Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: hikaru83    02/08/2019    9 recensioni
La storia di Sherlock e John, il modo in cui si sono incontrati, tutto ciò che hanno vissuto, la conosciamo bene. Molti di noi avranno rivisto la serie abbastanza volte da citare le frasi senza che le altre persone riescano a capire, ma neanche ci importa, noi sappiamo (e se il nostro interlocutore abbassa la media di intelligenza dell'intero quartiere non è nemmeno colpa sua). E molti di noi hanno avuto problemi con il modo con cui l'hanno conclusa (per ora). E allora che fare? Allora ho deciso che la storia provo a scriverla come vorrei fosse andata, magari grazie a qualcuno che ha sempre osservato ma non abbiamo mai visto. Qualcuno che come noi era sempre con loro, ma al contrario nostro ha potuto cambiare le carte in tavola.
Rivivremo la storia, e basterà cambiare una cosa, per cambiare un sacco di cose.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci al terzo capitolo, cominciamo a mettere un po' di carne in più al fuoco, sono certa che, già dai titoletti dei capitoli riuscite a immaginare cosa succede, almeno quando, come in questo caso, utilizzo luoghi conosciuti nella serie.

Se non capite non c'è problema, tanto vi basterà pochissimo per trovarvi all'interno della serie (a meno che non siete la mia beta che si rifiuta di guardare Sherlock e mi chiede il riassunto ogni volta XD).

Prima di iniziare voglio solo farvi presente che (ed è un sistema che uso per tutta la ff) quando troverete l'uso del corsivo sarà perchè ho preso le battute della serie alla lettera, per fondere ancora di più la mia ff con quello che conosciamo. Il corsivo lo troverete anche per altri casi, ma via via vi avviserò.

Buona lettura e grazie davvero per seguirla e regalarmi le vostre recensioni.




Dalla tua parte



2011

London swimming pool
 

«Dammi l’okay, capo.» Si trova in missione, non esattamente dal lato in cui si sarebbe aspettato vederla. Ovviamente con il benestare di Mycroft. Del resto, lo sapeva dall’inizio che se doveva stare sottocopertura per proteggere John in una organizzazione di criminali, l’avrebbe fatto senza tante storie. Non era certo il suo primo incarico simile.

«No, lascia stare.» La voce quasi annoiata di Mycroft la raggiunge dall’auricolare.

«Ma ce l’ho sotto tiro! Quello stronzo lo sta facendo imbottire di esplosivo.» Ha iniziato a sudare freddo quando si è resa conto di quello che Moriarty aveva intenzione di fare.

«Non gli succederà nulla. E ora stai zitta e non farti scoprire.» Poteva mandare a quel paese il suo capo? Quella era una domanda che si poneva spesso, e che altrettanto spesso la sua lingua non le dava il tempo di porsi, agendo senza che lei riuscisse a controllarla e sputando fuori qualsivoglia appellativo poco carino le venisse in mente.

«Questo settore è mio. Entrare nel loro giro è stato quasi divertente. Lui sarà anche un genio, ma gli altri sono dei caproni. C’è giusto quella cazzo di biondina a preoccuparmi.» Cambia argomento; sa di non poter perdere la pazienza proprio in quel momento. Se la scoprissero non farebbe proprio una bella fine.

«La dovrai tenere sotto controllo. Moriarty invece non devi toccarlo.»

«Se potessi sparare ora, rimarrebbe solo la biondina. E riuscirei a trovarla.»

«Non devi distaccarti dal piano. È un ordine.» La voce di Mycroft è autoritaria. Cosa che ovviamente le fa solo venire voglia di rispondere a tono.

«Tranquillo... Stai facendo una stronzata, ma rispetto gli ordini.» La lingua questa volta era stata più veloce.

«Sei consapevole che chiunque altro mi parlasse in questo modo sarebbe già defenestrato?»

«Io posso.»

«E sentiamo: perché?»

Lo può immaginare, lì che sorride come se fosse davanti a lei, mentre in realtà nel mirino ha il viso compiaciuto di Moriarty. «Perché sono la tua preferita. E ora devo lasciarti, sta arrivando Sherlock.»

«Non spegnere l’auricolare; voglio sentire.»

Non risponde, lasciando comunque l’auricolare acceso come lui ha chiesto.

Vede gli altri uomini di Moriarty che si sistemano nelle posizioni assegnate.

È entrata in quella organizzazione criminale da poco meno di due anni. Poco dopo aver conosciuto di persona Holmes. Si è fatta notare prima da Moran, il braccio destro di Moriarty, e poi dal capo in persona.

