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Autore: SignorinaEffe87    27/07/2009    2 recensioni
[Life on Mars (BBC)] "Capisco" asserì Sam Tyler, osservando di sottecchi l'espressione disorientata dell'ispettore capo Gene Hunt, la declinazione della sua eloquente mimica facciale che ancora mancava all'appello. Riusciva a comprenderne il disagio: quello sgangherato Wyatt Earp metropolitano era abituato a riempire di pallottole puttanieri, trafficanti e allibratori, non a sfidare in complicati giochi d'intelligenza uno sfuggente Arsenio Lupin.
"Quello che ti serve è un Pinkerton," sentenziò allora, in tono autoreferenziale, "e uno maledettamente bravo, per giunta." [Gene/Sam]
POSTATO IL QUINTO ATTO
Genere: Commedia, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Martian Chronicles'
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Act Three

Charade

"Why do you leap thus from mood to mood?
Your love and hate both go too far, on whomever centred."
Euripide(*)


"Pronto, boss?"
Sam non si lasciò scoraggiare dalla lunga pausa di silenzio che seguì le sue parole, dall'altro capo dell'apparecchio: oltre a scorgere l'ombra corpulenta di Hunt riflessa sui vetri smerigliati dell'ufficio, vedeva distintamente inequivocabili volute di fumo di sigaretta salire dall'interno della stanzetta, tradendo la presenza certa dell'occupante.
Costui, dopo aver intuito che non sarebbe riuscito a levarsi di torno quella ronzante zecca a due gambe solo con una resistenza passiva, salmodiò, in tono compunto: "Risponde la segreteria telefonica del Mago di Oz. Lo stregone, al momento, è assente: sta usando le proprie inarrivabili doti amatorie per rendere questa giornata indimenticabile per la Buona Strega del Nord. Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico e sarete richiamati, tutti, tranne quell'immane scassacazzi dell'ispettrice Dorothy Tyler."
"Oh, Gesù, Giuseppe e Maria!" gemette a mezza bocca il sottoposto, sconsolato, prima di stabilire che scomodare la Sacra Famiglia per quell'osceno panzone, oltre a risultare alquanto blasfemo, sarebbe stato del tutto improduttivo. Quindi, ringhiò di rimando: "Smettila di fare lo stronzo, è una faccenda grave!"
"Se davvero lo è," dubitò una voce gutturale, perfettamente udibile anche attraverso le spesse pareti dello studiolo, "perchè mandi a puttane le sudate tasse della comunità usando la linea interna, quando ti trovi sì e no ad un tiro di sputo dal mio ufficio?"
"Perchè mi risulta di non essere persona gradita, all'interno della tua cittadella a regime dittatoriale, boss" controbattè l'ispettore, alludendo all'esito lapidario della loro discussione su Bonnie e Clyde, avvenuta il pomeriggio precedente: possibile che quell'emotivamente intangibile scimmione avversasse a tal punto l'improbabile coppietta di ladri da aver rimosso qualsiasi particolare inerente all'argomento?
"Comunque, non è questo il punto" riprese subito, per poi rivelare, in un esitante fil di voce: "Ho parlato con Roger Maugham, ieri sera."
Fu questione di un attimo, un impercettibile spostamento d'aria, un lieve refolo che gli solleticò lo zigomo, prima che la punta d'acciaio di una freccetta si conficcasse, con uno schianto assordante, nel malleabile metallo di scarsa qualità dell'armadio dietro di lui, nel punto esatto in cui si sarebbe trovata la sua faccia, se un sibilo sinistro non l'avesse persuaso a balzare di lato, appena in tempo.
Strabuzzando gli occhi dinanzi alle alette di plastica che ancora vibravano per il colpo a qualche millimetro dal suo naso a patata, Tyler impallidì, contrasse le dita attorno alla cornetta del telefono, camuffò un istintivo gridolino isterico in un singulto altrettanto alterato e strillò, in maniera non del tutto mascolina, ma direttamente proporzionale al terrore che l'aveva quasi sopraffatto: "Che cazzo ti è saltato in mente, boss? Potevi uccidermi, con quell'affare!"
"Taci!" ululò per tutta risposta Hunt, materializzatosi sulla porta dell'ufficio con lampanti intenti omicidi che trasparivano da ogni singolo tratto aggrottato del suo volto. "Mi sto ancora dando del coglione per aver sbagliato mira!"
Tutte le dannate volte in cui veniva agguantato, strattonato e percosso da quell'incontrollabile despota, Sam si stupiva di come una tal massa di grasso cadente e muscoli fuori forma fosse in grado di muoversi in modo così veloce da coglierlo sempre di sorpresa: forse, meditò tristemente in quel momento, mentre veniva trascinato senza alcuna pietà in direzione dello studio, era lui ad avere riflessi imbarazzanti e prevedibili, alla stregua di un ottantenne rincitrullito.
"Deduco che il mio esilio forzato dai tuoi tirannici lidi sia appena finito..." ironizzò, cercando di opporre una strenua quanto vana resistenza alle mire dell'iracondo ciccione, il quale soffiò, prima di chiudere la porta alle loro spalle e scagliarlo contro il mobile più vicino: "Non voglio che qualcuno scivoli sul tuo lurido sangue e si faccia male, dopo che avrò finito di ridurti in poltiglia!"
Tyler cozzò contro lo spigolo della scrivania, un atterraggio traumatico che gli mozzò il fiato in gola, quindi avvertì la stretta ferrea delle dita tozze di Gene attorno al proprio collo ed il suo algido muggito che lo avvertiva: "Oggi sono di buonumore, Sammy boy: ti concedo ben due secondi per darmi una spiegazione ragionevole o un ultimo, fottuto desiderio, poi perderò il controllo delle mie azioni."
Senza avere neppure la forza per dimenarsi, l'ispettore esalò, ricorrendo al poco ossigeno rimastogli nei polmoni: "Vuole che lavoriamo per lui, boss."
"Merda, questa è una risposta valida" fu costretto ad ammettere il superiore, con cocente delusione, dopo aver allentato la presa soffocante dal sottoposto ed avergli permesso di accasciarsi al suolo, più o meno incolume. Allora, ignorando l'ostentato massaggio al collo martoriato e lo sguardo colmo di biasimo del collega, si assise di nuovo, pesantemente, sul proprio cigolante trono e prese a giocherellare in atteggiamento minaccioso con una seconda freccetta appuntita: "Esigo un resoconto dettagliato della tua chiacchierata notturna con quella checca, sempre che, per puro culo, tu non l'abbia registrata."
"Boss, in casa mia è già un miracolo trovare un barattolo che non sia infestato da tarme sul piede di guerra, perchè non c'è nulla da rodere, figurarsi un registratore..." tentò di giustificarsi il poliziotto, ricevendo a mo' di prevedibile replica un ruvido: "Sei tu quello che rompe per farcelo portare persino al cesso, Tyler."
D'accordo, questa se l'era meritata.
Pertanto, incassò stoicamente la stoccata e proseguì nel proprio racconto: "Non che ci sia molto da dire, boss: credo che abbia capito di non aver a che fare con dei lobotomizzati irrecuperabili della serie Litton e co., dunque ha pensato che, se vuole uscire vincitore e pulito da questa storia, non ha altra scelta che allearsi con noi."
"E in che cosa consisterebbe questa alleanza?" pretese di sapere l'ispettore capo, senza curarsi affatto di celare l'enfatica repulsione che il pensiero di dover avere ancora a che fare con quel paio di criminali atipici suscitava in lui. "Ci serviranno su di un vassoio d'argento un'altra mezza sega di delinquente, in cambio di qualche scartoffia antiquata?"
"All'incirca, hai fatto centro, boss" annuì il sottoposto, apprezzando quella scurrile, ma efficace capacità di sintesi più di quanto sarebbe stato opportuno da parte sua. "Noi scegliamo un malvivente della città, beninteso uno che possieda qualche rara opera d'arte di valore, preferibilmente libri: loro dirigono le operazioni di arrembaggio e saccheggio, tenendosi la refurtiva, mentre noi assicuriamo il cattivo alla giustizia e teniamo la boccaccia chiusa sui loro illeciti maneggi. Mi ha persino giurato che lasceranno Manchester, ad affare concluso."
