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Autore: InsaneMonkey    01/08/2019    4 recensioni
Ho paura che un giorno dimenticherai tutto quel che io strettamente ricordo.
[Attenzione: flusso di pensieri!]
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La cosa che più mi fa incazzare di questa vita, Gloriano, è la stasi, il vuoto, il nulla, l'immobilità, e il fatto che i ricordi belli si possano solo lontanamente contemplare, i sentimenti tagliano, niente passa, le ferite corrodono, non capisco perché non torni la felicità, senza che nemmeno glielo chiedessi bussò alla mia porta tempo fa, quando stavamo bene, quando c'eri tu, quando mi illudevi coi tuoi occhi pungenti, quanta ironia si è persa nei tuoi sorrisi sfuggenti, di te mi è rimasto impresso qualcosa che probabilmente nemmeno tieni in considerazione, forse la tua perfezione o qualche sublime e illogica folgorazione, il tuo calore vivido, quel senso di sicurezza che niente al mondo mi restituirà mai, quel giugno è stato spettacolare, merita di sopravvivere e di durare in eterno a dispetto dei vortici delle attese, di affogare con me in ogni mio scomparire, in ogni silenzio per cui passo, in ogni angoscia, e ancora e ancora attraverserei l'Inverno per te, l'Inferno, quello che desidero però, cazzo, lo voglio ottenere, sono stanca morta, mi viene da rincorrerti, Gloriano, ma mi hanno tarpato le ali, mi viene da domandarti se per te sono vento o un granello di sabbia, polvere o fiore nel cemento, per la verità vorrei sapere se per te ho o ho avuto un significato, se per te valgo quanto uno spettro nella tua vita, se mi pensi, giusto un po', se ripeschi tra le immagini della mente l'ombrello, la pioggia scrosciante, il blu, il bianco, il nero, o magari era il verde, come quello che urlava la Primavera, o forse lo sussurrava, come quello che esplode nel cuore nei momenti in cui guardiamo la luna, ma tu ti ricordi per caso la pelle, la carne marchiata a fuoco, le parole che sono spirate in gola ancor prima di abbandonare le labbra, il gelo, quel senso di appartenenza che non mi è mai appartenuto, sto impazzendo, e ti ricordi che nel mio tacere avrei voluto tutto e ho cercato la luce in fondo al baratro, anche se non la trovavo avevo le stelle, i girasoli, avevo le nuvole, il tempo, soprattutto il tempo, ma ora quasi quasi lo strozzo, ma ora quasi quasi mi impicco, sì, mi impicco, avevo gli istanti interposti tra un battito e un respiro, troppo vitalismo, quanto agitarsi in mezzo allo struggente splendore del mondo, l'Autunno, Gloriano, lo avevi sradicato di colpo, così come il mare di gennaio tutto in un sorso ci scivolava - mi scivolava - sulle ossa, non so quanta rabbia abbia dovuto trattenere, aspetto di collassare, di sciogliermi, di marcire, non so quanta allegria abbia potuto esorcizzare prima che si dileguasse il giorno, ma in te sono forse appassita, sono forse diventata una nota stridente che sbriciola l'euritmia di una canzone estiva, ecco, ecco, di là vedo l'orizzonte, fuggevole, infinito, ma come lo colgo se annego, come se svanisco, ma tu, Gloriano, non mi vedi, non mi vedi spegnermi alla stregua di un lento tramonto di ottobre, non sai che voragine profonda, quest'anno ho sperato che mi scoppiasse il cuore, quest'anno è stato una burrasca, una raffica di mali violenta e dirompente, tu non conosci la solitudine, ti racconterei le storie che narro alle stelle al calar del sole, ti lascerei fare un giro per le pareti del mio animo se fosse possibile aprirne i sigilli, brucia il dolore al centro del petto, brucia la collera, a distanza di mesi, brucio, ed io che pensavo sarebbero migliorate le cose, ma ti dico, amore perduto, mi fa incazzare l'aridità, mi dissipo come una candela, ti vorrei tanto chiedere cosa hai fatto ieri, con chi hai trascorso i tuoi minuti, ma non ho ancora compreso se cancelli o custodisci, se mordi o guarisci, dimmi se dentro ti arde un incendio, se desideri l'armonia cosmica che governa noi che prima o poi saremo pasto per avvoltoi e quando sarà nulla avrà un senso o forse lo avrà per davvero per la prima volta, e quando sarà potrò essere veramente fantasma e ugualmente tu che sei quel che non ho mai potuto avere, ammettilo che hai già una relazione, toglimi questo dubbio, hai idea di quante notti io abbia perso a non dormire, di quante notti io abbia perso a tessere promesse mai mantenute, ma se ti dicessi che voglio prendere un treno e sfumare nella nebbia, vagare e vagare senza una meta precisa, imitare gli spifferi dell'aria, forte e fragile come la sabbia o il primo istante in cui ci siamo visti, erano le quattro del pomeriggio, l'universo si annullava, mi rimettevo in piedi, mi distruggevo completamente, ancora ti cerco sul ponte, là dove ci siamo incontrati mentre incombevano le tenebre, di tutti i muri che ho innalzato non