Libri > Good Omens
Ricorda la storia  |      
Autore: WoodEmma    04/08/2019    2 recensioni
In questa storia ho cercato di immaginare come Aziraphale e Crowley abbiano trascorso la prima notte dopo la non apocalisse a casa del demone e come hanno ideato il piano che gli ha permesso di ingannare le forze del paradiso e dell'inferno. Inizia quando scendono dall'autobus e prosegue nell'appartamento di Crowley, incentrandosi soprattutto sul dialogo tra i due. Ci sono scambi di sguardi e frecciatine, due creature celestiali che vorrebbero flirtare, ma sono troppo imbranate per farlo e la forza ineffabile dell'amore che alla fine vince su tutto. È basata principalmente sulla serie tv, (visto che prende spunto da una scena che nel libro non è presente) però da (ri) lettrice compulsiva del libro potrei aver inserito anche dettagli presi dalla versione letteraria.
Incipit: L’autobus diretto a Oxford si fermò nel bel mezzo di Londra, proprio di fronte al palazzo dove abitava Crowley. Gli altri passeggeri dormivano e anche il conducente sembrava essere in una sorta di stato catatonico, straordinariamente poco stupito da quell’insolita deviazione. Crowley si voltò verso Aziraphale, che era assorto nei suoi pensieri.
«Allora Angelo, ti fermi da me stanotte?»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’autobus diretto a Oxford si fermò nel bel mezzo di Londra, proprio di fronte al palazzo dove abitava Crowley. Gli altri passeggeri dormivano e anche il conducente sembrava essere in una sorta di stato catatonico, straordinariamente poco stupito da quell’insolita deviazione. Crowley si voltò verso Aziraphale, che era assorto nei suoi pensieri.
«Allora Angelo, ti fermi da me stanotte?»
«Va bene, in fondo pare che non abbia altra scelta.» replicò in tono distratto. Durante il viaggio lo aveva colto una profonda stanchezza e non notò la smorfia che quella sua risposta aveva provocato sul volto dell’amico.
Scesero dall’autobus e un’aria straordinariamente mite li colpì. L’angelo alzò lo sguardo verso il cielo notturno, dove le stelle apparivano più numerose e brillanti del solito, come se qualcuno ne avesse aggiunto qualche manciata in più e aumentato al massimo la luminosità. Anche se non c’era stata un’apocalisse a stravolgerlo il mondo sembrava un po’ diverso dopo l’intervento di Adam. E forse leggermente migliore. Un’ondata improvvisa di felicità lo colse, spazzando via tutta la stanchezza. Inspirò profondamente, raddrizzò le spalle, afferrandosi i baveri della giacca con le mani e sul suo volto si disegnò un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
«Ce l’abbiamo fatta vecchio mio!» esclamò lasciandosi trasportare da quell’impeto di gioia. «La prima notte dopo l’apocalisse, la prima notte di una nuova era. Non è stupenda? Ed è anche merito nostro.» Accompagnò la frase finale con un’energica pacca sulla spalla dell’amico che si voltò a guadarlo, piacevolmente sorpreso da quell’improvviso slancio di cameratismo. Ma l’espressione di stupore sul viso del demone durò solo una frazione di secondo lasciando subito il posto ad un ghigno amaro.
«Già, la prima notte per la terra e molto probabilmente l’ultima per me.» disse aprendo il portone del palazzo e imboccando il corridoio che portava all’ascensore. «Non so come la pensino i tuoi celestiali superiori sulla disobbedienza agli ordini ma quei bastardi infernali dei miei capi hanno una certa predilezione per le punizioni esemplari.» schiacciò il tasto dell’ascensore e poi proseguì lo sguardo fisso di fronte a sé «Certo, sedare una moltitudine di demoni pronti a scatenare l’apocalisse e fornire una spiegazione accettabile in merito al suo fallimento li terrà impegnati per qualche ora ma scommetto che già da domani saranno pronti a reclamarmi come capro espiatorio.»
Aziraphale ammutolì e un’espressione spaventata e confusa si dipinse sul suo volto. «Oh, è vero.» sospirò «In effetti, suppongo che anche tra i miei superiori la faccenda abbia generato un certo disappunto.»
Crowley sollevò le sopracciglia spostando lo sguardo sull’angelo, impettito accanto a lui. Aziraphale era sempre stato un maestro degli eufemismi ma quello li batteva tutti. In paradiso dovevano essere infuriati quanto all’inferno, se non di più. Quelli ai piani alti odiavano quando le cose non andavano come loro avevano prestabilito. Le porte dell’ascensore cominciarono ad aprirsi e il terrore sul volto dell’amico andò crescendo man mano che i pensieri si affollavano nella sua mente.
