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Autore: V4l3    01/08/2019    2 recensioni
Dal testo [...] Alex ripensò a quella conversazione avuta con Francesca e si chiese perché sia lei che la madre fossero così convinte che lui l’avrebbe aiutata, non erano parenti, non avevano niente in comune e lei ora era lì per stravolgergli la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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15

Thomas, in ferie da una decina di giorni, si era ripromesso sin da subito di riaccompagnarla a casa tutte le sere, vista l'assenza di Jason, facendo desistere sia Liz che il fratello Mike più volte. Alex, in quei giorni aveva imparato a conoscerlo e, la sua compagnia, le piaceva molto; era simpatico e spontaneo, le piaceva vedere il suo sguardo al cioccolato illuminarsi quando rideva, con una fossetta che gli si formava sulla guancia sinistra, la sua risata allegra, il suo viso gentile. Le aveva raccontato della sua famiglia, i genitori vivevano poco fuori il paese, in un fienile del XIX secolo con il tetto di paglia, tipico dell'epoca, che avevano riconvertito in una bellissima casa dove avevano dato vita a una produzione di birre con il fratello, affittando alcune camere per i turisti; mentre lui aveva optato per una vita più mondana, nella città, innamorato della cucina e di cucinare, aveva sempre avuto quest'indole che l'aveva portato a Londra; Alex aveva notato che fosse un po' un ragazzo di altri tempi nel modo di fare: come quello di aprirle sempre lo sportello per farla salire o scendere dall'auto, oppure il versarle da bere, o aprirle la porta del pub per farla uscire per prima. Erano piccole cose, ma che avevano riempito il cuore di Alex, non abituata a certe attenzioni e non smetteva mai di mostrarle la sua dolcezza

–Sei molto bella Alex- le aveva detto la prima sera che l'aveva riaccompagnata, stupendola per la dolcezza che aveva usato e la delicatezza con cui le aveva regalato una leggera carezza sul viso; Alex aveva tremato a quel tocco, pensando addirittura che potesse baciarla, ma non successe; non quella sera almeno.

In realtà, accadde la sera successiva, quando era sceso per accompagnarla fin sotto il portico con il suo ombrello, per non farla bagnare. Dopo essersi salutati, lui era rimasto fermo davanti a lei, gli occhi che non smettevano di scrutarle il viso, facendole imporporare le guance e lui aveva sorriso dolcemente

-Posso baciarti, Alex?- le aveva chiesto, lasciandola senza fiato. Si era ritrovata a sgranare gli occhi per la sorpresa, mentre delicatamente le aveva preso il viso tra le mani fredde e lentamente aveva fatto sfiorare le loro labbra. Alex si era ritrovata a trattenere il respiro, incapace di fare qualsiasi cosa, sentendo il cuore battere più forte e il sangue correrle nelle vene –Posso?- le aveva sussurrato quando già le loro labbra si stavano accarezzando leggermente; si era ritrovata a posare le sue mani sul giubbotto di Thomas che le aveva sorriso ancora una volta, per poi baciarla completamente.

Non se lo aspettava così. Nei suoi sogni da ragazzina, il suo primo vero bacio, l'aveva immaginato pieno di passione, di impeto, pensava di sentire davvero la terra aprirsi sotto i piedi o le famose farfalle nello stomaco che spesso si raccontavano nei libri. Ma baciare Thomas, non lo era stato. Una sensazione dolcissima, nuova, bellissima in sè, ma non riuscì a non provare una certa debole delusione; se ne vergognò e se ne vergognava ogni volta, ma ad Alex rimaneva come il dubbio che mancasse qualcosa. I baci si erano susseguiti ogni sera, ed erano delicati, le piaceva il sapore di Thomas, ma c'era una vocina dentro di lei che le diceva che mancasse qualcosa, che forse c'era dell'altro, anche se poi si ricredeva pensando che la sua inesperienza completa, sicuramente faceva la differenza, ma una parte di lei sembrava come non appagata da quei gesti.

