Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: AleeraRedwoods    31/07/2019    1 recensioni
Dal testo:
“Tu sei nata per una ragione e il tuo cammino non può cambiare.
Ma un destino scritto è anche una maledizione.
Il tuo compito è salvare la Terra di Mezzo,
riunirai i Popoli Liberi e scenderai in battaglia.
Una prova ti attende e dovrai affrontarla per vincere il Male.
Perché la Stella dei Valar si è svegliata.
La Stella dei Valar porterà la pace.
A caro prezzo.”
(Revisionata e corretta)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Aragorn, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Alatar il Blu-

 
    Emlinel strinse nuovamente i lacci dell’ampio mantello di Sillen, sospirando tristemente.
    Legolas, accanto a loro, sollevò lo sguardo dalle cinghie della propria sella e si aprì in un sorriso dolce: -Te la riporteremo indietro sana e salva, naneth.-
    Quella lo guardò di sfuggita e le sue parole, suo malgrado, si fecero amare: -Manterrai questa promessa come hai mantenuto quella di scrivermi?-
    L’elfo storse la bocca in un’espressione sinceramente colpevole: -Perdonami… Non c’è giustificazione per il mio comportamento.-
    Emlinel scosse la testa, mesta, e si rivolse nuovamente alla stella, accarezzandole la treccia nera che lei stessa aveva acconciato quella mattina.
    Non aveva fatto domande quando, il giorno precedente, Sillen era corsa in camera in lacrime ma sapeva perfettamente che la causa di quello stato d’animo altri non era che il Re.
    Il fatto che il comando del Palazzo fosse improvvisamente passato in mano al Principe Legolas ne era solo la riprova.
    -Mi raccomando, state attenti.- Sussurrò.
    Sillen prese le mani dell’amica fra le sue: -Grazie di tutto, mia dolce Emlinel. Custodirò il tuo ricordo nella mia memoria di stella fino a quando non tornerò da te, lo prometto.-
    La dama comprese il significato sottointeso di quelle parole e trattenne a stento le lacrime, abbracciandola con slancio: -Mi mancherai moltissimo.-
    Le posò un bacio sulla fronte e Alatar si avvicinò alle due donne, sfregandosi le mani per attirare la loro attenzione.
    -Suvvia, non disperare cara dama. Si tratta solo di un viaggetto insidioso e di qualche battaglia all’ultimo sangue contro orde di orchi inferociti. Che sarà mai?-
    Legolas gli rivolse uno sguardo di disapprovazione ma la voce divertita di Sillen lo prese in contropiede: -Non c’è problema, Principe Legolas. Preferisco la dura realtà, piuttosto che qualche menzogna poco utile.-
    Lo stregone le sorrise e Legolas aggrottò le sopracciglia, seguendoli con lo sguardo mentre si dirigevano oltre i cancelli del Reame Boscoso fianco a fianco.
    La stella sistemò gli stretti pantaloni dentro gli stivali, poi caricò la bisaccia dietro alla sella dello stallone baio di Elessar. Egli la raggiunse lentamente, guardandola di sottecchi. Fece per sistemare i finimenti già perfetti, con fare discreto, mentre le rivolgeva distrattamente la parola: -Non si è fatto vivo?-
    Le mani dorate della stella si irrigidirono violentemente, strette attorno alla sacca davanti a lei.
    Certo che non si era fatto vivo.
    Thranduil si era rinchiuso nelle sue stanze rifiutandosi di vedere chiunque, ordinando di non essere disturbato con tanta perentorietà da precludere ogni possibilità di replica.
    I tre viaggiatori avevano provato a cercare una spiegazione dalla stella ma lei si era limitata a dire che il Re non li avrebbe aiutati.
    E nemmeno ostacolati.
    Lei sapeva che non l’avrebbe fatto, per la semplice ragione che Thranduil aveva smesso di considerarla un suo affare.
    Per lui, lei aveva cessato di esistere e questo le faceva più male di qualsiasi altra sua possibile reazione. Anche se era cosciente di quanto il Re degli Elfi potesse essere spietato, avrebbe di gran lunga preferito dover affrontare la sua ira, piuttosto che il suo silenzio.
