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Autore: stellachan    29/07/2019    1 recensioni
Dal testo.
Il vento era aumentato e grosse gocce di pioggia ora rigavano i vetri.
A Kagome parve di sentire un grido umano, ma lo scoppio improvvisi di un tuono la confuse.
Vagamente incuriosita, tornò alla finestra. Un lampo saettò e alla sua luce improvvisa, vide una scena che l'agghiacciò. Dietro la finestra di una casa semidiroccata, un uomo alto e magro impugnava un coltello, la cui lama brillava nel buio.
IN REVISIONE GRAMMATICALE
Genere: Generale, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Cap.6                              Attimi di debolezza



 



 



 



 



Kikyo… Kikyo Musashi aveva una relazione con InuYasha.



Durante tutto il tragitto in macchina, Kagome non aveva pensato ad altro.



Il mezzo-demone aveva una relazione con la sua amica di infanzia…



 



 



Via dei Gigli era silenziosa e solitaria come sempre.



Quando fermò l’Honda nel vialetto d’accesso del villino, Kagome udì un miagolio proveniente dai cespugli. Incuriosita percorse il breve tratto di strada, fino al termine dell’asfalto, e si chinò.



Un gattino bianco con una grossa macchia marroncina sopra l’occhio sinistro, di circa un paio di mesi,si era nascosto sotto i rovi e la fissava con i suoi grandi occhi verdi. Sembrava spaventato,ma quando lei allungò una mano per prenderlo, non fuggì.



La ragazza gli accarezzò il pelo morbido, notando altre macchie color caffè e latte e altre nere sul corpo del felino.



 



-Sei solo un micetto…ti hanno abbandonato?-



 



Il gattino strofinò il tenero muso contro la sua spalla e cominciò a fare le fusa.



 



-Devi avere fame. Ti andrebbe una ciotola di latte?- parlando,la corvina, entrò in casa e lo portò in cucina, il felino mosse pochi passi, guardandosi intorno. Sembrava spaesato, ma quando gli mise davanti al muso una ciotola piena di latte cominciò a leccarlo con avidità.



 



-Credo che saremo amici io e te, e se resterai con me ti chiamerò Buyo.- mormorò, posando un vecchio cestino del pane per terra e mettendovi dentro una coperta calda.



Il gattino parve capirla. Finì di bere il suo latte e poi con un balzo aggraziato, si infilò dentro il cestino e vi si acciambellò.



Kagome lo grattò tra le orecchie sorridendo.



InuYasha non poteva immaginare che adesso lei aveva un piccolo amico, non era più sola.



 



 



Le ultime sequenze di un vecchio film di samurai sfilarono sul televisore, accompagnate da una musica malinconica.



Kagome spense la tv, sollevò Buyo, che era stato in grembo per due ore e lo portò nel suo cesto. In soli due giorni il cucciolo si era ambientato alla perfezione e aveva imparato ad usare la lettiera per i suoi bisogni.  



Sorridendo la ragazza andò in camera sua, si spogliò e si mise a letto.



Adesso c’era il gatto con lei in casa, aveva ripreso coraggio e non chiudeva più le imposte, perché se si svegliava le piaceva vedere la lama di luce azzurrina che penetrava dalla finestra. Se InuYasha l’avesse scoperto si sarebbe irritato. Ormai la giudicava una visionaria non solo insistente, anche avventata.



 



Un rumore lieve, ma ben distinto le fece drizzare gli orecchi. Buyo stava girando per la casa o c’era qualcuno alla porta?



La pelle le si accapponò.



Doveva alzarsi e andare a controllare, ma moriva di paura.



Per qualche istante, che le parve eterno, lottò contro se stessa poi si alzò e percorse il corridoio in punta di piedi. Il gatto dormiva tranquillo nella sua culla e all’esterno non giungeva alcun suono. Forse era stato il vento a far gemere la casa…



 



Kagome stava per tornare sui suoi passi, quando vide un rettangolo chiaro spiccare sul pavimento.



Si chinò e lo raccolse.



Era un biglietto piegato a metà. In stampatello vi era scritto: “NON PROVARE PIU’ A SEGUIRMI O FARAI LA STESSA FINE DI QUEL BASTARDO CHE HO LIQUIDATO!”.