Liz, quando qualche giorno prima si erano ritrovate da sole nel pub, le aveva chiesto maliziosa come andasse con Thomas avendo capito ormai che si frequentassero, e lei, dopo un attimi di esitazione ed imbarazzo, le aveva confessato quel piccolo neo, facendola ridere di cuore –Alex, a volte gli amori più grandi nascono con il tempo; magari adesso è ancora presto e forse, anche tu, non sei pronta a pensare che Thomas possa diventare il tuo ragazzo, non hai mai avuto esperienze. Ma datevi del tempo, lui è un bravo ragazzo e si è davvero preso una bella cotta per te, magari anche lui non ha dato il suo meglio, perché in imbarazzo, e poi quelle passioni sconvolgenti non esistono!- le aveva detto, facendola riflettere sul fatto che forse avesse ragione; probabilmente il rapporto che aveva con Thomas era ancora così acerbo che pensare di provare quel tipo di trasporto o passione, avesse significato un po' di tempo da trascorrere insieme e, per questo, voleva davvero pensare seriamente a quello che le aveva detto lui proprio la sera prima.

–Tra due giorni torno a Londra, perché non vieni con me?- le aveva chiesto stupendola; le aveva spiegato che aveva un piccolo appartamento vicino Piccadilly, dove viveva da solo

-Io lavoro la sera, per cui il giorno potremmo stare insieme per visitare la città, puoi rimanere finché vuoi- le aveva detto e la proposta aveva suscitato in Alex subito un certo interesse, ma anche un po' di preoccupazione che si era manifestata nella sua espressione

–Non era una proposta oscena o con secondi fini, giuro!- si era precipitato a dire Thomas arrossendo e facendo ridere entrambi, ma ad Alex erano venuti in mente Liz e Mike. Il suo lavoro, seppur piccolo, era comunque qualcosa e le dispiaceva andarsene così senza preavviso; lui si era dimostrato subito molto comprensivo e le aveva suggerito di chiedergli giusto un paio di giorni per andare a Londra a trovarlo e, a quella proposta dolce, Alex, non aveva trattenuto un sorriso 

–Vedremo- gli aveva risposto  timidamente, ed ora, quel sorriso era di nuovo rispuntato sulle sue labbra, mentre finiva di asciugarsi i capelli riflettendo davvero su quella proposta.

Sobbalzò quando vide la porta del bagno aprirsi mostrando un Jason visibilmente assonnato

–Oh scusa- fece lui sorpreso di trovarsela davanti; uno strano fremito la colpì alla bocca dello stomaco nel vederlo con quel viso un pò stanco, la barba non fatta, lo sguardo stanco, ma quegli occhi erano sempre gli stessi: intensi e penetranti –Ciao, tutto bene?- chiese lei cercando di mostrarsi calma, lui si grattò il capo con una mano –Si, sono rientrato ora, ma devo andare a Londra – rispose sbadigliando.

Erano giorni che non si vedevano, se non per pochi attimi quando lui, come quella mattina, rientrava per uscire subito dopo. A dire la verità Alex, sapeva benissimo quando lui aveva iniziato ad essere così assente, a non venire più al pub, rimanendo a dormire fuori praticamente tutte le notti, ritornando la mattina giusto il tempo per lavarsi e cambiarsi. Sapeva che coincideva con l'ultima volta in cui era venuta a casa Jane, la sua ragazza; la cosa le aveva levato parecchie ore di sonno in quei giorni, spesso si era ritrovata a chiedersi perché improvvisamente lui sembrasse un estraneo nei suoi confronti, molto di più di quanto lo era stato all'inizio, ma poi si era convinta che Jason doveva vivere la sua vita come lei stava iniziando a fare

–Oh, Londra, sai che bella adesso che siamo vicini a Natale, forse ci andrò- fece sognante Alex riponendo il phon e sforzandosi di tornare a pensare alla proposta di Thomas

-Tu, a Londra?- chiese Jason, preso in contropiede, lei sorrise in imbarazzo

– Me lo ha chiesto Thomas, ti ricordi di lui? L'amico di Liz, lavora a Londra e mi ha chiesto di andarlo a trovare visto che lui domani finisce le ferie e torna a lavorare- spiegò entusiasta. Jason rimase come imbambolato a quella frase, mentre lei sistemava le sue cose per poi sorpassarlo ed uscire dal bagno

