: (Non voglio condividerla con nessuno… Adesso basta. L'Organizzazione me la pagherà… io…) strinse un pugno. (Devo esserci, non voglio deluderla per nessuna ragione al mondo! Sarò io a portare la mia Cenerentola al ballo.) annuì. «Bene, a mali estremi…» rise malignamente e uscì dal bagno, tornando in soggiorno. 
 
Heiji: «Finalmente, K--- Conan-kun! Pensavamo che ti fossi gettato nella tazza per la felicità di aver scoperto qualcosa in più sul caso!» gli rise in faccia. 
 
Rei: «Bentornato, Conan-kun. Tutto bene?» lo guardò come se niente fosse. 
 
Conan: «Sì, è tutto a posto! Heiji nii-chan si diverte sempre un mondo a imitare molto male un bullo.» si sedette e lo guardò male. 
 
Heiji: «Sì, guarda, sono davvero perfetto per essere un bullo!» gli arruffò i capelli. 
 
Rei: «Mpf… Ascolta, Conan-kun, hai riflettuto su ciò che hai letto?» sollevò l'articolo di giornale. 
 
Conan: «Mh?» lo guardò. «Ah, sì, sì! Sicuramente c'entra con il gatto del parco.» annuì convinto. 
 
Heiji: «Non è quello che sta cercando di dirti.» rise come se non ci fosse un domani. «Abbiamo fatto dei ragionamenti sui nomi delle due ragazzine mentre tu eri rinchiuso in bagno.»
 
Conan: «Non ho capito, io vado in bagno e tu ridi?» lo guardò di sottecchi. 
 
Heiji: «È che sai… doveva essere proprio grande, per quanto sei rosso in viso.» gli fece l'occhiolino. 
 
Conan: «…» lo fissò male. «Lasciamo perdere, Heiji nii-chan. Il tuo spirito di oggi mi sta facendo commuovere.» sospirò. 
 
Rei: «In ogni caso, i nomi erano Melanie e Raven, anche se immagino che li ricordi bene.» annuì.
 
Conan: «Sì, eccome se li ricordo! Il primo richiamo che ho sentito è quello del nome della più piccola, ovvero Raven. Se la memoria non m’inganna c’è una poesia di Poe che si chiama così, correggetemi se sbaglio.» guardò Rei cercando di mantenere la calma.
 
Rei: «Sì, non sbagli. E per quanto riguarda Melanie, il nome deriva dal greco e significa proprio oscurità, nero.» cercò di rassicurarlo. «Anche se ci sono tanti riferimenti al nero e addirittura ai corvi, non è detto che tutti portino dalla stessa parte.» sorrise.
 
Conan: «Se lo dici tu, Amuro-san...» tirò un sospiro di sollievo.
 
Heiji: «Beh, c’è da dire che questa persona ha dei gusti particolari e, se posso permettermi, alquanto tetri...» si mise una mano in faccia. «Ma davvero potrebbe interessarci come indizio? Perché se gli indizi riconducono a racconti e poesie horror, siamo davvero a posto. Non presagisco niente di buono.»
 
Conan: «Non lo so. Per prima cosa dovremmo capire cos’è che vuole questa persona. E possiamo stare certi del fatto che se si è premurato di indire una festa da ballo, un motivo ce l’avrà. Non trascuriamo il fatto che si dice sia depresso.» assunse una posa riflessiva.
 
Rei: «Ricordiamoci, inoltre, che è un ballo in maschera. Quindi immagino che ci sarà un motivo anche per questo.» continuò a riflettere anche lui. «Certo, ha detto che è per esporre gli zaffiri, ma sarà la verità?»
 
Heiji: «Se potessi rispondere così, a pelle, direi di no. In realtà, tutto il caso è alquanto strano, non trovate? Una famiglia riservata che fa quella fine tragica e muoiono tutti tranne il conducente, che è la persona che sta organizzando la festa... » guardò sia Conan che Rei. «Credo che dietro ci sia qualcosa di davvero grosso.»
 
Conan: «Ma certo, lo credo anche io. Domani potremo indagare direttamente sul posto e sicuramente capiremo cosa significa.» fissò Rei.
 
Rei: «Ah, io l’ho detto ieri, ma purtroppo non ci sarò. Sono già occupato!» esclamò con un’espressione mite dipinta sul volto.
 
Heiji: «Mi scusi se glielo chiedo, ma allora che ci fa qui a discuterne con noi?» disse perplesso il detective dell’ovest.
 
Rei: «Dato che mi sono trovato coinvolto in questa storia per un fatto totalmente casuale, ho preferito dare la mia opinione in merito e condividere le informazioni che avevo trovato. Tutto qui.» rispose pacatamente.
 