    Tuttavia, forse era davvero meglio così: schiacciata dalle proprie responsabilità, Sillen non poteva disobbedire ai Valar. Dunque, a conti fatti, conveniva che scappare dai propri sentimenti fosse per lei la scelta più saggia.
    Thranduil era arrabbiato, deluso e la odiava, però l’avrebbe dimenticata, ne era certa.
    Cos’era stata lei se non una momentanea e scomoda apparizione nella vita di quel sovrano immortale?
    Scosse la testa, sorridendo mestamente a Re Elessar.
    Lui le posò una mano gentile sulla spalla, comprensivo.
    -Andiamo. Il viaggio è lungo.-
    A quelle parole, Sillen tormentò la propria treccia scura, lanciando occhiate preoccupare ai cancelli: -Ho già fallito parte della mia missione, Re Elessar. Gli elfi non mi seguiranno.-
    Lui provò a ribattere ma l’altra strinse i pugni, soffiando tra i denti stretti: -E se non ce l’ho fatta qui, dopo essere rimasta per più di un mese, come posso riuscirci con gli altri popoli?-
    Fu Legolas a rispondere, ritto in piedi dietro di lei: -Gli elfi dell’Ithilien combatteranno per te, Stella dei Valar. Ma tu non devi dubitare di te stessa, o lo faremo anche noi.-
    Sillen lo ringraziò con un cenno della testa e si fece coraggio, lisciandosi la larga camicia candida sui fianchi.
    Poteva farcela.
    Finalmente, avrebbe varcato quei cancelli.
    Allora perché si sentiva così vuota?
    Intorno a loro, si era raccolta una piccola folla: elfi di ogni rango erano venuti dai più disparati angoli del Palazzo per assistere alla partenza della stella. Molti visi le erano estranei ma altrettanti le erano familiari. Uno fra tanti, quello di Galion: si scambiarono uno sguardo rapido, dispiaciuto da parte di lei e accusatorio da parte di lui, poi l’elfo sparì nella folla.
    Elessar montò a cavallo, allungando una mano per aiutare la stella a salire, mentre Alatar e Legolas spronavano le loro cavalcature nel fitto della boscaglia.
    Sillen si voltò un’ultima volta verso il Reame Boscoso che era stata la sua casa, le lacrime salate che minacciavano di scenderle dagli occhi d’ametista.
    Poi, con un gesto risoluto, afferrò la mano di Elessar e montò in sella dietro di lui, stringendosi alle sue vesti per non essere sbalzata via mentre si addentravano nel bosco al galoppo, diretti verso Nord.
    –Quanto dista il nido delle Aquile?- Chiese lei, assecondando il movimento dello stallone.
    –Circa una settimana, se viaggiamo sostenuti.-
    Superarono il ponte di pietra, allontanandosi sempre di più dal gorgoglio rassicurante del fiume.
    In quel momento, Sillen individuò del movimento tra i rami alla loro destra e si sporse per guardare meglio.
    Su un albero, a pochi metri d’altezza, una figura sollevò una mano in segno di saluto: Felon.
    La stella si morse il labbro inferiore, con una morsa al cuore che le impediva di respirare a fondo. Poco prima di essere inghiottiti dal sottobosco, vide un sorriso -malinconico eppure rassicurante- aprirsi sul volto dell’elfo gentile.

    Bosco Atro scivolò al loro fianco come un indistinto insieme di macchie dai colori caldi, mentre gli zoccoli delle loro cavalcature divoravano miglia su miglia.
    Più si allontanavano dal Reame Boscoso, più il cielo cominciava a fare capolino tra le fronde, sempre meno fitte.
    Al calar della notte, furono fuori dal bosco.
    Quando Lelya lanciò uno stridio acuto, Alatar si fermò con un’esclamazione allegra, dando qualche pacca al collo del suo cavallo: -Bene! Ci accamperemo qui.-
    Elessar smontò per primo, voltandosi verso la stella per aiutarla e lei si mosse lentamente, con un’espressione dolorante. Cercò di scendere da sola ma finì per scivolare malamente, le gambe irrigidite dal lungo tempo passato in sella; Elessar la sorresse senza troppa difficoltà, aiutandola a sedere dove Legolas aveva già accumulato della legna da ardere, posta vicino al limitare del bosco perché il vento notturno non spegnesse il fuoco.
