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Autore: Sersci    27/07/2019    1 recensioni
Christian Deveraux è ricco, cinico ed arrogante. Charlotte lavora per pagarsi gli studi all'Università.
Tra i due è odio a prima vista. Oppure no?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Trascorrere i pomeriggi nell'ufficio di Deveraux stava diventando davvero complicato. Pretendeva che lei imparasse tutto su di lui e, sinceramente, era davvero estenuante visto che non avevano nulla che li accumunasse. Lui era meticoloso fino allo sfinimento, arrogante e con una perenne aria da essere superiore. Le parlava quasi come fosse un maestro che legge una favoletta ad una bimbetta dell'asilo. Neppure i gusti erano simili. Christian amava la lirica, lei adorava il rap. Era serissimo e poco loquace. Charlotte al contrario parlava con tutti e, a dire di suo padre, era caotica e confusionaria. Come potevano riuscire a farsi passare per una coppia di innamorati? Avevano solo una passione in comune: l'arte. Appena arrivata a Parigi, Charlotte aveva visitato il Louvre ed era rimasta incantata dalle opere presenti all'interno, in modo particolare dall'Incoronazione di Napoleone. 

Le era piaciuto molto quel dipinto raffigurante Giuseppina Beauharnais, la consorte di Bonaparte, contornata dall'aristocrazia del tempo ed inginocchiata in attesa che le fosse posta sul capo la corona.  
Per il resto erano come il giorno e la notte. L'idea di passare le feste insieme le stava procurando un angoscia terribile che aumentava man mano che si rendeva conto che il Natale si stava avvicinando. Le venne in mente un film che aveva visto con suo padre, in cui la protagonista era stata condannata dal giudice a vivere per sei mesi con un perfetto sconosciuto ed a cercare di fare del suo meglio per far funzionare l'unione forzata. Solo che il film terminava con l'amore che trionfava tra i due coinquilini. Questo non era il suo caso, anzi ogni giorno che trascorreva in ufficio con lui, scopriva di detestarlo sempre di più. Non riusciva a chiamarlo neppure con il suo nome di battesimo per quanto si sforzasse. Lui era Deveraux punto e basta. 

la sua voce la riportò alla realtà.

Christian la fissò per un momento poi riprese la sua odiosa lezioncina come se non fosse accaduto niente. Un ondata di calore le pervase le guancie, adesso stava esagerando, in fin dei conti non era mica un burattino da manovrare a piacimento! Si era pentita della sciocchezza commessa, ma ormai la frittata era fatta. Purtroppo aveva già detto a suo padre che non sarebbe andata a casa per Natale perché aveva deciso di fare il test per ottenere una borsa di studio. Suo padre si era arrabbiato moltissimo, per prima cosa perché non avrebbero passato la festa insieme e poi per il fatto che non le faceva mancare nulla e quindi non comprendeva il motivo per il quale avesse deciso di chiedere una borsa di studio. Non le piaceva mentire a suo padre, ma non voleva che lui si ammazzasse di lavoro pur di pagarle l'Università. Si inventò che la proposta era arrivata da un docente e lei non si era sentita di rifiutare l'offerta. Suo padre si era calmato, in fin dei conti Charlotte era sempre stata una studentessa modello e sicuramente l'avevano notato anche a Parigi.

le erano scese le lacrime agli occhi sentendo questa frase. Tra l'altro lei voleva passare tutte le feste con suo padre, zia Josephine ed due terribili gemelli, addobbando l'albero e bevendo cioccolata calda in veranda. Era la sua vita quella ed il pensiero di trascorrerlo con dei damerini sconosciuti la stava uccidendo. Per fortuna la tortura stava terminando Deveraux controllò il suo orologio e le disse che avrebbero continuato il pomeriggio seguente. Era stanchissima, le sembrava di aver fatto tutti gli esami e la tesi in un solo giorno. Ormai ne era certa ne sarebbe uscita con le ossa a pezzi.

Charlotte aveva sentito crescere in lei l'impellente desiderio di scaraventargli la caraffa piena d'acqua in testa. Deveraux doveva avergli letto nel pensiero visto che aveva abbozzato un sorrisetto ironico. Lo salutò con freddo "a domani" ed andò via. Per  strada chiamò la sua amica, aveva bisogno di scambiare quattro chiacchiere e distrarsi.

Era sull'orlo di una crisi isterica, Deveraux sarebbe arrivato di lì ad un paio di  ore. Aveva la valigia aperta sul letto ma tutti gli abiti che aveva nell'armadio non erano adatti per quel tipo di persone. Diamine non poteva presentarsi in jeans, maglione e stivali. Suonarono alla porta, ci mancava anche l'inquilina del piano di sotto che non appena la sentiva in casa le bussava per chiederle qualcosa. Non era ancora riuscita a classificarla: era una con la testa fra le nuvole oppure una rompiscatole cronica? Comunque ora non aveva tempo da perdere con lei, l'avrebbe liquidata in pochi istanti. non riuscì a concludere la frase visto che davanti a lei c'era un fattorino con una montagna di scatole e pacchetti e non la vicina. 

domandò educatamente leggendo il foglietto accluso. Si erano sbagliati certamente. Le buste riportavano i loghi di Chanel, Valentino e Dior e lei neanche vivendo due vite avrebbe potuto permetterseli. Il commesso le lasciò tutti i pacchetti ed andò via. Lesse il bigliettino allegato ad una delle scatole. Deveraux, ovvio! Aveva pensato a tutto dalle scarpe, agli abiti ai trucchi. Ne provò uno e rimase impressionata dal fatto che le calzava a pennello. Ma come diamine c'era riuscito? Il problema era che non capiva nulla di vestiti, erano talmente eleganti che sapeva se fossero da cocktail o da sera. Ne scelse uno sperando fosse azzeccato.  Era uno splendido tubino color cipria che le arrivava appena sotto il ginocchio, le maniche lunghe, leggermente svasate, erano impreziosite da un nastro di raso bianco. Aprì le scatole con le scarpe e si rese conto che una era della stessa tinta dell'abito. Mister precisino aveva abbinato ad ogni vestito una scarpa della stessa tonalità! Incredibile. Si truccò leggermente, fece un leggero chignon, chiuse la valigia e posò sul letto un cappotto di cachemire molto attillato che la fasciava come una seconda pelle. 

Alle sedici in punto il citofono del suo appartamento squillò. Era Deveraux, puntuale come un orologio. Diede una rapida occhiata alla sua camera, indossò il cappotto ed uscì.

Angolo autrice: il film esiste realmente ed è molto carino. E' Notte brava a Las Vegas, con una irresistibile e comica Cameron Diaz  :)

 

   
 
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