"Certo, e io mi scoperò Anita Pallenberg nell'attico con piscina dell'hotel Majestic" sbuffò Hunt, assai poco persuaso, prima di obiettare: "A che punto arriva l'inculata, Sammy boy? No, perchè magari tu ci sei abituato, ma io preferirei prepararmi psicologicamente alla perdita della mia seconda verginità, se è proprio inevitabile."
Beh, questa se l'era meritata un po' meno, ma poteva concedergliela, anche se solo per riuscire a convincerlo ad imbarcarsi in quella rischiosa e inusuale caccia al ladro: "Ovviamente, Maugham non è stato esplicito al riguardo, tuttavia sospetto a ragione che cercheranno di fotterci, nel senso traslato del termine, prima della fine della storia. Però, se intendono ucciderci o annientare la nostra reputazione già di per sè traballante, questo non mi è dato saperlo."
Quindi, arricciò le labbra sottili in un ghigno saputo e gettò sul tavolo il proprio asso nella manica, augurandosi di strappare almeno uno strascicato mugugno d'apprezzamento al superiore: "E' per questo che ho già in mente un piano per batterli sul tempo ed incastrarli."
Dovette accontentarsi di un folto sopracciglio biondo cenere che s'inarcava con aria interessata, massima esternazione di stima possibile nello stato d'animo ancora bellicoso del ciccione. Perciò, interpretandolo come un tacito invito a chiarire la sua macchinazione, premise, serio: "Prima di esporti la mia idea, mi devi promettere che, finchè questa vicenda non sarà risolta ed archiviata, ti sforzerai di non contestarmi parola per parola e di attenerti agli accordi presi, boss."
"E poi, pretendi anche che finga di essere il tuo amante, Sammy boy?" sbottò a quel punto Gene, prima che un tenue velo di rossore reticente accendesse le guance tonde dell'ispettore, il quale arretrò di qualche passo verso la porta, nell'illusoria speranza che il collega facesse di nuovo cilecca con il dardo, mentre confessava, a disagio: "Beh, ecco, era l'unico modo per persuadere Maugham a far entrare anche te nell'accordo... Intendo, sostenere che siamo... intimi."
Ok, tentare di abbatterlo lanciandogli contro la lampada alogena da tavolo era decisamente eccessivo, ma, dopo quella vergognosa ammissione, Sam aveva addirittura previsto che l'indomabile panzone potesse scaricargli in corpo, con deviata gaiezza, l'intero caricatore dell'arma di ordinanza; quindi, rivedere le proprie tragiche stime al ribasso non gli dispiacque per nulla e trovò persino un briciolo di coraggio per fare del blando sarcasmo, dopo aver schivato il voluminoso proiettile: "Mobilia che prende il volo, freccette impazzite, voci surreali nei telefoni: in questo dipartimento si verifica un numero impressionante di fenomeni metapsichici, privi di una spiegazione logica. Forse dovremmo chiamare quelli di Leap in the dark..."
"Fossi in te, mi preoccuperei piuttosto di chiamare un becchino, Tyler!" lo fulminò verbalmente il superiore, dopo essere scattato in piedi ed averlo acciuffato con la consueta, insospettabile agilità violenta. "Dammi una buona ragione per cui non dovrei trucidarti all'istante e spargere per le vie della città i tuoi fottuti resti, detestabile finocchio cialtrone!"
"Perchè ti porto consiglio con devota saggezza, perchè ti impedisco di brancolare nel buio in preda ai tuoi istinti animaleschi e, soprattutto, perchè ti ho salvato da morte pressochè certa non più di sei mesi fa?" pigolò con voce esile il sottoposto, anche perchè l'incessante scuotimento, a cui l'ispettore capo lo stava crudelmente sottoponendo, non gli concedeva di utilizzare un'inflessione meno remissiva.
"Tardive ed insufficienti ammende per aver anche solo osato pensare di puntarmi contro una pistola, permettendo a Vic Tyler di svignarsela..." lo liquidò Hunt, urticante, esitando prima di mollargli una feroce ginocchiata all'inguine quel secondo che fu sufficiente al collega per giocare l'estrema carta della salvezza: "Dovevo pur vincere le sue resistenze: Maugham ha una pessima opinione di te, ti reputa nient'altro che un presuntuoso ignorante che si crogiola con becera beatitudine nel proprio meschino stato di indegnità morale."
Non erano le precise parole usate dal violinista per tracciare un crudo, realistico ritratto dell'ispettore capo, tuttavia Sam si sentì autorizzato a calcare la mano, sia perchè intendeva colpire nel segno, sia perchè, ogni tanto, un po' di veleno fine a se stesso voleva poterlo sputare a propria volta.
Comunque, ottenne il risultato desiderato, e con tanto di interessi: il superiore ritrasse gli artigli paffuti e storse la bocca in una smorfia di atroce stupore, le narici dilatate e frementi alla stregua di un toro pronto alla carica e gli occhi chiari iniettati di sangue; pareva davvero sul punto di massacrare qualcuno, peccato che, notò il collega con lugubre scorno, il solo olocausto umano disponibile nel raggio di alcune miglia fosse lui.
"Giuro sulla mia Ford Cortina che quella zietta non vedrà l'alba di domani per vantarsene con le comari del suo fottuto club del ricamo, quant'è vero che sono Gene il Genio!" latrò allora l'altro poliziotto, ben più che determinato a disseppellire l'ascia di guerra ed adoperarla in modo alquanto sanguinoso sulla propria nuova, elusiva nemesi, dimentico persino del lato imbarazzante della mascherata.
L'ispettore, per contro, si morse la lingua a sangue per non lasciar trasparire la benchè minima traccia di soddisfazione dinanzi all'ennesimo successo della propria cervellotica lungimiranza, peraltro conquistato quasi a costo dell'incolumità personale.
"Voglio sapere tutto di quel piano, Tyler, anche quante volte..." esordì il superiore, dopo aver riassunto un'espressione un po' meno spaventosa, ed avrebbe presumibilmente concluso l'intimazione con qualche tipica metafora sboccata, se un discreto colpo di nocche sulla porta non l'avesse interrotto, facendogli brontolare, invece: "Chi rompe?"
"Seguire le urla disumane è stato proficuo..." osservò Annie, in un accenno d'ironia, mentre socchiudeva timidamente la porta e porgeva una spessa e disordinata cartella d'appunti a Sam, in piedi accanto allo stipite: "Questo è quello che mi avevi chiesto, capo: spero possa esserti utile."
"Gentilissima. Come sempre" miagolò il collega, prima di togliere di mano alla ragazza il fascicolo, ricambiando la cortesia con uno sguardo intimidito e colpevole, piantato sulle scarpe di entrambi: per quanto ancora avrebbe recitato la parte dell'adolescente goffo e balbettante in presenza della propria ex fidanzata?
A levarlo da quella scomoda situazione, benchè non nel modo in cui avrebbe desiderato, giunse Hunt, il quale si avvide dell'impaccio fra i due ed interloquì, in un tono stizzito che persuase la poliziotta a levare subito le tende: "Immagino che l'agente Cartwright abbia qualcos'altro di urgente da fare... Fuori di qui."
Quindi, con una discrezione del tutto inedita, attese finchè la giovane non si trovò lontana a sufficienza dallo studio, poi aggiunse, corrosivo: "Non oso pensare a quali stomachevoli cinguettii mi toccherebbe sentire, se te la scopassi ancora."
"Di' la verità, boss" affermò Sam, accigliato, sollevando appena lo sguardo dalle confusionarie carte che stava consultando: forse i suoi nervi erano stati logorati oltremisura dall'episodio della freccia e dallo scampato pestaggio, ma aveva la netta sensazione che, quella mattina, il grassone fosse più intollerante ed intollerabile del solito. "Tu... hai frequentato una scuola apposita per diventare... Sì, insomma, non riesco a credere che un essere umano possa nascere già così!"
Gli venne in mente una valanga di aggettivi dispregiativi, degna di una lista dell'Oxford Dictionary, tuttavia reputò di aver condensato in maniera perspicua la propria totale disapprovazione per ogni singolo tratto concernente la sua pingue persona in quel semplice avverbio.