–Questa sera non credo..- lei rise interrompendolo

–Lo so, Jason, non ci sono problemi- disse mascherando la tristezza con una nota divertita della voce, meravigliandosi per come ci fosse riuscita

–Ma stai lavorando tutte le sere?- chiese lui assottigliando lo sguardo, c'era qualcosa che gli stava sfuggendo

–Si, lavoro tutti i giorni ormai, in questo periodo c'è parecchia gente e a loro fa comodo- ammise Alex andando poi verso la sua camera; sentiva l'esigenza di allontanarsi, non voleva avvertire quella sensazione strana quando lui le stava vicino

–Ma non avevamo detto che avresti provato per un primo periodo solo tre volte a settimana?- chiese lui seguendola, stare dietro a tutto gli stava risultando alquanto difficile e la cosa lo fece innervosire all'inverosimile

–Sì, la prima settimana è stata così, ma ormai è più un mese che lavoro lì! Siamo sotto le feste di Natale, c'è più gente del solito! E poi scusa, ma quel'è il problema? Almeno non devo stare a casa da sola tutto il tempo- e la nota acida con la quale gli rispose stupì sia  Alex che Jason, rimasto a fissarla per qualche istante con un'espressione confusa sul volto –Cosa..-ma Alex lo fermò mettendo le mani avanti

–No Jason, scusami, non so perché ho detto questa frase- ammise sorprendendolo ancora una volta

–Comunque sto uscendo anche io- aggiunse –Thomas mi viene a prendere per andare a fare una passeggiata alla scogliera, dato che non ci sono ancora mai stata, poi andiamo al pub- indossò velocemente una felpa pesante sopra la maglia a collo alto che portava.

Jason si fece cupo, com'era possibile che Alex uscisse con quel tipo? Cosa era successo in quei giorni in cui lui non c'era stato? Era già Natale? La cosa lo fece stranire più di quanto avesse mai immaginato, perché era stato lui ad aver deciso di tenere le distanze negli ultimi giorni. Ma erano davvero passati così tanti giorni?

-Thomas non è il tipo che per poco non ti ha rotto il ginocchio?- chiese serio –Che vi ha lasciato alla festa in quello stato?- aggiunse con una nota cattiva nella voce

-Thomas, mi ha aiutato non facendomi investire- precisò lei, infastidita dal tono e dal modo di parlare di Jason – inoltre alla festa non c'era perché a Londra - spiegò

– E questo dovrebbe farmi stare tranquillo? -chiese gelido e lei rimase interdetta a fissarlo

Jason sentì una sensazione di fastidio e rabbia pungergli lo stomaco, era stato uno stupido a stare così lontano da lei

–In questi giorni che io non ci sono stato cosa è successo?- la voce era bassa e il tono accusatorio, subito Alex rimase perplessa per quella domanda –Non ti capisco, a cosa ti riferisci?- chiese cercando di mantenere il suo sguardo su quello dell'uomo divenuto un mare in tempesta

–Cosa hai fatto?- le chiese assottigliando lo sguardo, Alex sgranò gli occhi confusa

–Cosa ho fatto?- ripetè, le si avvicinò costringendola ad alzare la testa per guardarlo in viso, la sua mascella era contratta e l'espressione dura; una parte di lui appena aveva sentito il nome di quel Thomas, si era accesa come una miccia, non gli piaceva quel tipo, ma più di tutto, odiava il modo in cui guardava Alex

–Chi ti ha riaccompagnato in questi giorni?- chiese severo e Alex per un attimo sentì come una risata risalirle alla bocca, per quel modo di fare, ma si trattenne –Thomas- rispose cercando di capire dove volesse arrivare Jason che si irrigidì ancora di più –Mi spieghi che succede?- chiese non capendolo, lui respirò a fondo mantenendo lo sguardo fisso su quel mare cristallino che erano gli occhi di Alex

–Thomas..- ripeté lui sentendo lo stomaco contorcersi –quindi quel damerino ti ronza ancora intorno, cos' è il tuo ragazzo? - e Alex sgranò lo sguardo non capendo quella frase –Jason, ma che diavolo...- lui la interruppe rabbioso

–Hai fatto venire qui quel pidocchio?!- chiese anche se più che una domanda ad Alex sembrò una vera e propria accusa –Cosa?- chiese sbalordita