«Suppongo inoltre» proseguì balbettando, mentre entravano nell’abitacolo «che mi potrebbero ritenere direttamente responsabile di quanto è successo.»
Le sopracciglia di Crowley si alzarono di nuovo, ben al di sopra delle lenti scure «In effetti, qualcuno potrebbe dire che è merito nostro» replicò.
«Dunque suppongo di essere spacciato.» concluse Aziraphale in tono rassegnato con lo sguardo perso nel vuoto, mentre di fronte a loro le porte dell’ascensore si richiudevano e cominciavano a salire. «Sai, ai piani alti non piacciono le punizioni esemplari» continuò, come se stesse ragionando ad alta voce, ormai preda del flusso dei suoi pensieri «loro per i disertori preferiscono un’eliminazione immediata e definitiva.»
Adesso era il demone ad essere sorpreso “che eterei bastardi” pensò. Ma subito Aziraphale si affrettò a precisare, come se gli avesse letto nel pensiero «A ben vedere è un comportamento molto più misericordioso. Gli angeli non vogliono provocare sofferenza, non è nella loro natura.»
Crowley dopo aver conosciuto Gabriel nutriva seri dubbi in proposito ma non volle contraddirlo. Un silenzio pesante calò tra loro ma in un attimo il demone si riscosse e con un sorriso mellifluo disegnato sulle labbra si girò verso l’angelo al suo fianco. Con l’indice della mano destra fece scivolare gli occhiali da sole sul naso, quel tanto che bastava per scoprire le pupille serpentine e lanciò ad Aziraphale un’occhiata fiammeggiante «Dunque questa è la nostra ultima notte, angelo» sibilò «che vuoi fare?»
Aziraphale avvampò, lo sguardo fisso in quello del demone, e improvvisamente l’ascensore cominciò a sembrargli fin troppo stretto. Deglutì e tentò di muovere le labbra per formulare una risposta ma prima che entrambi potessero scoprire quale sarebbe stata l’ascensore arrivò al loro piano lanciando un suono squillante. Sobbalzarono all’unisono e in un secondo gli occhi di Crowley tornarono a nascondersi dietro le lenti scure, le lunghe dita si nascosero nelle tasche dei pantaloni e stringendosi nelle spalle uscì dall’ascensore con quell’andatura ondeggiante che lo caratterizzava. Aziraphale lo seguì, procedendo a piccoli passi spediti mentre sistemava nervosamente il farfallino.
Entrarono nell’appartamento e Crowley con uno schiocco delle dita fece accendere le luci guidando l’amico attraverso il dedalo di spogli corridoi e sottilissime porte scorrevoli che sparivano risucchiate dai muri.
«Non hai mai pensato di arredare un po’?» chiese Aziraphale guardandosi intorno.
«È arredato» ribatté il demone «statua, quadro, piante» proseguì indicando gli oggetti mentre si spostavano verso il salotto al centro del quale spiccava un divano bianco, squadrato e minimale che sembrava progettato con il preciso intento di scoraggiare chiunque ad usarlo. Aziraphale vi si sedette con circospezione mentre Crowley si avvicinò al mobile bar posto in angolo vicino alla finestra e cominciò ad armeggiare con bottiglie e bicchieri.
«Non c’è qualche speranza che i tuoi la risolvano con una lettera molto pungente? O con qualche nota personale sul tuo curriculum?» chiese porgendo da bere all’angelo.
«Non ho un curriculum.» replicò lui, aggrottando la fronte «Perché pensi che abbia un curriculum su cui mettere delle note? A cosa servirebbe?»
Crowley si strinse nelle spalle «Non so, sembra una cosa da voi.»
Aziraphale abbassò il capo fissando mestamente il bicchiere «Non credo di potermi considerare più uno di loro ormai. Ho disobbedito ad ogni ordine, mentito, abbandonato il mio esercito.» sospirò e alzò lo sguardo sull’amico che in piedi vicino al mobile bar si versava già il secondo bicchiere. Bevve un sorso dal suo, un ottimo whisky, e proseguì «Non mi stupirebbe se mi spedissero giù, dai tuoi, per punirmi o farmi ardere nelle fiamme infernali.» Crowley rabbrividì a quel pensiero e ammutolirono entrambi per qualche minuto. Poi Aziraphale aggiunse «Però rifarei tutto, ne è valsa la pena. E in fondo è stato anche divertente.»
Un sorrisetto malizioso aleggiava sulle sue labbra e Crowley gli sorrise di rimando annuendo. Di certo era stata l’avventura più folle degli ultimi 6000 anni, un primato non da poco, e la terra era salva, qualcosa doveva pur contare. Immerso in queste riflessioni sobbalzò quando Aziraphale chiese «E tu? Cosa pensi che ti accadrà?»
