Film > Il gobbo di Notre Dame
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Autore: Angelica Cicatrice    26/07/2019    2 recensioni
Clopin aveva dedicato tutta la sua vita nel donare il sorriso ai bambini di Parigi. Non desiderava altro nella sua umile vita da giullare della piazza. Eppure, qualcosa stava per stravolgere quella felice monotonia, e la paura di essere dimenticato o messo da parte ( per colpa dell'arrivo di un nuovo cantastorie ) lo avrebbe logorato. Per non parlare dell'imminente giorno della Festa dei Folli. I due giullari si sarebbero scontrati in un duello all'ultimo spettacolo? O sarebbe accaduto qualcosa di assolutamente inaspettato da far rovesciare gli eventi? Il re degli zingari non si era mai posto il quesito: e se esistesse, in questo mondo folle, una persona come me ?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clopin, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                            Gocce di Sherry
 

6 Gennaio 1483. La festa dei Folli, che la città di Parigi aveva a lungo atteso, stava quasi per giungere al termine. Ormai, anche il re era stato incoronato, portato sul trono, e accolto con festeggiamenti in mezzo alla piazza. Di certo, aveva fatto di tutto per risultare orrendo agli occhi del pubblico (un grosso monociglio sopra gli occhi, marcati dalle occhiaie, e qualche dente ricoperto con della pece per dare un effetto marcio). Sì, la corona se l'era meritata assolutamente. Tutti erano ancora nel pieno del  divertimento, mentre alcuni gruppetti avevano assalito le botti di birra, svuotando boccali interi. Anche Clopin si era munito di boccale e se ne stava in un angolo, vicino alla sua tenda personale, dove aveva tutto per se un barile di birra, ancora pieno.Il re degli zingari era stato sempre il primo a dare il via a gare di bevute, alzando facilmente il gomito, e nessuno riusciva a superarlo in questo. Ma quel giorno sembrava che della cara, vecchia, amica bionda voleva proprio farne a meno.

PV Clopin

Guardando sul fondo del mio boccale, ancora vuoto, i miei pensieri vagavano senza sosta.
Ero stato proprio un ingenuo. Avrei dovuto capirlo fin dall'inizio cosa stava accadendo. Un nuovo cantastorie nel piazzale.
Una sostituta per la festa dei Folli. Diamine, era fin troppo una coincidenza, anche se non così scontata.
Sbuffando, chinai di più il capo, che per poco il mio cappello stava per cadere a terra. Mi sentivo così stupido, e il solo pensiero di essere stato giocato di nuovo, mi faceva venir voglia di sprofondare giù sotto terra. Mentre mi tormentavo, sentì dei passi nella polvere che si avvicinavano, e prima che me ne potessi accorgere, un boccale di birra strapieno si presentò davanti alla mia faccia. 
- Posso offrirti da bere? - disse una voce dolce e vellutata.
Alzai lo sguardo dal boccale, e con grande sorpresa vidi che me lo stava porgendo Roxanne.
La mia nuova partner. Il mio rivale del piazzale. Non sapevo più neanche io come considerarla. 
Appena la vidi, sobbalzai come se mi fossi ridestato da un sogno ad occhi aperti. Lei ebbe una reazione preoccupata.
- Tutto bene? - mi chiese. Non riuscivo nemmeno a guardarla negli occhi (in quelle stupende pietre preziose), e cercando di fare il disinvolto, feci finta di guardare il cielo e risposi:
- Ah, sì tutto bene...mi stavo solo rilassando - Dopo di che, per non sembrare scortese, accettai il boccale di birra, e senza pensarci vi tuffai praticamente la faccia, riempiendomi di schiuma corposa. Che goffaggine!
Lei emise un risolino, e a quel punto dovetti guardarla, staccandomi dal boccale. In tutta risposta, lei rise ancora di più.
Infilò le dita all'interno della piccola scollatura, tra il corpetto e la mantellina coi campanelli, e ne fece uscire fuori un fazzoletto di seta rosso accesso. 
- Noto che la birra ti piace molto - disse con ironia, mentre si prese la libertà di asciugarmi il mento e le guance.
