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Autore: Ma_AiLing    31/07/2019    0 recensioni
Questa non è “La storia dei Malandrini„ ma la storia di una loro avventura. Perché un giorno, al loro quinto anno, una parola spunta nelle vite dei quattro amici, di Severus Piton e di Lily Evans. Una parola che provocherà malintesi, scherzi e risate. Una parola che riecheggerà ancora per i corridoi di Hogwarts: Waddiwasi!
***
Dal capitolo 1:
«Oh Mocciosus, vaa...» ma James si interruppe, vedendo che alle spalle di Piton si stava avvicinando il professor Vitious.
«Va... Cosa?» gli chiese il ragazzo dai capelli unticci, uno strano brillio negli occhi. «Cosa c'è? Il coraggioso Grifondoro ha paura di dire una parolaccia?» lo prese in giro Piton, recuperando la sua arroganza. «Credevo che tu fossi sprezzante verso le regole».
«Va... Va... Vaddivasi!» sbottò allora James, punto sul vivo.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Remus Lupin, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Giuro solennemente di non avere buone intenzioni'
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- Waddiwasi! -

 

Erano tornati al castello per dormire qualche ora, poi, nel primo pomeriggio si erano recati ad Hogsmeade e si erano incamminati verso la Stamberga assieme a tutti gli altri studenti. Erano davvero tanti, di tutte le Case, ma i Malandrini avevano lavorato sodo e ci sarebbero sicuramente state abbastanza Cioccorane Zoppe per tutti. Grazie ad un Incantesimo di Disillusione il mucchio di dolci (opportunamente immobilizzate) era sparito. Come giusta precauzione, una volta arrivati nei pressi del giardino i quattro sguisciarono fino alla prima fila, in modo da avere sotto controllo la situazione.

Un chiacchiericcio sommesso si diffuse tra gli studenti, sempre più impazienti. L’aspettativa era tanta e i Malandrini la sentivano, la percepivano sulla pelle. Era quel rizzarsi di peli quando ti vengono i brividi che ti scuotono tutta la schiena. Se solo Piton si fosse fatto vedere, avrebbero potuto iniziare.

Continuarono a guardarsi attorno, salutando con dei cenni i compagni, e finalmente Remus lo vide: assieme a Lily, stava risalendo il sentiero che portava alla radura davanti alla casa. Fece un segnole agli altri e tutti e quattro avanzarono verso il centro del semicerchio che si era creato attorno al cancello. 

In una pacchiana imitazione di Silente al bacchetto di inizio anno, James si rivolse alla folla allargando le braccia per abbracciarli con lo sguardo come era solito fare il Preside.

«Benvenuti, carissimi, benvenuti». Qualche risolino si alzò da punti sparsi della folla. James ammiccò agli amici: ci aveva visto giusto.

«Voi!» esclamò Mary, non del tutto sorpresa.

«Noi» ghignò Sirius al suo indirizzo.

Poco lontano Severus aveva assunto una maschera di rabbia. Il volto era livido, la mascella serrata; la mano era nella piega del mantello, alla ricerca della bacchetta. Se avessero osato attaccarlo, si sarebbe fatto trovare pronto.

«Fantastico» borbottò un Tassorosso. «Invece di studiare per i G.U.F.O. mi ritrovo qui a perdere tempo». Ma non aveva parlato a voce abbastanza bassa perché non lo udissero.

«Nessuna perdita di tempo, Smith» lo rimbeccò Remus. «O io non sarei qui, ti pare?». Alle sue parole in molti sorrisero cogliendo l’ironia. Sapevano bene che tra i quattro, Lupin era il più coscienzioso, ma anche quello che dava un tocco di classe agli scherzi dei Malandrini. Il che voleva dire che o non era davvero una perdita di tempo, o che era una perdita di tempo bella e buona, ma organizzata in grande stile.