«Oh, non so.» sorrise nervosamente nel vano tentativo di nascondere una smorfia di terrore. Voltò le spalle per versarsi l’ennesimo bicchiere e si sforzò di continuare «Vista la passione che hanno laggiù per il concetto di contrappasso temo che si ispireranno a quello che ho fatto a Ligur.» Anche se gli dava le spalle poteva sentire lo sguardo penetrante dell’angelo fisso su di lui mentre chiedeva con tono inquisitorio «Che cosa è successo a Ligur?»
Crowley si voltò di scatto facendo schizzare in giro buona parte del whisky che aveva nel bicchiere, trangugiò il resto ed esordì con tono incerto, cercando di evitare lo sguardo dell’altro «Ricordi quel termos che mi hai dato nel 1967?»
Aziraphale inorridì «Oh mio dio, Crowley!» Il demone sospirò, sapeva che era stata una bastardata, persino per una creatura infernale come lui, ma che altre opzioni aveva? Fece per aprire bocca, pronto ad esporre le sue giustificazioni ma nel frattempo l’altro era scattato in piedi e si muoveva nervosamente per la stanza, le mani annodate dietro la schiena e la fronte aggrottata. «Non possiamo permettere che ti facciano una cosa del genere!» tuonò «Ti distruggerebbe del tutto!»
In quel momento Crowley si sentì investire da un’emozione totalmente nuova, pervaso da un calore dorato che riuscì a tranquillizzarlo anche in quella situazione disperata. Ripensò alle parole dell’angelo a proposito della sensazione che aveva avuto a Tadfield e adesso capiva di cosa stesse parlando, capì quello che doveva provare la cittadina di Tadfield. Per quanto chiunque abbia conosciuto Gabriel e Sandalophon possa nutrire seri dubbi in proposito, gli angeli sono essenzialmente creature fatte di bontà e amore. Aziraphale perlomeno lo era e di solito tendeva ad investire con il suo amore tutte le creature del creato, distribuendolo equamente. In quel momento però tutta la sua energia era concentrata su Crowley. Un essere umano probabilmente non sarebbe stato in grado di sopravvivere a una tale quantità di amore riversata tutta insieme e all’improvviso. Anche per un demone poteva essere destabilizzante, così rimase imbambolato per alcuni secondi con il bicchiere a mezz’aria mentre Aziraphale si muoveva nervosamente per la stanza, gesticolando agitato e borbottando frasi sconnesse. Poi cominciò a sorridere, invaso dalla futile e completamente insensata speranza che in fondo, finché fossero rimasti insieme, sarebbero riusciti a risolvere qualsiasi situazione.
«Non ti avevo mai visto così arrabbiato, se ti presentassi da Belzebù in questo stato potrebbe decidere di ammetterti nelle schiere infernali al mio posto.» sghignazzò, pronto a ricevere un’occhiataccia dall’angelo che invece si bloccò come folgorato da un pensiero improvviso e cominciò a frugarsi freneticamente nelle tasche della giacca da cui estrasse un pezzetto di carta sbruciacchiato. Fissando intensamente l’ultima delle profezie di Agnes Nutter tornò lentamente a sedersi sul divano.
Dopo un minuto di silenzio esordì con tono incerto «Potrei avere un’idea.» poi continuò con maggiore convinzione, alzando lo sguardo dal foglietto e rivolgendolo su Crowley «Anzi no, ho un piano. Ma è folle ed estremante rischioso.»
Il demone si allontanò ondeggiando dal mobile bar e andò a sedersi su una spigolosa poltrona posta di fronte al divano. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia divaricate e con un fluido movimento delle dita si tolse gli occhiali, scoprendo le pupille gialle in cui brillava un inconfondibile luccichio di sfida «Sono i piani che preferisco. Dimmi di più angelo.»

 

 

Grazie a tutti quelli che sono arrivati a leggere fino a qui, spero di non avervi annoiato (e di non aver sbagliato troppe volte a scrivere Aziraphale!). Erano anni che non scrivevo e i dialoghi non sono mai stati il mio forte quindi avevo molta paura a cimentarmi con un racconto del genere. Però la serie tv ha risvegliato tutta la mia passione per Azi e Crowley e mi sono sentita ispirata. Se volete lasciarmi un commento, anche con delle critiche, mi farebbe molto piacere. Vorrei tornare a scrivere, quindi qualunque spunto che può servire a migliorarmi sarebbe utilissimo!

Emma W.

   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: WoodEmma