Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: paige95    28/07/2019    3 recensioni
Quante volte è necessario toccare il fondo per poter rialzarsi più forti di prima? E quante volte è necessario attraversare il buio per raggiungere una luce che nemmeno si sapeva potesse esistere?
Riscoprire l’amore nei momenti più delicati può essere il miglior modo per affrontare le difficoltà e le incomprensioni.
In questo clima nascerà, inaspettatamente anche per loro, l'amore tra Pan e Trunks, proprio quando entrambi avranno bisogno di dare una svolta alla loro vita e di comprendere meglio se stessi.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gohan, Pan, Trunks, Un po' tutti, Videl | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl , Pan/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Primavera-il germoglio dell’orgoglio

 

 
«Che accidenti sta succedendo?»
 
Il dialogo tra Pan e Trunks prese presto una direzione differente e la loro attenzione si discostò da quella relazione a tratti così inopportuna. La figura che comparve nell’ala Ovest del pianeta di Lord Beerus secondo i piani di Goku non si sarebbe dovuta nemmeno trovare lì e ciò preoccupò la maggior parte dei presenti. Il primo istinto del giovane mezzosayan fu quello di proteggere la ragazza. La afferrò per un polso, facendo scivolare solo successivamente il suo palmo in quello di Pan, temendo con quella presa così agitata di arrecarle qualche dolore. L’istinto di protezione persino da se stesso non gli consentì di ricordare quanto lei nelle ultime ore fosse diventata forte e più difficilmente soggetta a sofferenze fisiche. Pan lo fissò leggermente in imbarazzo dimenticandosi per un istante la potente aura che proveniva da quella minaccia e che lei aveva avvertito. Trunks invece non ricambiò lo sguardo della ragazza, preferì non deconcentrarsi e così con un cruccio in volto fissò attentamente l’arrivo di Inazuma su quel suolo.
 
«Non lo so, Pan, ma con il Dio della Distruzione nei paraggi mi allontanerei»
 
La voce profonda di Trunks la spaventò, soprattutto quando iniziò a tirarla nella direzione opposta invitandola ad allontanarsi. La condusse dietro un edificio sperando di portarla in salvo, ma sapeva bene che con quella massa di energia nei paraggi nessun luogo su quel pianeta sarebbe stato al sicuro.
 
«Trunks, ti prego, lasciami»
 
Si divincolò, auspicando che lui la ascoltasse, non perché la stesse infastidendo in qualche modo il contatto di quel ragazzo su di lei, ma il carattere irruento e battagliero di Pan non riusciva ad accettare limiti da nessuno, anche se a fin di bene e per salvaguardare la sua incolumità. Trunks, nonostante la personalità della giovane Son, con dolcezza e un pizzico di fermezza riuscì a fermare ogni suo tentativo di fuga.
 
«Non posso consentire che ti accada qualcosa. Ascoltami, devi lasciare che Whis ti porti in salvo»
 
Impiegò qualche istante prima di capire a quale soluzione quel ragazzo, per cui aveva capito da poco di provare sentimenti, si stesse riferendo e lei non riusciva ad accettarlo senza opporsi. Le aveva comunicato quella decisione con un filo di voce forse per accentuarne l’importanza. Nonostante tutte le dimostrazioni d’affetto che Pan aveva ricevuto in quel breve lasso di tempo, esternò tutta la sua testardaggine.
 
«Trunks, voglio aiutarvi, non voglio scappare, dammi la possibilità di stare accanto alla mia famiglia»
 
Temeva la allontanasse da lui, aveva la terribile paura di perdere coloro a cui teneva di più e di non avere la possibilità di aiutarli o peggio ancora di accorgersi della loro dipartita. Le loro mani si sciolsero per volere del ragazzo, Pan riafferrò convinta quella di Trunks e cercò i suoi occhi supplicandolo di cambiare idea. Iniziava ad essere tristemente convinta di doverlo persuadere, perché le era evidente quanto il suo destino e quello delle loro famiglie fosse in quel momento nelle mani di Trunks. Lui era più grande, più esperto e come sempre sfoggiava un istinto protettivo nei suoi confronti, allo stesso modo in cui facevano i suoi familiari. Qualche nuovo piccolo dubbio sulla loro relazione si insinuò nella mente di Pan, almeno fino a che il suo cuore non tornò a ricordarle per chi battesse. Trunks capì subito da quello sguardo cosa lei stesse tentando di chiedergli.
 