–Dimmelo!- incalzò lui sentendo ogni parte del suo corpo fremere

–Avete dormito qui?- chiese sempre più fuori di sé, a quel pensiero sentì un sapore amaro risalire la bocca dello stomaco

–Ma sei impazzito?- Alex non riusciva a credere alle sue orecchie –Ma come ti permetti di dire una cosa così?-chiese sentendo i suoi occhi inumidirsi per quell'accusa, lui sorrise con un ghigno 

–Avanti, Alex, non farmi credere che avere una casa vuota, non vi abbia fatto venire in mente di potervela godere!- disse cattivo e Alex trattenne il fiato colpita per quel modo di fare dell'uomo, il suo sguardo fiammeggiava, la stava trafiggendo

–Tu sei pazzo!-urlò ferita per quelle parole, ma lui sorrise in maniera finta

–Non pensavo che avrei dovuto dirti che queste cose mi mandano in bestia, ma evidentemente, hai preso questo trasferimento per una vacanza- disse gelido –probabilmente il fatto di venire qui ti ha fatto pensare di poter fare finalmente come ti pare della tua vita e magari approfittare di quando stai sola per spassartela con quel tizio!- aggiunse duro con una nota schifata nella voce.

Alex scattò e, come già era successo, lo colpì al volto –Io non sono una puttana!- urlò –Non ti permetto di parlarmi così!- aggiunse con il fiato corto, lui non mosse neanche il volto allo schiaffo che gli arrivò

-Mi vuoi far credere che non ci sia niente?- insistette, come se saperlo dipendesse la sua sanità mentale –Non fare la santarellina con me, Alex, non attacca!- lei sgranò gli occhi

–Non sei nessuno per parlarmi così!- la voce le uscì incrinata, non poteva credere che Jason le stesse dicendo quelle cose –Io non ho fatto niente!- ma lui le si avvicinò al viso

–Dimmelo!- scandì

–Cosa ti fa credere che io sia quel tipo di ragazza, eh Jason? Come ti permetti di farmi la morale? Come ti viene in mente di venire qui e darmi della puttana? Pensi davvero che io sia quel tipo di ragazza? Pensi che il fatto che tu non ci sia, mi abbia fatto aprire le gambe con il primo ragazzo?- Alex era a dir poco furibonda, le sembrava assurdo quello che si stavano dicendo –Beh, mi dispiace deluderti, ma mia madre mi ha dato un'educazione e non ti permetto di farmi passare per quella che non sono! –

Si fissarono negli occhi rabbiosi -Non sai nulla di me, Jason – aggiunse a denti stretti imponendosi di non far uscire neanche una lacrima;  sentendo quell'ultima frase, Jason distolse lo sguardo, sconvolto. Si portò le mani sul viso strofinandolo, che diavolo gli era preso? Era forse impazzito? Lei lo sorpassò prendendo la borsa per andarsene

–Scusami- soffiò lui bloccandola per un braccio – No volevo, io..- sospirò pesantemente- Ho dormito poco in questi giorni...io..- cercò di giustificarsi a testa bassa non riuscendo a guardarla negli occhi; la postura rigida di Alex si rilassò un poco sentendo la mano salda di Jason sul suo braccio e percependo quel calore che le era mancato –Facciamo finta che questa conversazione non ci sia mai stata- gli disse nell'esatto istante in cui si sentì il clacson di un'auto; lui lasciò la presa come scottato e lei velocemente scese le scale, senza aggiungere altro, si sentiva ferita.