«Ma prego, entrate» disse James aprendo il cancelletto con uno svolazzo di bacchetta e precedendo gli amici. Se gli altri studenti erano timorosi di entrare nel confine di una casa stregata, non lo diedero a vedere. D’altronde, c’erano i Malandrini in prima fila, se mai fosse successo qualcosa, se gli spiriti della Stamberga Strillante se la fossero presa, i quattro Grifondoro sarebbero stati i primi a rimetterci. E poi certo, c’era chi non aveva affatto paura, perché dai, è solo una leggenda che sia stregata! Ad ogni modo, chi prima, chi dopo, avanzarono tutti nello spazioso giardino.

Quando tutti furono entrati, James si rivolse di nuovo alla folla. «Se oggi siamo tutti qui, è merito di un Serpeverde».

«Sì, ne siamo tutti stupiti, ma a volte tornano utili pure loro» aggiunse Sirius, facendo ridere tutti meno coloro che erano stati presi in causa.

«Ma non tergiversiamo» riprese James. «Avanti Piton, non fare il timido e vieni a prenderti il successo che meriti». L’aveva detto candidamente, come se fosse un’abitudine per il Grifondoro condividere qualcosa con il Serpeverde. Come se non fossero acerrimi nemici da quando si erano incontrati al primo anno.

«Severus-mi-impiccio-di-tutto-Piton uno timido?» chiese Remus teatralmente. «Andiamo, ragazzi, non diciamo fesserie!»

«Remus ha ragione» disse Sirius al Serpeverde. «Ma siamo certi che prima o poi imparerai a farti gli affari tuoi».

«Ragazzi?» li riprese James. «Le priorità, suvvia!» e con uno svolazzo di bacchetta fece riapparire le cioccorane. A quella vista un mormorio eccitato si diffuse tra gli studenti.

«Sono Cioccorane?» chiese un Corvonero dai tratti orientali. «Sono immobili».

«Acuta osservazione, Chang» disse Sirius ironico. «Le abbiamo immobilizzate. Sai, siamo maghi».

Nel frattempo tutti avevano ormai individuato Piton, il quale si era ritrovato al centro di un cerchio formato dagli altri studenti, e tra spintoni e passi indietro altrui, il Serpeverve arrivò di fronte ai Malandrini.

«Mocciosus» lo salutò James con un inchino plateale. Sirius e Chang smisero subito di stuzzicarsi. «Bella gente» continuò James rivolto a tutti. «Se stasera avrete le tasche piene di Cioccorane -zoppe, badate bene- è merito suo!»

«Per cui sei il primo a meritare un premio» disse Sirius, appellando poi una manciata di Cioccorane zoppe per rimpicciolirle fino a farle diventare piccole come Gelatine TuttiGusti.

«È un onore per me» riprese James in tono solenne, «premiare la tua cocciutaggine nel ficcare il naso negli affari altrui». Il Grifondoro la stava tirando per le lunghe perché si divertiva immensamente nel vedere Piton fremere di rabbia, pronto a scagliare un incantesimo, e trattenersi al tempo stesso per curiosità, e per non essere quello che attaccava briga. «Ma vedi, se non fai attenzione potrebbe darsi che nel tuo nasone rimanga incastrato qualcosa» e prima che Piton potesse anche solo alzare la bacchetta James tuonò «WADDIWASI!» e una cioccorana partì sparata dal palmo di Sirius dritta dritta verso il naso del Serpeverde, e centrò il bersaglio.

«Waddiwasi!» si sentì ancora, ma Piton era ormai preparato e lanciò un incantesimo-scudo. James e Sirius iniziarono a lanciargli contro i dolcetti tra uno sghignazzo e l’altro, ma lo scudo del Serpeverde era talmente potente che le Cioccorane rimbalzavano via e colpivano gli altri studenti. Ci volle poco perché diventasse un tutti-contro-tutti. Cioccorane zoppe iniziarono a volare da tutte le parti tra il divertimento generale. Qualcuno le aveva anche ingigantite e c’erano quindi una decina di Cioccorane grandi quanto un gufo che colpivano i più disattenti.

