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Autore: Nana_13    29/07/2019    0 recensioni
"...Fa male. Un dolore lancinante mi attraversa tutto il corpo e mi sento quasi morire. Però devo resistere. Non posso permettere che lui mi scopra. Non ancora almeno. Devo dare il tempo agli altri di fuggire o il mio sacrificio non sarà servito a niente…"
Come promesso ecco il secondo capitolo della saga Bloody Castle. Claire, Juliet e Rachel hanno dovuto affrontare di tutto per salvarsi la vita. Una vita che ormai, è evidente, non è più quella di tre semplici liceali. Riusciranno a cavarsela anche questa volta? Non dovete fare altro che leggere per scoprirlo ;)
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 20 - Spalle al muro
 

Claire era ancora in attesa che Dean prendesse una decisione. Aveva creduto di metterlo alle strette minacciandolo di consegnarsi da umana, ma a quanto pareva ci sarebbe voluto ben altro. Convincerlo si stava rivelando più complicato del previsto e purtroppo non aveva a disposizione tutto il tempo del mondo, perciò tentò di velocizzare i tempi.

“Devi deciderti. Nickolaij non aspetterà in eterno.” gli disse, senza mezzi termini.


Dean la guardò, per la prima volta dopo diversi minuti trascorsi a fissare il vuoto. “Mi stai mettendo in una posizione difficile, te ne rendi conto?”

“Lo so e mi dispiace, ma non vedo alternative. A meno che tu non abbia un’altra idea.” Claire ne dubitava, ma pensò che fare psicologia inversa fosse il modo migliore per fargli aprire gli occhi. Si ostinava a rifiutarsi di accettare la realtà dei fatti. “Dean…” insistette, fremendo per l’ansia. Poteva vederlo lottare contro se stesso, diviso tra la consapevolezza di dover fare quella scelta perché non aveva alternative e la repulsione che provava al solo pensiero.

Alla fine, conscio anche lui di non poter più temporeggiare, la fissò dritta negli occhi e, dopo aver preso un respiro profondo, annuì. “E sia.”

Sollevata, Claire riprese fiato e cominciò a srotolare la sciarpa che aveva usato per coprirsi la testa nel deserto.

“Che cosa fai?” le chiese in tono piatto.

Lei lo guardò spaesata. In effetti, si era trattato quasi di un riflesso condizionato. Forse per via dei tanti luoghi comuni sui vampiri, aveva dato per scontato che l’avrebbe morsa sul collo.

Dean sospirò di nuovo. “Sul collo si vedrebbe. Tirati su la manica.” disse poi, con un’espressione che non lasciava dubbi sul fatto che quella fosse l’ultima cosa al mondo che volesse fare.

Claire allora obbedì, offrendogli poco dopo il braccio nudo. Fece del suo meglio per calmare il tremore che l’assaliva e apparire tranquilla, ma d’improvviso tutta la sicurezza provata fino a quel momento era sparita e si sentì sul punto di ripensarci. Stava per prendere una strada dalla quale era impossibile tornare indietro. La sua vita sarebbe cambiata radicalmente e la prospettiva di restare intrappolata in quel posto per chissà quanto tempo era inconcepibile. – No, devi farlo. Per Cedric e per gli altri – rammentò a se stessa, cercando di infondersi coraggio ed evitare che Dean approfittasse dei suoi timori per tirarsi fuori dall’impaccio.

Più che di questo, però, lui sembrava preoccupato di ciò che stava per fare. Come per prepararsi psicologicamente, prese un respiro profondo a occhi chiusi, per poi riaprirli e guardarla. “Sarà doloroso.” le ripeté, forse in un ultimo tentativo di farle cambiare idea.

Claire però annuì, decisa a proseguire. Non avrebbe lasciato che le persone che amava soffrissero a causa sua. Continuare a nascondersi avrebbe significato usarle per salvarsi la vita e non poteva sopportarlo. Così chiuse gli occhi, restando ad aspettare con il braccio teso.
Dean ormai era davanti a lei, ne avvertiva la presenza, e quando le prese il polso ebbe un sussulto. Le sue mani erano gelide a contatto con la pelle. Ci fu un attimo in cui non successe nulla e le venne il dubbio che si fosse tirato indietro, finché non sentì le punte dei canini appoggiarsi dapprima lentamente, poi la pressione farsi sempre più intensa, man mano che i denti penetravano nel tessuto cutaneo fino a raggiungere le vene.