«Pan, devi … hai promesso a tuo nonno che …»
 
«Trunks, io ti amo»
 
Lo disarmò prendendolo totalmente alla sprovvista. Fu per lui peggio di un’onda scagliata in pieno petto, tanto da lasciarlo senza fiato, ma fu un dolce dolore. Pan non si prese il disturbo di parlare a bassa voce, il fatto che quella conversazione non fosse più così privata divenne poco importante per la ragazza, lei gli aveva confessato con esplicito volere i suoi sentimenti e lui, da idiota, non riusciva a ribattere come avrebbe voluto e potuto.
 
«C-che cosa hai detto?»
 
«Non voglio perderti e se ora me ne vado, avrò paura di non rivederti più»
 
Per quanto la situazione dovesse essere ribaltata, in nome dell’esperienza maturata negli anni, era lui a non sapere come reagire davanti alla sincerità di Pan. Una lacrima sfuggì al controllo della ragazza e Trunks la raccolse avvicinandosi al suo viso, un gesto istintivo che andò oltre la sorpresa e l’imbarazzo. L’istinto in presenza di Pan non lo aveva mai abbandonato e la ragione sembrava scemare ogni secondo di più. In quel momento si sentì tutto tranne che più esperto di Pan, anzi non ricordò di essersi mai sentito così impacciato davanti al “ti amo” di una ragazza, ammesso che glielo avessero mai detto. Ora non ricordava più molto del suo passato, riusciva solo a concentrarsi sulla ragazza che aveva davanti e tutto ciò andava oltre la loro età e i loro vissuti. Pan si perse negli occhi cristallini del giovane e si avvicinò d’istinto e lentamente alle sue labbra alzandosi sulle punte dei piedi per raggiungerlo, l’unico e disperato modo che le fosse rimasto per persuaderlo, ma Trunks non la assecondò e non le consentì di raggiugerlo frapponendo una mano tra loro. Se era più grande, forse aveva anche il dovere di essere più razionale. Solo lei aveva chiuso gli occhi con convinzione e li riaprì solo dopo che Trunks la ebbe bloccata. Stavolta fu lui a contrastare a malincuore le intenzioni di Pan. Fu uno sforzo per quel ragazzo fermarsi, l’istinto avrebbe suggerito a lui per primo di assecondarla e di certo non le avrebbe mai consigliato di tornare sulla terra lontano chilometri in linea d’aria da lui, se non fosse stato vitale per lei. Un leggero velo di imbarazzo si dipinse sul viso dei due giovani per quel secondo bacio sfiorato, ma Trunks si limitò solo ad accarezzare il suo viso con la punta delle dita.
 
«Non è il momento, Pan. Voglio solo che tu sia al sicuro»
 
«Trunks, non puoi tenermi lontano dallo scontro, ti prego, non fare lo stesso errore di mio padre»
 
«A quale errore ti riferisci, signorina?»
 
La voce improvvisa di Gohan spaventò entrambi, tanto da sciogliere il loro contatto: Pan lasciò con uno scatto la mano di Trunks e lui allontanò le dita dal viso della ragazza. I due si discostarono persino di qualche passo per paura delle conseguenze della loro vicinanza. Si voltarono entrambi verso l’ultimo arrivato con una nota di paura negli occhi.
 
«Papà»
 
«G-Gohan»
 
Gettò uno sguardo scettico sui ragazzi ed indugiò solo un istante in più sulla mortificazione della figlia. Gohan immaginò subito che la reazione di Pan fosse dovuta al pensiero di averlo deluso, a lui infatti non erano sfuggite le effusioni che i due si stavano per scambiare, ma era convinto che nemmeno quello fosse il momento migliore per affrontare l’argomento.
 
«Che cosa sta succedendo qui?»
 
«Papà, posso spiegarti»
 
Era convinta avesse visto il suo slancio di affetto verso Trunks e poté sperare solo in una comprensione verso quest’ultimo per essersi ritirato. Riuscì facilmente a leggere perplessità negli occhi del padre, mentre si avvicinava lentamente a loro. La voce profonda e seria di Gohan cercò di dissipare almeno in parte i dubbi della figlia, quello non era decisamente il momento delle spiegazioni, lo scontro che stava per iniziare avrebbe interrotto bruscamente quel confronto che necessitava di tranquillità. Con un leggero imbarazzo in volto cercò di spostare l’attenzione di Trunks e Pan sulla situazione in cui si trovavano.
 