Gli uomini armati nascosti nell’ombra li conosce bene. Ha preso in braccio alcuni dei loro figli. È stata invitata a pranzo alle loro tavole.

Eppure non esiterebbe un solo istante a togliere loro la vita se solo si rendesse conto che lui, che loro, siano in vero pericolo.

Moran non le piace per nulla. Non è neanche sicura che quello sia il suo vero nome. Oppure è talmente abituata a usare altre identità che con il suo nome non si trova più a suo agio. È una donna viscida, calcolatrice e letale. Non ci lavora spesso insieme, ma ha capito da subito quanto sia pericolosa. Cosa che l’ha resa felice del fatto che il travestimento scelto è particolarmente buono, perché è sicura che sia stata lei a controllare la sua identità. Senza l’aiuto di Mycroft, che le ha coperto le spalle, è certa l’avrebbero scoperta subito.

Un movimento improvviso la riscuote dai suoi pensieri ed ecco entrare in scena Sherlock.

La voce alta, si rivolge a quella che sembra una piscina vuota.

Lei osserva tutto dall’alto, come uno spettatore in un teatro.

«Ti ho preso un piccolo regalo di presentazione. È di questo che si trattava, vero? Tutti quei piccoli enigmi per farmi perdere tempo, tutto per distrarmi da questa.» Alza una mano mettendo in mostra la chiavetta.

Se solo non avesse tenuto John all’oscuro, se solo avesse capito che era tutto programmato...

All’improvviso un rumore. Sherlock si volta ed ecco uscire allo scoperto lui.

«Buonasera. Bella sorpresa, non è vero, Sherlock?»

«John? Cosa diavolo...?» Holmes sembra davvero sorpreso.

«Questo non l’avevi previsto.» Da dove lei si trova può osservare il dolore, oltre che la sorpresa, negli occhi di Sherlock quando vede John uscire dal cubicolo. «Cosa ti piacerebbe che gli facessi dire, adesso?» Può vedere il dolore tingersi di terrore quando John apre il giaccone mostrando tutto l’esplosivo. «Bella pensata, questa. La piscina dove è morto il piccolo Carl. L’ho fermato. Posso fermare anche John Watson, fermare il suo cuore.»

È una situazione così poco convenzionale. Sono in una piscina. Le voci le arrivano amplificate. Non sa neanche più da quanto non sentiva così forte la sua voce. Ma anche se l’emozione è tanta, non si muove di un millimetro. Anche se il cuore batte forte, lei è una professionista. Deve mantenere la posizione. Deve rimanere immobile.

«Chi sei?» Sherlock è evidentemente infastidito. Non solo non ha ancora idea di chi sia il suo nemico, ma chiunque sia lo sta costringendo a osservare John inerme che recita la parte da burattino per lui.

A questa domanda una porta si apre e fa il suo ingresso Moriarty. Finalmente parla con la sua voce.

Non deve più vedere né sentire John usato come una marionetta.

«Ti ho dato il mio numero. Pensavo mi avresti richiamato,» dice Jim offeso.

Lei non si perde un solo istante di quello che accade a così pochi metri al di sotto.

«È una L1 browning dell’esercito britannico quella che hai in tasca o sei solo contento di vedermi?» Moriarty avanza sicuro, con un sorrisetto stampato in volto.

«Tutt’è due.» Risponde Sherlock, stando al gioco.

«Jim Moriarty. Ciaoooo

Perché non poteva fare l’attore, Moriarty, invece del criminale? Per lei sarebbe stato un attore strepitoso.

«Jim, Jim dell’ospedale. Ah! Ho fatto un’impressione così sciatta? Ma d'altronde, suppongo fosse proprio questo lo scopo.» La luce rossa del fucile brilla, attirando per un secondo l’attenzione di Sherlock.

Si ritrova a controllare il respiro. Vorrebbe spostare il mirino su Moriarty, ma non può. Quel profumo le ha fatto capire subito chi la sta controllando da vicino.

«Non essere ridicolo. Qualcun altro ha il fucile. Non mi piace sporcarmi le mani.»

Lei trema un istante. Avere sotto tiro John non è così semplice, ma per fortuna non ha ancora acceso il puntatore laser.

«Ti ho fatto dare un occhiata, Sherlock. Una piccolissima occhiata a quello che posso combinare in questo grande mondo crudele. Sono uno specialista, come vedi. Come te,» continua la sua spiegazione Moriary.

Lo sguardo di Sherlock si apre, consapevole di quello che è davvero accaduto.