Dal canto proprio, il superiore si limitò a scrutarlo con un'occhiata di sufficienza, mentre sentenziava, in atteggiamento tronfio: "Sai, Tyler, dopo avermi creato, quelli lassù hanno deciso di buttare via lo stampo."
"Oh, si erano accorti che era difettoso?" non potè impedirsi di insinuare il collega, pur sapendo che rischiava, come minimo, di diventare l'ingrediente principale degli spezzatini fantasia, il piatto del giorno previsto dal menù della mensa. Nonostante ciò, Gene preferì non raccogliere la temeraria provocazione, rimettendolo al suo posto con un tutto sommato innocuo: "Davvero esilarante, sudicio, molesto invertito!"
Poi, insistette, dal momento che riteneva di aver atteso anche con troppa pazienza di essere messo al corrente del suo progetto: "Allora, Sammy boy, hai intenzione di illuminare spontaneamente anche me con la tua sconfinata genialità, oppure dovrò spremere fuori le informazioni dalla tua testolina di cazzo, dopo averla spaccata in due come una noce di cocco?"
"La calma è la virtù dei forti, boss" dichiarò Tyler, evasivo, prima di individuare, con la coda dell'occhio, la pagina ricercata: la scorse in modo sommario, mentre i contorni della vicenda, che sarebbe avvenuta all'incirca vent'anni dopo, iniziavano a farsi più nitidi. Si accorse anche, non senza una punta di contrariata amarezza, che l'inchiesta era stata condotta in maniera affrettata, con risultati modesti: Gertrude Trevelyan, la moglie della vittima, era stata condannata, oltre che per il traffico di libri antichi, per l'avvelenamento del marito, stroncato da una dose eccessiva di sonnifero, sebbene lei si fosse sempre proclamata innocente; nessuno si era preso la briga di cercare ancora la misteriosa fioraia Nancy, di certo uno degli alter ego femminili di Hart; dell'anello collegiale, poi, neanche il benchè minimo cenno.
Comunque, c'erano abbastanza informazioni perchè il suo contorto progetto di cattura della spiacevole accoppiata potesse essere messo in atto con profitto. Quindi, promise al proprio sempre più scocciato superiore: "Ti spiegherò tutto questa sera, lungo la strada, quando faremo una visita di cortesia a casa del signor Maugham... Ti ho già detto che ci aspettano lì per le otto, vero?"
"No" mugghiò l'ispettore capo, irrigidendosi sulla sedia dinanzi all'angosciante prospettiva di ritrovarsi faccia a faccia con quell'ambiguo violinista ed il suo irruente amasio, in un territorio ignoto e nient'affatto neutrale, perdipiù potendo contare solo sulla squilibrata fedeltà dello sputasentenze effeminato: qualcosa di molto simile ad un incubo agghiacciante, per lui.
Intenerito dalla sua titubanza, Sam decise di sbottonarsi un po' riguardo all'imminente messinscena ed asserì, sibillino, parafrasando un poeta elisabettiano che aveva sempre, cordialmente detestato: "Ti concederò una piccola anticipazione di ciò che intendo fare, boss:  e se non possiamo fermare il nostro sole, possiamo almeno farlo correre insieme. A ritroso."
E sì, la freccetta che trapassò da parte a parte il vetro friabile della porta alle sue spalle, non evirandolo per un pelo, se l'era meritata tutta.



*-*



"Allora, che te ne pare, boss? Non è strabiliante?"
Detto questo, Sam si sistemò meglio sul sedile del passeggero e rivolse un'occhiata comprensiva all'indirizzo dell'ennesimo, incauto pedone che aveva osato incrociare la propria strada con quella della rombante Ford Cortina e del suo scatenato proprietario, finendo per avere, com'era prevedibile, la peggio.
Al suo fianco, Gene si ritirò per qualche attimo in un mutismo assorto, dopo aver spedito a male parole il malcapitato passante di cui sopra in un recesso assai poco accogliente dell'Inferno, quindi riassunse il minuzioso piano di battaglia con palpabile perplessità: "Dunque, se ho capito bene, tu hai intenzione di ricostruire adesso un delitto che si verificherà tra vent'anni, ad opera dei nostri frocetti domestici preferiti, in modo da agguantare sia loro, sia un criminale ancora in erba."
"Giusto" assentì il collega, prima di notare, un po' contrariato, "Mi è parso di cogliere dello scetticismo nelle tue parole: c'è qualcosa che non ti è del tutto chiara?"
"In effetti, c'è" riprese Hunt, ma dall'inflessione sanguigna della sua replica, sarebbe stato assennato sospettare che si trattava di un altro sbeffeggiamento: "Non capisco se sei più coglione tu, così fottutamente sicuro che questa puttanata funzionerà, o io che ti do corda e mi trattengo dal farti rinsavire a calci in culo, Tyler!"
"Basta, ci rinuncio" si arrese l'ispettore, alzando le mani per sottolineare il tono scorato della propria asserzione: far ragionare quell'indecente dittatore era una battaglia persa in partenza, condita di cospicue perdite umane e terminante con la prigionia alla mercè di un avversario senza scrupoli. "A volte, discutere con te mi da la medesima soddisfazione di... investire un vigile!"
"Oh, invece deve essere divertente" dissentì per tutta risposta il superiore, prima di saltare un segnale di stop sotto lo sguardo attonito e furente dell'impiegato pubblico sopracitato, che si mutò in subitaneo orrore quando l'auto assassina gli sfrecciò a pochi millimetri dall'orlo della divisa, sparendo subito dopo nell'intrico di strade limitrofe. "Non mi è ancora capitato, ma sarebbe il diversivo adatto per risollevarmi il morale, adesso."
"Era quello che stavi per fare, idiota!" protestò il sottoposto, seppur in parte consolato dall'apprendere che, almeno nel corso di quella critica serata mondana, l'ispettore capo non aveva intenzione di sfogare i suoi bassi impulsi su di lui: forse, stava provando ad immedesimarsi nel ruolo del fidanzato- oscillava fra il riso e l'orrore al solo formulare mentalmente quella parola.
Forse, più probabile e meno lusinghiero, aveva bisogno che fosse vivo, vegeto e con la dentatura in perfetto stato per poter tessere la loro tela di ragno attorno a Bonnie e Clyde.
"Quante inutili scenate per un passacarte scansafatiche mandato a scacciar mosche nel bel mezzo di un incrocio!" fu il poco solidale epitaffio di Gene al riguardo, quindi il poliziotto imboccò Canal Street con una curva su due ruote e bofonchiò: "Ma dove cazzo abitano quelle due checche, sul Ben Nevis?"
"L'appartamentino da scapolo in Oldham Road è di proprietà dell'attoruncolo, Hart, e viene usato come copertura; in realtà, Maugham ha ereditato da un anziano rabbino una villa in questa zona della città" gli spiegò l'ispettore, mentre si sporgeva fuori dal finestrino quanto bastava per esplorare la strada alla ricerca della palazzina in questione. Si guardò bene, comunque, dall'abusare a tal punto dell'insolita docilità dell'orso bipede da rivelargli che quello, in un futuro non così lontano, sarebbe diventato il cuore del quartiere gay cittadino.
Ad un tratto, però, accortosi che il collega stava marciando a vuoto e, soprattutto, pericolosamente nei pressi del bordo del canale, lo avvertì, in ansia: "Boss, prima di incorrere nel corrispettivo umido della morte di Thelma e Louise, perchè non ci fermiamo e chiediamo indicazioni a qualcuno?"
Per tutta risposta, il superiore inchiodò con un raccapricciante stridio di freni, ringhiandogli contro, torvo: "Hunt il mastino non si abbassa a chiedere la strada a nessuno, ha l'intera piantina di Manchester stampata a grandezza naturale nella sua testa."
"Beh, in effetti, ho sempre sospettato che ci fosse molto spazio per le cianfrusaglie, lì dentro..." lo canzonò bonariamente Tyler, già con una mano in posizione strategica attorno alla maniglia della portiera per poter scattar fuori dall'auto ad un primo accenno di reazione belluina. Tuttavia, si trattò di una precauzione inutile, poichè la rissa venne sedata sul nascere dall'interloquire melodioso di una vocetta familiare: "I signori si sono smarriti sul sentiero per il castello di Elsinore?"
