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Autore: KiarettaScrittrice92    03/08/2019    2 recensioni
Marinette Dupain è una delle più brave ballerine dell'Operà de Paris, ma quando il misterioso Fantasma che vive nascosto in quel luogo scopre le sue magnifiche doti canori le promette qualcosa che lei non potrà mai più rifiutare: un amore pericoloso, violento e proibito.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Lo sbocciare dellamore

Ebbe appena il tempo d’incrociare il suo sguardo, che lo vide sparire. In un attimo il terrore prese possesso di lei, attanagliandole il petto e mozzandole il fiato.
Tutto ciò che era successo nelle segrete la sera del suo grande debutto sembrava essere sparito nel vedere quella scena orripilante. In quel momento riusciva a vedere solo il mostro dietro la maschera e non l’uomo di cui lui le aveva parlato. Aveva ucciso una persona.
In un attimo un’altra enorme paura le inondò il cuore. Se era disposto a uccidere chi lo intralciava e allo stesso tempo la pretendeva come sua, allora voleva dire che c’era qualcun altro in pericolo.
Corse via, con una parte del vestito di scena che ancora stava indossando, afferrando al volo una cappa rossa a pois neri, da una schiera di abiti da scena che si trovavano lì vicino. Doveva trovare Nathaniel, doveva trovarlo prima che lo trovasse lui e lo uccidesse.
Per sua fortuna il rosso aveva avuto la sua stessa idea, abbandonando il palco numero cinque e raggiungendo i dietro le quinte, incrociandosi con lei all’ingresso dei camerini.
«Marinette... Per fortuna stai bene.» disse con un sospiro il ragazzo.
«Dobbiamo andare via Nathaniel, non sei al sicuro qui!» esclamò lei, afferrandogli la mano e cominciando a salire le scale a chiocciola che portavano ai piani superiori del teatro.
«Marinette dove stiamo andando?» domandò il ragazzo confuso, stando attento a non inciampare per le scale, mentre entrambi correvano sempre più in alto.
«In un posto che conosco solo io...» cominciò a dire, rendendosi conto subito dopo che non era affatto così. Quello dove lo stava portando era il luogo dove lei si esercitava nel canto, ciò voleva dire che lui conosceva bene quel posto: stava portando Nathaniel verso quello che probabilmente sarebbe stato il suo aguzzino. Eppure le sue gambe, sembravano non volerne sapere di fermarsi, per darle il tempo di ragionare; quasi come se il suo istinto le dicesse di andare comunque lì.
«Marinette per favore, fermati un attimo.» cercò di dirle lui.
«Ti ucciderà se non fuggiamo!» fece lei, finendo di salire e percorrendo una passerella in legno che portava a un’altra zona del teatro.
«Mi... Mi ucciderà?! Di chi stai parlando?» domandò il ragazzo, la sua voce ora appariva leggermente impaurita e confusa.
Lei però non sembrava ascoltarlo. Riusciva solo a percepire quella maledetta ansia che le attanagliava il petto. Ripensava alla notte passata nelle segrete, a come l’aveva ammaliata e l’aveva fatta sua e non riusciva più a comprendere cosa fosse vero e cosa no. Si rese conto che non stava cercando di salvare il suo amore d’infanzia, ma lei. La paura di essere braccata da lui, ora la spaventava; la spaventava l’idea che se l’avesse rivisto si sarebbe fatta nuovamente ingannare da quella passione morbosa che lui le provocava, facendola cadere in un baratro di oscurità da cui non sarebbe più risalita.
«Il Fantasma dell’Opera...» rispose con un soffio, prima di aprire la porta che dava sul tetto del maestoso edificio.
Leggera neve cadeva sulle strade di Parigi, già coperte da un leggero manto bianco, ma nemmeno quello spettacolo placido e rasserenante, riuscì a darle pace al cuore.
«Fan... Marinette, non c’è nessun fantasma...» cercò di dire il Visconte, avvicinandosi a lei e prendendola per le spalle.
«Nathaniel, io l’ho visto. – fece lei con una punta di terrore nella voce – Sono stata là sotto con lui, in quel mondo di tenebre e oscurità. Io sono...» non riuscì a dire altro, non voleva rivelare quello che era accaduto lì: né il fatto di essersi conceduta per la prima volta a lui, né quello di aver visto per un attimo ciò che celava la maschera.
Fu un attimo, una sensazione strana, come se tutto all’improvviso quell’ansia si fosse affievolita; come se si fosse ricordata di cosa era davvero accaduto quella notte, di quelle sue parole dolci e allo stesso tempo passionali, ma soprattutto di tutti quegli anni passati insieme, su quel tetto, nonostante lei non l’avesse mai visto prima di allora.
Improvvisamente una melodia sembrò suonare nel suo cuore e nella sua mente, una melodia dolce che le ispirava altrettante dolci parole e che non riuscì a trattenersi da esprimerle a voce.