«Caro Jim, potresti occuparti per mio conto di far sparire la stupida sorella del mio amante? Caro Jim, potresti occuparti di farmi sparire in sud America?» Bisogna concedere che Sherlock riesce a unire i puntini velocemente.

Moriarty avanza. Per un istante lei riconosce il sorriso seducente. È affascinante, deve ammetterlo.
Che sia il fascino del male o meno, non lo sa, ma persino lei non può ignorare la cosa.

«Proprio così,» dice soddisfatto il criminale.

«Un consulente criminale. Geniale!» commenta Sherlock.

«Eh, sì! Nessuno risale mai a me. E mai nessuno lo farà.»

Sherlock carica il colpo. Lei spera che non sia davvero tanto scemo. Ma dopo quello che ha visto con quel tassista, non si sorprenderebbe se lo fosse.

«Io l’ho fatto.» Sherlock ribatte con una punta d’orgoglio.

«Ci sei arrivato vicino. Ma ora sei sulla mia strada.»

«Grazie!»

«Non era un complimento,» risponde Moriarty, fintamente annoiato.

«Sì che lo era.»

«Sì, okay lo era. Ma ora basta flirtare, Sherlock. Papà ne ha avuto abbastanza.»

Un sospiro scocciato, quasi nauseato, dietro di lei le fai intuire che la Signora è d’accordo con ciò che il suo capo ha appena detto. Può quasi vederla mentre solleva gli occhi al cielo, infastidita.

«Ti ho mostrato cosa posso fare. Mi sono sbarazzato di tutte quelle persone con tutti quei problemi – persino di trenta milioni – solo per farti uscire allo scoperto. Prendilo come un amichevole avvertimento. Mio caro, fatti da parte. Sebbene mi sia piaciuto questo nostro piccolo gioco. Impersonare Jim l’informatico, fare il gay... Ti è piaciuta la trovata degli slip?»

«Hai ucciso.»

«In qualche modo si deve MORIRE.»

A sentire quelle parole, lei si domanda quanto sia scena e quanto sia realmente psicopatico. Quegli sbalzi d’umore non le sembrano normali.

«Riuscirò a fermarti,» insiste Holmes.

«No, invece.»

«Stai bene?» Sherlock si rivolge a John, forse perché Moriarty si sta avvicinando troppo al dottore.

Quando oramai il criminale è a pochi passi, fissando Holmes negli occhi, domanda al dottore: «Puoi parlare, piccolo John, avanti.»

Probabilmente per Sherlock è davvero troppo vicino a John, perché fa catalizzare l’attenzione su di sé e sulla chiavetta in men che non si dica. «Prendila.»

«Oh, quella, i progetti missilistici... Noiosoooo! Avrei potuto trovarli ovunque.» Appena Jim sorpassa il dottore, lei sa già quello che John ha in mente.  Lo conosce bene. «Sherlock, corri!» urla infatti, arrivando alle spalle di Moriarty afferrandolo, imprigionandolo.

Non male come idea, le tocca ammettere. Completamente inutile, certo, ma lui non può saperlo, perché non ha idea di quante persone siano lì.

«OH, beeene! Molto bene!»

«Se il tuo cecchino preme il grilletto, Moriarty salteremo entrambi.» La voce di John è molto calma.
Sotto sforzo per dover trattenere Moriarty e sotto stress avendo chili di esplosivo addosso, riesce comunque a essere calmo. È  consapevole che potrebbe morire, ma prende tutto con una leggerezza sorprendente. Niente forma il carattere di un uomo come la guerra.

«Che carino!» cinguetta Moriarty. «Capisco perché gli sei affezionato. Ma sai, a volte si esagera con l’amare i propri cuccioli. Sono così leali, ma...» Tocca a lei, ora, Si prepara prendendo la mira. «Le conviene mostrare le mani, dottor Watson. Fregato!» Ed ecco che la luce del suo laser si posa sulla fronte di Sherlock.

«Sei davvero brava, precisa, non ti dispiace se prendo il tuo posto?» Moran si è avvicinata e lei sa che non può certo mandarla a quel paese. Si allontana dal fucile permettendole di prendere il suo posto. Nemmeno Moriarty si può essere accorto dello scambio. Se crede però di averle tolto il potere tra le mani, si sbaglia di grosso. La sua pistola ben nascosta è pronta all’uso, e non l’ha mai tradita.

Intanto, John lascia Moriarty e si allontana.

«È un Westwood.» Si aggiusta meglio possibile il vestito e poi si rivolge al consulente investigativo non dando alcuna attenzione a John. «Sai cosa succede se non mi lasci in pace Sherlock? Indovina.»