    Alatar pronunciò distrattamente qualche parola in quella lingua antica che i compagni avevano udito nella Sala delle Udienze e le fiamme guizzarono sul legno, divampando in pochi secondi.
    –Credo di non sentire più la schiena.- Si stiracchiò la stella, massaggiando con forza i muscoli, all’altezza dei reni.
    Alatar si buttò al suo fianco, stancamente: -Già, non dirlo a me.-
    Lei sorrise divertita, quando Legolas ruppe involontariamente l’atmosfera rilassata che si era creata tra i due. -Non possiamo distrarci in questi luoghi poco sorvegliati. Monterò io la guardia, come al solito.- Elessar finì di dissellare i cavalli per farli riposare e sedette alla sua destra, con un sospiro profondo: -No, Legolas. Non riposi da settimane. Per stanotte ci divideremo i turni.-
    Elessar non aveva dimenticato che l’amico non aveva la stessa necessità di dormire che avevano tutti gli altri: per loro natura, gli elfi riposavano anche da coscienti, limitandosi a meditare, rilassando corpo e spirito in comunione con la terra e le sue creature. Tuttavia, sfruttare qualche ora di riposo era saggio e Legolas stesso non obbiettò, al consiglio del compagno.
    Il Re di Gondor e di Arnor rivolse uno sguardo eloquente alla stella: -Tu riposa, Sillen. Si parte all’alba.-
    -Posso montare la guardia anche io, non mi pesa stare sveglia. Ho una buona resistenza.-
    Legolas sollevò un sopracciglio, curioso: -Quanto buona?-
    -Nel giro di un’ora non accuserò più i fastidi della cavalcata, sarei pronta a ripartire. Un mese fa, mi costrinsi a non dormire né mangiare per tre giorni e non rimasi particolarmente indisposta.- Elessar e Legolas si scambiarono uno sguardo sorpreso.
    –Sarà un bel vantaggio quando dovrai sostenere il ritmo di un combattimento per ore, no?- Le fece l’occhiolino, Alatar.
    Sillen morse il labbro inferiore tra i denti bianchi: -Non saprei… Non ho mai nemmeno tenuto un’arma in mano, a dire il vero.-
    Lo stregone scrollò le spalle: -Abbi fede nei Valar. Per stanotte puoi dormire. Approfittane.-
    Lei annuì e si accoccolò davanti al fuoco con la coperta ben sistemata sulle spalle. Si perse a fissare il vuoto, gettando indietro la testa per ammirare quel panorama che, nel grembo del Palazzo di Thranduil, non aveva mai potuto osservare interamente. -Il cielo notturno è davvero bellissimo.-
    Gli altri tre seguirono il suo sguardo. Era strano pensare che quella donna fosse nata come una delle tante stelle che, adesso, brillavano intensamente nel firmamento.
    –A volte vorrei ricordare cosa si prova a stare lassù.-
    Alatar le rivolse uno sguardo comprensivo: -Ti capisco sai? Dopotutto sono un Istar. Anche io, un tempo, abitavo in un luogo meraviglioso.-
    Lei girò il corpo verso di lui, incrociando le gambe: -Valinor…-
    Alatar annuì e guardò con nostalgia il proprio bastone di stregone. -Vedi, anche noi Istari, quando ci siamo incarnati per raggiungere queste terre, abbiamo perso quasi tutti i ricordi di Valinor. Cerchiamo per tutta la nostra lunga esistenza di ricordare, ma è davvero difficile. Possiamo solo continuare a compiere al meglio il compito che ci è stato affidato e sperare di essere degni di tornarci, un giorno.-
    Lei si portò una mano al petto, abbassando lo sguardo: era stata creata e aveva conosciuto i Valar allo stesso modo di Alatar e gli altri Istari ma, nonostante tutta la sua curiosità, il primo luogo in cui sarebbe voluta tornare non era affatto Valinor, e nemmeno il cielo.
    Nella sua mente riusciva solo a immaginare la Sala d’Opale, i ponti di pietra, il Trono imponente del Reame Boscoso.
    Sospirò, passandosi una mano tra i capelli neri e sciogliendo la treccia che ormai pendeva sformata sulla sua spalla.