Dean aveva ragione. Fu doloroso, anche oltre quanto si era aspettata. Lo sforzo che fece per non urlare fu immane, ma non potevano rischiare che Nickolaij si accorgesse di qualcosa. Ne andava della riuscita del suo piano.
Per un momento le sembrò che le stesse risucchiando il sangue dalle vene, ma durò solo un istante. Il dolore vero arrivò di lì a poco, quando delle fitte costanti iniziarono a partirle dal braccio, irradiandosi per tutto il corpo insieme a una specie di formicolio. Per fortuna, il tutto si concluse in pochi minuti. Minuti che Claire trascorse con gli occhi chiusi, riaprendoli solo quando Dean si fu allontanato.
Sentendo le gambe cedere, si appoggiò con la schiena al tronco di un albero, cercando di restare in piedi. D’istinto portò la mano al polso ferito e vide il sangue uscire da due piccoli fori paralleli e regolari. Piuttosto sorpresa, vide che non ce n’era molto e il dolore si stava già affievolendo, riducendosi ora a un semplice bruciore tutto sommato sopportabile.

Il suo pensiero successivo andò a Dean e alzò subito lo sguardo per controllare come se la stesse passando. La prima cosa che notò furono i suoi occhi. Rossi e iniettati di sangue da far spavento, esattamente come nel fienile, quando aveva voluto dimostrare loro di essere un vampiro. Nonostante riuscisse a starle abbastanza vicino, era evidente che fosse provato dall’esperienza e respirava affannosamente. Per un attimo, Claire ebbe paura di una sua possibile reazione.

“Sto bene.” la rassicurò con una voce innaturalmente roca, piegato in due sulle ginocchia. “Solo…Dammi un momento. Resta dove sei.” Chiuse gli occhi e, quando li riaprì di lì a poco, sembrava aver ritrovato il pieno controllo di sé. O quasi. Il respiro si fece meno pesante e le iridi stavano già iniziando a riacquistare il loro colore naturale, anche se il rosso era ancora visibile.

Claire ci fece caso quando tornò a guardarla e, dopo aver lanciato un’occhiata al suo polso per accertarsi che non perdesse ancora sangue, le chiese: “Ce la fai a camminare?”
 

Persa tra i pensieri di quanto accaduto pochi momenti prima, Claire si rese conto di essere arrivata quasi a metà del ponte solo quando Cedric fu a pochi passi da lei, affiancato sia da Nickolaij che da Mary. La fissava come intontito, gli occhi incorniciati da occhiaie scure, la barba lunga di settimane e lo sguardo emaciato, incapace di darsi una spiegazione su ciò che stava vivendo.

Qualche metro prima di arrivare, Dean la fermò con un braccio, impedendole di andare oltre e restando così entrambi a distanza di sicurezza.

“Non avere paura.” la incoraggiò Nickolaij, accennando appena un sorriso. “Avvicinati.”

Claire però rimase dov’era, facendo di tutto per reprimere il dolore che era tornato a tormentarla e apparire padrona di sé. Lui la stava guardando intensamente e si sentì come se i suoi occhi fossero in grado di leggerle l’anima. Un movimento sospetto del viso o il minimo tremolio da parte sua e avrebbe mangiato la foglia. “Prima liberalo.” Con un cenno del mento indicò Cedric, riuscendo a restare impassibile nonostante dentro stesse provando una miriade di sensazioni diverse.

Dopo qualche altro istante trascorso a scrutarla, Nickolaij rivolse lo sguardo verso Mary, annuendo leggermente per autorizzarla ad accompagnare il prigioniero da loro. Lei afferrò Cedric per un braccio e insieme avanzarono, fino a ritrovarsi faccia a faccia con Dean e Claire.
Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Dean, sorrise con aria innocente e allo stesso tempo beffarda. “Ti trovo più in forma rispetto all’ultima volta che ci siamo visti.” commentò. “Il sole del deserto ti fa bene.”

Per tutta risposta, lui rimase di pietra, deciso a non darle alcun tipo di soddisfazione.

“Noto con piacere che alla fine tu e la tua bella siete riusciti a ricongiungervi. Devi ringraziare Tareq per questo.” continuò Mary, affatto scoraggiata dal suo atteggiamento, lanciando un’occhiata di finto compiacimento a Juliet dall’altra parte del ponte.