Il Protego di Severus Piton aveva finito il suo effetto, ma i Malandrini non badavano più al Serpeverde, troppo presi a giocare e ridere con gli altri. D’altronde, non capita tutti i giorni una battaglia a suon di Cioccorane!

James aveva appena preso al volo una cioccorana, perchè “Sono un Cercatore, non posso farne a meno!” quando si sentì sollevare e si ritrovò a penzolare in aria, una gamba in alto come se una mano invisibile lo tenesse per una caviglia.

«Ti piace volare, no, Potter?» ringhiò Piton. «Eccoti accontentato!». Fischi e applausi si levarono dai Serpeverde, così, approfittando della distrazione di Piton che si beava del suo piccolo momento di gloria, Sirius lo disarmò.

«Non male questa fattura, Mocciosus».

«Ridammela» gli intimò Piton gelido. Nel frattempo tutt’attorno gli altri studenti avevano smesso di lanciarsi addosso le Cioccorane e fissavano con nuova frenesia il gruppetto del quinto anno. 

«Tiratemi giù» urlò James ancora a penzoloni, facendo ridacchiare i presenti, perché era proprio buffo.

«Un attimo, James, voglio prima sapere che incantesimo ha usato Mocciosus» disse Sirius fissando la bacchetta del Serpeverde come se potesse carpirle il segreto solo con lo sguardo.

«Sogna» gli disse Piton sprezzante. Sirius lo guardò con aria di sfida. «Prior Incantatio» disse puntando la sua bacchetta su quella del Serpeverde che fece uno scatto in avanti cercando di riprendersela, invano. Dalla bacchetta uscì un fascio di luce che si plasmò in una figura a testa in giù, una gamba tesa in alto, nell’esatta copia della posizione in cui era James.

«Questo incantesimo andrebbe migliorato» borbottò Sirius deluso dal risultato.

«Ridammela, Black» ripeté Severus.

«Altrimenti?» chiese Sirius divertito. Ma non ebbe mai la risposta perché Severus gli si avventò addosso ingaggiando una lotta alla babbana. Remus e Peter cercarono di intervenire per separarli, mentre James faceva il tifo dalla sua postazione privilegiata in aria a testa in giù, incitando gli altri a fare altrettanto. C’era chi, come James, faceva il tifo e fischiava, chi più maturo alzava gli occhi al cielo, chi mangiava qualche cioccorana indifferente e chi invece cercava di aiutare Remus e Peter. 

«Piantatela!» si sentì urlare in tutto quel fracasso. «Smettetela immediatamente!» urlò Lily facendosi largo tra la folla. Severus si fermò non appena vide la sua chioma rossa con la coda dell’occhio, distrazione che gli costò un pugno vicino all’occhio. Un po’ dolorante e intontito si tirò indietro prima che Black potesse colpirlo di nuovo. Remus e Peter riuscirono finalmente a trattenere il ragazzo che stringeva ancora la bacchetta dell’altro.

«Ridammela» sillabò il Serpeverde col fiatone. Sirius scosse la testa in segno di diniego, in volto un sorriso malevolo che non arrivava agli occhi. Boccheggiavano entrambi mentre riprendevano fiato.

«Ridagliela Black, subito» ordinò Lily seria. Sirius le lanciò un’occhiata come se pensasse che stesse scherzando, ma poi diede la bacchetta alla ragazza, che la restituì al legittimo proprietario.

«Fate pure con comodo!» sentirono urlare James. «Io sono solo appeso quassù!». Il poverino aveva la faccia rossa per il sangue confluito alla testa.

Sirius tornò a guardare verso l’amico. Cercò di trattenersi, ma alla vista di James penzolante che cercava in tutti i modi di tenere la veste verso i piedi e lontano dal viso per poter parlare, non poté che iniziare a ridere, risata che si trasformò presto in un latrato fragoroso.