Una volta solo, Jason andò alla finestra e vide che a prendere Alex, non era come lui aveva sperato, Liz, ma quel tipo; la vide montare sulla berlina scura del ragazzo che era sceso per aspettarla vedendo chiaramente la ragazza sporgersi verso quel tipo, cosa che in un secondo fece gelare il sangue nelle vene di Jason che non capì se si fossero baciati o meno. Senza accorgersene portò una mano sul vetro a mo di pugno, serrando la mascella e seguì l'auto finchè non sparì dietro la curva, ma il nervoso ormai aveva preso il sopravvento e dovette lottare con tutto se stesso per non rompere qualcosa. Si girò di scatto andando in bagno e aprì il rubinetto per far scorrere l'acqua, doveva farsi una bella doccia fredda per calmarsi. Si guardò allo specchio vedendo lo sguardo di un pazzo, ma non riusciva a calmarsi, era come se qualcosa gli fosse esploso nel petto, come se si fosse incendiato dentro; la testa gli era partita con i più svariati pensieri, senza che riuscisse a controllarsi, il terrore lo aveva assalito pensandola sola in casa con quel tipo. Quel pensiero gli bruciò ancora il cuore, ogni fibra del suo corpo, così si spogliò velocemente e lasciò che l'acqua acquietasse il sangue che gli ribolliva nelle vene, gli sembrava di rivivere quel maledetto incubo.

-Perchè non mi vuoi dire come è successo?- la domanda gli uscì più forzata di quanto avesse voluto, ma se lo chiedeva e voleva sapere: come diavolo era potuto capitare? Emma si allungò stiracchiandosi sulla spiaggia dove era sdraiata,prima di tirarsi a sedere, quel giorno avevano deciso di fare una passeggiata al mare, visto l'assenza delle lezioni. Dal giorno in cui glielo aveva detto, era passata appena una settimana, ma che per Jason aveva il sapore amaro di un tempo infinito; in quel breve ma strano periodo, lei era tornata la Emma che lui amava e aveva conosciuto. Si tirò a sedere accanto a lui osservando il mare

–Credo che tu sappia come funzioni, no?- chiese ironica, ma vedendo l'espressione seria con cui la stava guardando, il suo sorriso le morì sulle labbra; si concentrò di nuovo sul mare portandosi le ginocchia al petto

–Perchè vuoi saperlo?- chiese a sua volta e lui si tirò indietro i capelli con una mano sbuffando

–Non lo so- ammise, forse era solo per farsi ancora più male pensò, passandosi una mano sul viso

–Non lo conosci, se te lo stai chiedendo- rispose lei, gelandolo sul posto, nonostante l'aria calda di quella giornata –Quindi, sai chi è il padre?- chiese sentendo il suo respiro fermarsi in gola, il suo cuore perdere un battito e chiedersi se davvero lui voleva saperlo, Emma chiuse gli occhi facendo un profondo respiro

–Sì- ammise –certo che lo so- lui rimase fermo, immobile, a fissare il profilo delicato di Emma, i suoi capelli smossi dall'aria calda che portava i profumi di un'estate ormai prossima

–E lo sa?- chiese ancora, sentendo il suo cuore far tremendamente male mentre la vide girare il volto verso di lui, i suoi occhi brillavano come il mare ed era tremendamente bella

–No, non voglio che lo sappia- rispose lasciandolo stupito da quella frase.

Aveva faticato a riprendersi l'amicizia con Emma, dopo l'allontanamento di lei, dopo averla vista cadere in un limbo, dopo aver saputo che tipo di persona sgradevole e pericolosa fosse il padre, aveva lottato per lei per aiutarla, per cercare di ricucire le ferite profonde che lei si portava dietro, come era possibile che ci fosse qualcuno nel suo cuore e lui non l'avesse notato?

-Se ti avessi incontrato prima, forse le cose sarebbero state diverse- disse lei, lasciandolo ancora una volta senza fiato, si guardarono per attimi infiniti –Tu mi hai aiutato più di chiunque altro, Jas- ammise lei con gli occhi lucidi

–C'è un "ma"- disse lui con amarezza –c'è sempre un "ma"- aggiunse continuando a guardarla, avrebbe voluto farlo per sempre; lei abbozzò un sorriso amaro –Lui ha preso il mio cuore e non me lo ha più ridato- confessò –è sempre stato nell'ombra ad aiutarmi, ma l'ho saputo solo da poco- disse