Rimasi ammaliato da quel gesto spontaneo, e lei mi donò uno dei suoi solari sorrisi. Avrei voluto dirle grazie, ma non riuscivo a esprimermi, perché mi sentivo ancora a disagio. Non sapevo come comportarmi, e i miei sentimenti erano così confusi.
Una parte di me avrebbe voluto dirle tante cose, mostrarle simpatia e calore, ma l'altra parte, quella dettata dall'orgoglio ferito, voleva cercare di ignorarla per evitare qualsiasi tipo di contatto. Così tornai nuovamente al mio boccale, cercando di prendere tempo. Ma quella violinista aveva intuito, e infatti subito si fece seria e mi chiese:
- Qual'è il problema? Per caso, è perché hai scoperto chi sono? -.
Non pensavo che quelle parole sarebbero arrivate così presto.
Lasciai perdere la birra, riposi il boccale su uno sgabello accanto al barile, e con coraggio mi rivolsi a lei.
- Un po’. Non fraintendermi. Il fatto è che non mi aspettavo che tu fossi...- non riuscì a terminare la frase, ma le mie mani si mossero e parlarono da sole. Facendo il gesto di modellare delle curve femminili, mi resi conto che l'imbarazzo era troppo e dovetti smetterla.
Perché mi trovo in questa situazione?! Avevo il viso paonazzo, e lo coprì con una mano, maledicendomi per sempre. 
- Sei uno spasso! - disse lei, in mezzo alle risate. Non so, ma quella reazione mi diede una sensazione di sollievo. Mentre si sistemava una ciocca di capelli fuori posto, la osservai e ovetti ammettere quanto fosse elegante e aggraziata.
Con quel costume da giullare, pieno di pizzi e merletti. Solo allora, notai che sulla sommità del capo portava una fascia con rose rosse, piccole piume nere, e fili di perline che scendevano a un lato della testa. In mezzo al bouquet, una mascherina in miniatura faceva la sua bella figura. Era una donzella insolitamente bellissima.
- Sei esattamente come ti hanno descritto. Clopin, il re del piazzale. Ed è per questo che desideravo conoscerti - confessò lei e si avvicinò di più. Eravamo a pochi centimetri l'uno dall'altra, tanto che avrei potuto abbracciarla e stringerla a me. 
Lei si fece nuovamente seria, ma anche un po’ titubante, come se mi stesse per rivelare un segreto che solo io dovevo sapere.
- Temo, però, di aver esagerato con i miei modi, perché sono riuscita solo a farmi detestare. Davvero, non avevo alcuna intenzione di recarti disagi e fastidi. Volevo solo conoscere il grande Clopin di cui avevo tanto sentito parlare, durante il mio viaggio qui a Parigi. Ma non dovrai più preoccuparti, perché ormai ho spostato e portato via il mio teatrino. Così il piazzale sarà tutto tuo, di nuovo -
Si fermò per recuperare fiato e parole, e senza indugio, mi guardò negli occhi. Era una mia impressione o stava cercando di scusarsi?
- Non posso rovinare la reputazione di un artista così in gamba, e che ama tanto il suo lavoro. I suoi piccoli spettatori ne soffrirebbero -. Roxanne fece un sospiro, poi qualche passo indietro, e recuperò il suo inseparabile violino. 
- Parigi è così grande. Troverò di sicuro il posto che fa per me - aggiunse, facendo un sorriso rassicurante. 
-Addièu, Monsieur Clopin. Potrò raccontare nei miei spettacoli di aver avuto l'onore di ballare con il re della piazza -. 
Sì voltò, facendo volteggiare i lunghi capelli, diretta verso una metà a me sconosciuta. Mi sentivo così strano.
Mi sentivo...in colpa.
Avevo capito, solo in quel momento, che avevo odiato il nuovo cantastorie per i motivi sbagliati. Sì, perché Roxanne non aveva mai pensato di rubarmi niente.
" Volevo solo conoscerti ". Stupido, presuntuoso e narcisista Clopin! Non solo quella ragazza mi aveva dimostrato il suo talento, superandomi del tutto, ma era stata anche così umile da farsi da parte.
Una saggezza e lealtà che non avrei riscontrato nemmeno in mille artisti come me.
