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Autore: sab2fab4you    01/08/2019    1 recensioni
Non ho mai capito cosa fosse l’amore. L’ho sempre visto come una specie di droga, l’uomo è sempre alla ricerca di una nuova dose da iniettare nel suo corpo perché ne sente il bisogno, senza curarsi del fatto che essa lo uccide pian piano fino a portarlo all’overdose. Non ho mai capito cosa fosse l’amore fino a quando non ho incontrato lei, la mia droga personale, portatrice di salvezza e distruzione allo stesso tempo e da allora tutto ha iniziato ad avere senso.
***
Lily e Ben sono due semplici ragazzi di Bristol ma la loro vita è sempre stata complicata. Lily non sa chi sia suo padre e sua madre è in prigione; Ben vive con dei genitori completamente assenti, il padre lavora giorno e notte e la madre è sempre in giro. Sono l'uno il punto di riferimento dell'altro. Ben è da sempre innamorato di Lily ma non ha il coraggio di confessarle i suoi sentimenti perché ha paura di rovinare la loro amicizia. Lily d’altro canto prova dei forti sentimenti per Ben ma non ha mai capito cosa significhino realmente. L'amore tra Ben e Lily sboccerà oppure appassirà per sempre?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Capitolo 10
Ooh how I miss you
My symphony played the song that carried you out
Ooh how I miss you
And I, I miss you and I wish you'd stay

 

Lily

In quella piovosa mattina di fine settembre la John Stokes High School sembrava più tranquilla del solito.

Gli studenti erano nelle aule a seguire le lezioni senza schiamazzare come loro solito.

Nessuno vagava per i corridoi alla ricerca di un posto appartato per fumare una canna in santa pace e i bagni erano liberi dalle coppiette che vi si chiudevano dentro per procreare.

La realtà però era un’altra.

Nella palestra, che tra parentesi sarebbe dovuta essere inagibile ma che veniva usata lo stesso, si stava svolgendo un’infuocata partita di pallavolo tra la mia classe e quella di, rullo di tamburi, Georgia.

Di solito non condividevamo l’ora di ginnastica ma era mancato un professore per cui la preside aveva deciso di mandarli in palestra.

L’unica gioia di quella giornata uggiosa era di poter massacrare la biondina, per il resto mi sarei anche potuta buttare da un ponte. Ben era seduto sugli spalti pronto a sostituire chiunque volesse il cambio e sapevo che mi stava guardando. Ero stata brava ad evitare il suo sguardo, soprattutto perché se l’avessi incrociato non so che reazione avrei avuto, adesso che ero cosciente dei miei sentimenti era tutto più difficile.

Ero sotto rete, per cui quando la palla mi fu alzata da un mio compagno di squadra non persi l’occasione di dare sfogo a tutta la mia rabbia.

Mi diedi lo slancio con le gambe per saltare, colpii la palla con il palmo della mano e la mandai nel campo avversario. Il destino volle che Georgia doveva ricevere la mia schiacciata dritta in faccia.

Il professor Carter soffiò nel suo fischietto mentre si affrettava a raggiungere la ragazza che stava sanguinando dal naso.

In poco tempo Georgia fu cerchiata da tutti i presenti in palestra, Ben compreso. La ragazza alzò lo sguardo nella mia direzione guardandomi come se non potesse credere a quello che era appena successo, feci spallucce in tutta risposta.

<< Murphy! Quante volte ti ho detto di andarci piano? >>.

Alla fine decisi di avvicinarmi anch’io, nel tragitto recuperai la palla che misi sotto a un braccio. Con la coda dell’occhio vidi Ben offrire un fazzoletto a Georgia per pulirsi.

<< E’ una cosa che non riesco a controllare >>.

<< Brutta teppista, forza chiedi scusa alla signorina Wallace >>.

Feci un sorriso sardonico mentre il mio sguardo passò prima su Georgia e poi di nuovo sul professore. << Potrei ma non mi va >>.

Vidi il viso della serpe gonfiarsi e farsi rosso dalla rabbia, sicuramente non si aspettava che mi comportassi così. Evitai con cura lo sguardo scioccato di Ben, non avrei saputo reggerlo e sarei senz’altro crollata.

<< Murphy, ne ho abbastanza della tua insolenza, sei in punizione! >>.

Feci ruotare la palla su un dito mentre mi dirigevo verso gli spogliatoi. << Sì, sì, ci vediamo alle quattro in aula punizioni >>.

Mi fermai all’improvviso, mi passai la palla fra le mani e la lanciai dolcemente verso Georgia.

<< Mettici del ghiaccio, non vorrei che la tua faccia si gonfiasse più del normale >>.