«Intendo Inazuma, come ha fatto ad arrivare fin qui?»
 
Poco distante da loro infatti Lord Beerus stava palesemente perdendo la pazienza per colpa di un ospite sgradito. Quell’intruso aveva osato disturbare il riposo del Dio della Distruzione e la divinità non gliel’avrebbe di certo fatta passare liscia. Si avvicinava minaccioso a Inazuma che dal canto suo non sembrava nemmeno spaventato, ignaro forse del pericolo che stava per correre. A qualche metro da loro si trovavano Radish e Chichi che avevano appena terminato un doloroso tuffo del passato. Per quanto potesse essere assurdo da parte di quel sayan e per quanto l’istinto di Chichi, dopo ciò che le aveva rivelato, le suggerì di fermarlo, Radish si frappose tra il Dio della Distruzione e suo figlio, avendo compreso in che misura Inazuma stesse rischiando la vita.
 
«Lord Beerus, mio figlio toglie subito il disturbo, non è necessario uno scontro»
 
Inazuma non sembrava essere dello stesso avviso, non gradì la difesa di Radish e senza troppi giri di parole glielo comunicò, a rischio di rendere vani la protezione di quell’uomo che magicamente, chissà per quale intercessione divina, iniziava a sentire un impellente istinto paterno.
 
«Non ho bisogno della tua protezione … papà. Non farmi ridere, sei diventato tutto ad un tratto un pacifista?»
 
Pronunciò quell’appellativo sottolineandolo con estremo disprezzo e non mancò di impiegare tanto sarcasmo per colpirlo nell’animo e fargli percepire le sue colpe. La protezione che Radish gli stava offrendo era totalmente fuori luogo, non credeva nel suo improvviso istinto paterno, lui non aveva mai avuto un padre e non aveva la più pallida idea di cosa significasse. Non gli venne perciò particolarmente difficile intimarlo di non intromettersi, colpendolo alle spalle e scaraventandolo lontano con un semplice e potente calcio. Per quanto Radish non fosse più in vita, sentì particolarmente vivido quell’attacco che gli mozzò il fiato. Riportò nuove ferite che si unirono a quelle che Bulma aveva avuto la pazienza di curare, nonostante conoscesse il suo passato. Non lo lasciò per nulla esterrefatto quell’attacco così scorretto, lui per primo non gli aveva insegnato ad essere corretto ed ora ciò gli si stava ritorcendo contro. Nonostante tutto però, doveva fermarlo, era incosciente a sfidare Lord Beerus, infondo non aveva mai desiderato che lui fosse in pericolo. Non era stato in grado di essere un padre, ma mai avrebbe voluto che un essere che portava dentro di sé una parte di Serleena morisse se poteva impedirlo. Radish si rimise in piedi dolorante e cercò nuovamente di convincerlo a ritirarsi, prima di dare inizio a quello scontro insensato. Sfoggiò una delle poche doti tipiche della razza sayan, quella determinazione che mai gli era mancata.
 
«I-Inazuma, dacci un taglio, tua madre non vorrebbe che ti facessi del male»
 
Lo udì perfettamente, benché la voce del padre fosse incrinata a causa del colpo che gli aveva appena inferto. Inazuma non gradì quel secondo tentativo, a tal punto da scagliarsi verso di lui e a fermarsi a soli pochi centimetri di distanza dal petto del sayan, trattenendosi a fatica dal colpirlo di nuovo. In parte Radish poté ritenersi soddisfatto, era riuscito a scostare l’attenzione del figlio dal pericoloso Dio della Distruzione, dovette però incassare nuovi sensi di colpa.
 
«Non osare neppure nominarla. Lei si fidava di te. Mi dispiace per te, ma so che hai tradito la sua fiducia. Forse non le avrai sferrato il colpo di grazia, ma hai venduto la sua vita, non l’hai protetta. Mi vergogno di essere tuo figlio e di far parte della lurida razza che ha ucciso mia madre»
 
«Non è andata così. Io ho provato a proteggerla, ma non avrei mai potuto tradire la sua fiducia, lei era …»
 
Non voleva ascoltare più una sola menzogna, la sua unica intenzione era la vendetta e non certo quello di recuperare a scoppio ritardato un rapporto genitoriale con Radish. Gli scagliò contro un’onda per zittirlo, ormai carico e intriso di una rabbia pregressa che difficilmente qualcuno sarebbe riuscito a placare. Goku non fu in grado di accettare in disparte quello scontro che era tutto tranne che ad armi pari e di certo i rancori non avrebbero potuto giustificare quei presupposti. Il teletrasporto gli consentì nuovamente di frapporsi tra il fratello e il nipote. Il suo volto serio come poche altre volte nella sua vita non ammetteva alcuna replica.
 