Anche se velate, le sue parole gli diedero la conferma di ciò che già sospettava. Tareq si era alleato con Nickolaij ancor prima della loro fuga dal castello, fuga ovviamente programmata da Nickolaij stesso. Ora era tutto chiaro. Fin dall’inizio si era trattato di un suo piano per arrivare al punto in qui si trovavano adesso e prendersi Claire per forza. Peccato però che ancora una volta aveva commesso l’errore di sottovalutarlo.

“Resterei volentieri a chiacchierare con te, ma siamo qui per fare uno scambio, giusto?” Rosemary guardò Claire con aria eloquente, come a invitarla a farsi avanti, e così avanzò di qualche passo, fino a ritrovarsi a pochi centimetri da Cedric.
Tuttavia, il suo sguardo passò oltre, rivolgendosi a Nickolaij. “Posso avere un momento?” gli chiese, sforzandosi di mantenere un tono di voce normale.

Quando lui annuì, Mary sbuffò annoiata. “Beh, suppongo che l’ultimo desiderio non si neghi a nessuno. Sarebbe fin troppo crudele.” ironizzò, ignorando lo sguardo di puro odio che Dean le rivolse. Conoscendola, sapeva bene quanto tutto ciò le provocasse divertimento.

Claire però non la stava nemmeno ascoltando, talmente presa dagli occhi azzurri e disorientati di Cedric, che la fissava con un’espressione indecifrabile dipinta in volto. Era come se vederla in quella situazione gli procurasse un dolore fisico.

“Perché l’hai fatto?” mormorò con voce roca e malferma, quasi stesse per piangere. “Claire…Perché…”

Lei sollevò la mano per sfiorargli la guancia ispida e Cedric ci si appoggiò, coprendola poi con la sua. “È così che doveva andare.” gli disse, cercando per quanto potesse di mostrarsi serena, quando in realtà si sentiva morire dentro. Tutta quella fatica per ritrovarsi e ora avevano appena il tempo di dirsi addio. Probabilmente per sempre. Il suo più grande rimpianto sarebbe stato di aver avuto un’occasione, ma non averla sfruttata.

“Non saresti dovuta venire. Non ne valeva la pena.”

Claire sorrise di nuovo. “Sì, invece. Per te ne varrà sempre la pena. Non sarei riuscita a convivere con il pensiero di averti potuto salvare e non averlo fatto.” Con il pollice gli accarezzò la guancia, mentre le lacrime scendevano a rigarle il viso. “Va tutto bene…” cercò di rassicurarlo. Ma la sua espressione non si rasserenò, anzi.

Accanto a loro, intanto, Mary borbottava impaziente e Claire capì di non poter più procrastinare. Fece per abbassare la mano, ma Cedric la trattenne.

“Devi lasciarmi andare.” mormorò, guardandolo intensamente negli occhi. Ormai non riusciva più a nascondere la propria disperazione. Perfino il dolore fisico non reggeva il confronto con quello causato da quel distacco.

Lui scosse la testa. “No…”

Non c’erano dubbi che non lo avrebbe mai fatto, così Claire provvide di persona a mettere distanza tra loro. Lentamente fece scivolare via la mano dalla sua, fino a separarsi del tutto, e gli voltò le spalle, evitando di guardarlo per non rendere il tutto ancora più doloroso per entrambi. Poi, placida, lasciò che Mary l’accompagnasse da Nickolaij, rimasto immobile ad attenderle.

“Claire, aspetta…Fermati!” le gridò Cedric dietro, facendo per raggiungerla, ma Dean lo trattenne per un braccio. Furioso, si voltò, cercando di divincolarsi nonostante fosse troppo debole per contrastarlo. “Lasciami!” ringhiò minaccioso.

“Lo sta facendo per te e per tutti noi. Rispetta la sua decisione.” Dean mantenne lo sguardo fermo su di lui. Non avrebbe permesso alla sua impulsività di vanificare i suoi sforzi e quelli di Claire.

Cedric allora parve acquietarsi e la sua espressione si fece improvvisamente consapevole. Guardò prima Dean e poi di nuovo Claire, che gli dava le spalle, confuso e spaventato. “Ma lei deve sapere…” mormorò, il respiro ansante per l’agitazione. “Tornerò a prenderti! Mi hai sentito? Non ti abbandonerò, è una promessa!”

Lei però non diede segno di risposta, tantomeno si voltò e Dean capì quanto quel gesto dovesse avergli fatto male. Sembrava come pietrificato.

Fu la voce di Mary a riscuoterli entrambi qualche istante più tardi. “Che ti prende adesso?” La sua attenzione saettò allora su Claire, accasciata in ginocchio.

“Non riesco…a respirare…” riuscì a risponderle con uno sforzo immane.