**

L’aula punizioni era il mio posto preferito per dormire. A sorvegliarci c’era sempre un professore molto anziano che era più scocciato di noi quindi ci lasciava fare quello che volevamo.

Mi coprii il capo con il cappuccio della felpa e poggiai la testa sul banco pronta a sonnecchiare per la prossima ora.

Avvertii un movimento d’aria proprio affianco a me per cui aprii un occhio per vedere chi si fosse seduto.

<< La mia giornata non si può considerare completa se non incrocio uno di voi Wallace >>.

Thomas fece un sorriso per poi stringersi nella sua felpa nera. << Anch’io sono felice di vederti >>.

Risi alla sua battuta, mi tolsi il cappuccio e mi raddrizzai con la schiena in modo da poterlo guardare meglio. Con mia grande sorpresa, Thomas non era affatto come la sorella. Mi aveva contattata su Instagram dopo avermi visto alla loro festa, nell’andare via l’avevo travolto facendolo quasi cadere a terra.

Una cosa tira l’altra e non avevamo più smesso di messaggiare.

<< Come ci sei finito in punizione? >>.

Il ragazzo si passò una mano fra i capelli biondi scompigliandoli. << La preside mi ha beccato a fumare sotto gli spalti del campo di calcio >>.

<< Principiante, tutti sanno che per fumare in santa pace bisogna andare sul tetto >>.

<< Tu non sei da meno, ho sentito che hai quasi rotto il naso a mia sorella >>.

Lo guardai negli occhi per vedere se fosse arrabbiato ma aveva l’aria totalmente tranquilla. << Ops? >>. Alzai entrambe le mani in segno di scusa ma lui in tutta risposta scoppiò a ridere.

<< Cazzo, quanto avrei voluto esserci. Scommetto che Georgia stava per esplodere dalla rabbia >>.

Rimasi sorpresa dalle sue parole, avevo quasi rotto la faccia a sua sorella ed era contento?

<< In effetti è stato molto divertente >>. Le sue labbra si piegarono di nuovo in un sorriso facendo spuntare agli angoli della bocca due fossette.

Con lo sguardo seguii il profilo degli zigomi per poi soffermarmi sugli occhi. Le ciglia della rima inferiore erano più lunghe rispetto a quelle della superiore e aveva sempre delle leggere occhiaie che gli facevano da cornice.

Aveva proprio la faccia da stronzo, niente a che fare con lo sguardo dolce e limpido di Ben.

Mi incupii all’istante e mi lasciai andare in un profondo sospiro.

<< Senti, che ne dici di uscire un giorno di questi? >>.

Alzai un sopracciglio. << Intendi solo io e te? >>.

Il ragazzo mi diede un colpetto sulla fronte. << Non è un appuntamento, tranquilla >>.

Incrociai le braccia sotto al seno. << Dammi una sola ragione per cui dovrei accettare >>.

<< Hai l’aria di chi ha bisogno di svagarsi e guarda caso io sono un professionista in materia >>.

Alzai il mento e lo guardai assottigliando lo sguardo per capire se potessi accettare o meno. << Facciamo che ci penso e poi ti farò sapere >>.

Thomas mi scompigliò i capelli per poi ridere. << Sempre a fare la preziosa tu eh >>.

Gli assestai un colpo sul braccio senza intenzione di fargli male. << Sta’ zitto, faccia da stronzo >>.

**

Cercai di camminare nel modo più silenzioso possibile e quando sentii che il ragazzo dietro di me era inciampato nei suoi stessi piedi lo fulminai con lo sguardo. << Ti ho detto di fare piano! Se il bidello ci becca entrambi fuori dall’aula punizioni siamo finiti! >>.

<< Scusa! Avevo i lacci sciolti e li ho calpestati >>.

Aspettai che il bambino di cinque anni si facesse i nodi alle scarpe per poi continuare la nostra impresa. Eravamo riusciti a sgattaiolare fuori dalla classe in un momento di assenza del prof per poter andare a fumarci una sigaretta sul terrazzo.

Una volta arrivati al terzo piano ci mancavano solo altre due rampe di scale per raggiungere il terrazzo ma la quiete della scuola vuota fu spezzata dal brontolio dello stomaco di Thomas.

Mi fermai con un piede già sul gradino, infilai una mano in tasca e cacciai fuori alcune monete. Mi girai verso di lui facendogli segno di darmi la sua mano per poi poggiare i soldi sul suo palmo. << Vai a saccheggiare la macchinetta delle merendine, ti aspetto di sopra >>.

Il ragazzo mi fece un sorriso per poi correre in direzione dei distributori automatici.