    Legolas cercò di sviare il discorso, intuendo l’aria malinconica della stella: -Mangiamo adesso. Ho qui il lembas[1] del Reame Boscoso. Non è buono come quello di Lothlórien ma è meglio di niente. -
    Sillen accettò di buon grado la propria razione, nonostante non fosse particolarmente affamata e si limitò a masticare silenziosamente, osservando i suoi compagni.
    Nella sua mente, ripeteva in continuazione la profezia.
    “Una prova ti attende”.
    Una prova più ardua di lasciarsi il Reame Boscoso alle spalle e riunire tutti i popoli liberi?
    Più grande che scendere in battaglia in testa ad essi?
    Si chiese allora a cosa si riferisse davvero quella frase e rabbrividì, immaginando scenari ben poco piacevoli nel suo futuro.
    Elessar si preparò al primo turno di guardia, appoggiandosi con la schiena ad un grosso tronco e incrociando le braccia attorno al fodero di Andùril, una precauzione che, in quel momento, era d’obbligo: nessuno di loro poteva sapere quanto lontano fosse il nemico, soprattutto ora che si apprestavano ad attraversare quegli impervi luoghi disabitati.
    La stella si addormentò poco dopo, rannicchiata in posizione fetale sotto la coperta ruvida e Alatar, al suo fianco, le sistemò la coperta sulle spalle con delicatezza.
    Elessar lo osservò colpito: -Non avrei mai immaginato che tu fossi tanto premuroso, potente Istar.-
    Lo stregone sorrise sornione: -Cerco di non far prendere freddo al nostro asso nella manica, mio Re.-
    L’altro scosse la testa, divertito.
    Era innegabile che lo stregone blu nutrisse un sincero affetto verso la stella: forse era a causa della loro origine, forse per l’affinità del loro carattere ma Alatar l’aveva subito compresa, meglio di quanto potevano sperare di fare il Re degli Uomini e il Sindar al suo fianco. Sillen si mosse nel sonno, avvicinandosi allo stregone e lui non osò spostarsi, per paura di svegliarla.
    Montarono la guardia tutti e tre i compagni, coprendo circa due ore a testa in modo da poter riposare il più possibile, mentre Lelya, dall’alto dei rami nodosi del bosco, osservava l’orizzonte con occhio attento.

    Legolas montò l’ultimo turno di guardia, per attendere l’alba pazientemente e godersi le sue prime luci.
    Il silenzio e l’immobilità del momento erano interrotti soltanto dal ritmico russare dello stregone, malamente stravaccato sull’erba accanto a Sillen.
    Gli occhi verdi del Principe degli Elfi si posarono su quest’ultima, quasi completamente nascosta dalla coperta. Solo i capelli neri facevano intuire che dentro quel fagottino di stoffa ci fosse una stella addormentata.
    Come se avesse avvertito lo sguardo dell’elfo su di sé, Sillen si rigirò con un mugolio assonnato, tirandosi poi a sedere. Si passò una mano tra i lunghi capelli arruffati e stropicciò gli occhi, sbadigliando.
    Legolas le sorrise, richiamando la sua attenzione: -è ancora presto, Stella dei Valar. Puoi dormire ancora un po’, se ti va.-
    Lei voltò la testa verso di lui, stiracchiandosi: -Mi sveglio sempre prima dell’alba.- Ammise, sorridendo e parlando a bassa voce, per non svegliare il Re e lo stregone. Si alzò e affondò i piedi nudi nell’erba umida, andando a sedersi di fianco al Principe.
    Vedere un viso elfico nonostante la lontananza dal Reame Boscoso la rassicurava.
    -Da quanto tempo non tornavi a casa, Principe Legolas?- Chiese, a bruciapelo. Quello sollevò le sopracciglia, sorpreso da tanta schiettezza.
    Il suo sguardo cadde sulla camicia della stella che, sul bordo del colletto, aveva appuntato una piccola spilla a forma di testa di cervo, simbolo del Reame Boscoso: -Circa trent’anni, da quando sono andato a Gran Burrone e mi sono unito alla Compagnia dell’Anello.-
    Lei annuì, ricordando la storia che Thranduil le aveva raccontato e lui sorrise, mesto: -Ma sono stato lontano per molte volte anche in passato. Per esempio, per incontrare lui.- Indicò Re Elessar con il mento.