«Basta, Inazuma, continui ad essere scorretto!»
 
Non fu sufficiente la severità di Goku, anzi dedicò proprio a Goku l’ultimo sfogo di rabbia. Il nuovo avversario non si lasciò intimorire e deviò l’onda di elettricità prima che potesse colpirlo.
 
«Non pensare di cavartela con me»
 
«A te penserò più tardi, ora spostati, non sono affari tuoi»
 
Esattamente come l’ultima volta, Radish non gradì l’interruzione di Goku. Per quest'ultimo non ci fu bisogno di ripetersi, il fratello aveva ripreso pieno possesso delle sue forze ed ora non si fece alcuno scrupolo a riscoprire la sua solita freddezza. Fulminò suo figlio, infondendogli una certa soddisfazione.
 
«Basta, Inazuma»
 
«Ora ti riconosco»
 
Non gli fu affatto gradita quella considerazione da parte di Inazuma. Era consapevole di non aver rivestito i panni di un padre per lui, ma non poteva accettare l'accusa di aver ucciso Serleena.
 
«Io amavo tua madre»
 
«Provalo»
 
«Inazuma, la prova sei tu!»
 
Dopo un istante in cui si illuse di vedere amore negli occhi di suo padre, scoppiò a ridere, cosciente del fatto che dalla bocca dell'uomo che si era limitato a generarlo non potesse uscire alcuna verità.
 
«Inazuma, io ti prego di credermi»
 
«Ho soltanto un rimpianto e non è certo quello di non essere stato amato da te … purtroppo non sono stato io la causa della tua morte»
 
Radish ebbe un inaspettato sussulto al cuore, l'odio da parte di suo figlio fu un ulteriore colpo che non avrebbe mai pensato di provare, forse perché non avrebbe mai creduto un giorno di arrivare ad un punto tale di mettere in discussione l’indifferenza verso il sangue che condivideva con Inazuma. Il colpo che quell’uomo, che lui ricordava poco più che ragazzino - come d'altronde lo era lui quando insieme a Serleena lo concepì - forse non era fisicamente visibile, ma comunque non all’altezza della sua potenza spirituale.
 
«Inazuma, la verità è che non posso pentirmi di ciò che sono. Sono un sayan e non è nella mia natura crescere mocciosi con affetto. L'unica che abbia saputo darmi affetto è stata mia madre, peccato sia morta troppo presto per conoscerti, sono certo ti sarebbe piaciuta, come le sarebbe piaciuta tua madre. Conosco l'amore proprio grazie a Serleena, perciò so che tu non puoi essere tanto diverso da lei … lei ha dato la sua vita per proteggerti. Non sono arrabbiato con te per questo, tua madre era una guerriera e avrebbe lottato a prescindere, desidero solo che dimentichi la tua natura sayan, rinnegami, fai come ti pare, ma onora la memoria di Serleena risparmiando la Terra»
 
«Non ti credo, se lei fosse stata tanto importante per te, non sarebbe mai morta. Mi stai mentendo di nuovo, ti sei alleato con i terrestri perché ti hanno promesso qualcosa in cambio, vero? Tu non fai nulla gratuitamente e di certo non ami, lo hai detto tu, sei un sayan senza cuore e senza scrupoli e a me questa tua eredità ora torna comodo per vendicarmi»
 
«Inazuma, tu non sai …»
 
Prima che Radish potesse esaurire la poca pazienza di cui era dotato, la voce di suo fratello si intromise nuovamente tra i due avversari che la morte aveva reso quasi coetanei.
 
«Puoi chiederlo tu stesso a Serleena»
Per quanto le idee di Goku fossero quasi sempre missioni che sfioravano l'impossibile, quella in particolare fu giudicata dalla maggior parte dei presenti come pura follia. Vegeta fu l’unico a dar voce ad un pensiero che molto probabilmente era condiviso dal resto del gruppo.
 
«Kakaroth, ci risiamo»
 
La diplomazia del compagno era ben nota al principe, ma raramente venne da lui anche approvata. L'unico che rimase davvero incuriosito dalle parole di Goku fu Inazuma.
 