A quel punto, l'inutile orgoglio che mi aveva manovrato come un pupazzo, lo cancellai facendo posto al mio genuino istinto. 
- Roxanne, aspetta! - la chiamai, prima che lei potesse sparire dalla mia vista, per sempre. Lei si fermò, e mi rivolse la sua attenzione. Appena la raggiunsi non ebbi esitazioni.
- Non ce n'è bisogno. Insomma, c'è abbastanza spazio per tutti e due. Così...- cercai di spiegarle.
Le stavo dando il permesso di rimanere a lavorare, lì nello stesso piazzale. I suoi occhi sembravano quasi sul punto di inondarsi di lacrime, e fece una riverenza, degna di una vera principessa.
- Oh, grazie! Monsieur Clopin, tu non puoi sapere cosa hai appena fatto per me. Ne ero sicura, che avevi anche un cuore nobile. Ti sarò sempre riconoscente - poi alzò leggermente lo sguardo, per vedere la mia reazione, per poi aggiungere
- Grazie di cuore, Maestà -.
Una risata, la prima di quel giorno, mi scappò di bocca, e insieme a me si unì la mia ex rivale. Che stupenda sensazione. 
Passammo praticamente il resto del pomeriggio insieme, scambiandoci commenti e opinioni sulla festa, sul nuovo re dei Folli, e sulla qualità della birra. Da parte mia, stranamente, non toccai altri boccali oltre a quello che mi aveva offerto lei stessa.
Bastava la sua presenza, simpatia, e senso dell'umorismo a distrarmi. Era come una cascata di fonte fresca capace di dissetarmi. Ma quando le prime scie colorate del tramonto si fecero largo all'orizzonte, mi resi conto che si stava avvicinando l'ora stabilita. 
- Io devo cominciare ad avviarmi. Ho una serata che mi aspetta alla taverna di Marcel, sai per continuare i festeggiamenti. Qui non si smette fino a mezzanotte - le spiegai, tutto felice. Roxanne sembrava incuriosita, probabilmente perché non conosceva bene le nostre tradizioni. Mi venne allora spontaneo farle una proposta:
- Se stasera non hai nulla da fare, potresti partecipare anche tu. Potrei accompagnarti io stesso alla taverna -.
Non avevo ancora finito, che il suo viso si illuminò, e con entusiasmo mi rispose:
- Davvero posso? Sarebbe meraviglioso. Sono arrivata da poco e ancora non ho fatto nuove conoscenze -.
Sembrava una ragazzina eccitata al suo primo evento mondano. Quella reazione mi fece sorridere. Alla fine ci demmo appuntamento alle 19 in punto, vicino ai gradini di Notre Dame. Ci salutammo e ognuno prese la sua direzione.
All'interno del mio carretto, mi guardai allo specchio. Avevo indossato i miei soliti vestiti da zingaro, con la casacca e la mantella sui toni del viola, ma non ero soddisfatto.
Perché non ho altro da mettere per l'occasione? Ma la vera domanda era, perché mi stavo facendo tutti quei problemi.
Dentro di me, immaginavo il motivo di quell'ansia. Nah, Clopin, vecchio mio, non è la prima volta che passi una serata con una donna!
Mi accontentai di ciò che avevo, presi il mantello e uscì dal teatrino, chiudendolo a chiave. Camminai a lunghi passi verso la mia metà. Intanto l'oscurità della sera aveva coperto ogni cosa. Il piazzale in quel momento era diventato meno affollato, e potei facilmente scorgere una figura snella proprio vicino ai gradini. Spero di non essere in ritardo, pensai.
Riconobbi i lunghi capelli corvini, e così non ebbi alcun dubbio che fosse proprio lei. 
- Spero di non averti fatta aspettare - le dissi, per attirare la sua attenzione. Lei si voltò e rimasi di sasso.