«Ah, dunque vediamo... verrò ucciso?»

«Ucciderti? Nooo, è troppo banale. Insomma: ti ucciderò comunque, un giorno, ma non voglio affrettare le cose. Voglio lasciarmelo per qualcosa di speciale. No, no, no, no, no. Se non la smetti di indagare, ti brucerò. Ti brucerò il cuore, te lo garantisco.»

«Mi dispiace. Ho saputo da fonte certa che non ce l’ho,» ribatte Sherlock, tentando di sembrare forte e del tutto a suo agio di questa affermazione.

«Ma sappiamo entrambi che non è affatto così.» Non c’è bisogno che aggiunga altro, l’unico a non capire (o a fingere di non capire) il senso di questa frase è John. «Beh, è meglio che me ne vada, ora. Sono felice della bella chiacchierata.»

«E se io ti sparassi adesso, in questo momento?» continua Sherlock che non vuole lasciarlo scappare.

«Allora potresti goderti l’espressione stupita sul mio viso. Ohhhhh! Perché sarei stupito, Sherlock, lo sarei davvero. E direi anche un po’... Un po’ deluso. E di certo non potresti godertela per molto. Ciao, Sherlock Holmes.»

«Ti beccherò più tardi!» dichiara il detective.

«Non credo proprioo!» E con quest’ultima affermazione, Moriarty esce di scena. È così teatrale, Jim.

Lei sa che è tutta una finta, ma spera che il piano funzioni. È un po’ come far finire Sherlock dalla padella alla brace. Dovrà metterli entrambi nelle mani della Adler, ma Mycroft è convinto che possano resistere, e lei non può negare che non hanno molta scelta visto che conosce perfettamente le mosse di Moriarty. In effetti, la Adler è l’unica alternativa che hanno. Del resto, la brace è abbastanza lontana e, se giocheranno bene le loro carte, eviteranno scottature importanti.
La padella, d’altro canto... Da quella non sa bene come potrebbe salvarli senza uscire allo scoperto.

Sorride alle spalle di Moran, la quale credeva che prendendo il suo posto l’avrebbe messa in difficoltà, quando invece le ha reso le cose molto più semplici.

Potrebbe ucciderla in questo momento e nessuno ne saprebbe nulla, e contemporaneamente far fuori un sacco degli avversari, ma non potrebbe essere sicura che qualche pallottola vagante non rischi di colpire John e Sherlock. Per questo non lo fa.

Anche se il collo di quella biondina è così vicino che ci metterebbe un decimo di secondo a spezzarglielo.

È una tentazione molto forte, le sue mani prudono. Quella donna che ha davanti e le dà le spalle creerà un sacco di problemi, lei ne è certa. Ma Mycroft è stato chiaro: non deve torcerle un capello se non è strettamente necessario per la salvezza di Sherlock o del dottore. E per quanto il suo istinto le stia dicendo che forse non lo è nell’immediato ma lo sarà nel futuro, deve rispettare gli ordini.

È perfettamente cosciente che Mycroft le lascia più libertà di movimento rispetto a chiunque altro.
Nessuno potrebbe permettersi di fare quello che vuole e parlargli direttamente, senza nessun pelo sulla lingua, come fa lei. Nessuno probabilmente ne ha mai avuto il coraggio.

Ma lei capisce quel tizio burbero che finge di essere un iceberg senza cuore. Lo capisce meglio di quanto si possa intuire. Loro due sono uguali: fingono di non avere un cuore, prendono decisioni difficili per proteggere quelli che amano, distruggendo nel mentre pezzo dopo pezzo la loro anima.

È quello che fanno entrambi da una vita.

«So che mi senti, ragazzina, e so che non puoi rispondermi, ma fai esattamente quello che ti dico. Sono certo che hai preparato il prepagato in modo che ti basti un micromovimento per inviare quel file. Fallo appena te lo dirò e saranno salvi.» La sua voce giunge bassa nel suo orecchio, come se stesse bisbigliando, ma straordinariamente chiara. «Lo so che vorresti togliere di mezzo la donna che hai davanti. Lo so che la reputi il male sceso in terra, anche se non riesco a capire come hai fatto ad inquadrarla così bene alla prima occhiata; pertanto sono certo tu abbia ragione. Ma, per ora, dobbiamo evitare di fare passi falsi. Non devi bruciarti la copertura per nulla al mondo. Se vuoi che Sherlock e il dottore siano al sicuro, devi restare all’interno dell’organizzazione fino alla fine.»