    Sillen inclinò la testa da un lato: -Quindi, quanti anni hai?-
    Legolas dovette rifletterci un secondo: -Credo di averne duemila… anno più, anno meno.-
    La stella strinse le labbra, cercando di immaginare la reale età di Thranduil, dettaglio che lui non le aveva mai rivelato con la scusa di non ricordarlo affatto.
    Ad ogni modo, lei non provò nemmeno a quantificare ben due millenni: –Ironico. Io, che dovrei salvare il mondo con tanto coraggio, conto poco più che un mese di vita. È ridicolo.- Rise, dopo un po’.
    In effetti, suonava davvero male.
    Quell’affermazione fece ridere anche Legolas che, con la sua voce cristallina, finì per svegliare Aragorn.
    Il Re li guardò, con gli occhi grigi ancora mezzi chiusi: -Bene, vedo che vi state impegnando molto a fare la guardia.- Commentò, sollevando la schiena faticosamente.
    Poteva non sembrare ma il tempo stava mettendo a dura prova anche la sua forza e adesso vantava diversi acciacchi, scomodi lasciti delle battaglie passate.
    Lanciò la propria bisaccia addosso allo stregone, che si svegliò con una sonora imprecazione. –Svegliati, Alatar il Blu. Dobbiamo ripartire o non arriveremo mai più al nido delle Aquile.- Esclamò il Re, mentre Legolas e la stella sorridevano alla scena.
    Quello si tirò su con l’aiuto del bastone, lanciando un’occhiataccia al Re degli Uomini: -Ma cosa accidenti vi succede stamattina? State facendo rumore da mezz’ora, dannazione!-
    Elessar si apprestò a sellare i cavalli e, in breve, furono tutti e quattro in sella.
    –Lelya, precedici.- Ordinò Alatar e il falco si alzò in volo con uno stridio infastidito, sfrecciando verso Ovest.
    –Spero vivamente che non faccia troppo freddo su quelle dannate montagne. Già mi sono svegliato di pessimo umore.- Biascicò lui, guidando il cavallo nero verso i picchi innevati, che si stagliavano nel cielo terso come i denti aguzzi di qualche mitologica creatura.
    Si concessero una pausa solo qualche ora dopo mezzodì, a metà della loro giornata di marcia e non rallentarono il ritmo nemmeno un secondo di più, giungendo alle pendici della catena montuosa al calare della sera.
    –Contro ogni aspettativa, siamo già arrivati. Ecco le Montagne Nebbiose.- Commentò Elessar e Sillen si sporse da dietro la sua schiena, lo sguardo curioso.
    -Il fianco della montagna è davvero ripido. Come faranno i cavalli ad arrivare là in cima?-
    Legolas smontò con agilità: -Non ci arriveranno. Da qui proseguiamo a piedi.-
    Lei approvò con tranquillità e i tre la guardarono sorpresi, convinti che la difficoltà della prova l’avrebbe turbata. Sillen scese velocemente di sella, sollevando le spalle con noncuranza.
    -Sono contenta di camminare con le mie gambe. Ho il fondoschiena a pezzi a forza di stare su questo cavallo.-
    Batté amichevolmente una mano sul collo dello stallone baio di Re Elessar: -Senza offesa, gentile destriero.-
    Il Re degli Uomini scambiò con Legolas uno sguardo complice, ricordando le infinite miglia che avevano percorso di corsa, fino a non sentire più le gambe: anche la stella avrebbe imparato a desiderare un cavallo, prima o dopo.

    Davanti al fuoco, quella sera, Elessar si alzò con disinvoltura, afferrando uno dei bastoni che giacevano lì vicino e lanciandolo a Sillen, che lo prese al volo con espressione interrogativa.
    –Alzati. Vediamo cosa sai fare.- Le fece lui, cercando un bastone anche per sé.
    Lei osservò l’arma improvvisata stretta nella sua mano.
    -Ma io non ho mai provato a combattere.-
    Lui scrollò le spalle: -Per questo è meglio cominciare subito.-
    La stella, titubante, si alzò, mettendosi di fronte al Re. Tirò su le maniche della larga camicia bianca e sistemò il laccio dei pantaloni in vita, per evitare che ostacolasse i suoi movimenti.