«Mi stai prendendo in giro, vero? Mia madre è morta molti anni fa, se non lo avessi ancora capito. Non sei mai stato particolarmente perspicace, sai?»
 
«Lo so, ma sono anche sicuro che potrebbe trovarsi soltanto in un posto, molto lontano da dove è stato Radish in tutti questi anni. Sono riuscito a concedere a tuo padre di ritornare dagli Inferi, forse ho anche il modo di portare tua madre sulla Terra dal Paradiso»
 
«Kakaroth, ma cosa vai blaterando?»
 
Aveva ormai compreso Radish in quella lotta di avere dalla sua parte il fratello, nonostante tutte le azioni riprovevoli mosse verso di lui e il suo stesso figlio, era animato perciò dalla conclusione che non lo credesse almeno colpevole della morte di quella donna, ma non poté nemmeno ignorare ciò che con sicurezza aveva sostenuto di poter fare. Goku per tutta risposta gli regalò uno dei suoi spensierati sorrisi, convinto di avergli appena comunicato una bella notizia.
 
«No, Kakaroth, non ci pensare nemmeno, tu non la riporterai in vita, io non reggerò il suo sguardo dopo il modo in cui ho trattato suo figlio, lei non mi ringrazierà, puoi starne certo»
 
«Radish, è stata uccisa con violenza da Freezer, è sufficiente un desiderio delle Sfere e la riportiamo tra noi. Consentimi di rimediare almeno in parte alla morte seminata nel corso degli anni da quell'assassino»
 
Le parole di Goku riportarono viva nella sua memoria la scena più dolorosa che lui avesse mai vissuto: la sua amata riversa al suolo, morta nel tentativo di difendere la sua vita e quella di Inazuma … e lui aveva reso vani tutti gli sforzi di Serleena. Agli occhi di Radish, Goku si stava atteggiando a semplice paladino della giustizia, ma non era ciò di cui aveva bisogno in quel momento, perché non sarebbe stato sufficiente a cambiare il destino ormai trascorso. Non gli rimase che accettare i fatti grazie all’orgoglio e alla freddezza che sempre lo avevano contraddistinto e che il suo soggiorno all’Inferno aveva incrementato. Come da anni ormai era solito fare, rintanò quell’amore ormai sopito nel cuore con la promessa di non consentire più a nessuno di farlo riemergere per il bene suo e del ricordo di Serleena, suo figlio lo avrebbe dovuto accettare, volente o nolente. Lui non avrebbe più sofferto per amore, piuttosto avrebbe ricominciato a rinnegarlo, cosa che non avrebbe mai dovuto smettere di fare.
 
«Fatti gli affari tuoi, Kakaroth, tu non riporterai in vita proprio nessuno. Sai che ti dico, Inazuma, è vero, l'ho uccisa io, perché sono convinto che lei sia morta nell'esatto istante in cui l'ho abbandonata. Mi dispiace che tu non possa avere la soddisfazione di uccidermi di nuovo, io per primo vorrei che lo facessi»
 
«Sei un vigliacco!»
 
«No, vigliacco no»
 
Stavolta fu Radish a caricare un gancio destro che scagliò suo figlio a svariati metri di distanza.
 
«No, Radish!»
 
Goku non avrebbe mai voluto innescare quella razione rabbiosa nel fratello, anzi aveva sperato fino in fondo che la memoria di quella compianta donna infondesse armonia tra i due. Quasi rassegnato, si decise a mettere in pratica i suoi buoni propositi senza il consenso dei diretti interessati. L'impulsività lo guidò, ma la parte razionale della coppia che formava con Chichi, e che lo aveva affiancato per buona parte della sua vita, non tardò a richiamarlo all'ordine.
 
«Goku!»
 
La donna bloccò i passi del marito con un tono che non ammetteva alcuna replica, ma, nonostante l’autorità che aveva sempre cercato di mantenere su di lui, lei si stupì per essere riuscita stranamente ad avere una qualche influenza, seppur minima.
«Goku, qualsiasi cosa tu abbia in mente, lascia perdere, abbiamo già sufficienti guai da affrontare»
 
«Tesoro, le Sfere risolveranno ogni guaio. Riporto in vita Serleena, lei non è una minaccia»
 
«E non hai pensato che quella donna soffrirà di nuovo non appena verrà a scoprire che per Radish il tempo sulla Terra sarà limitato? So cosa vuol dire, Goku, rivedere un amore dopo tanto tempo e dover dire a lui di nuovo addio, fa tanto male … troppo»
 
«Hai ragione, scusa, riporto in vita anche lui in modo permanente»
 
La donna spalancò incredula gli occhi e l’incredulità non le concesse il tempo di gioire per la consapevolezza a cui sembrava essere arrivato suo marito. Lo riprese per un braccio, costringendolo a non allontanarsi da lei.
 