Languidamente appoggiato alla fiancata dell'automobile, un succinto accappatoio di stoffa leggera che gli fasciava il fisico atletico e l'immancabile sciarpetta svolazzante attorno al collo flessuoso, Hadrian Hart si scostò un ricciolo ribelle dal volto con un vezzoso colpo di dita, mentre dichiarava: "Rogér sospettava che vi sareste persi e, dunque, eccomi qui. Parcheggiate pure, proseguiremo a piedi: la villa è appena dietro quegli alberi laggiù..."
"Scrosta sedutastante il tuo culetto sodo dal cofano della mia macchina, mocciosa: ho amputato degli arti per molto meno" gli sibilò contro Gene, così da non alimentare in lui false illusioni su una possibile simpatia reciproca.
Per nulla scosso dall'ostilità dell'ospite, l'attore si limitò ad obbedire, trillando con inopportuna allegria: "Ai suoi ordini, mon capitaine!"
"Per te, sempre e solo ispettore capo Hunt, uccellino" ribadì in un borbottio seccato il poliziotto, prima di ingranare la retromarcia e tamburellare con le dita guantate sul volante, mentre commentava, chino sull'orecchio del proprio compagno: "Ho la vomitevole sensazione che abbiamo interrotto qualcosa."
"Che genere di cosa?" trasecolò Sam, impegnato ad assicurarsi che il guidatore non investisse il giovane durante una delle sue selvagge manovre di posteggio.
Dinanzi alla risibile ingenuità del collega, il superiore storse la bocca in una smorfia disincantata, prima di scendere dall'auto: "Mah, usa la tua fantasia perversa, Tyler: due ziette, sole solette in una grande casa buia... Di certo, non passeranno il loro tempo libero giocando a Scarabeo."
"Magari a strip Scarabeo, boss" ridacchiò il sottoposto di rimando, dopo averlo imitato ed essersi accodato ad Hart, che procedeva con andatura dinoccolata in direzione di una coppia di sicomori, le cui fronde ampie e rigogliose occultavano pressochè per intero l'imponente facciata della villa. Nonostante ciò, non appena ebbero imboccato il viale acciottolato d'ingresso, i due investigatori si scambiarono un'eloquente occhiata stupefatta, domandandosi come diamine avessero fatto a non vedere immediatamente quella casa.
Innazitutto, i suoi muri erano di un biancore abbacinante, particolare che le permetteva di risaltare in maniera quasi fastidiosa fra le due ali di anonimi fabbricati in mattoni rossi, dei quali, inoltre, era molto più bassa. Le stranezze, comunque, erano appena cominciate: al termine di tre larghi gradoni che conducevano ad un portico ben illuminato, quattro snelle colonne doriche sorreggevano un inequivocabile fregio da tempio greco, sormontato a propria volta da un'architrave e da un frontone.
"Che cos'è questo schifo?" grugnì subito l'ispettore capo, trovando nient'affatto gradevole che una fastosa villa palladiana rompesse la scialba monotonia parallelepipeda dei caseggiati circostanti.
"Credo che il compianto uomo di fede fosse un estimatore dell'architettura rinascimentale" cercò di blandirlo Tyler, piacevolmente colpito da quella peculiare residenza, così affine allo spirito dei suoi abitanti, ma ottenne come unico risultato quello di sentirsi declamare all'impronta dal collega, animato da un improbabile afflato di maledettismo poetico: "Questa baracca è uno sbaffo di trucco, un occhio strabico o un porro bulboso sul volto sfatto ed impudico della mia amata ed infedele città."
"Wow, boss, sono esterrefatto: non sapevo che avessi l'X Factor" lo canzonò con simulata ammirazione il sottoposto, benchè fosse consapevole che l'altro non gliel'avrebbe fatta passare liscia, come infatti accadde, nel momento in cui il superiore ribattè, ghignando: "Già, e ho anche un altro robusto arnese, un po' più in basso, che potrebbe spalancare per sempre i tuoi orizzonti, Sammy boy."
Sam non fu mai così felice di raggiungere una porta, in vita propria.
Al paragone del sorprendente ingresso, l'interno si rivelò essere di una sobrietà a dir poco deludente: ad accoglierli, oltrepassato il portone, trovarono un ordinario salotto da abitazione del borghese britannico medio, con tanto di basso tavolino da caffè, divanetti damascati e l'immancabile scaffale a vetri delle cineserie. Inoltre, ammassate un po' dappertutto fra le varie mensole che occupavano le pareti libere della camera, file e file di libri, ma non i rari incunaboli e cinquecentine che costituivano l'ambito bottino delle scorribande della coppietta, bensì quei comuni tomi rilegati in elegante brossura che si suole mettere in bella vista per impressionare gli ospiti.
Per sincerarsi che fossero esattamente ciò che la copertina lasciava intendere, l'ispettore prese uno dei più vicini e lo sfogliò con aria distratta, solo per apprendere che si trattava della raccolta dei Dialoghi di Platone. Subito dopo, una carezzevole pressione sulla spalla lo spinse a spostare lo sguardo su Hart, il quale gli comunicò in tono cordiale, prima di sparire oltre la porta della sala: "Aspettate qui, vado a chiamare Rogér."
"Strano tipo di ladri, quello che non espone i propri trofei di caccia" sentenziò allora il poliziotto, mentre rimetteva a posto il libro e si voltava verso il collega, intento a far ballonzolare in maniera alquanto sconsiderata una scintillante ballerina di cristallo Swarowski nelle proprie manone. Temendo il peggio, si affrettò ad urlargli contro: "Rimettila immadiatamente al suo posto: quella cosa è fragi..."
L'ultima sillaba della parola gli morì gorgogliando nel pomo d'Adamo, mentre i suoi occhi affranti guardavano il piccolo soprammobile scivolare dalla presa del superiore e sfracellarsi sul pavimento in una miriade di minuscole schegge tintinnanti.
"Sei... sei... inqualificabile!" gli abbaiò contro, in preda all'ira: sbriciolare le loro preziose suppellettili non era esattamente il miglior modo per imbastire una duratura e salda collaborazione criminale con i padroni di casa. "Al tuo confronto, Attila era un cocco di mamma introverso ed ubbidiente!"
"Se tu non ti fossi messo a strillare come una bertuccia lunatica, forse io non l'avrei lasciata cadere!" si difese in atteggiamento aggressivo il superiore, dopo essersi abbassato per raccattare i frammenti della statuina ed averli rovesciati nelle palme aperte del collega, proponendogli con ringhiante sarcasmo: "Ringraziami piuttosto per averti trovato un passatempo notturno, così la pianterai di struggerti perchè Cartwright non te la da più."
"Ispettore capo Hunt, ispettore Tyler, buonasera e benvenuti nella mia umile dimora: spero possiate perdonarmi per avervi fatto attendere."
Avvolto in una raffinata veste da camera di seta scura, un lungo bastone da passeggio dal pomello d'ottone a forma di levriero nella mano sinistra, Roger Maugham entrò nella sala e si accomodò sul divanetto, invitando i propri ospiti a fare altrettanto con un movimento aggraziato del polso; Hart, invece, che lo aveva seguito a pochi passi di distanza, si accoccolò sul tappeto, reclinando dolcemente la testa ricciuta sulle sue ginocchia, alla maniera di un fedele cagnolino da salotto.
Sam ispezionò di sottecchi la reazione del superiore a quella scenetta sdolcinata, credendo di leggere sul suo volto schietto uno sconfinato disgusto; invece, si ritrovò ad intercettare un duello di sguardi fra le iridi chiare e fiammeggianti di Gene e i mobili occhi serpentini del violinista, traboccante di una distruttiva mescolanza di sardonico disprezzo e tenace avversione: bisognava agire in fretta, la rozza autorità del poliziotto ed il carisma calcolatore di Maugham non potevano risiedere a lungo nella stessa stanza senza sfociare in una collisione dagli effetti catastrofici.
Pertanto, prese l'iniziativa ed esordì: "Se nessuno di noi ha nulla in contrario, direi che possiamo cominciare a discutere del nostro progetto d'azione."