Ovviamente anche lei si era cambiata (non poteva certo tenere il solito costume ); portava un corpetto di velluto nero e rosso scuro, la gonna in tulle nero era accompagnata dallo stesso scialle, con i cammei dorati, che aveva indossato quella mattina. Le gambe erano coperte da una calzamaglia color vinaccio e le braccia erano fasciate da guanti neri. Sulla pettinatura c'erano rose scarlatte e nastrini che brillavano d'oro. Che splendore! Roxanne mi accolse con un radioso sorriso, e per un momento mi sembrò che le sue gote erano diventate rosse. Il suo volto. Senza la sua mascherina, potevo ammirare completamente quel viso immacolato e incorniciato dai ciuffetti sbarazzini scuri. Sul suo zigomo sinistro c'era un neo, che giustamente non avevo notato fino ad allora. Le donava un fascino ancora più sensuale e attraente. 
- Clopin? - mi chiamò lei, facendomi tornare alla realtà. Chissà che faccia da pesce lesso avevo fatto...?
- Ah, pardòn. Per un attimo non ti avevo riconosciuta - mentì, sperando che lei non si fosse accorta di nulla.
Le offrì il mio braccio, da buon cavaliere, e lei accettò appoggiandosi. Ero sempre stato un tipo galante, ma quella sera mi veniva così spontaneo. Solo in quel momento, mentre eravamo l'una accanto all'altra, notai che Roxanne era di qualche centimetro più bassa di me. Io ero alto 1.75 cm. Per ingannare l'attesa durante il cammino, decisi di farle qualche domanda. 
- Quindi tu da dove vieni? - chiesi sinceramente curioso. Dopo tutto quello che era accaduto tra noi, finalmente potevamo conoscerci meglio. 
- Marsiglia. I miei genitori vivevano lì, ma ci spostavamo spesso in vari paesini, per portare i nostri spettacoli. Sai, il carretto è un eredità di mio padre. Era un artista di strada che sapeva fare tutto, e lavorava anche il legno. Invece, mia madre mi ha insegnato l'arte del violino e del ballo. Ho iniziato a fare salti e acrobazie all'età di 7 anni - mi raccontò.
C'era fierezza e tenerezza nelle sue parole, e compresi che i suoi genitori, sicuramente non più in vita, l'avessero amata tanto, e lei ne era molto orgogliosa. Mentre camminavamo, mi accorsi che l'aria della sera si stava facendo più fredda, accertandomene dalle nebbioline di vapore che uscivano dalle labbra rosse di lei. Senza pensarci troppo, mi sfilai via il mantello viola scuro e lo usai per coprirle le spalle nude.
- Mercì - fece lei, notevolmente stupita dal mio gesto, per poi riprendere col racconto - Una volta abbiamo persino passato un anno a lavorare in un circo - aggiunse, con una nota divertita.
Io la ricambia rispondendo:
- Ah, perfetto! Ora si spiegano molte cose, tipo la tua abile elasticità coordinata negli spettacoli -.
Ridemmo insieme e nello stomaco avvertì una piacevole sensazione. Quando sorrideva sapeva contagiarti e non potevi fare a meno di essere di buon umore. 
Mi stava giusto raccontando dei numeri che faceva al circo, ( aveva fatto esibizioni anche come cavallerizza, suonando il violino in equilibrio sul dorso dei cavalli ) che arrivammo a destinazione. Aprì la porta della taverna, ma non avevo preso in considerazione un piccolo dettaglio. Eravamo gli ultimi arrivati. Sulla soglia restammo interdetti, perché trovammo un cumulo di persone che, appena ci videro entrare, ci fissarono silenziosi. Non era una novità, perché ero famoso in città, e quella taverna era quasi casa mia.
Questo silenzio è così imbarazzante...ho paura che Roxanne possa sentirsi tesa e...
- Bonsoir, gente! C'è abbastanza da bere anche per noi? - esclamò ad alta voce la mia dama, con una confidenza quasi disarmante. Dopo un attimo di esitazione, l'intera folla, uomini nella maggioranza, alzarono in aria i boccali e risposero:
- Certo! Benvenutiiii! - gridarono in coro. Roxanne era davvero incredibile. Nonostante fosse la nuova arrivata, era così socievole e vivace, che era capace di rompere il ghiaccio e fare amicizia. Una volta chiusa la porta, la mia amica si tolse il mantello, mostrando così il suo corpo fasciato dalle vesti gitane. Tenendola sempre sottobraccio, la accompagnai verso il bancone, in fondo. Con la coda dell'occhio, scrutai molti baldi giovani che al nostro passaggio, ci fissarono. Ovvio che non era per me. Spogliare con gli occhi una donzella, era proprio quella la descrizione adatta a loro. Che fastidio, grrr!