Le viene da sorridere. Almeno lo ha ammesso che ha perfettamente ragione a non fidarsi di quella maledetta biondina, ma il suo ragionamento non fa una grinza. Deve restare in quella organizzazione fino a quando non verrà smantellata, Deve aiutare dall’interno, a farlo. Senza di lei non potranno mai farcela.

Se esistesse un modo di far fuori Moran e non far saltare la sua copertura, lo farebbe, ma non c’è; non ora, almeno.

Intanto, sotto di lei le cose si stanno muovendo. Sherlock ha aiutato John a liberarsi del giubbotto esplosivo e grazie all’acustica le arrivano le battute che si scambiano.«Stai bene? Stai bene?» Sherlock è visibilmente nervoso e preoccupato. Strappa letteralmente l’esplosivo da John e lo butta di lato.

«Sì sto bene,» gli risponde Watson.

«Okay.» Holmes sembra ancora nervoso.

«Sto bene, Sherlock. Sherlock! Oddio... Ma tu stai bene?» gli dice, mentre si appoggia al muro e si lascia scivolare sul pavimento. La tensione è alle stelle.

«Io? Sì. Sto bene, bene. Quella cosa che... Che hai fatto...Cche ti sei offerto di fare, era...» Sherlock sembra imbarazzato.

«Per fortuna nessuno ci ha visti,» risponde il dottore, cambiando discorso.

«Nh?»

«Mi hai strappato i vestiti di dosso in una piscina buia, la gente chiacchiera,» continua John, portando un grosso sorriso sulle labbra del detective.

«Beh, diciamo che non fa altro!» Ridono insieme, e persino lei non può lasciarsi sfuggire un sorriso.

«Che carini... Sono adorabili, insieme, non credi? Quasi mi spiace dover eseguire gli ordini di Moriarty.» La luce del mirino laser colpisce il centro del petto di John.

A lei manca il respiro, ma deve mantenere la calma. Forse, alla fine, è un bene che la biondina abbia preso il suo posto. Sarebbe davvero riuscita a mirare direttamente al cuore di John?

«Tranquilla, ragazzina, è tutto sotto controllo. Ci penso io, lo sai. Tu tieniti pronta.» Come se lui sapesse, le sussurra nell’orecchio quello che ha bisogno di sentire.

Ed ecco che ritorna sulla scena Moriarty.

«Scusate, ragazzi, sono così volubile. È una mia debolezza, ma a essere onesto è la mia unica debolezza. Non posso permettervi di continuare. Non potete. Vorrei convincerti... Avrai già immaginato tutto quello che avrei da dire.» La recita di Moriarty è ancora in atto. È davvero così a suo agio! Sembra un attore di teatro.

«Ora, ragazzina, ora!» La voce di Mycroft all’orecchio le dà l’ordine che stava aspettando.

Esegue l’ordine e invia i file. Dal suo punto di osservazione, riesce a intravedere lo sguardo che John lancia a Sherlock, e inizia seriamente a pregare che tutto vada come deve andare. Che quella donna riceva il messaggio in tempo e si comporti di conseguenza.

«Probabilmente avrai già immaginato la mia risposta.» La voce di Sherlock è calma mentre mira al giubbotto di esplosivo.

Ti prego, ti prego, ti prego! Lei neanche sa chi sta pregando, ma lo fa, sperando che qualcuno lassù l’ascolti.

Tutto sembra immobile. I cecchini aspettano. Nessuno oserebbe sparare se il capo non dà il segnale concordato, e lui è abbastanza fuori di testa per vedere se Sherlock fa sul serio o no.

I secondi più lunghi della sua vita passano prima che quella ridicola suoneria faccia riavviare il tempo.

«Perfetto, ragazzina, perfetto!» La voce sollevata di Mycroft all’orecchio le fa sfuggire un leggero sorriso.

La voce di Mycroft e lo sbuffo seccato di Moran.



Continua...


Note: Eccoci qui, alla fine della prima stagione, voi vi ricordate cosa avete pensato quando l'avete vista? Io sì, era la prima volta che davano Sherlock in chiaro in Italia, su Italia Uno in seconda serata. E non avevo la più pallida idea che avrei dovuto aspettare anni per la seconda stagione, neanche lo sapevo che le stagioni si Sherlock fossero composte da soli tre episodi. Mamma mia quanto ho sclerato quando l'ho scoperto... comunque io, al contrario dei Moffits sono brava, non vi farò aspettare due anni per il prossimo aggiornamento, solo una settimana.
Grazie davvero per seguire questa mia storia.
A settimana prossima!
  
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