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Autore: MattySan    06/08/2019    1 recensioni
Sequel di Gli Affari Sono Affari.
Sono passati mesi dall'ultima avventura di Leodore e adesso tutto sembra andare per il meglio nella sua vita.
Ma il passato tornerà a farsi sentire in modo inaspettato, coinvolgendo il leone e gli altri protagonisti in una reazione a catena dalla quale nessuno sarà escluso.
E stavolta Leo non sarà solo.
Genere: Drammatico, Generale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Sindaco Lionheart
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La notte era calata su Zootropolis, con essa erano arrivate le nuvole scure con fulmini continui che squarciavano il cielo ma finora nessuna goccia d’acqua aveva osato cadere sulla metropoli, i media erano tutti in tensione e le notizie corrono e si fanno sentire presto, anche alla villa di Mr. Big è sempre così.
Koslov arrivò puntualmente nell’ufficio del boss con in mano un ritaglio di giornale.
“Ho sentito dire alla radio che è successo qualcosa di grave giù in città, o meglio nelle campagne e dintorni, Koslov spiegami meglio”.
“Certo capo, oggi è stato ucciso brutalmente Thomas Algren, nientemeno che l’amministratore delegato della Savannah Records, finora non ci sono novità sul caso tranne che Gazelle è già stata rilasciata dalla polizia”.
Big alzò un sopracciglio.
“E lei che legame ha con tutto questo?”.
“Era stata questa mattina stessa a casa di Algren per delle discussioni lavorative ma risultava già andata via quando è stato commesso l’omicidio, per questo motivo lei è stata scagionata e per ora non ci sono altre notizie, le indagini sono in corso”.
Big fece un cenno per annunciare che bastava così, Koslov annuì e posò il giornale.
Il boss si diresse verso la finestra, osservò il cielo scuro illuminato ogni tanto da qualche fulmine che rendeva l’atmosfera ancora più cupa e tetra, il suo sguardo era perso nel vuoto e pareva molto distratto e assente.
“Quella gazzella non mi ha mai convinto fino a fondo, anche se pare che non c’entri niente con tutto il casino che sta succedendo, stranamente tutti i collegamenti portano sempre a lei, spero che sia solo un caso” disse Big a bassa voce.
Koslov lo fissò senza dir niente, fino a quando Big fece cenno di voler salire sulla spalla dell’orso come sempre, Koslov si avvicinò e fece salire il boss sulla piccola poltrona che era incollata alla sua spalla destra, dirigendosi in camera di Big.
“Si stanno già muovendo” disse Big improvvisamente durante il tragitto.
“Di chi parlate?”.
“Dei seguaci di Bellwether”.
Koslov guardò il suo boss con disappunto.
“Non dite assurdità, non erano stati sgominati mesi fa grazie ad una retata della polizia con l’aiuto di Leo? Bellwether rimase anche uccisa nello scontro a fuoco che ne seguì, non possono essersi riorganizzati in così breve tempo!” commentò l’orso.
Big ci rise sopra.
“Koslov, te lo avevo già detto quando Manchas venne nel mio ufficio a consegnare le chiavi della limousine: qualcuno sta già preparando un posto anche per me”.
Koslov aumentò il passo visibilmente innervosito.
“Non dite cazzate, nessuno oserà avvicinarsi a voi finché ci sarò io!”.
“Tu parli troppo ragazzone, adesso ho sonno e non voglio sentire altro”.
Koslov si zittì, arrivò in camera di Big e iniziò a preparare il piccolo letto che era posto al centro della stanza su un grande tavolo di lusso, Big nel frattempo era sceso dalla spalla dell’orso e si stava comodamente cambiando, Koslov aveva quasi finito, Big alzò improvvisamente un altro ciglio e diede una veloce occhiata davanti a lui.
“Koslov”.
“Si?”.
“Perché le tende non sono tirate?”.
L’orso guardò in direzione della finestra, effettivamente le tende della camera del suo boss dovevano essere sempre chiuse e raramente venivano aperte, Big era molto geloso della sua privacy ma quella mattina non era stato Koslov a mettere in ordine la stanza del boss, l’orso pensò ad una distrazione di un suo collega e si diresse sbuffando verso la finestra per tirare le tende.