«No, Goku, grazie del pensiero, ma non è il momento di riunire quella famiglia. Stiamo parlando di Radish, tuo fratello, ricordi? Lo stesso assassino di anni fa, quindi non credere che gli Inferi lo abbiano cambiato in meglio»
 
«E se invece gli offrissi l’opportunità di essere migliore?»
 
Chichi si rassegnò, non aveva più la forza emotiva di fermarlo. I ricordi l’avevano ancora una volta sfinita nell’anima, rendendola tristemente accondiscendente e emotivamente vulnerabile.
 
«Va bene, Goku, se pensi che Radish valga il rischio, allora fai pure»
 
«La Terra vale il rischio, tesoro. Se non lo faccio, Inazuma ucciderà tutti i miei cari ed io non voglio»
 
Le parole di Goku vennero avvalorate dal frastuono dello scontro di cui era intrisa l'atmosfera. Chichi poté constatare con i suoi occhi il modo in cui Radish tentava di contrastare gli attacchi del figlio con una delicatezza che non gli era solita. Non se la sentiva di affidarsi nelle mani di quell’uomo che era sempre stato per loro un nemico e persino il suo ricordo lo era stato fino a quel momento, ma sapeva anche molto bene quanto la fiducia riposta in suo marito rischiava di essere una nuova drammatica sconfitta per lei.
 
«Sacrificandoti»
 
Era particolarmente sarcastica sulla bontà di quelle azioni, ma soprattutto tragicamente rassegnata al destino che si sarebbe nuovamente abbattuto su di lei. Goku si avvicinò con passo deciso per tranquillizzarla.
 
«Chichi, se dovesse essere necessario, lo sconfiggeremo ancora, dopotutto sono molto più forte di allora»
 
«O tu morirai, giusto? Le opzioni sono sempre le stesse, vero? Mai una volta che cerchi di evitare il pericolo»
 
L'attirò a sé lasciandosi guidare dall’impulsività che lei tanto odiava e che, come in quello specifico caso, lo stava portando nuovamente lontano dalla sua famiglia. Chichi affogò tutta la sua frustrazione contro la tuta arancione del marito con la speranza di dissimulare, ma a Goku non sfuggirono i fremiti che percepiva tra le sue braccia. La scostò dolcemente da lui e le raccolse in una carezza una lacrima che scorreva ancora lungo il suo viso
 
«Amore, te lo prometto, torno da te e dai ragazzi»
 
Dopo aver dedicato un ultimo rincuorante sguardo alla moglie e senza aver sciolto la presa dalle sue esili spalle, cercò serio lo sguardo del principe.
 
«Vegeta, mi accompagni?»
 
«Inizia ad andare, devo prima fare una cosa»
 
Goku stava sciogliendo a malincuore l’abbraccio con Chichi per poter chiedere al paziente angelo e assistente del Dio della Distruzione quell'ulteriore passaggio sulla Terra, quando Gohan inaspettatamente lo trattenne sul pianeta di Lord Beerus ancora qualche minuto.
 
«Papà»
 
Negli occhi e nella voce di quel giovane uomo non vi era più ombra di rancore, forse gli fu sufficiente lo sfogo avuto in presenza di Goten a far riemergere il lato più quieto del suo carattere.
 
«Gohan, mi disp …»
 
«No, dispiace a me per avere perso fiducia in te»
 
Ricambiò con semplicità il sorriso del figlio e con l'esplicita promessa che d'ora in avanti avrebbe avuto maggiore cura dei sentimenti dei suoi cari. Chichi aveva assistito in silenzio allo scambio di sguardi tra Goku e Gohan con orgoglioso, nulla la faceva commuovere più della complicità che leggeva negli occhi di quei due uomini. Senza rendersene conto suo figlio le stava insegnando a fidarsi di suo marito e le stava ricordando quanto valesse la pena affidarsi alle sue immense doti, di cuore e di potenza, con la speranza di vederlo nuovamente trionfare sul male.
 