Come avevo immaginato, tutti i posti al bancone erano occupati. L'unico libero era il mio posticino riservato; la botte all'angolo. Marcel, come al solito, era stato vigile. Proprio in quel momento, fece la sua apparizione. Aveva un'aria stanca e affaccendata. Poi mi vide, e subito scattò da me.
- Clopin, finalmente ce l'hai fatta! Temevo che non ci avresti fatto l'onore della tua presenza - mi disse, mentre stava già preparando un grosso boccale per me. Dopo aver scaldato la voce, presentai Roxanne a Marcel, come mia amica e nuova arrivata in città.
- Piacere di conoscerti, cara. Gli amici di Clopin, sono anche amici di Marcel -  le disse, con aria disponibile e mansueta. Di sicuro, anche lui era rimasto ammaliato dalla grazia della violinista.  Subito dopo, offrì il mio posto a Roxanne, dato che non ce ne erano altri. Lei esitò, ma io istintivamente la presi delicatamente alla vita, sollevandola e facendola sedere sulla botte. I cammei dorati del suo pareo nero, tintinnarono dolcemente.  
- Grazie mille, Clopin. Sei molto gentile - mi disse lei. Mentre era distratta, vidi sott'occhio la faccia di Marcel, una di quelle che dicevano: Eeeeeeeeh, bravo, vecchio volpone!
Spalancai gli occhi e feci segno col capo di levarsi dai piedi. Lui sghignazzò piano e alzando le mani in segno di resa, sparì per tornare alle sue ordinazioni. In mezzo a quel baccano, era necessario parlare ad alta voce per comunicare.
Lei mi stupì, quando ordinò dello Sherry, una prelibatezza costosa, direi. Ma dopo aver mostrato un sacchetto pieno di monete sul bancone, affermò: 
- Sai com'è, in questi primi giorni ho guadagnato abbastanza... - e si sforzò di non curvare le labbra in un sorrisetto divertito. Touché.
Naturalmente si fecero vivi anche Esmeralda, Febo e Quasimodo. Fu una bella sorpresa quando scoprimmo che era proprio Roxanne il soggetto misterioso che Quasi aveva visto in piazza. La violinista, dal canto suo, aveva subito fatto amicizia con lui, e lo trattava come se fosse stato un vecchio amico di infanzia. 
- Quando finirai la statuina vorrei assolutamente vederla. Sono curiosa - disse al campanaro. In un momento libero, rivelai piano ai tre la vera identità di Roxanne, che era proprio il nuovo cantastorie, e rimasero con un palmo di naso.
- Ma tu guarda che scherzi può farti il destino! - esclamò a voce alta Febo, e per poco non ebbi l'impulso di strozzarlo, mentre la mia bella amica cullava teneramente il piccolo Zephyr. Ci furono momenti esilaranti, come ad esempio, dopo aver bevuto abbastanza, io e Febo circondammo Quasi, cercando in tutti i modi di convincerlo a bere un sorsetto. Ma lui, astemio convinto, con difficoltà cercava di sfuggirci. Esmneralda e Roxanne, che sembravano due amiche inseparabili, risero divertite.
Era ormai la mezzanotte. Quasimodo doveva tornare al campanile. Esmeralda e Febo anche loro dovevano ritirarsi, specialmente per Zephyr. Dopo averci lasciato, mi resi conto che la sala era quasi vuota. Roxanne era ancora seduta sulla mia botte personale, con le gambe accavallate, che giocava col calice dove aveva bevuto lo Sherry. Io, seduto a uno sgabello libero, appoggiato sul bancone, rimasi a contemplare la sua figura.
Mi fermai a osservare le sue gambe, snelle e armoniose, come quelle di un gatto. Man mano alzai gli occhi e arrivai a incrociare il suo sguardo. Rimanemmo a fissarci per qualche secondo, poi fu lei a rompere il silenzio. 