    Strinse il bastone con la mano destra: -Non vorrei farti male.- Ammise, guardando preoccupata l’uomo davanti a sé.
    Legolas rise, scrollando la testa: -Dubito che ne avresti la possibilità, Sillen.-
    Elessar, con tocco esperto, le mostrò la posizione di difesa: -Ora cercherò di attaccarti e, se manterrai questa posizione nella maniera corretta, non riuscirò a farti cadere.-
    Lei si sistemò attentamente ed ebbe subito la sensazione di aver già visto qualcuno in quella stessa posa.
    Dunque, Elessar avanzò per attaccare ma, in un attimo,  lei non era più davanti a lui. Prima che potesse accorgersene, il Re si trovò con la stella alle spalle, il braccio sinistro ritorto e il rozzo bastone di lei puntato sul petto, all’altezza del cuore.
    Legolas balzò in piedi con un’espressione sconcertata.
    Sillen espirò, salda nella sua posizione, e cercò di ripetere mentalmente le mosse che aveva appena compiuto, ancora sorpresa dal fatto che avessero funzionato.
    L’elfo si avvicinò con gli occhi sgranai: –Questo attacco… tu hai-
    -Si, l’ho visto eseguire dalla guardia elfica di Bosco Atro.- Lo interruppe lei, stringendo i denti.
    I movimenti di Thranduil si erano impressi nella sua memoria come un marchio incandescente. Lasciò Elessar e lui si voltò, massaggiandosi un braccio: -Sei più forte di quanto avessi immaginato. Mi hai colto di sorpresa.- Commentò.
    Lei gli rivolse uno sguardo di scuse ma Alatar, rimasto tranquillamente seduto a fumare la sua pipa, sollevò un sopracciglio: -Cosa vi aspettavate? Che i Valar avessero mandato fin qui una debole ragazzina incapace? Qualcuno che non sapesse combattere? Siete proprio stupidi.-
    I due lo squadrarono con occhi astiosi: -Se eri così sicuro di questo, perché non l’hai detto subito?-
    L’altro ridacchiò: -È stato molto più divertente vedere le vostre facce, credetemi.- Sillen, suo malgrado, sorrise.
    Legolas, scrollando la testa, si rivolse nuovamente verso di lei.
    -Quindi ti è bastato vedere quest’azione una sola volta per impararla e riprodurla perfettamente?-
    Lei annuì: -Ho praticamente appreso tutto in questo modo. Parlare, muovermi, persino pettinare i capelli, sono azioni che ho perfezionato adattandomi a ciò che vedevo.-
    Elessar si avvicinò all’amico, entusiasta: -Affrontiamoci, allora. Sarà più semplice se le mostriamo le mosse, piuttosto che sprecare tempo a spiegargliele.-
    L’altro non se lo fece ripetere due volte e, afferrate le vere e proprie spade, lui e il Re cominciarono a duellare.
    La stella si concentrò sulle loro mosse, veloci, precise e sicure: i due si conoscevano bene ed erano perfettamente a loro agio, abituati da molti anni a sfidarsi negli allenamenti.
    La stella notò che erano più bravi degli elfi della guardia: era chiaro che Legolas fosse stato addestrato da Thranduil in persona e che Elessar fosse stato a sua volta addestrato da Legolas.
    Dopo un po’, i due si fermarono per riprendere fiato, soddisfatti.
    Sillen legò i capelli alla bell’è meglio e si avvicinò cautamente, allungando una mano per chiedere cortesemente la spada a Elessar, che la fissò titubante.
    –Non mi farò del male ma devo abituarmi a maneggiare un’arma, mio signore.-
    Il Re si arrese all’evidenza, passandole Andùril con un sospiro:
-Fa’ con calma, Sillen.- Lanciò uno sguardo eloquente anche a Legolas e si fece da parte, massaggiandosi la spalla destra.
    La stella, a discapito degli ammonimenti del Re, non esitò un secondo e attaccò l’elfo, che schivò il colpo più prontamente di Elessar. Legolas dovette concentrarsi molto più del solito per tenere testa alla stella.
    -Sta riproducendo le nostre mosse quasi meglio di noi.- Lo informò Elessar, che assisteva allo spettacolo con un sorriso sul volto.