«Sii prudente»
 
Gli fece fare pochi passi verso l’Angelo prima di richiamarlo a gran voce.
 
«Goku!»
 
Si voltò con uno scatto non aspettandosi di essere chiamato di nuovo indietro, ma dall'aura spirituale di sua moglie poté avvertire quanto fosse già in pena, una consapevolezza che raramente aveva avuto.
 
«Sono orgogliosa di te, Goku. Lo sono anche se non te lo dico spesso ed anche se non sei perfetto»
 
Nessun altro dei presenti contraddisse Goku o lo fermò, si sforzarono tutti di fidarsi delle sue sempre buone intenzioni.
 
«Non me lo dici mai, Chichi. Gohan, tua madre deve avere l'influenza, sta delirando. Prenditi cura di lei»
 
La sua preoccupazione le strappò un sorriso, prima di avvicinarsi al Cubo in attesa di Vegeta. Senza il principe non sarebbe partito, il suo aiuto sarebbe stato fondamentale per la ricerca delle Super Sfere del Drago.
 
∞∞∞
 
 «Bulma»
 
La trovò sola in una grande stanza, seduta sconsolata ad una sedia con lo sguardo perso nel vuoto. Non gli fu particolarmente difficile trovarla, aveva seguito la scia della sua aura e grazie a quella dote aveva percepito anche l’umore della scienziata. Era troppo orgogliosa per mostrare le sue debolezze e aveva deciso così di nascondersi da occhi indiscreti, ma infondo nessuno meglio di lui avrebbe potuto comprenderla su quel terreno spinoso.
 
«Posso entrare?»
 
Non si spaventò della comparsa improvvisa del marito sulla porta, benché lei, in quanto semplice terrestre, non potesse favorire di alcuna dote, ma indugiò ad acconsentire. Quando finalmente lo fece, Vegeta prese coraggio - perché sì, al cospetto di quella donna spesso gli veniva meno - e si avvicinò a lei, benché il loro ultimo incontro non fosse stato dei migliori.
 
«Parti con Goku? Ho sentito che te lo ha chiesto»
 
«Sei giù di corda per questo?»
 
Bulma sorrise, adorava quando Vegeta era così attento circa il suo stato d'animo, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
 
«No, non sono preoccupata per mio marito, dopotutto è il principe dei sayan»
 
Abbassò la guardia, come era solito fare solo con lei, e si fletté su un ginocchio all'altezza della sedia di Bulma per poterla scrutare dal basso verso l'alto. Lo fissò con sarcasmo e diffidenza mentre compiva quegli inusuali gesti.
 
«Che fai, Vegeta? Mi dichiari tutto il tuo amore?»
 
«Non farò nulla di simile, te lo puoi scordare, queste romanticherie mi fanno vomitare. Devo andare, prima che quell’idiota di Kakaroth combini altri guai, ma voglio dirti che grazie a te non sono più l'uomo che ero»
 
Bulma, nonostante le reticenze del marito, si abbandonò ad una carezza sulla sua guancia.
 
«Lo so, Vegeta. Alla fine però la tua era una dichiarazione d'amore»
 
Vegeta, imbarazzato, si alzò con uno scatto, provocando un sorriso divertito a Bulma.
 
«Non era nulla di simile. Vado»
 
La moglie lo richiamò un’ultima volta e stavolta era particolarmente seria.
 
«Ti amo esattamente per ciò che sei»
 
«Cerca di essere prudente con Radish e Inazuma, anche se sono certo che i ragazzi vi proteggeranno»
 
Senza che lui lo comunicasse a sua moglie, Bulma gli aveva dato la grinta necessaria per affrontare insieme al rivale quella nuova avventura.
 


 

Ciao ragazzi!

Il ritardo è immenso, è stato un periodo particolarmente intenso … scusatemi tanto!
Ho scritto in vacanza e solo stasera ho potuto aggiornare. Ditemi, l’ispirazione che il paesaggio mi ha dato è stata buona? ^^’ Spero di sì o quantomeno non surreale per i fan di Dragon Ball.
Mi sento come sempre in dovere di ringraziare ognuno di voi per la pazienza con la quale attendete i miei aggiornamenti e ringrazio in particolar modo coloro che mi lasciano costantemente un loro parere, grazie di cuore <3
 
Alla prossima!
Baci
-Vale
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: paige95