Ad interromperlo non fu il musicista, come si era prefigurato nella propria anticipazione mentale della conversazione, bensì Hunt, il quale scoccò un'aperta occhiata di sfida al proprio subdolo avversario, mentre s'informava: "Prima di occuparci di affari, mi piacerebbe sapere per quale motivo un benemerito cacciatore di nazisti si sia trasformato in un vile ladruncolo di anticaglie polverose."
Maugham non parve scomporsi più di tanto dinanzi a quel primo, deliberato attacco, curvando le labbra in un sorrisetto arguto, quindi replicò, sereno: "Effettivamente, agli occhi di un osservatore superficiale, la mia missione- capirete tra poco perchè ne parlo in questi termini, all'apparenza immodesti- non si discosta per nulla dal banale ladrocinio; tuttavia, ciò che mi permette con orgoglio di distinguermi da qualsiasi ignobile criminale scorrazzi per le strade di questa e di altre città è, gentili signori, il movente delle mie azioni."
Non era stata la convivenza con il fascinoso attorino ad affinare le sue doti istrioniche, quel musicista era un affabulatore nato, capace di mantenere reattiva o di ammansire, se non di piegare, l'attenzione dell'ascoltatore in qualsiasi momento: se non fosse stato perfettamente conscio di quale razza di serpe velenosa si trattasse, Tyler non dubitava che il violinista sarebbe riuscito a convincerlo persino che la Terra è piatta, grazie a quella parlantina ingannevole.
"Come voi avrete capito, io dedico la mia esistenza, in massima parte, al recupero di rari libri antichi" riprese Maugham, poggiando entrambe le mani sul pomello del bastone, "Ma, signori miei, vi siete mai davvero soffermati a pensare a cosa sia, in realtà, un libro? E, badate bene, non sto parlando dei parti mediocri degli altezzosi scribacchini dei nostri tempi, io penso alle immortali e gloriose opere della letteratura passata: un libro è una scintilla di genio messa su carta, è un lampo di creatività materializzato in un fluire d'inchiostro, è un frammento dell'anima di un artista, che è stato in grado di eternare la propria straordinaria umanità e travalicare il tempo di una breve vita mortale. Seppur portatore di una simile potenza espressiva, tuttavia, un libro è anche, purtroppo, una creatura fiduciosa ed indifesa, che rende chiunque partecipe della propria mirabile ricchezza e cade, troppo spesso, in mani sbagliate. Anzi no, illegittime.
Nel corso della mia collaborazione presso il Centro, ho avuto modo di notare come i più preziosi tesori siano nelle mani degli individui più indegni, siano questi dei criminali consumati o, semplicemente, degli effettivi proprietari tutt'altro che appropriati: è per questo, signori, che ho deciso di intraprendere la biasimevole carriera del malfattore, al solo, nobile scopo di restituire una dignitosa libertà ai luminosi figli degli ingegni che furono."
"C'è del metodo, in questa follia, non dubitate" chiosò Hart in un guaito vivace, ribadendo la propria ammirazione per l'Amleto per mezzo di quella celeberrima citazione.
Sam dovette concordare fra sè che davvero quell'appassionata apologia era dominata da una logica stringente. Contorta, ma innegabilmente stringente; al contrario, Gene, che aveva seguito l'intero monologo del violinista con espressione a metà fra il diffidente e l'inebetito, dissentì, impietoso: "Pur in tutta questa fottuta filosofia, un ladro rimane sempre un ladro."
"Non avevo intenzione di convertirla al mio credo, ispettore capo Hunt" affermò con viscida condiscendenza Maugham, prima di calare il pomello del bastone su un'esigua pila di fogli, che Tyler aveva appoggiato sul tavolino, ed attirarla verso di sè, "Vediamo quale bersaglio avete scelto, signori..."
Non appena ebbe letto il nome del malvivente da colpire, il battito delle sue ciglia accelerò impercettibilmente, vivido segno di sorpresa, manifestata subito dopo con un mellifluo: "Oh, il vice sovrintendente della Chetham's Library, Benjamin Trevelyan, e quella dispotica virago del suo superiore, Gertrude Kenyon: sono trafficanti di libri giovani, assai ambiziosi e circospetti ai limiti della paranoia. Non sarà una passeggiata..."
"E' per questo che dobbiamo agire al più presto: sappiamo che Trevelyan è l'anello debole della catena, e possiamo tendergli una trappola, ora che la Kenyon si trova all'estero" controbattè Sam, mescolando informazioni di prima mano a dettagli del caso che aveva seguito da sergente. Accortosi di aver positivamente catturato l'attenzione dei propri interlocutori, proseguì nell'esposizione: "I due devono aver approntato un infallibile nascondiglio per i libri trafugati, all'interno della stessa biblioteca; pertanto, il solo modo per indurre il vice sovrintendente ad uscire allo scoperto è indurlo a credere che alla Chetham's Library sia conservato un volume di raro valore e sorprenderlo nel momento in cui tenterà di rubarlo."
"Vedo che ha già scelto il libro che farà da esca, ispettore: resta da decidere chi si occuperà di che cosa" dichiarò il violinista, additando le carte sparpagliate dinanzi a sè, quindi stabilì: "Io non posso espormi: ho insegnato per qualche tempo alla Chetham School of Music, sono una faccia fin troppo conosciuta da quelle parti. Credo che la soluzione migliore sia che lei ed il suo capo interpretiate gli esperti di libri antichi per agganciare Trevelyan... ammesso e non concesso che non siate anche voi persone note alla Chetham's."
"Esiste una biblioteca con quel nome, in questa città?" fu la domanda retorica di rassicurazione che gli rivolse Hunt, in accordo al copione che lui ed il sottoposto avevano approntato durante il viaggio in macchina.
Dal canto proprio, Tyler aggiunse, occhieggiando in direzione di Hart, ancora mollemente raggomitolato ai piedi del proprio maturo compagno: "E, in un secondo momento, avremo bisogno dell'intervento di una graziosa signorina per distrarre il nostro solerte bibliotecario."
"Contate pure su di me, non ve ne pentirete!" gioì l'attore, prima di scattare in piedi con un elastico balzo felino e constatare, le fini sopracciglia corrugate e la bocca rosseggiante spremuta in atteggiamento corrucciato: "Rogér, per parlare di lavoro e della tua assurda filosofia abbiamo ignorato le più elementari regole dell'ospitalità: forse i signori desideravano prendere qualcosa, tipo caffè, o thè, o me..."
Nel proferire l'ultima parola, carica di maliziosi sottintesi, piantò un'occhiata d'impudico interesse sul volto di Sam, il quale arrossì discretamente e si finse di colpo incuriosito da un punto imprecisato sulla parete dirimpetto, oltre le teste degli interlocutori.
Hunt, invece, replicò allo sguardo lascivo del giovanotto con un brillio diabolico negli occhi verdi che avrebbe annichilito il più amorale dei delinquenti, mentre protestava: "Per la puttana, siamo forse in Quaresima? Non intendo tracannare niente che non bruci le budella... nel senso non criminoso del termine, è ovvio" precisò poi con aria maligna, all'indirizzo del taciturno Maugham.
Questi si trincerò dietro la perenne smorfietta saccente e lo tranquillizzò, in tono amabile: "Non si preoccupi, ispettore capo, non siamo soliti avvelenare gli ospiti, neppure quando polverizzano le nostre costose chincaglierie."
"Allora, se ha davvero la coscienza pulita, non le dispiacerà permettere che Sammy boy accompagni il buon Hart in cucina" si cautelò di rimando Gene, sforzandosi di trattare in maniera civile i disprezzati avversari, dopo aver incoraggiato il collega ad obbedire con un'amichevole pacchetta fra le scapole.
Tyler non era altrettanto convinto che si trattasse di una buona idea, preoccupato più dalla prospettiva di lasciare faccia a faccia i due acerrimi rivali che di ritrovarsi da solo in compagnia dell'ambiguo attorino, il quale accolse la proposta del poliziotto con entusiasmo a dir poco fanciullesco: senza dar tempo al violinista di ribattere o all'ispettore di opporsi, artigliò il polso di quest'ultimo e lo trascinò a viva forza fuori dal salotto, verso il cuore sconosciuto della villa.



*-*



"Un penny per i tuoi pensieri, Sammy boy."