Heiji: «Capisco.» guardò Conan. «Sei stato tu a coinvolgerlo casualmente? Ricordo che prima parlavate di un certo vicolo o qualcosa del genere.»
 
Conan: «Eh sì! Ma lascia perdere, tanto non è qualcosa di rilevante!» agitò freneticamente le mani. «In ogni caso, è davvero un peccato che non ci sarai, Amuro-san. Sarebbe stato un grande aiuto.»
 
Rei: «Sono certo che voi due insieme ce la farete.» fece spallucce. «Eeeh, a saperlo prima...»
 
Heiji: «Sì, anche io credo che ce la faremo, con o senza di lui!» annuì incrociando le braccia al petto, sicuro di sé. «In fondo, ce la siamo sempre cavata così!»
 
Conan: «Già, è vero. Effettivamente, dimenticavo che ci sarà anche Sera nee-chan...» gettò gli occhi al cielo.
 
Heiji: «Non credo che né tu né lei potrete capire come stanno le cose prima di me! Domani lo dirò anche a lei, ma vincerò io!» lo guardò con aria di sfida.
 
Conan: «Sei proprio ostinato, non c’è niente da fare...» sospirò.
 
Kogoro: «Io sto andando a cenare, volete venire?» disse entrando in stanza mentre si metteva la giacca addosso.
 
Conan: «No, mangeremo i tramezzini che ha fatto Amuro-san. Ci vediamo più tardi!» disse con tono squillante.
 
Heiji: «Se non fosse che mi sentirei messo da parte, andrei volentieri...» si accarezzò la pancia.
 
Rei: «Addirittura?» si mise a ridere.
 
Heiji: «Era un modo di dire!» sbottò il detective dell’ovest.
 
Kogoro: «Non litigate! Fate i bravi. Allora ci vediamo più tardi, ragazzi.» si mise le mani in tasca e andò via.
 
Rei: «Buona cena, sensei!» lo salutò sollevando la mano.
 
Heiji: «Mah! A più tardi!» esclamò leggermente irritato.
 
Conan: «Ciao zietto!!!» guardò Rei. «Effettivamente si è fatto tardi… Suppongo ci convenga cominciare a preparare anche per noi?»
 
Rei: «Certo, me ne occupo io. Poi stiliamo una lista dei nostri sospetti e domani vedete di concludere questo caso.» annuì.
 
Heiji: «Ci può scommettere! Sarà un gioco da ragazzi!» si gettò sul divano come se fosse un peso morto. «Sto morendo di fame---»
 
Rei: «Non ti preoccupare, vado subito a preparare. A tra poco!» andò in cucina.
 
Conan: «A dopo!» si assicurò che Rei fosse abbastanza lontano. «Hattori, io devo fare una telefonata a lei.» bisbigliò.
 
Heiji: «Telefona a chi vuoi, io resterò qui a riflettere… anche se a stomaco vuoto non so quanto potrà essere d’aiuto.» guardò verso la cucina.
 
Conan: «Naah, Holmes diceva che così si riflette meglio.» annuì convinto. «La penso esattamente come lui!»
 
Heiji: «Non avevo alcun dubbio in merito, guarda. Sono io a non essere affatto d’accordo!» incrociò le braccia dietro la nuca. «Vai via, va’!» gli fece cenno di allontanarsi.
 
Conan: «Manco fossi un animale...» borbottò e andò nella sua stanza. «Bene...»
 
Prese lo smartphone e chiamò Ai. Il suo telefono squillò tante volte, ma a vuoto.
 
Conan: «Che cavolo fa?!» guardò l’ora. Erano quasi le 19:30. «A quest’ora non dovrebbero preparare anche loro per la cena?! È anche abbastanza tardi… OK, a mali estremi...» telefonò direttamente a casa del dottor Agasa.
 
Dr. Agasa: «Pronto?»
 
Conan: «Dottor Agasa, sono io! Può passarmi Haibara?? Che diavolo sta facendo?? Ho provato a chiamarla ma non mi ha risposto!» sbottò per la rabbia.
 
Dr. Agasa: «Shinichi… abbi pazienza, sai com’è fatta… Era impegnata, stava... lavando i piatti!» affermò con un tono non molto convinto.
 
Conan: «So che questa è una bugia! Non usate la lavastoviglie voi?! Mi passi Haibara! Lo so che lo sta facendo apposta!!» aggiunse, sempre più furioso.
 
Dr. Agasa: «Non… Asp---!!!» la cornetta gli venne confiscata dalla bambina che era esattamente accanto a lui.
 
Ai: «Cosa vuoi, Edogawa-kun?» disse tombale.
 
Conan: «Non mi hai risposto al cellulare e adesso mi stai prendendo in giro! Sai molto bene cosa voglio!» inveì contro di lei.
 