Quando finalmente arrivai davanti alla porta del terrazzo stranamente la trovai già aperta, subito dopo avvertii delle voci provenire da fuori quindi decisi di sbirciare senza però farmi scoprire.

Una figura maschile che riconobbi essere Ben aveva in mano la macchina fotografica, Georgia comparse al suo fianco in men che non si dica e quindi capii che era lei il soggetto da fotografare.

<< Sono venute bene, che ti avevo detto? >>.

Vidi Ben guardarla per poi sorridere. << Sì, avevi ragione >>.

Feci dietrofront e scesi le scale velocemente mentre un moto di gelosia mi stava facendo contorcere le budella. Prima ero io quella che Ben fotografava. Mi sarei voluta prendere a schiaffi per la mia stupidità.

Incontrai Thomas che stava salendo le scale con le tasche piene di merendine ma non gli diedi neanche il tempo di fiatare che lo presi per una mano e lo trascinai via.

<< Lily ma che cazz- >>.

<< Il terrazzo è chiuso, andiamo a fumare nel bagno delle ragazze del secondo piano che tanto non lo controllano mai >>.

Avrei tanto voluto guardare Benjamin negli occhi e trovare conforto, sentirmi protetta fra le sue braccia perché nonostante la mano di Thomas fosse calda non avvertivo lo stesso tepore di quando Ben chiudeva le sue mani attorno alle mie per scadarle.

Faceva male, perché per quanto mi sforzassi di non pensare a lui finivo sempre con fare il paragone con gli altri e nessuno, nemmeno Thomas sarebbe mai stato come lui.


Ben

Feci un ultimo tiro dalla mia sigaretta prima di gettarla per terra e pestare il mozzicone.

Mi passai una mano fra i capelli mentre buttavo fuori il fumo dopodiché appoggiai la schiena al muro e mi lasciai andare in un grosso sospiro.

Il mio sguardo cadde sulla macchina fotografica che era appesa al mio collo e la frustrazione prese il sopravvento.

Fra due mesi scarsi ci sarebbe stata la mostra ed io non avevo un tema, o meglio l’avevo perso.

Senza Lily scattare foto aveva perso il suo significato, ogni scatto mi sembrava senza colore, senza emozione.

Mi strofinai gli occhi con una mano, era incredibile quanto fossi diventato dipendente da lei.

Da quando avevamo litigato le mie giornate erano diventate più spente e noiose così come il mio cuore, ormai appassito completamente. Mi era sembrato di non provare più nessuna emozione fino all’incidente in palestra di stamattina. Avevo visto il fuoco ardere negli occhi di Lily, lo stesso fuoco che aveva fatto scattare un campanello d’allarme nel mio cervello. Era da tempo che non si comportava in questo modo così arrabbiato, furioso.

Era come se avesse iniziato a riparare tutte le crepe che ero riuscito a fare nel suo muro, si stava trasformando di nuovo nella Lily di sei anni fa.

Non mi ero accorto che la porta del tetto si fosse aperta fino a quando Georgia non mi fu accanto.

<< Allora ti stavi nascondendo qui, sono dieci minuti che ti cerco >>.

<< Scusa, volevo solo fumarmi una sigaretta >>. Le feci un sorriso per poi abbassare lo sguardo sulle punte delle mie vans nere.

<< Perché quel muso lungo, è successo qualcosa? >>.

<< E’ per la mostra, ho perso la mia fonte di ispirazione ed ancora non so che tema portare >>.

La vidi mettersi una mano sotto al mento per pensare. << Mh… ho notato che a te piace fotografare i tuoi migliori amici, quindi potresti provare ad allargare il giro e magari fotografare altre persone, potresti iniziare da me >>.

Boccheggiai per qualche secondo perché non sapevo cosa rispondere, non volevo offenderla dicendole che non riuscivo a fotografare nessun altro se non Lily ma allo stesso tempo non volevo destare sospetti per cui decisi di fare un tentativo. << Va bene dai, prova a metterti vicino alla ringhiera e a guardare il tramonto >>.

Georgia si mise in posa e dopo qualche secondo feci un paio di scatti. La ragazza mi raggiunse poco dopo per vedere il risultato, erano tre foto: lei che guardava l’obbiettivo, lei che rideva e lei che guardava il tramonto. Erano belle, la luce era giusta e Georgia aveva un’aria dolce ma era tutto qui. Più le guardavo e più mi sembravano noiose.

<< Sono venute bene, che ti avevo detto? >>.

Mi girai verso di lei e feci un sorriso tirato. << Sì, avevi ragione >>.

Non c’era niente da fare, Georgia non sarebbe mai stata come Lily.

 
   
 
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