Con i sensi all'erta per cogliere qualche remoto trapestio di lotta al di sotto della calma ultraterrena che aleggiava nell'ala est dell'edificio, chiedendosi se il sangue dei due mortali contendenti avesse già cominciato ad inzuppare il tappeto buono del soggiorno di casa Maugham, Sam si riscosse solo nel momento in cui un sussulto infastidito gli vibrò sottopelle, quando Hadrian soffermò sul suo volto concentrato le proprie pupille da gatto ed articolò con voce argentina quello sciocco nomignolo affibbiatogli, suo malgrado, da Hunt.
Nonostante quella vivace reazione stizzita, che fu lestamente in grado di dissimulare dietro una maschera di apparente placidità, replicò, cortese: "Oh, ti assicuro che non lo valgono: mi stavo domandando per quale motivo pronunci il nome di Maugham alla francese."
Dinanzi alla banalità sconcertante di quell'interrogativo, l'attore gettò indietro la testa in una risatina gorgheggiante, prima di spiegare, in tono di limpida ovvietà: "Si da' il caso che quella donna di scarso intelletto di sua madre lo abbia battezzato con un nome così dannatamente spigoloso, e io avevo il dovere di ingentilirlo in qualche modo, nella speranza che sortisse il medesimo effetto benefico sulla sua indole...". Quindi, buttò lì con beffarda disinvoltura: "Credevo che persino un ottuso flic come te ci sarebbe arrivato senza problemi; comunque, ora mi sento autorizzato a chiederti perchè chiami boss quel lardoso bracalone con cui, ahimè, te la fai."
"Perchè è oggettivamente il mio superiore e, poi, lusinga la sua abnorme, egotistica megalomania" fu la schietta dichiarazione dell'ispettore, il quale poi assunse un'espressione accigliata, solo in parte dettata dal ruolo che stava interpretando: "Per quanto possa trovare io stesso riprovevoli molti risvolti del suo carattere, non sono sicuro di voler tollerare che qualcuno denigri il mio compagno a sproposito."
Restò sorpreso all'udire una simile inflessione severa nella propria voce, tanto più nel corso di un'arringa difensiva dello spregevole panzone, ma ciò ebbe il non scontato effetto di pungere sul vivo l'interlocutore: Hart si zittì, seppur con malcelata irritazione, sciolse la stretta attorno al suo avambraccio e marciò per primo all'interno della cucina.
Tuttavia, il suo distaccato risentimento era destinato a durare poco, presto sopraffatto dall'impertinente curiosità di approfondire la conoscenza del poliziotto: infatti, mentre Tyler spalancava a casaccio alcune delle numerose ante dei mobiletti della dispensa, alla ricerca di un barattolo di caffè solubile o della scatola delle bustine del thè, il ragazzo sedette a gambe accavallate sul tavolo e lo stuzzicò, con infantile insistenza: "Tu non me la racconti giusta, Sammy boy: secondo me, muori dalla voglia di scoprire perchè un ragazzino talentuoso ed affascinante abbia deciso di diventare l'amante ed il complice di uno come Rogér."
"Sono parole tue, non mie" asserì Sam, candidamente evasivo, cercando di mostrarsi molto meno interessato alla questione di quanto non lo fosse in realtà; la sua accurata finzione, comunque, non dissuase l'interlocutore dal proseguire: "Per quanto io possa assomigliare all'erede ripudiato di una qualche illustre casata di sangue blu, cresciuto fra cuscini di piume, lenzuola di seta e precettori solleciti, questa non è nient'altro che una delle svariate parti che amo recitare per disorientare gli estranei. Hart è il mio nome d'arte, in realtà, io sono Hadrian Fernwood."
"Non è l'orfanotrofio di Old Moat?" si stupì il poliziotto, rivalutando la propria considerazione per la conversazione in corso: in effetti, lo spauracchio utilizzato per troncare i capricci dei bambini della generazione cui apparteneva era l'ultimo luogo nel quale sarebbe andato a collocare i natali del giovane.
"Sì, un posto capace di farti rimpiangere qualsiasi genitore, per quanto manesco e degenere potesse essere. E' per questo che, appena ho avuto la consapevolezza delle mie capacità artistiche e l'occasione per eludere la sorveglianza dei tutori, sono scappato, senza che nessuno si desse mai pena di sapere se ero ancora vivo o morto" gli assicurò Hadrian, un velo di livida afflizione che gli ombreggiava il bel volto dai tratti efebici.
Seppur consapevole del fatto che si trovasse dinanzi un mentitore consumato, l'ispettore non potè impedirsi di provare un'istintiva empatia nei suoi confronti: a lui, almeno, era stata concessa la non trascurabile fortuna di avere l'amorevole dedizione di sua madre a controbilanciare l'abbandono da parte di un padre delinquente.
"Tuttavia, immaturo ed ingenuo com'ero, non avrei mai immaginato che la strada passante per i bassifondi di Manchester non fosse la più indicata e sicura per approdare agli allori del West End londinese: ero quasi perduto, quando Rogér mi ha trovato, e ti assicuro che un randagio sbandato segue docilmente la prima mano che lo accarezza senza picchiarlo" concluse l'attore, in tono cupo, suscitando nel proprio interlocutore un inopportuno, seppur insopprimibile, sorriso tirato: un individuo poco raccomandabile e del tutto impensato, qualche tempo prima, si era descritto all'incirca con quella medesima frase, in un memorabile momento di affiatata non belligeranza.
Fraintendendo la sua smorfietta enigmatica, Hart s'indispettì: "Ma tu non mi credi, stupido sbirro: per la tranquillità della tua coscienza, preferisci convincerti che sto gigioneggiando come di consueto, e che mi faccio mantenere da Rogér solo perchè da lui posso ottenere tutto ciò che desidero, ovvero ogni cosa bella, rara e che non mi appartiene."
Nell'affermare questo, gettò un secondo, sfrontato sguardo cupido all'indirizzo di Tyler, che di nuovo si schermì, nel tentativo di disincagliarsi dall'insidiosa secca in cui la loro chiacchierata era andata ad arenarsi: "Anche questa volta mi stai mettendo in bocca frasi che non ho detto."
"Te lo si legge in faccia, che è così: non giocare mai a poker, Sammy boy, quei benedetti lineamenti troppo sinceri ti farebbero spennare come un gonzo dopo una sola mano" lo schernì di rimando Hadrian, mentre si lisciava alcune pieghe dell'accappatoio sulle ginocchia con un gesto distratto.
Pressochè certo che non sarebbe riuscito a sostenere un'ulteriore sciabolata disinibita da parte delle sue iridi ambrate, Sam girò sui tacchi e scostò una delle tendine di lino ricamate dalla finestra, che si affacciava sul cortiletto interno dell'abitazione. Anche quest'area, al pari del soggiorno, non destava particolare scalpore: era occupata in massima parte da aiuole di erba ben rasata, fiancheggiate da floridi cespugli di rose canine e separate da vialetti ortogonali in terra battuta; questi convergevano al centro del giardino, dove faceva bella mostra di sè un piccolo stagno artificiale, nelle cui acque scure, appena increspate da una frizzante brezzolina serale, guizzava una mezza dozzina di pesciolini rossi.
Ancora un volta, l'interloquire cristallino di Hart lo strappò alla sua meticolosa osservazione del territorio nemico: "Ma ora basta parlare di me: tu devi essere un interessante soggetto di discussione."
"Non quanto potrebbe sembrare" mentì Tyler, già sospettando sia che non sarebbe stato capace di dissuadere il proprio interlocutore dall'approfondire quel tema, sia che, ovunque avrebbe finito per andare a parare il confronto, questa meta non sarebbe stata affatto di suo gradimento. "La mia vita, nell'ultimo anno, è stata morbosamente astrusa quanto un racconto mal scritto delle Cronache Marziane."
"Uh, io detesto la fantascienza!" gemette in tono annoiato l'attore, dopo essersi lasciato mollemente scivolare giù dal tavolo ed essersi accostato in maniera non del tutto tranquillizzante al poliziotto. "E' così rigorosa ed asettica, niente di paragonabile alla straripante vitalità carnale di un qualsivoglia dramma shakespeariano."