    L’elfo parò un affondo con il fiato corto: -Me ne sono accorto.-
    Sillen sentì l’adrenalina correrle lungo il corpo: era dunque questo ciò per cui era nata? Combattere?
    Per un secondo, sentì di avere stretta tra le mani la propria vita, allo stesso modo in cui stringeva la spada, e sorrise.
    Nonostante la forza e la velocità che impiegavano nei loro colpi, per lunghi minuti nessuno dei due riuscì a toccare l’altro e l’unico rumore che si udiva era il cozzare violento delle lame scintillanti.
    Finalmente, Legolas trovò una pecca nella posa d’attacco della stella e fece leva sul piede destro, roteando su sé stesso per spazzare il terreno con quello sinistro.
    Sillen cadde all’indietro e, quando cercò di tirarsi di nuovo in piedi, si ritrovò la punta della spada dell’elfo ad un soffio dal petto. Alzò lo sguardo su di lui, ansimante.
    –Colpita.- Sorrise Legolas, riprendendo fiato e tendendole una mano per aiutarla ad alzarsi.
    Alatar applaudì: -Bene! Molto bene! Ora tocca a me, giusto?- Tutti e tre lo guardarono senza capire, mentre egli si alzava e raggiungeva la stella, che già si era preparata in posizione di difesa. Lui non tirò fuori la spada ma attese che fosse la ragazza a decidere come e quando colpirlo: -Avanti, stellina.- La provocò.
    Lei sollevò appena la spada che un’innaturale corrente d’aria scaturì dal bastone dello stregone, colpendola allo stomaco come un pugno. Sillen sentì chiaramente l’onda d’urto vibrarle nella cassa toracica e ripercuotersi violentemente su tutte le costole, spingendola all’indietro. Finì con la schiena contro la parete rocciosa e boccheggiò in cerca d’aria, cadendo poi a carponi.
    Tossì forte e Elessar corse al suo fianco: -Alatar, sei impazzito?- Urlò, puntando lo sguardo incredulo e rabbioso verso l’Istar.
    Questi guardò la stella con rammarico ma a lei non sfuggì la malcelata ombra di delusione nei suoi occhi grigi.
    -Basta con questi spettacolini, non c’è tempo per giocare. Non sappiamo chi sarà il nostro nemico e grazie a questi insulsi duelli potrai anche uccidere qualche orco, ma la verità è che non sarai in grado di proteggere nessuno. Nemmeno te stessa.-
    Elessar si parò difronte alla stella, tendendo un braccio come a difenderla: -Sei stato tu a darci degli stupidi quando dubitavamo di lei. Non stai forse facendo la stessa cosa?-
    L’altro strinse gli occhi a due fessure: -No. Lei lo sta facendo. È ora che riconosca di cosa è capace.- E così concluse definitivamente la discussione, tornando a sedersi accanto al fuoco.
    Elessar cercò di aiutare la stella ma lei scosse la testa con decisione, tossicchiando e alzandosi in piedi da sola, il braccio destro disarmato e piegato sullo stomaco.
    Legolas e il Re la guadarono avvicinarsi al fuoco e sedersi malamente al fianco dello stregone con una smorfia dolorante.
    Lei non osò parlare e non versò nemmeno una lacrima, certa che a farle provare quel senso di nausea non fosse il mero dolore fisico ma la crudele consapevolezza di averli delusi.


 


[1] Lembas (conosciuto in Ovestron come Pan di via): cibo elfico, simile ad una galletta a lunga conservazione ed estremamente sostanziosa -un solo morso può sfamare un uomo adulto, cit Legolas, a discapito di quei golosoni di Merry e Pipino XD-


N.D.A


Non vedevo l’ora di pubblicare questo capitolo! Adoro raccontare di viaggi e mi è piaciuto far interagire i personaggi in questo contesto, spero sia piaciuto anche a voi lettori :D Aspetto con ansia le vostre opinioni <3
Ci vediamo al prossimo capitolo,
Aleera

P.S. Saluto tanto Chiara, che legge e recensisce in adorabili audio ogni capitolo (e non solo perché è mia amica XD): fangirliamo insieme per sempre, ti voglio bene.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: AleeraRedwoods