– Che vuoi dire? –chiese il moro

– Lui è un infiltrato nella schiera di mio padre, Jas, ma non posso dirti altro- sospirò prima di continuare- in realtà era uno dei pochi con cui ho sempre parlato quando lo incontravo a casa, quando mio padre organizzava le sue "riunioni", lui è riuscito a diventare importante e ad essere molto apprezzato da mio padre- il suo sguardo si fece più cupo –sembra che sappia svolgere molto bene il suo lavoro- e la nota amara della voce fece diventare un piombo il cuore di Jason –ma ai miei occhi lui è sempre stato diverso dagli altri, non so come spiegarlo, c'era qualcosa in lui che mi ha sempre attratto e, poco tempo fa, una sera dove l'ho scoperto a parlare al telefono, mi ha confessato che lui sta facendo di tutto per aiutarmi, per allontanarmi da qui, vuole incastrare mio padre. Non posso rovinare il suo lavoro e la sua vita con questa gravidanza- Jason deglutì a fatica –Lui ti sta aiutando ad andartene?- chiese con un filo di voce e lei lo fissò seria

-Non posso stare qui, te l'ho detto Jas, non voglio più stare qui- pronunciò piano- se potessi cancellerei ogni goccia del mio sangue che mi lega a lui, a loro, ma non posso- e i suoi occhi si fecero liquidi –ho sofferto troppo Jas, sapere che mio padre è senza scrupoli, subire le sue violenze- si fermò come se la gola gli si fosse stretta in una morsa –non posso più permettermelo adesso- aggiunse alla fine, portando una mano sulla sua pancia.

Quella confessione risuonò come uno schiaffo alle orecchie di Jason, uno schiaffo che lacera e strappa, che ti fa soffrire anche dopo che il colpo è stato inferto; deglutì a fatica fissando di nuovo il mare

–I miei sentimenti non cambieranno mai, Em- confessò e fu l'ultima volta che la vide.

Arrivò al pub alle 23.45, la giornata alla fine si era rivelata piuttosto produttiva, era riuscito a prendere un'altra commissione da parte di un suo cliente e aveva intascato una bella cifra per la statua che aveva consegnato la volta precedente, ma nonostante tutto, un certo nervosismo aveva aleggiato in lui per tutto il santo giorno, senza lasciarlo stare neanche un attimo. Il pub era come al solito discretamente pieno, appena entrò salutò un paio di amici ad un angolo, per poi dirigersi verso il suo sgabello, dove si sedette

–Oh qual buon vento..- Mike gli si parò davanti sorridente come sempre –stavamo scommettendo se ti avessero rapito gli alieni o fossi morto da qualche parte- disse posandogli subito dopo una bottiglia di birra davanti, Jason non si sforzò di sorridere facendogli solo il gesto del dito medio, mentre beveva una lunga sorsata di birra 

–Beh almeno non mi pare tu sia cambiato in questi giorni- disse il rasato ridendo, mentre Jason sospirava stanco –Che si dice di nuovo?- chiese guardandosi un po' intorno e intercettando quasi subito Alex e Liz ridere e scherzare con quei ragazzi amici di Liz tra cui quel Thomas che stava in piedi accanto ad Alex con una braccio posato sulle spalle della ragazza; stava ridendo di gusto ad una battuta di un biondino con il pizzetto che non aveva mai visto –Niente di che, amico- fece Mike con tono divertito vedendo l'espressione estremamente corrucciata del moro nel vedere i ragazzi poco lontani –a parte il fatto che Alex si è ambientata alla grande e lavora benissimo- aggiunse

–Già, lo vedo- rispose stizzito Jason che non riusciva a staccare gli occhi da quel gruppetto

–Che vuoi, a vent'anni ci si diverte parecchio- fece allusivo Mike servendo una birra e patatine a un ragazzo che poi si dileguò tra i tavoli, Jason lo guardò con un'occhiataccia –Ma non dovrebbero lavorare in cucina?- chiese indispettito facendo ridere l'amico 

–Si sono prese una pausa, inoltre abbiamo servito tutti, se ci dovessero essere richieste particolari rientrerebbero subito- rispose ovvio Mike appoggiandosi al bancone e rivolgendo anche lui lo sguardo ai ragazzi –Devo dire che con Thomas hanno stretto bene, pensa che l'accompagna lui a casa quasi sempre ultimamente- disse facendo andare di traverso il sorso di birra a Jason che poi lo guardò con sguardo stralunato -Ho saputo- disse non trattenendo un ruggito, Mike sospirò poggiando il viso ad una mano continuando a fissare il gruppetto