Il tempo di scambiarsi una breve occhiata eloquente con Nickolaij, che lui era già lì. Scansò Mary in malo modo, chinandosi poi sulla ragazza per soccorrerla. L’afferrò per le spalle, cercando di farla alzare e lei si aggrappò alla sua giacca.

“Claire!”

Dean sentì Juliet gridare allarmata qualche metro dietro di loro, ma non le badò perché allo stesso tempo la sua attenzione venne attratta dal luccichio di qualcosa di metallico, che Claire aveva appena gettato in terra. Di lì a poco, però, dovette concentrarsi di nuovo su Cedric e bloccarlo prima che riuscisse a fare un altro passo. Lui protestò, agitandosi per liberarsi, ma quello che accadde subito dopo aveva talmente dell’incredibile da lasciare entrambi di stucco.

Claire ricadde a terra in ginocchio e, come colto da un raptus, il suo corpo iniziò a tremare. Quando la vide sollevare la testa e i suoi occhi rovesciarsi all’indietro, perfino Nickolaij rimase impressionato e arretrò, restando impietrito a osservare il fenomeno accanto a Mary, altrettanto spaventata. A quel punto, un fiotto di luce fuoriuscì dalla bocca della ragazza, a cui poi seguirono altri dal naso e dagli stessi occhi.
Dean e Cedric rimasero a guardare increduli, mentre la luce saliva in alto a illuminare a giorno l’ambiente circostante, abbagliandoli e costringendoli a schermarsi gli occhi. Poco a poco iniziò a tramutarsi in una sagoma umana, fino a prendere le sembianze di una donna vissuta diversi secoli prima.

Ormai libera dalla sua prigione, Elizabeth si abbandonò a un profondo respiro soddisfatto e, quasi non credesse a quanto stava succedendo, prese a osservarsi le mani e a fare piccoli gesti. “Finalmente.” mormorò poco dopo, visibilmente sollevata.

Nickolaij sembrava scioccato. Per la prima volta in vita sua, Dean poteva vederlo davvero sconvolto e completamente privo di qualsiasi controllo sulla situazione. Continuava a fissare la donna, senza capacitarsi di come fosse possibile. “Liz…”

Lei allora lo guardò e lentamente un ghigno compiaciuto iniziò a dipingersi sul suo viso.

“Sei proprio tu?” le chiese Nickolaij in un soffio.

Elizabeth continuò a sorridere, come se trovasse appagante la sua incredulità. “Sei felice di vedermi? Credi, io di più.” lo schernì.

“Ma…come…”

“Una parte della mia anima risiedeva nel corpo di questa giovane.” spiegò lei fredda. La sua voce amplificata rimbombava tutt’attorno. “Ma ora che finalmente è libera di ricongiungersi al resto potrò ritrovare la pace.”

Nickolaij aprì e richiuse gli occhi, come in cerca di una spiegazione plausibile a quanto appena sentito. “Liz, io…” esitò. “Ascolta, adesso ho la ragazza! Grazie a lei potrai tornare, potremmo stare di nuovo insieme…”

“Quanto sei patetico.” lo interruppe allora, con una nota di disprezzo misto a scherno nella voce. “Possibile che tu non abbia ancora capito, dopo tutti questi anni? Non sei mai riuscito a riportarmi in vita perché la mia anima era incompleta. Inoltre, avere il corpo giusto non basta. Necessita di essere puro perché la cerimonia funzioni e, oh ma tu guarda, non lo è più.” rivelò ironica, in tono canzonatorio.

Prendersi gioco di lui sembrava donarle un profondo senso di piacere e Nickolaij iniziò seriamente a irritarsi. Dean lo vide fremere, colmo di rabbia, e sapeva quanto tutto ciò non promettesse bene.
Guardò prima Claire, ancora a terra con lo sguardo assente e sembrò capire tutto, poi di nuovo Elizabeth. “Ci sei tu dietro a tutto questo.” la accusò con voce malferma.

Dall’alto della sua posizione, l’anima di Elizabeth lo guardò trionfante. “Pensavi davvero che ti avrei lasciato fare i tuoi comodi, dopo avermi usata per sterminare la mia famiglia? La sola idea di tornare in vita solo per soddisfare le tue perverse ambizioni mi disgustava, come ora mi disgusta avvertire il tuo sguardo su di me. Hai perso, Nickolaij. Sono libera e tu non mi avrai mai. Credo ti convenga accettarlo.” sentenziò infine.