Non appena fu abbastanza vicino, si fermò improvvisamente, un flash risplendette nei suoi occhi per una frazione di secondo.
Non era un fulmine.
 
“A TERRA!!”

Koslov si voltò di scatto si lanciò su Big per afferrarlo, alle sue spalle i vetri furono infranti e le tende bucate da una rumorosa raffica di proiettili che stava colpendo tutto ciò che trovava sul suo cammino, Koslov era a terra e strisciò dietro a un mobile per ripararsi da quella pioggia di piombo, un proiettile andò a colpire il lampadario che cadde e si frantumò a pochi centimetri dall’orso.
Dopo alcuni secondi che parevano eterni, la raffica cessò.
La stanza era avvolta da un’aria pesante ed era in gran parte devastata, a terra vi erano pezzi di vetro, cocci, legno e molto altro, l’unica fonte di luce rimasta illesa era una piccola lampada su un tavolino nell’angolo della stanza.
Koslov alzò la testa e iniziò a guardarsi intorno cercando il suo capo, aveva paura di averlo schiacciato quando lo aveva afferrato per buttarsi a terra, fortunatamente il piccolo toporagno era ancora vivo e si trovava dentro una tasca della grande giacca dell’orso.
“Boss! Tutto a posto?”.
“Zitto e alzati! Corriamo a chiamare gli altri! VAI!” gridò Big.
Koslov non perse tempo, si alzò di scatto e si diresse subito fuori dalla stanza con Big sulla sua spalla, nel frattempo anche tutti gli altri orsi si erano mossi e dopo pochi secondi tutto l’immenso giardino della villa fu riempito di guardie armate fino ai denti, le entrate e le uscite vennero bloccate e tutte le luci del giardino furono accese.
Koslov e Big erano sulla soglia della porta quando vennero fermati da un altro orso che corse verso di loro, aveva un’aria affannata ed era armato di un mitragliatore.
“Non avranno avuto sicuramente il tempo di scappare, il cancello principale e tutte le altre uscite ed entrate sono state sbarrate, i ragazzi stanno già uscendo con altre macchine per formare posti di blocco sulla stradina principale davanti alla villa, altri stanno setacciando ogni angolo del giardino!” riferì l’orso.
“Setacciate anche il bosco qui intorno se necessario!” ordinò Koslov.
“Certamente! Koslov però tu non stare qua! Vai dentro col boss e portalo al sicuro!”.
Koslov annuì e stava per rientrare, Big si voltò di scattò verso l’altro orso.
“Ricordate! Chiunque sia stato, portatemeli vivi! Mi raccomando!”.
“Certo boss, non si preoccupi…”.
“VIVI! LI VOGLIO VIVI! CAPITO?!” tuonò Big.
L’altro orso annuì e corse velocemente dall’altra parte del giardino insieme ai suoi compagni, Koslov tornò dentro con Big e si diressero verso il salotto privato del Don che si trovava al centro della grande villa, Koslov fece scendere Big sul bancone del bar e andò a sedersi sul divano.
“Serviti pure, fatti un brandy, ci vuole in questo momento” disse Big.
“No capo, la ringrazio ma adesso…”.
“Muoviti, prendi quello che preferisci”.
Koslov annuì, si alzò e si versò un bicchiere di brandy mentre Big aveva un proprio bancone persone adatto alla sue dimensioni che si trovava dietro un muro ed era azionato da una piccola leva, anche lui si bevve qualcosa di forte.
Il silenzio assoluto regnava dentro la stanza, fuori intanto le ricerche continuavano e ora la villa era completamente blindata, il nervosismo però non si era calmato e il silenzio venne rotto da un rumore di vetri in frantumi, Big aveva appena spezzato il bicchiere che teneva tra le zampe a causa della sua forte e rabbiosa presa.
“Vigliacchi! Io vi fotto tutti! Sparare nella mia stanza! IN CASA MIA! FOTTUTI VIGLIACCHI!” gridò il piccolo toporagno furentemente, afferrò un altro bicchiere e si versò ancora del brandy.
Calò ancora di nuovo il silenzio, stavolta fu Koslov ad interromperlo.
“Pensate che…”.
“Sono già morti”.