–E'un bravo ragazzo, lavora come aiuto chef a Londra in noto ristorante, è uno con la testa sulle spalle e potrebbe essere un buon partito- ammise

–Ma che cazzo dici?- fece Jason allarmato –Alex non si metterebbe mai con uno come..-ma si fermò di colpo vedendo come proprio quel tipo si abbassava leggermente posando un bacio sulla testa di Alex che lo guardò divertita–Che è quella faccia?- chiese Mike e Jason dovette scuotere la testa incredulo

–Qua..quale faccia?- chiese rimettendosi seduto in maniera più composta e rivolgendo lo sguardo verso l'amico dietro al bancone –Sembri incredulo- suggerì Mike divertito –ma non ci vuole un genio per vedere e capire che Alex è una bella ragazza! Ah, se solo fossi più giovane!- aggiunse guadagnandosi un'ennesima occhiataccia da parte dell'amico –Potevi sforzarti di accompagnarla tu, non lasciarla con quel damerino- ribatté il moro

–E perché mai scusa? Mica ha due anni, Jas, ne ha venti e ha il diritto di divertirsi come abbiamo fatto noi- rispose Mike quasi annoiato nel pulire il bancone

 –Non mi frega un cazzo di quello che abbiamo fatto noi!- rispose Jason alterato –Quel tipo non mi piace e già allunga un po' troppo le mani e per inciso ne ha 19 di anni!- aggiunse cupo nel vedere come il braccio di quel tipo si fosse abbassato a circondare la vita di Alex che si girò verso il ragazzo sorridendo –Tu piuttosto, che hai combinato in questo periodo di assenza?- chiese Mike tornando a servire altre birre –Secondo te?- chiese sarcastico Jason, visibilmente arrabbiato –Se avessi potuto sarei venuto- disse scorbutico

–Oh, ma certo, forse qualcuno ti ha legato alle sue lenzuola, no?- a quell'allusione i due uomini si guardarono negli occhi in maniera severa. Si conoscevano da sempre e ognuno dei due sapeva cosa l'altro voleva dire seppur rimanendo in silenzio; quello scambio di sguardi venne però interrotto dalla voce di Alex –Ciao Jason- lo salutò avvicinandosi, lui distolse lo sguardo da Mike e abbassò il capo alla birra –alla fine sei venuto- aggiunse la ragazza porgendo a Mike un'ordinazione che l'uomo si affrettò a preparare

–Già- rispose appena Jason giocando con la bottiglia di birra; Alex lo osservò, sembrava seccato, aveva la ruga sulla fronte ben visibile e lo sguardo alterato, le sue spalle erano tese mentre cercava di sembrare rilassato giocherellando con quella bottiglia.

Alex ripensò alla loro discussione, al fatto che lui fosse scattato in quel modo sapendo di Thomas, un misto di sensazioni le attraversavano il cuore, perché era così felice di vederlo lì? Doveva ancora essere furiosa con lui, eppure non era così; quando si era girata per prendere l'ordine di quelle birre, il suo cuore le aveva fatto un vero e proprio balzo nel petto, vedendolo al bancone, aveva sentito chiaramente il sangue scorrere più velocemente e si era dovuta costringere a ripensare a quanto accaduto, per cercare di ritrovare un pò di razionalità. 

Le avevano fatto male le sue allusioni, sapere che avesse messo in dubbio la sua persona, l'aveva lasciata delusa, anche se aveva dovuto ammettere a sè stessa che una parte di lei si era quasi sentita lusingata per quella rabbia che Jason le aveva mostrato; per un attimo aveva addirittura pensato che le parole che le aveva detto, erano solo state dettate dalla gelosia, ricredendosi subito dopo: le aveva detto che si sentiva responsabile nei suoi confronti,  quindi lui aveva solo paura che lei si mettesse nei guai e il suo dare di matto era stato solo una conseguenza. Per questo si era convinta che doveva far in modo che lui non si sentisse così obbligato nei suoi confronti, non voleva che questa convivenza non permettesse ad entrambi di vivere la propria vita, non era giusto soprattutto per lui; erano riusciti a fare passi nella giusta direzione, non voleva e non doveva rovinare quello che avevano raggiunto nei giorni passati. 