 



Un tremolio convulso le fece battere i denti. L’assassino era stato lì, davanti alla sua porta, a pochi metri da lei. All’improvviso si sentì debole ed esposta come se le pareti del villino fossero state di carta trasparente. Correndo in camera sbarrò le imposte e poi si precipitò al telefono e d’istinto chiamò InuYasha immediatamente.



 



 



-Pronto? InuYasha No Taisho, cosa posso fare per lei?- rispose con tono assonnato.



 



-Sono io, Kagome. Un attimo fa ho trovato un biglietto sotto la porta d’ingresso. Contiene una minaccia. Sono… sono sicura che l’abbia scritto l’assassino!-



 



-Sarò da te tra cinque minuti.-



La conversazione venne interrotta bruscamente e lei udì il segnale di via libera. Sconvolta dalla paura, posò il telefono e andò a prendere Buyo. Aveva un estremo e urgente bisogno di aggrapparsi a qualcosa.



 



Cinque minuti dopo udì il rumore di un auto che si fermava, poi i suoi passi sull’assito della veranda.



Gli aprì la porta tremando e tenendo stretto il suo micio, senza dire una parola gli mostrò il biglietto.



 



-Immagino che non l’abbia scritto tu…- borbottò lui.



 



Un’onda di ira le salì al cervello annebbiandole la vista e la ragazza gli si avventò contro, cercando di schiaffeggiarlo.



InuYasha le bloccò il polso e glielo abbassò lentamente. Il petto di lei si alzava e abbassava convulsamente sotto la leggera vestaglia di cotone, i capelli sciolti e leggermente scarmigliati le avvolgevano il volto. Era così bella che il respiro gli si mozzò.



 



-Scusami…non volevo- mormorò lui fissandola intensamente.



 



La ragazza avvertì l’intensità di quello sguardo e si sentì illanguidire.



Le braccia le ricaddero lungo i fianchi e Buyo saltò giù con un miagolio.



Erano anni che un uomo non la guardava in quel modo, sentiva il sangue correrle nelle vene e incendiarle la pelle. Avrebbe voluto reagire oppure dire qualcosa, ma lo sguardo di lui la paralizzava.



 



All’improvviso, presa da un’ondata di coraggio, si avvicinò con un passo, e sollevandosi in punta di piedi cercò le labbra di lui.



A occhi sgranati il mezzo-demone la vide avanzare verso di se, ma lui non mosse  un solo muscolo.



Quando le loro labbra si toccarono una scossa elettrica attraversò entrambi. Kagome cercò di approfondire quel bacio, ma in un momento di lucidità, il volto di Kikyo apparve nella mente di InuYasha.



Scostò immediatamente la ragazza con decisione, gli occhi di lui erano cupi, ma allo stesso tempo lei riuscì a leggervi dentro della passione che per anni era stata sopita.



 



-Che intenzioni hai, Kagome?- dichiarò con asprezza-



Furiosa di essersi mostrata così debole, la corvina si mise sulla difensiva.



 



-Non ti ho chiamato per trascorrere qualche ora piacevole con te!- rispose lei con freddezza.



-Ah davvero? Allora perché mi hai baciato?- ringhiò lui.



 



Kagome non riuscì a rispondere a quella semplice domanda, in realtà neanche lei riuscì a capire il motivo di quel gesto così avventato.



Il mezzo-demone non ricevendo risposta continuò.



 



-Sicura di non aver architettato tutto questo, solo per farmi precipitare qui nel cuore della notte? Nessuno mi assicura che tu non abbia scritto il biglietto!- riprese furioso.



 



-Ma come ti permetti?! Non sono quel genere di donna e non sono una mitomane!- gridò lei altrettanto furiosa.



 



InuYasha la fissò.



 



-No, forse non sei ne l’uno ne l’altro, ma sei insensibile e traditrice.-



 



-Non è vero! Non ho mai voluto farti del male. E comunque, tu adesso hai Kikyo al tuo fianco.- l’ultima frase venne pronunciata dalla ragazza con una nota di tristezza.



 



-Lascia Kikyo fuori da questa discussione. Lei non c’entra! E se vuoi proprio saperlo, è stata l’unica a starmi accanto quando io ero a pezzi. Mi ha aiutato, senza volere nulla in cambio. Quello che c’è tra di noi è successo per caso… nessuno dei due avrebbe potuto immaginare una cosa simile.-



 



La corvina chinò il capo torcendosi le mani.