Detto questo, la figura evanescente della donna iniziò a sfumare, confondendosi con la foschia che era scesa sulla notte, e il bagliore si affievolì sempre di più, fino a scomparire. Ben presto, tutto ripiombò nel silenzio e nell’oscurità.
Claire fu scossa ancora da qualche spasmo, prima di piegarsi in avanti e riprendere a respirare, anche se a fatica. L’aria rientrò nei suoi polmoni all’improvviso e lei annaspò, cercando di prenderne il più possibile.

Davanti a lei, Nickolaij non smetteva di fissarla, immobile come una statua, la mascella serrata e un’espressione indicibile sul volto. Al suo fianco Mary non osava muovere un muscolo, tantomeno parlare, ben consapevole che in quel momento l’unica cosa da fare era essere invisibile.
Dopo qualche istante trascorso nel silenzio più assoluto e nella meditazione, Nickolaij si riscosse, avvicinandosi a Claire. Sollevò la mano e, con una violenza raramente mostrata prima di allora, la colpì al viso, così forte che finì sbattuta a terra e svenne.

“No!” Cedric urlò fuori di sé, deciso a scagliarsi contro Nickolaij, ma Dean prontamente gli impedì di commettere una follia. Si agitava come un forsennato per divincolarsi dalla sua presa e per tenerlo fermo questa volta fu costretto a buttarlo a terra e sdraiarsi sopra di lui.

Dall’altra parte, Nickolaij aveva ancora la mano alzata tremante di rabbia, scrutando con odio il corpo esanime di Claire. Mary gli si avvicinò con cautela, sperando di non innescare una bomba. “Cosa ne facciamo di lei, mio Signore?” mormorò appena.

“Che marcisca nelle segrete.” ordinò Nickolaij asciutto, senza degnarla di uno sguardo.

La donna non se lo fece ripetere due volte, si chinò e sollevò il corpo di Claire da terra, allontanandosi poi verso il castello.

Anche se distratto dai continui tentativi di fuga di Cedric, Dean aveva osservato la scena, attanagliato da un senso di colpa che cercò per quanto possibile di reprimere. Ora non era davvero il momento. Per migliorare la presa su di lui, gli piantò un ginocchio dietro la schiena, tenendolo incollato a terra finché non sentì la voce di Mark sopra di sé, accorso a dargli una mano insieme a Qiang.

“Dean!”

Stava aiutando gli altri a trascinare via Cedric, quando la voce di Nickolaij lo fece voltare. I loro occhi si incontrarono e per un secondo un brivido freddo gli corse lungo la schiena. C’era un odio così profondo in quello sguardo che sembrava trapassargli l’anima.

“Questa è l’ultima volta che interferisci con i miei piani. Hai la mia parola.” lo minacciò; poi girò i tacchi e tornò verso il castello, dove un gruppo dei suoi si era radunato in attesa. “Uccideteli.” L’ordine gli uscì di getto non appena varcò la soglia e i vampiri non persero tempo.

Intuendo cosa stesse per succedere, Dean urlò agli altri di sbrigarsi a scappare. Affidò Cedric a Mark e Qiang, gridando di precederlo. Non poteva andarsene senza prima aver recuperato una cosa. Con uno scatto arrivò nel punto in cui Claire era caduta, pochi metri più avanti, prese ciò che cercava e corse via, mettendo quanta più distanza possibile tra sé e i vampiri, che aveva già praticamente alle calcagna.

“Ma che diavolo stavi facendo?” gli chiese Mark nel vederlo arrivare. Lui e Qiang sostenevano Cedric per le braccia, troppo debilitato per farcela da solo.

Dean però non si perse in chiacchiere. “Te lo spiego più tardi, ora correte!” glissò, lasciando che lo precedessero verso il resto del gruppo, già partito in direzione del portale. Più avanti trovò Juliet e Rachel, con le quali si scambiò un’occhiata fugace, talmente rapida che non fu in grado di captarvi odio né rancore. Un altro dei problemi che avrebbe dovuto affrontare in seguito.

“Forza, sbrigatevi!” le spronò Kira, mentre Abe passava in testa, trasportando il corpo di Jamaal. Dietro di lui Najat, che gli copriva le spalle.

“Siamo ancora in tempo per il portale?” le chiese Dean.

Lei non si girò a guardarlo, troppo preoccupata di ciò che avrebbero potuto incontrare davanti, ma alzando per un secondo gli occhi al cielo si accorse che era quasi l’alba. “Più o meno mezzora.” calcolò.