Ai: «In questo caso, non ti posso aiutare. E, comunque, domattina mi vedo con Yoshida-san, quindi non mi disturbare ulteriormente e non mi cercare come hai fatto stamani, chiaro?» aggiunse con tono serio.
 
Conan: «Da quanto tempo avevi sperato che ti chiamassi per rispondermi in questo modo? Ohi, Haibara! Per me è davvero importante… E in ogni caso, sappi che lo so che mi stai nascondendo delle informazioni! Certo, non ne capisco il motivo, ma se c’è qualcosa che non va, sai che puoi parlarmene!» esclamò cercando di impietosirla da un lato e parlando seriamente dall’altro.
 
Conan era sempre stato in questo modo nei confronti della bambina. Era sempre stato iperprotettivo e si era sempre ponderatamente preoccupato per lei quando, in più casi, le aveva salvato la vita o le aveva nascosto qualcosa a fin di bene. Perché lei doveva fare sempre la difficile?
 
Conan: «Sei sempre la solita, Haibara!» sbottò il bambino, dopo aver cercato invano di mantenere la calma.
 
Ai: «Non credo proprio, quello sei tu, Edogawa-kun. Se pensi che io ti stia nascondendo qualcosa… Sì, hai ragione, ormai è inutile nasconderlo. Tanto prenderai parte a quel ballo, no? Lo farai in ogni caso, no? Bene, allora fallo. Ma non sarò io a farti entrare nella tana del lupo, sappilo.» gli rispose con un tono molto tranquillo, come se si fosse già preparata psicologicamente a una discussione del genere.
 
Conan: «Lo so che non puoi capirmi perché non sei innamorata di nessuno e quindi la cosa non ti riguarda. Ma non sarà tenendomi dentro una campana di vetro che le cose cambieranno. Haibara, se credi che ci possa essere la benché minima possibilità che ci possa entrare qualcosa l’Organizzazione e hai paura, lo capisco. Nonostante ciò, vorrei essere io a decidere in questo caso. Sono io che, nell’eventualità, sono d’accordo a espormi. Sono disposto a qualsiasi cosa… Qualsiasi. Non puoi nemmeno immaginare quanto questa scelta sia difficile anche per me, però, mi fa ancora più male il pensiero che Ran non faccia altro che aspettare e aspettare… Per una volta, vorrei essere felice insieme a lei in qualcosa di bello come un ballo, che una principessa come lei merita. Non mi aspetto che comprendi come mi sento, ma se hai almeno un briciolo di buonsenso, dammi ascolto… So di essere un egoista, tuttavia non posso davvero farci niente. Per favore.»
 
Il tono della sua voce era calmo e rilassato, non era più impetuoso come quello che aveva usato precedentemente. Ci aveva messo il cuore in ciò che aveva detto, voleva a tutti i costi che Ai cercasse di immaginare come potesse essere il suo punto di vista, pur non potendolo comprendere. Sapeva che non aveva possibilità, che la ragazzina, per un motivo o per l’altro, finiva sempre per dirgli di no. Ma questo era l’unico modo che aveva per ottenere una chance: essere sincero e cristallino.
 
Ai: «...» restò in silenzio. «Devo pensarci, ma possibilmente, la risposta rimane quella di sempre. E per tua informazione, anche se non sono fidanzata con nessuno, non è che non so cosa si prova a sentire dentro di te un sentimento d’amore. Poi pensa quello che vuoi, la cosa non mi riguarda.» chiuse la telefonata.
 
Conan: (Mica puoi paragonare il tuo amore platonico per Higo-san al mio per la mia fidanzata…) sospirò e posò lo smartphone sul comodino. «Va bene, almeno non è zero...»
 
Rei: «È pronto, vieni di là, Conan-kun?» chiese mentre bussava alla porta.
 
Conan: «S-Sì, arrivo!» rispose, preso alla sprovvista. (Non è che ha origliato, vero? In caso, Hattori se ne sarebbe accorto...) uscì dalla stanza per raggiungere l’amico e lo vide ancora sul divano, appisolato. (Seh… di cosa doveva accorgersi?) lo guardò lapidario. (Quasi quasi non lo sveglio e mangio anche la sua parte, così impara.)
 
Rei: «È pronto!» disse alzando la voce.
 
Heiji: «Aaahh… Mi sono addormentato…!» si sollevò, stiracchiandosi. «Che buon profumino~~!» andò a lavarsi le mani e poi si sedette a tavola. «Grazie per la cena!»
 
Conan: «Sì. Buon appetito.» esclamò con tono solenne. (Niente, in questi giorni non ho alcun tipo di fortuna… Prima o poi girerà anche dalla mia!!)
 
Intanto, a casa del dottor Agasa, Ai aveva appena fatto una telefonata. 
 
Ai: «Sì, sono io. Siamo d'accordo per domani sera?»
   
 
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