restano che labili schegge, Gloriano, mi hai squassato ogni equilibrio ma non te ne vanti, perché probabilmente non lo sai, non sai nulla di me ed io di te vedo tutto anche se non ti vedo, ti filtro con gli occhi dell'etere, in mezzo alle vibrazioni che gridano la materia e questo destino che ho amato, odiato, rinnegato, ucciso, strangolato, amato di nuovo, smembrato con tutta la forza che avevo in me, al limite della sopportazione, ho invocato la tempesta, smarrito le tue mani, persino mi ricordo il tuo taglio di capelli, so che adori il caffè, ti si legge in faccia, io ho un debole per tutto quel che parte dal cuore e arriva al cuore, per i violini e l'arte espressionista, per le tele dimenticate in un angolo remoto, scrivo perché qualunque dettaglio mi ricorda te, Gloriano, immortalo quel che non ho avuto il coraggio di dirti, quel che non ho avuto il coraggio di darti, scrivo per te, anche se non lo dico, mi sta cadendo a pezzi la mano, voglio annientarmi, annichilirmi, spaccarmi la testa, rompermi il collo, torturarmi per ore finché non mi costringi a smetterla, è bello pensare che qualsiasi cosa abbia un'anima, che si accenda di brio, mi piacciono troppo le emozioni, i pennarelli, i paesaggi, gli aerei che scappano come io scappo da me e tu pure e io dalla salvezza o forse la salvezza dalla salvezza stessa, mi piacciono le metropolitane, gli addii, le partenze, le tre del mattino, non dico di odiarti perché mentirei a me stessa, detesto questo languore, questo tedio, questa noia, questo adagiarmi al grigio, un tempo ero amante del brivido, un tempo il brivido era la spuma fresca, il mare, però certo avresti potuto apprezzarmi di più, chiedermi come stessi, cosa mi ronzasse per la mente, quale fosse il mio libro o cantante preferito, avresti potuto fare tanto e invece hai preferito esitare, ci siamo separati e io non lo tollero, non conosco i tuoi pensieri e non tollero nemmeno questo, Gloriano, ho celato troppe ombre dietro a finta forza e a falsi sorrisi - ma per quale motivo con me parlavi così poco? -, e quanto ho odiato le tue conversazioni mollate in sospeso, buttate al vento, credo per offuscare il suono del silenzio, quanto ho amato la tua voce che ha fatto capolino anche nei miei sogni più belli, ti giuro, ho odiato il tuo prestarmi poca attenzione, il tuo consumarti per gli altri, tanto lo so che hai una relazione ma non me lo dici, anche se si sta accartocciando la mia pazienza, anche se si sta spuntando la matita devo scrivere per te, di te, Gloriano, ho amato il tuo non essere me e non essere come gli altri, il tuo essere un viaggio e una destinazione, di te ho amato il tuo compensare le mie mancanze, il tuo infondere serenità, il tuo mitigare il livore, il tuo aromatizzare il veleno, il tuo essere tutto ciò che ho sempre cercato negli altri, non sai che tutte le frasi che scrivo sono dedicate a te, ho ingoiato mille delusioni, rileggendole, ma desidero che continuiamo ad esistere nella mia finzione, ho ingerito sangue e zucchero, voglio svegliarmi da quest'incubo, di te ho odiato il tuo sintetizzare i concetti, il tuo eludere il mio sguardo, perché il tuo essere in bilico fin troppe volte mi ha indotta a pensare che non siamo così in confidenza da dirci le cose per davvero, che ci divida una barriera invalicabile - ma merito seriamente questo dolore? -, mi hai regalato paure, tremori, poca fede nel futuro, mi hai tramortita, strappata, aiutata a districarmi dal labirinto, dal buio, dai suoi tentacoli viscidi, dalla cenere, riassemblata, sfiorata dolcemente, lambita e poi scissa, non sai che ancora mi agguanto la gola, non sai che fendo l'ineffabile con le dita, non sai che ascolto l'Eterno mentre mi ripete il tuo nome, di te ho odiato la tua imperfetta perfezione, la tua felicità troppo felice, pensa se fosse stato un po' più semplice - avrebbe cambiato nome qualsiasi pianeta -, mi capita di sentire la tua voce ovunque, Gloriano, perché mi dimentichi, perché, perché, perché, perché non mi vieni a cercare, perché non ti posso avere e qualche altra deve per forza essere più fortunata di me, basta, sto impazzendo, sei un'ossessione, una droga letale, una condanna, un'iniezione di adrenalina, un cataclisma, un tornado, uno schiaffo in pieno volto, sei irraggiungibile, sei la terra, sei un suicidio e una rigenerazione, ma mi spieghi perché cazzo non ti posso avere, perché cazzo devi essere tutto per me e io niente per te, per oggi mi fermo, basta, basta, magari domani ti scrivo ancora, di nascosto, arriverà un momento anche per noi, spero, passerò di nuovo davanti all'edicola, magari ci vediamo al bar, dovrò attendere altre ventimila stagioni, ma tu abbi cura di te, anche se si stava meglio una volta, si stava meglio prima, si stava meglio, si stava meglio...






   
 
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