Una voce, il mio spirito, quel dì incantò.
Dentro me dolci note udite mai,
dentro me la magia spiegar non so.
Sento che suona lieve qui per me.

 

La sentì cantare quelle parole, mentre si allontanava dal Visconte, rendendosi conto che erano dirette a lui, anche se non era a conoscenza del fatto che la stesse ascoltando. Percepì un tuffo al cuore nel sentire quella melodia: nonostante le sue parole fossero in qualche modo dolci e leggermente malinconiche, la sua voce invece era lieve e spaurita, come se fosse spaventata da quello che provava, come se il solo suo pensiero la terrorizzasse.
«Marinette, magari... Magari è stato solo un brutto sogno... – cercò di calmarla il rosso, riavvicinandosi a lei e accarezzandole le spalle – Non pensarci più, dolce Marie.» concluse, regalandole un sorriso dolce e rassicurante, un sorriso che lui non le avrebbe mai potuto donare.
Lei però continuò a cantare e lui si sentì quasi cullato da quelle parole, mai nessuno l’aveva compreso come aveva fatto lei.

Negli occhi suoi, la tristezza immensità.
Mi spaventai, ma nel cuore mio sarai.

Percepì un fremito nel sentire quelle ultime parole, nel comprendere che nonostante tutto, nonostante la paura che le provocava, lei era rimasta innocentemente e meravigliosamente innamorata di lui, o per lo meno del suo ricordo.
«Oh Marinette...» disse in un sussurro, da dietro la statua in cui di solito si nascondeva durante le loro lezioni di canto.

 

La bruna trattene per un attimo il respiro, giurando di aver sentito la sua voce sussurrare il suo nome, ma forse l’aveva immaginato. In fin dei conti in quel posto aveva avuto talmente tanti di quei momenti con il suo Angelo, che poteva anche essere stata colta dalla suggestione del momento. Nonostante tutto la paura l’attanagliò di nuovo, facendole percepire il suo cuore martellare frenetico nel petto.
Solamente quando Nathaniel la raggiunse, avvolgendola da dietro con le braccia e sussurrandole all’orecchio parole che non avrebbe mai scordato, riuscì pian piano a calmarsi.
«Marinette, so di non essere perfetto... Ma qualsiasi cosa ti spaventa, sappi che ti proteggerò.» disse con tono dolce.
La ragazza si voltò verso di lui, incrociando quegli occhi verde scuro, come i pini d’inverno, ben diversi dal verde intenso e sfavillante di quelli del Fantasma. Quegli occhi, leggermente nascosti dai capelli rossi, non le trasmettevano passione e forza, ma amore e protezione.
«Nathaniel tu...» non riusciva a parlare, ma non più per la paura, si sentiva quasi imbarazzata e forse onorata di quelle attenzioni, quelle attenzioni che aveva sempre ricevuto dal bambino dai capelli rossi che tutte le mattine si recava alla boulangerie di suo padre.
«Qualunque cosa accada, io ti proteggerò.» disse lui con un filo di voce.
«Come ho fatto a scordarmene.» sorrise lei, allungando una mano sui suoi capelli e spostando leggermente la frangia.
«Cosa?» chiese lui, leggermente confuso, ricambiando quel gesto con una carezza sulla sua guancia nivea.
«Che per me ci sei sempre stato tu. Cos’altro mai potrei chiedere?»
A quelle parole lui l’abbracciò, stringendola forte tra le sue braccia. Una stretta dolce, affettuosa, che lei ricambiò subito senza remore.
«Potrai sempre fidarti di me, dolce Marie.» le sussurrò ancora.
«Lo so.» rispose semplicemente lei allontanandosi un po’, in modo che potesse vederlo meglio in viso.
«Ti amo, Marinette.» il suo tono era dolce e leggermente imbarazzato, ma chiaramente sincero.
La corvina si avvicinò a lui, lentamente, fino a che le loro labbra non s’incrociarono in un meraviglioso bacio.

 

Percepì una fitta al cuore, come una stilettata in pieno petto, che sapeva sarebbe sparita difficilmente. Strinse con nervosismo le mani guantate di nero, mentre il dolore s’irradiava in ogni fibra del suo corpo. Quel bacio, il suo primo bacio, carico di amore e passione, l’aveva dato a quel maledetto nobile dai modi rozzi e impacciati. Si era perso per sempre il nettare migliore della sua adorata musa.
Li sentì allontanarsi e in un attimo cercò di riprendere il controllo di sé, sentendoli parlare di una carrozza con cui sarebbero scappati. Dopodiché abbandonarono il tetto, lasciandolo lì da solo.
Accecato dalla disperazione e dalla rabbia, uscì allo scoperto. No, non avrebbe permesso loro di scappare. Volevano il mostro? E allora avrebbero avuto il mostro! Avrebbe punito chiunque avesse ostacolato la sua arte e il suo amore. Aveva già sofferto abbastanza nel suo passato per patire ancora la tortura di un amore non corrisposto.

 

  
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