Poi, digrignò i denti alabastrini in un ghigno seducente, prima di commentare, con disappunto: "Di nuovo, stai cercando di aggirare le mie domande, Sammy boy: quando arriviamo in una nuova città, Rogér mi manda in giro per pub, in incognito, ad individuare e catalogare ogni poliziotto che bazzichi nei pressi dei nostri obiettivi. Com'è che non ti ho mai notato, prima d'ora?"
"Beh, lavoro molto, detesto gozzovigliare, e non sono il tipo canonico di persona che ci si volta indietro a guardare una seconda volta, dopo una prima occhiata di sfuggita" osservò l'ispettore, mentre metteva in moto ogni singolo ingranaggio del proprio impeccabile intelletto per prevedere la prossima mossa predatoria dell'attore e, nei limiti del possibile, approntare un'efficace strategia difensiva. Tuttavia, tutto ciò che riuscì a fare fu addossarsi incautamente alla parete retrostante, nel momento in cui il giovane si fece ancora più vicino: "Non svenderti, solo perchè ti fai mettere le mani addosso da quel lercio bifolco: io mi volterei, mon petit chou..."
Sam l'aveva imparato, molto tempo prima e a proprie spese, il fatale pomeriggio di doposcuola in quarta elementare, quando la sua pestifera compagna di banco, Belinda Finch, l'aveva attirato nel sottoscala con la patetica scusa di aver nascosto lì uno sfortunato uccellino, caduto dal nido: se una qualsiasi persona ti si avvicina senza la benchè minima vergogna a labbra protese ed occhi semichiusi, puoi stare certo che ha intenzione di baciarti, secondo o contro la tua volontà. E, questa volta, nessun inavvertito morso alla lingua e nessun bidello ficcanaso sarebbero giunti in suo soccorso, purtroppo.
"Non... non è una buona idea, Hadrian" esalò a disagio, cercando disperatamente di suonare autoritario: il suo fisico, la sua psiche e, soprattutto, la sua indubitabile eterosessualità, se avevano potuto reggere il primo amplesso acrobatico sotto l'effetto di stupefacenti ed alcol, di certo non avrebbero potuto sopportare il primo bacio omosessuale, per quanto ammaliante Hart fosse.
Perchè quel flaccido piantagrane dell'ispettore capo Gene Hunt non c'era mai, quando si aveva davvero bisogno di lui?
"Fottutamente lungo, questo caffè!"
Sam si era sempre considerato un agnostico, sebbene, dopo essere stato catapultato in quella sregolata terra di frontiera passata, la sua posizione nei confronti del credo religioso fosse slittata verso una tiepida fede nella confortante prospettiva che, di tanto in tanto, la sfortuna decidesse di accanirsi su qualche altro bersaglio, concedendogli un temporaneo scampo.
Quel salvifico barrito stentoreo era la prova tangibile che Dio esisteva e, a volte, si ricordava anche della sua scalognata creatura di nome Sam Tyler.
"Boss!" uggiolò con smodato sollievo il sottoposto, scorgendo la sagoma taurina del proprio superiore e il profilo un po' curvo di Maugham stagliarsi nel vano della porta, oltre l'incavo morbido della spalla di Hart, entrambi apparentemente incolumi dopo la dissertazione in solitaria.
Dal canto proprio, l'attore, già ritrattosi al solo udire il verso malevolo dell'ospite, arretrò ancora e rivolse uno sguardo di smielata innocenza all'indirizzo dell'ispettore capo: "Oh, come mi dispiace: ci siamo messi a chiacchierare ed il tempo è volato..."
Per tutta risposta, Hunt non lo degnò neppure di un'occhiata in tralice, mentre lo sorpassava e si piantava dinanzi al proprio collega, incombendo su di lui con rabbia schiumante: "Sammy boy, tu..."
Come se non gli avesse già abbaiato contro quell'astioso esordio un'infinità di volte! Di certo, ora avrebbe impiegato i prossimi dieci minuti per vomitargli addosso alcuni litri di bile ed una sequela di mortificanti improperi, anche se, almeno per mantenere intatta la collaborazione con gli ospiti, forse si sarebbe guardato dall'includervi gli insulti omofobi.
Illuso: non era neppure lontanamente preparato a ciò che stava per succedergli.
Senza proferire alcunchè, Gene lo agguantò per le braccia esili, lo attrasse a sè con foga brutale e catturò la sua bocca con la propria, sotto gli occhi sgranati, ma attenti, dei due padroni di casa. In quel medesimo istante, la personalità già di per sè tendenzialmente schizoide dell'ispettore Sam Tyler, un tempo famoso per il suo implacabile raziocinio, si scisse in via definitiva.
Il volto paonazzo del poliziotto scolorì di colpo, invaso da un pallore lugubre, il suo corpo asciutto, in preda ad una paralisi pressochè cadaverica, vacillò contro il torace nerboruto del collega, una disarticolata, sterile obiezione andò ad agonizzare nel fetido cavo orale del superiore, mentre il suo sguardo si affannava ad apparire, più che sconcertato ed atterrito, indignato, con il solo, desolante risultato di essere ridotto all'impotenza da una silente intimidazione, danzante nelle iridi furenti di Hunt, del tipo Azzardati a non darmi corda, o ad emettere un solo fiato, e con le tue vertebre ci farò un fottuto puzzle, Tyler!
La bruciante repulsione per tutto ciò, insieme ad un poco lodevole impulso ad iscrivere il lubrico grassone al coro delle voci bianche della Manchester Cathedral per mezzo di una corroborante pedata là dove gli uomini sono più vulnerabili, era una reazione comprensibile: d'accordo voler risultare credibili come amanti, ma l'infame tiranno aveva decisamente passato il segno, anzi, l'aveva calpestato con la sua abituale, dissacrante noncuranza.
Allora, perchè quelle altre sensazioni, contraddittorie, anzi dissennate?
Ad esempio, perchè, non appena le loro labbra si erano scontrate, i suoi organi interni avevano deciso, all'unanimità, di compiere una vivace capriola a rovescio, accompagnata dall'imperversare caotico di un nugolo di farfalle impazzite all'altezza della bocca dello stomaco?
Oppure, perchè, quando l'impetuoso trippone, tanto per infliggere il colpo di grazia alla dignità pericolante del proprio sottoposto, percorse in punta di dita la curva sinuosa del suo fianco, con lentezza esasperante, per poi palpargli energicamente una natica senza alcun ritegno, ogni ulteriore velleità di ribellione, invece di montare ruggente, si dissolse in un fremito lancinante, che in nessun modo poteva essere etichettato come ribrezzo?
Di nuovo, perchè, eccezion fatta per una naturale punta di fastidio, dettata dalla sua innata, e in quella circostanza risibile, riservatezza, la consapevolezza di avere puntati addosso gli sguardi critici di Maugham ed Hart, impazienti di valutare la sua prestazione alla maniera di un'inflessibile giuria da olimpiade, non lo poteva toccare di meno?
E, tanto per farla breve, perchè quell'aberrante pantomima lo stava ubriacando di un pazzo, innegabile piacere?
Stava ancora annaspando fra un'inebriata rassegnazione ed una ripugnanza agguerrita, nel momento in cui Gene se lo scrollò di dosso con brusca insofferenza, prima di stabilire, rivolto agli indiscreti osservatori: "Signori, lo spettacolo è finito: ora, dobbiamo proprio andare."
"Mi sembra una decisione saggia, ispettore capo Hunt: domani, una giornata campale aspetta tutti noi..." assentì il violinista, dopo aver indicato loro la strada verso l'uscita stendendo in avanti il braccio che reggeva il bastone.
Benchè innaturalmente rigido nei movimenti, alla stregua di un automa, e ad uno stadio di lucidità mentale assai prossimo alla catalessi, Sam fu capace di bofonchiare alcune sommarie parole di congedo all'indirizzo degli ospiti, prima di trotterellare accanto al superiore fino alla macchina, con espressione vacua. Lì, si lasciò cadere stancamente sul sedile e sprofondò in un'assenza stordita, durante la quale non si curò nè della guida da pericolo pubblico del collega, nè delle ulteriori rifiniture del piano messe a punto da Maugham, che si depositarono in qualche polveroso anfratto del suo cervello, pronte per essere recuperate quando fosse stato più recettivo.