L’orso non aveva avuto nemmeno il tempo di finire la frase, il toporagno gli aveva già risposto e lo lasciò esterrefatto.
“Sono già morti, non li prenderanno vivi, non sono mica scemi e piuttosto che farsi prendere e confessare preferiscono uccidersi, sono rigidamente preparati per queste cose” concluse Big mentre mandava giù un altro sorso.
In effetti pochi minuti dopo, tre orsi entrarono nella stanza per fare rapporto e dissero di aver trovato i due responsabili senza vita vicino ad un laghetto che si trovava ai limiti del giardino, accanto al piccolo boschetto che circonda la villa ed entrambi si erano sparati alla testa.
Si trattava di un caprone e un coniglio, erano da poco entrati in servizio tra le guardie di Big ed erano evidentemente due infiltrati che avevano atteso il momento giusto per compiere l’attentato.
“Non avreste dovuto assumerli! Soltanto predatori tra le nostre guardie! Non mi sono mai piaciuti quei due!” gridò Big inferocito, mandò giù un altro sorso e andò a sedersi su una poltroncina.
Tutti erano in attesa di ordini anche se c’era ben poco da fare.
“Mi occuperò io personalmente della selezione del personale di sicurezza d’ora in avanti, è tutto, potete andare”.
Gli orsi chinarono la testa e uscirono dalla stanza.
Koslov rimase in silenzio, aveva già mandato giù quattro bicchieri di brandy ed era visibilmente alticcio, fece per alzarsi dalla sedia ma si fermò quando udì Big sbattere il suo bicchiere sul bancone.
“So che sei stato tu ad assumerli, sei sempre stato te ad occuparti della selezione del personale ed è un incarico che ti affidai molto tempo fa, una cosa del genere finora non mi era mai capitata” disse Big con una voce cupa.
Koslov iniziò a sudare freddo, si versò dell’altro brandy ma non riusciva nemmeno a berlo, aveva la mano tremolante e gli toccò posare il bicchiere sul bancone.
“Capo! Non penserete mica…”.
“Cosa c’è ragazzone? Tremi come una foglia, sei grande e grosso, hai uno sguardo glaciale e un atteggiamento duro e sprezzante, ma sono io a spaventarti così?”.
Koslov fece un passo indietro e deglutì.
“No, non penso che tu lo abbia fatto di proposito ad assumerli, come potevi sapere che erano due infiltrati? E comunque prima mi hai protetto come sempre in modo efficiente e salvato dai proiettili, di questo ti ringrazio e non dubito di te, puoi starne certo” disse Big con un tono che ora era più pacato e sereno, quel nervosismo pareva essere sparito lentamente.
Koslov tirò un sospiro di sollievo, aveva già fissa in mente l’immagine di lui venire giustiziato freddamente dagli altri orsi suoi colleghi.
Si sedette e afferrò il bicchiere di prima, bevendo il brandy tutto d’un sorso.
“Sai perché prima ho detto agli altri di prenderli vivi quando già sapevo che non sarebbe successo? Perché vanno motivati, Koslov devi capire che questi altri orsi non sono qui a proteggermi perché tengono a me, sono qui perché tengono ai miei soldi e basta, mi volterebbero le spalle alla prima occasione, lo so bene ma tu sei diverso e io ti conosco fino in fondo, tu non mi tradiresti mai perché sei come uno di famiglia” disse Big a voce bassa, Koslov ascoltò tutto e non rispose, si limitò ad annuire con la testa.
Big si voltò verso di lui.
“Quindi ora ti chiedo di tenere ancora di più gli occhi aperti, non possiamo più rilassarci e abbassare troppo la guardia, intesi?”.
“Si! Grazie Capo!” rispose Koslov.
La stanza venne illuminata da un fulmine che fece un forte eco, Koslov si affacciò alla finestra e notò che le prime gocce di pioggia stavano iniziando a cadere, aumentando di secondo in secondo e divenendo un forte temporale che si stava abbattendo sulla villa e su Zootropolis.
Mentre aveva lo sguardo perso fuori dalla finestra, gli orsi di prima tornarono e annunciarono di aver fatto una scoperta scioccante ma al tempo stesso temuta: i due infiltrati avevano sul corpo un tatuaggio a forma di corno rovesciato.
  
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