«Ma se fino a un attimo fa li incitavi ad ammazzarsi?!» commentò Lily, ma i suoi occhi tradivano il suo divertimento genuino.

«Che amico sarei se non facessi il tifo per un amico durante una rissa, scusa?!» rispose James con fare ovvio. Nella foga di spiegarsi aveva mollato la veste, che ora lo copriva e infagottava, impedendogli i movimenti. «Dai, tiratemi giù!» pregò poi.

Ridendo apertamente, Lily si voltò verso Severus. «Dai, fallo scendere» gli disse, negli occhi ancora quel guizzo divertito. Il ragazzo lo aveva notato, e le rispose stizzito.

«Fallo tu, se ci tieni, il contro-incantesimo è Liberacorpus».

Il tempo di lanciarlo, e quando Lily si voltò, il Serpeverde era già sparito tra la folla, che si era accalcata ancora di più per vedere come stava James. Il ragazzo si stava riprendendo tra gli amici, e quando la vide girata nuovamente verso di lui, le rivolse un sorriso radioso. «Cioccorana?» le offrì con un sorriso angelico, come se fosse la cosa più naturale del mondo. 

Lily lo fissò sorpresa. Era ancora tutto rosso in faccia, aveva i capelli più disordinati del solito, tutti gli si accalcavano addosso per sincerarsi che stesse bene… E lui pensava ad offrirle una Cioccorana. Sorrise e annuì, prendendo al volo la Cioccorana che James le lanciò.

«Tu sei tutto matto» commentò ridendo, mentre James la fissava non capendo cosa ci fosse di tanto ilare. La salutò con aria un po’ imbambolata mentre quella tornava dalle amiche.

 

«Lo spettacolo è finito!» urlò Sirius a tutti. «Le cioccorane sono vostreee!» e fu il tripudio generale. 

Sirius tornò dall’amico per assicurarsi del suo stato.

«Quanto la fai lunga, Felpato! Sono stato appeso a testa in giù, mica ho fatto a botte alla babbana» scherzò James.

«Taci, che se non fosse intervenuta la Evans sarei riuscito a fargli sputare la formula dell’incantesimo» disse Sirius, sicuro della sua forza fisica.

«Se non fosse intervenuta Lily, tutto quello che avreste voluto sputare sarebbe stato l’Ossofast di Madama Chips» disse Remus, conoscendo il gusto amaro della pozione.

«Fatto sta che dobbiamo scoprire quella formula» concluse James. Era deciso a ripagare il Serpeverde della stessa moneta.

I loro discorsi furono interrotti da alcuni studenti con le mani piene di cioccorane che li ringraziavano per la scorta di cioccolata gratis e per il pomeriggio fuori dalla norma.

Mentre i quattro tornavano verso il centro del villaggio magico, intravidero la figura del Professor Lumacorno e si nascosero velocemente in una viuzza laterale.

«Sembrava scocciato» osservò Peter.

«Era scocciato» confermò Sirius. «Ma pazienza, ne è valsa la pena» disse con un sorriso, gli occhi che brillavano soddisfatti.

«Decisamente» confermò James. «Dovremmo farlo più spesso».

«Cosa?! Oh no, scordatevelo!» disse Remus categorico, sporgendo la testa per vedere se il professore se n’era andato.

«Sarà divertente inserire bigliettini nei libri della biblioteca!» disse allora Sirius.

«E inventare nuovi incantesimi ovviamente!» rincarò la dose James.

Remus si sentì cascare le braccia. «Io non vi ho sentiti» disse, scatenando le risate degli altri tre. Tra uno sbuffo e l’altro si ritrovò a sorridere pure lui, ammettendo che erano stati dannatamente bravi.

Senza incontrare altri professori sulla via verso il Castello, rientrarono in Sala Comune, dove furono accolti e festeggiati come eroi.
 

   
 
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