- Non crede di aver bevuto troppo, Vostra Maestà? - mi schernì, divertita. Cominciava a piacermi quel modo in cui mi chiamava.
- Naaaah! Tranquilla, di solito sto messo molto peggio di così - risposi, con la voce impastata dalle note dell'alcol.
Non ero ubriaco fradicio, ma di certo un po’ brillo. Infatti, ero abbastanza lucido nel ripescare nella mente una domanda che volevo farle da tempo.
- Come mai non ti sei mai mostrata a me? Intendo, tutte quelle volte in cui c'era l'occasione di incontrarci - feci, con tono serio.
La sua espressione divenne cupa. Scivolò via dalla botte e si avvicinò di  più a me. Si stava tormentando le dita e poi prese fiato.
- Forse perché...avevo paura di essere giudicata. Se tu avessi saputo fin dall'inizio che ero una donna, mi avresti sottovalutata. Quale donna sarebbe così folle a fare un mestiere del genere? Di solito, siamo tutte più accettabili ballando per strada, mostrando la nostra sensualità e grazie prosperose. Non volevo prenderti in giro, mi sono solo difesa, perché non ti conoscevo bene. Insomma, temevo di non piacerti...- mi spiegò nervosa.
Aveva altro da dire, ma compresi il nocciolo della questione. In effetti, essere una donna in quella società, così maschilista e molte volte ingiusta, non era cosa facile. Specialmente per chi, come lei, voleva distinguersi con un talento particolare.
Non so, se erano gli effetti dell'alcol o di qualcosa che non capivo, ma la mia mano le prese il viso.
Lei, stupita, mi guardò.
- Oh, cherì! Se solo qualcuno fosse tanto folle nel giudicarti male, sarebbe l'ultima cosa che farebbe, perché io gli taglierei la lingua. E se quel folle fossi proprio io, me la strapperei a morsi... - le dissi, accarezzandole lo zigomo dove si mostrava quel puntino scuro.
Forse dovevo scegliere una frase più delicata e meno macabra, (il mio lato oscuro da re degli zingari si stava risvegliando, ahimè ). Ma le gote di Roxanne si tinsero di rosso, come una mela matura, e i suoi occhi brillarono in maniera languida.
Prese la mia mano, e la tenne ferma sul suo viso, e lessi sulle sue labbra scarlatte:
- Clopin...-.
Oh, chissà se su quei petali rossi avrei sentito il sapore dello Sherry! Ero così tentato.
Ma tutto divenne confuso. I contorni si offuscarono, i colori annebbiati e infine caddi sul bancone, in un sonno profondo. 

- Oh no! Di nuovo! Amico, così è troppo! - gridò Marcel, che appena vide il suo amico giullare fare la fine di una pera cotta, cercò di risvegliarlo, scuotendolo. Non era la prima volta che accadeva. Roxanne si avvicinò al suo nuovo amico, ma capì che tutto era dovuto alla cara golosa birra. La ragazza, sospirando, accarezzò i capelli scuri del re dei giullari, e intanto percepiva ancora quel calore che le aveva infuocato il volto. Ma non era il momento, perché era urgente trovare un modo per riportare il sovrano al suo baldacchino reale.
 
Angolo dell'autrice:

Credo di ave superato il mio record, un capitolo al giorno! Questo dovevo assolutamente scriverlo, perchè finalmente abbiamo dei nuovi risvolti nella trama. Clopin e Roxanne stanno cominciando a frequentarsi, e già si è notato che c'è della chimica tra loro due <3
Ho scelto lo Sherry come alcolico preferito di Roxanne, perchè credo che rispecchia moltissimo il suo carattere; dolce, corposo ma con delle note forti e calienti. In fin dei conti, anche lei come il nostro giullare ha una doppia figura, un lato dolce e frizzante, e uno sensuale e ammaliante. Premetto inoltre, che prima di scrivere mi sono informata che lo Sherry aveva già origini antiche e che nel 1400 divenne famoso e si diffuse man mano dalla Spagna ad altri paesi, quindi fattibile per il periodo storico ^^
Spero che vi piaccia e che continuate a seguire la storia, che nel prossimo avremo il PV di Roxanne ^^
Grazie a chi legge <3

  
     
 
  
   
 
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