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Autore: Sersci    02/08/2019    1 recensioni
Christian Deveraux è ricco, cinico ed arrogante. Charlotte lavora per pagarsi gli studi all'Università.
Tra i due è odio a prima vista. Oppure no?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Quella stupida l'aveva messo in un bel guaio. Nessuno si era mai permesso di fargli fare una figura del genere. I Girard se ne erano andati. Susan era preoccupata per la sua amica, ma a lui non gliene importava nulla di quella ragazzina. Chiamò Bruno e gli chiese di  fare ricerche più approfondite su Philippe Morel. Avrebbe spazzato via dalla faccia della terra sia lei che suo padre. Li avrebbe distrutti. Aveva gli occhi che gli bruciavano per la collera. Entrò in camera sbattendo la porta. Aprì l'armadio per prendere un asciugamano, forse una doccia calda era l'ideale per calmare i suoi istinti omicidi. I vestiti erano tutti lì, non si era portata via niente. Eppure erano molto costosi e, rivendendoseli avrebbe potuto raccimolare qualche soldo.  

"Preciso e veloce come sempre. Ti ringrazio, Bruno". Christian Deveraux era soddisfatto. Aveva trovato il modo di vendicarsi per l'affronto subito. Philippe Morel aveva un piccolo prestito, probabilmente acceso per aiutare sua figlia negli studi. Aveva messo come garanzia l'officina di cui era proprietario assieme a suo fratello. Decise di contattare il direttore della banca affinchè richiedesse in anticipo la restituzione della somma per intero. Sicuramente Morel avrebbe dovuto vendere la sua azienda e per lui sarebbe stata la fine. La sola idea lo tranquillizzò. Per qualche tempo potevano sopravvivere. In fin dei conti, sua figlia aveva l'assegno che lui le aveva dato per passare quei giorni con lui e fingersi una fidanzata amorevole e devota.

Scese al piano di sotto. Era tempo di affrontare l'intera famiglia. 

"E' impensabile, come ti è venuto in mente? Portare un'estranea in casa e spacciarla per la tua futura moglie". Marcel Deveraux era livido in volto. Stava letteralmente scoppiando. Sua moglie Anne cercava invano di calmarlo, ma anche lei era contrariata. Il Natale, la sua festa tanto amata, era ormai irrimediabilmente rovinata.

"Nipote, se te la lasci scappare sei un idiota". Sua nonna Pauline spiazzò davvero tutti. Lei che odiava tutte le ragazze che portava, adesso, per la prima volta, si schierava con una di loro? Christian la guardò truce. Tutta quella pantomima l'aveva ideata quasi a causa sua ed ora prendeva le difese di una sciocca ragazzina che lo aveva offeso? Era davvero inconcepibile!

"Co-sa stai di-cen-do nonna?". Scandì le parole perchè era convinto che sua nonna fosse fuori di testa. "Dico che è perfetta per te. E' vero ci ha mentito, ma tu l'hai costretta. Charlotte è una ragazza sensibile, dolce e non mira ai tuoi soldi come le altre ochette che ci propini ogni anno". Stava per obiettare che la dolce Charlotte in realtà si era intascata un assegno di ventimila euro. Era vero che ne voleva la metà, ma lui aveva scritto la cifra pattuita all'inizio e non aveva  protestato più di tanto. Perciò non era diversa dalle altre. Zoe si intromise nella discussione. "Anche a me piace, fratellone. Con me era sincera, ne sono certa. Mentre andava via le sono corsa incontro. Piangeva ed era molto triste, non stava fingendo. Prima che me ne dimentichi, mi ha dato questa". Zoe estrasse una busta bianca. Christian l'aprì e rimase sorpreso dal contenuto. Piccoli pezzetti di un assegno strappato. Era quello che le aveva firmato lui. Quella ragazzina era una santa o un'abile manipolatrice. Era confuso.

La notte fu insonne. Per la prima volta in vita sua aveva avuto degli incubi. Era tentato di chiamare il direttore della filiale e distruggere Philippe Morel, ma dall'altra parte l'assegno rotto da Charlotte lo spiazzava. Come potevano sopravvivere quei due senza un centesimo in tasca? Decise di desistere dal suo proposito. Ritornando a Parigi avrebbe cambiato ristorante e non l'avrebbe più vista. 

Fu la colazione più movimentata della sua vita. Ora anche suo padre e sua madre tifavano per la ragazzina. Era una gabbia di matti. "Christian dovresti parlare con lei. Abbiamo visto il modo in cui lei ti guardava, le piaci tesoro, ne sono convinta". Sua madre Anne era impazzita. Charlotte lo odiava e lo vedeva come il fumo negli occhi. Doveva ammettere che mentre dormiva, in più di un occasione, si era soffermato a guardarla. Sembrava un angelo. I lunghi capelli sparsi sul cuscino e quel leggero profumo di vaniglia lo avevano inebriato. 

Parigi sembrava triste. Una leggera pioggerellina spezzava l'aria gelida di dicembre. Aprì il frigo e si preparò un toast. Per un istante pensò di ordinare al Les Etoiles, ma lasciò perdere. Doveva cambiare ristorante, quindi tanto valeva cominciare da subito.

I  giorni successivi furono un problema. Era in ufficio, ma spesso la mente andava a Charlotte. Non poteva essersi innamorato, decideva lui quando cominciare e quando finire una relazione e non aveva mai provato alcun minimo dispiacere nel chiudere una storia. Questa volta però era diverso. Amava sfiorarla, prendere le sue piccole mani tra le sue, sentire i brividi che l'attraversavano quando la toccava.

Era una pazzia, ma si decise a farla.

   
 
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