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Autore: Dregya    28/07/2019    3 recensioni
A volte nascondiamo i nostri desideri impilandoli come barattoli.
[SakuraCentric]
[NaruSaku]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno | Coppie: Naruto/Sakura, Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Ramen

 




   Amarezza,  
è la sensazione che le anestetizza la lingua quando Ino, con un sorriso tutto denti e capelli d’oro ad incorniciarle il viso ancora perfetto, le dice che “ti invidio, deve essere bello continuare ad essere innamorata ogni volta, ma io non ce la farei” riferendosi a Sasuke. 

    Sakura si stringe nelle spalle, i fiori fra le mani a farle pizzicare la punta del naso in un procinto osteggiato di starnuto, e “ci si abitua”, risponde, con una calma impercettibilmente tempestosa; è difficile ammettere di non essere felice, non davvero. A volte si ritrova a pensare ai vecchi tempi, a sentirsi bene quando la casa è vuota, silenziosa, senza un ronzio o un’ombra. E’ così abituata all’assenza che adesso la presenza è straniante.  

    Quando esce dal negozio la strada pullula di persone, ed i suoi tacchi echeggiano contro l’asfalto asciutto. Non piove da giorni, ed il cielo è così terso che il sole pare mordere; scherma lo sguardo con una mano non appena si sente chiamare. Sua figlia è già una adulta, nei suoi occhi c’è il peso di un clan che ha smesso di respirare ancor prima che lei nascesse. Anche Sarada è iper eccitata al ritorno dal padre, propone di cucinargli qualcosa. Sakura annuisce, le lascia in pegno i fiori da riportare a casa e la promessa di una buona spesa per un altrettanto ottimo manicaretto. La banalità di un matrimonio senza svolta.

     Cucinare non le piace, e quando entra nel minimarket lo fa in sordina, con il passo felpato da ladra. Le mancano le missioni che lasciano la tachicardia anche al loro termine, e, per quanto la guerra l’abbia segnata, quella cicatrice stessa continua a pulsare ogni qual volta il pericolo chiama. Recupera un cestino e lo riempie di colori – verdure, pomodori, carne; quando si sofferma sul ripiano dei piatti pronti, gli occhi le si riempiono di quella patina chiamata malinconia.  

    C’è stato un periodo in cui mangiava così tanto ramen da farle promettere di astenersi ad esso per un po’; eppure, quando ne vede una pila in confezioni ben ordinate sullo scaffale, non riesce a fare a meno che prenderne uno e posarlo accanto agli altri alimenti, come se non valesse niente – come se lo stesse nascondendo. 

      Non è la prima cosa che cela dietro uno strato di cemento; Naruto è una voce lontana che rimbomba in quella del ragazzino che sta tormentando il commesso alla cassa, ed è la lacrima che cade quando il passato e le sue scelte sbagliate tornano prepotenti.  Perché, forse, la falsità stessa di quel ti amo pronunciato nella neve celava quello più vero di un sentimento terrorizzato dalla sua stessa fioritura. 

     

  
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