Si sforzò di non farsi prendere da quella sensazione fastidiosa che ormai le attraversava il cuore se lui non era con lei, o se per caso immaginava che fosse con la sua ragazza, non doveva permettersi di pensare a lui in altri termini che non fossero legati all'aiuto che lui le aveva offerto; faceva male, ma si era resa conto che Jason, aveva una vita al di fuori di lei e di quello che era accaduto, faceva ancora fatica ad accettare la loro convivenza, lei doveva in qualche modo aiutarlo in questo.

-Non c'è bisogno che aspetti la fine del turno- gli disse Alex prendendo il vassoio che Mike le aveva passato con l'ordine, Jason la guardò con uno sguardo che Alex non riuscì a capire

–Mi porterà a casa..- ma lui la precedette 

-Thomas, immagino- rispose e Alex si limitò a fare un cenno con il capo abbozzando un mezzo sorriso, per poi allontanarsi tra i tavoli lasciandolo come un'idiota a fissarla 

–Cos'era quel modo di fare? E'successo qualcosa?- chiese Mike avendo notato una leggera freddezza tra i due, Jason ritornò a guardare la bottiglia che teneva tra le mani

–Niente di nuovo- si sforzò di rispondere e Mike si appoggiò al bancone davanti a lui

–Non mi dire che avete litigato, ancora?- chiese ridacchiando

–Abbiamo deciso di far finta che non sia successo- rispose serio Jason –anche perchè mi sono rimediato uno schiaffo che ancora mi fa male- ammise facendo scoppiare Mike in una fragorosa risata

–Ci voleva una come Alex a metterti in riga, amico!- disse divertito, ma quando Jason gli raccontò cosa le aveva detto, il volto di Mike divenne serio e quasi incredulo 

–Dimmi che non è vero- Jason sospirò portandosi una mano sul viso –Non dire nulla, è tutto il giorno che mi riempio di insulti, l'ho fatto anche per te- disse sospirando

–Ma come cavolo ti è saltato in mente?- chiese il rasato adirato

–Non lo so!- sbottò Jason –Forse ho avuto paura di rivivere cose passate con Emma- aggiunse dopo qualche attimo di silenzio –Quando mi confessò di sapere chi era il padre e di amarlo, mi sentii un coglione per non aver mai sospettato nulla, per non essermi accorto che lei amasse un altro- confessò sentendo il suo cuore appesantirsi –Sono stato il suo migliore amico, ma in realtà, molte cose non le conoscevo affatto, forse non conoscevo davvero Emma- ammise. 

Mike gli posò una mano sulla spalla –Emma era un'altra persona Jas, non ricadere nell'errore, Alex è davvero una brava ragazza e tu lo sai, non accusarla o fare allusioni, non se lo merita, sii onesto Jas- gli disse, ma quelle parole scatenarono nel moro una tempesta di sensazioni che non voleva provare.

La guardò mentre rideva e scherzava e sentì quella fitta all'altezza del petto che da giorni non se ne voleva andare e faceva paura, perché quella sensazione lui l'aveva già provata, ma doveva smetterla di rimuginare su fatti avvenuti in un passato, doveva imparare a gestirli, doveva sforzarsi di lasciarle vivere la sua vita, aiutarla sì, ma anche il coraggio di lasciarla andare. 

Il problema più grande, era il fatto che lui aveva capito da tempo che Alex non era Emma. Sì, le assomigliava, gliela ricordava nelle espressioni, nei sorrisi, ma era tutt'altra cosa. Emma non si sarebbe mai permessa di dargli uno schiaffo, anzi con Alex era già salito a quota due; Emma era forte, ma più remissiva, invece Alex, era combattiva, rispondeva, ma soprattutto gli teneva testa, anche quando lui esagerava come quella mattina, aveva una maturità che in pochi aveva visto. Non abbassava lo sguardo, lei le cose gliele urlava in faccia. 

Alex era maledettamente Alex. E lui non sarebbe mani stato pronto a vederla andare via.

 

**** Vi chiedo scusa per la lunghezza del capitolo, ma non volevo spezzarlo, se pensate che siano troppo lunghi fatemelo sapere e cercherò di fare capitoli più corti!! Grazie per essere arrivati fino a qui ;)

  
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