 



-Ho sbagliato, lo so. -ammise in un soffio- ma avevo vent’anni e volevo vivere. Qui mi sentivo soffocare. I miei genitori non mi consentivano alcuna libertà.-



 



-Ma ti facevano uscire con me!- le fece notare il mezzo-demone.



 



-È vero. Di giorno e purché rientrassi prima delle sei di sera. Ed è anche vero che i miei di te si fidavano e quando me ne andai con Koga li feci soffrire terribilmente. Non me lo sono mai perdonata.-



 



-E a me non hai mai pensato?!- insistette lui. – non ti importava di avermi ferito a morte? Credevo che tu mi amassi, che fossi sincera e invece… -



 



Kagome alzò la testa di scatto con gli occhi inondati di lacrime.



 



-Ma io ti amavo, InuYasha!- gridò lei. – ti amavo davvero. Il fatto è che non condividevo i tuoi sogni, e Koga mi ha abbagliata come un miraggio.-



 



-Se parli così significa che ti ha delusa.-



 



-Si, mi ha rubato i sogni e le illusioni, ma non serve che te lo dica. Il fatto che io sia tornata dimostra che la vita mi ha sconfitto e… che ho sbagliato tutto.- ammise lei brevemente.



 



Il mezzo-demone guardò il biglietto che teneva tra le mani e poi lei.  



 



-E io dovrei essere tanto generoso da perdonarti?-



 



La corvina scosse la testa.



 



-No, non me lo aspetto. Forse, però, potresti tentare di capire l’errore commesso da una ragazza di vent’anni. A quell’età e con l’educazione che avevo ricevuto, ero poco più di una bambina. Adesso ti chiedo solo di proteggermi. Sono stata minacciata ed è tuo dovere impedire che mi facciano del male!-



 



-Giusto. Sei una cittadina, come gli altri. Ma da chi dovrei proteggerti? Da un maledetto fantasma? Tutto quello che ho di lui è solo questo biglietto scritto a mano!-



 



-Sai che si tratta di un demone dagli occhi rossi, che porta una lunga coda di cavallo, che ha una cicatrice sul volto e che guida  una Volvo nera.- ribatté lei decisa.



 



-D’accordo, -sospirò lui- comincerò a indagare in città e nei paesi vicini. Ma non farti illusioni. Non sarà facile acciuffarlo.-



 



Kagome si asciugò una lacrima col dorso della mano.



 



-E io che devo fare mentre svolgi le indagini?-



 



-Stare all’erta. In ogni caso, ordinerò ai miei uomini di sorvegliare la tua abitazione.-



 



Lei annuì.



 



-Grazie ai Kami ho Buyo a tenermi compagnia.-



 



-Buyo?-



 



-Un gattino che ho trovato vicino casa.-



 



-Avrei preferito che fosse un cane da guardia ben addestrato.- InuYasha si diresse verso la porta, senza aprirla. – chiuditi dentro e se hai bisogno chiama



 



-InuYasha…-



 



Lui si voltò a guardarla.



 



-InuYasha… riguardo a quello che è successo prima… io…io…- ma non riuscì a terminare la frase.



 



Il mezzo-demone si voltò nuovamente verso la porta e afferrando la maniglia fece un lungo respiro chiudendo gli occhi…



 



-Se ti riferisci al bacio… non è significato nulla. È stato uno stupido errore, un errore che non capiterà più da parte tua! E ora se vuoi scusarmi, vado via. Ho piantato Kikyo nel cuore della notte per venire qui.-



 



-Va bene.- rispose lei con un filo di voce.



 



Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi InuYasha aprì la porta d’ingresso, mise un piede fuori e notò la figura di una donna.



La sconosciuta fece un passo avanti rivelando il suo volto…



 



-Kikyo…- pronunciarono il suo nome all’unisono.



 



-Ciao, Kagome… È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci siamo viste.- disse lei.



 



Kagome annuì e la fissò.



 



-Ciao, Kikyo.-



 



 



 



 



Salve a tutti! Dopo quasi due anni di assenza sono tornata.



Molti impegni, poca ispirazione e poca voglia di scrivere.



Ringrazio chi ha letto il capitolo precedente e per le recensioni ricevute.



Alla prossima!



Un bacio :*



Stellachan


   
 
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