Tuttavia, quel rassicurante ritiro non poteva proteggerlo a lungo: infatti, dopo che ebbe sorpassato sulla sinistra alcune auto ferme ad un semaforo rosso, Hunt sbottò, in tono polemico: "Spero di non dover mai più marcare il territorio a quel modo, Tyler: sei meno sensuale di un furetto impagliato."
"Ma... marcare il territorio?" squittì l'ispettore, gli occhi ridotti a due fessure, mentre avvertiva un sordo risentimento divampare in corrispondenza del diaframma, galoppare attraverso i nervi sovreccitati ed erompere, incontenibile, nelle tempie pulsanti. Nonostante ciò, si fece violenza per mantenere almeno una parvenza di calma, mentre ribatteva: "Magari dovrei anche ringraziarti, perchè hai preferito srotolarmi in bocca un palmo e mezzo di lingua gusto sigaretta senza filtro e dozzinale impuro malto, piuttosto che pisciarmi su una gamba come un cane in fregola!"
"Non che non ci abbia pensato," ammise Gene, irridente "ma tengo abbastanza alla sicurezza del mio uccello da non andare a sventolarlo sotto il naso di quelle checche arrapate. E, comunque, vedi di levarti dalla faccia quell'irritante espressione da verginella sedotta ed abbandonata: non sarei stato costretto a farlo, se tu non avessi troieggiato per tutta la sera con quella puttanella sfacciata!"
A quelle parole, l'ultimo, malfermo pilastro del suo defunto autocontrollo si sgretolò inesorabilmente e la parte più avventata di lui finì per soverchiarlo: "E questo che cazzo sarebbe, boss? La tua irriverente traduzione della parabola della trave nell'occhio? Un inaudito cicchetto con i controcazzi? O una criptica scenata di gelosia? Ma che sto dicendo, sono tutte idee troppo sofisticate per venir partorite dalla tua mente squallida e limitata!"
"Adesso mi hai davvero rotto i coglioni, Tyler" sibilò l'ispettore capo, un attimo prima di dare libero sfogo al proprio magmatico furore, "Sono stato il tuo fottuto burattino, ho sopportato senza dare in escandescenze le farneticazioni di quel pederasta esaltato e i miagolii della sua repellente mogliettina, e non intendo fare altrettanto con le tue piazzate da finocchio nevrotico. Scendi dalla mia macchina, ora!"
Poi, visto che il sottoposto restava immobile al suo posto, a squadrarlo con gelida disapprovazione, aprì la portiera del lato del passeggero e lo scaraventò di peso fuori dall'abitacolo, mandandolo a ruzzolare in maniera ignominiosa sul marciapiede poco lontano, mentre chiosava, inclemente: "Era un ordine, non un suggerimento: forse una scampagnata notturna ti aiuterà a placare i bollenti spiriti, Sammy boy!"
Dopo avergli permesso di sfrecciare via a tutta velocità, in un mefitico sbuffo di gas di scarico, senza protestare altrimenti, Sam si rimise difficoltosamente in piedi, guardandosi attorno per capire in quale zona della città fosse stato scaricato, con risultati poco incoraggianti: anche qualora si fosse messo a camminare di buona lena, non avrebbe raggiunto casa propria prima dell'alba. Ma tant'è, era meglio così, poichè era certo che non sarebbe comunque riuscito ad addormentarsi, finchè quelle deliranti farfalle non avessero smesso di prendere a testate le pareti sensibili del suo stomaco.



CONTINUA...




(*) Questa è la traduzione delle "Troiane" di Euripide, realizzata da E. P. Coleridge nel 1910 e attualmente reperibile sul sito del Perseus Project. Benchè sia molto libera rispetto al testo originale, ho deciso di utilizzarla perchè maggiormente adatta al contesto.

Ah, come sono perfida! Troncare un capitolo nel bel mezzo delle seghe mentali di Tyler è davvero una bastardata, e di certo non l'ultima che dovrete subire da me nel corso della vicenda (coraggio, ancora due atti alla fine!).
Oltre ad essermi accorta di aver partorito due insopportabili mostri (Maugham&Hart), in questo capitolo mi sono giocata del tutto la mia inesistente credibilità come scrittrice di scene romantiche, nonchè la mia fidata beta-reader (mia madre), ancora troppo sensibile per tollerare una slashata così smaccata.
E il momento dell'arduo cimento non è ancora giunto... Ahimè!
Ma ora basta parlare di me, è l'ora delle (dolenti) note:
1) Il Mago di Oz è figura letteraria arcinota, qui tengo a precisare che mi sono ispirata ad una notizia della fida Wikipedia (rigorosamente english), la quale sostiene che spesso Hunt apostrofa Tyler con il nomignolo di "Dorothy". Ora, siccome io ho visto diverse puntate e non ho mai notato ciò, le ipotesi sono tre: la Wiki scrive cazzate, io sono audiolesa, il doppiaggio italiano è ignominioso.
2) Non credo ci sia un hotel dall'attico con piscina di nome Majestic, a Manchester. In compenso, Anita Pallenberg esiste, è una modella e stilista che, in quegli anni, era la compagna del chitarrista dei Rolling Stones, Keith Richards.
3) Leap in the dark, nel corso della sua prima stagione, andata in onda nel 1973, era una serie di documentari sulle manifestazioni paranormali; a partire dal 1975, divenne invece una sorta di docu-fiction a tutti gli effetti.
4) Vic Tyler, padre degenere di Sam, episodio 01x07... Non devo aggiungere altro, vero?
5) L'Oxford Dictionary è il vocabolario della lingua inglese, con la "V" maiuscola.
6) L'odiato poeta elisabettiano è Andrew Marvell, la citazione è stata tratta dal romanzo "Possessione", di A. S. Byatt, nell'edizione economica dei tipi di Repubblica.
7) Ben Nevis, la montagna più alta dell'isola britannica, si trova vicino alla cittadina scozzese di Fort William.
8) Non so se fidarmi o meno, ma la mia cartina di Manchester, in corrispondenza di Canal Street, piazza un'inequivocabile targhetta a caratteri cubitali con su scritto "Gay Village". Potrei sbagliarmi, ma nella medesima zona è ambientata la versione inglese del telefilm "Queer as Folk".
9) Thelma e Louise, protagoniste dell'omonimo e celebre film, terminano la loro vita con un volo mortale nel Grand Canyon... ok, ora potete uccidermi per avervi spoilerato il finale.
10) Il castello di Elsinore è teatro della vicenda di Amleto, dramma shakesperiano cui appartiene la citazione che si trova più in là nel testo.
11) Non si capisce molto che odio i francesi, vero?
12) Non intendo soffermarmi un solo secondo sugli Swarowski (in quegli anni, un bene di lusso), nè tantomeno sui "Dialoghi" di Platone e sull'architettura palladiana, tanto cara al Settecento inglese.
13) Ho controllato: X Factor veniva già trasmesso prima che Sam finisse indietro nel tempo, benchè la sua popolarità sia notevolmente cresciuta solo dopo il 2006.
14) Avremo modo di conoscere insieme la Chetham's Library e la Chetham School of Music nel prossimo atto.
15) Ad Old Moat non esiste nessun orfanotrofio di nome Fernwood; la frase di Hunt simile a quella di Hart viene pronunciata nell'episodio 01x02, qualcosa tipo "Gli orfani seguono chiunque" (almeno, nel doppiaggio italiano).
16) "Cronache Marziane" è il titolo di una celeberrima raccolta di racconti di fantascienza, scritti dall'autore americano Ray Bradbury negli anni '50.
17) Mon petiti chou significa, letteralmente, "mio piccolo cavolo" (nel senso della verdura): è una frase che il mio caro padre mi dice per vezzeggiarmi prendendomi in giro; qui ha esattamente lo stesso scopo.
18) Belinda Finch è un parto della mia mentuccia bacata, che ama costellare di improbabili casini sessuali e/o sentimentali la vita di Sam Tyler.

E, con questo, ho finito: dal momento che la mia fedele Bluesmoke sembra essersi persa nei meandri della Rete, approfitto di questo spazio vuoto per ringraziare tutti coloro che seguono silenziosamente le mie pazze storie su LoM: il vostro supporto mi incoraggia molto, sappiatelo.

Al prossimo atto!^^* 
   
 
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