-Sempre mezzora – rifletté Dean. Sembrava che le loro vite quella notte dipendessero ogni volta da quei trenta minuti. - Non è molto. Però potremmo anche farcela se tutto va liscio…- Ma non fece in tempo a pensarlo, che un gruppo di vampiri li raggiunse circondandoli da ogni parte.

Con una rapidità impressionante, Kira sfoderò le due sciabole che portava sulla schiena e mozzò la testa di netto ai due che aveva davanti, aprendo un varco. Spronati da Najat, che si abbatteva sui vampiri con violenza inaudita, ripresero a correre. Mark, rimasto solo a occuparsi di Cedric, e le ragazze cercarono di tenersi lontano dalla mischia, pur tenendo le daghe sguainate e pronte.

All’improvviso un vampiro sbucò alle loro spalle e afferrò Rachel, circondandole il collo con un braccio e trattenendola in modo che non potesse scappare. La presa della sua mano si allentò e la daga finì a terra. D’istinto provò a urlare, ma la voce le si bloccò in gola e uscì solo un rantolio strozzato. Il panico la colse e per un momento oscurò ogni altro pensiero. Poi però capì che nessuno sarebbe arrivato a salvarla in tempi rapidi e che se voleva sopravvivere doveva reagire. Così non perse tempo e approfittò dell’unica parte del corpo ancora libera di muoversi. Con tutta la forza che aveva gli pestò un piede, sperando di fargli abbastanza male da indurlo a mollare la presa, e per fortuna raggiunse lo scopo. Gemente di dolore, il vampiro la lasciò andare, abbassando la guardia a sufficienza per permetterle di ribaltare la situazione. Pervasa da un coraggio che non credeva di avere, Rachel gli si avventò addosso, gettandolo per terra e, prima che potesse realizzare, gli premette un punto preciso del collo, paralizzandolo. Era una mossa che le aveva insegnato Kira durante gli allenamenti, ma non avrebbe mai pensato che le sarebbe tornata utile.

Nello stesso momento, sentì la voce di Juliet chiamarla spaventata, ma sollevò lo sguardo su di lei solo una volta certa di averlo immobilizzato. La trovò a poca distanza che la fissava con gli occhi sgranati, incapace di credere a ciò che stava vedendo. “Stai bene?” le chiese infine in un soffio.

Rachel annuì appena, mentre si alzava dal corpo inerte del vampiro e recuperava la sua daga. Con il cuore che ancora le batteva forte, si raddrizzò gli occhiali, mezzi storti sul naso a causa del combattimento.

Di lì a poco, arrivò anche Dean, tornato indietro non vedendole. “Andiamo, andiamo!” le esortò, afferrando la mano di Juliet e trascinandola con sé.

Lui e i guerrieri sembravano aver fatto piazza pulita del gruppo di vampiri che li stava inseguendo, ma era solo questione di tempo prima che ne arrivassero degli altri. Inoltre, il portale non sarebbe rimasto aperto ancora per molto e dovevano sbrigarsi se volevano avere qualche speranza di lasciare quel posto infernale.
Il sole aveva già superato la linea dell’orizzonte quando la vegetazione si diradò e loro furono in grado di intravedere il passaggio verso il deserto. Per fortuna era ancora attivo e vorticava luminoso come a voler segnalare la sua presenza. Tuttavia, non potevano ancora considerarsi al sicuro, perché ben presto vennero raggiunti da un altro gruppo di vampiri.

Giunti a destinazione, Abe riuscì ad attraversare il portale per primo, seguito a ruota da Mark e Qiang che portavano Cedric.
Intanto Dean, dopo aver detto a Juliet e Rachel di andare avanti, era rimasto indietro con Evan e Kira. Insieme rimasero a occuparsi dei vampiri, cercando di guadagnare tempo per permettere agli altri di mettersi in salvo.

“Datevi una mossa!” li spronò Najat, quando ormai non restavano che loro. A pochi passi dal vortice, ci si infilò dentro, imitata poco dopo da Kira, Evan e infine Dean.

Era fatta. Erano riusciti a fuggire e il portale stava quasi per richiudersi. Il piano aveva funzionato.
Dean lo attraversò, sicuro ormai di arrivare dall’altra parte, quando all’improvviso sentì una morsa d’acciaio afferrargli la gamba e tirarlo indietro, di nuovo nella foresta. Qualcosa doveva essere andato storto. Forse non avrebbe dovuto cantare vittoria troppo presto.
   
 
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