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Autore: Florence_Castle    06/08/2019    0 recensioni
Una domanda, per cominciare: dove eravamo rimasti? Questo è MASS EFFECT 4, il seguito fan-made della Trilogia omonima scritta da Florence Castle. Tutto ha inizio dal finale di MASS EFFECT 3 rielaborato grazie a un DLC chiamato Extended Cut (anche l'edizione italiana porta questo titolo) pubblicato molti mesi dopo il rilascio del gioco base a seguito di alcune lamentele riscontrate dalla maggior parte dei giocatori. Tuttavia, questa non è una riproduzione fedele al contenuto originale, e in più questo seguito è basato su una Shepard femmina, con la reputazione Eroe, e ha stretto una storia d'amore con Garrus Vakarian; dal momento che il finale di questa versione di ME è Distruzione (il rosso), alcune di queste scelte non saranno ben apprezzate da quei lettori che hanno costruito la loro personale storia in modo diverso.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Che umiliazione! Ufficiale SSC fallito, vigilante, consigliere esperto e adesso... un traditore? Garrus continuava a protestare e chiedere gentilmente di essere liberato, ma ogni volta o lo stesso generale o un suo soldato lo chetava con un calcio. Non era giusto, però! Non aveva fatto nulla di disonorevole per i ranghi Turian, eppure Hellax era convinto del contrario e neanche le sue ingiurie bastavano ad addolcirlo. Anzi, lo sbatté in una delle celle a bordo della sua Tartarus senza colpo ferire e fece rotta verso il sistema Trebia, nella Cresta di Apien. Durante il viaggio, egli fece un giro della sua nave, osservando i vari locali e contemplando gli addetti ai lavori. Perfino Edra, il suo fidato scienziato Salarian, aveva già preparato tutto il necessario per il recupero dei resti dell'Araldo sulla Terra, ma aveva lasciato il laboratorio per riunirsi col capo in sala tattica, quando seppe della deviazione verso Palaven: ― Bah, quella boccaccia... - esordì, borbottando, il generale - Vorrei tanto cucirgliela.
Dopo averlo portato a bordo, infatti, Hellax aveva presieduto personalmente all'interrogatorio di Garrus, piuttosto noioso vista la poca collaborazione da parte di quest'ultimo: nessuna confessione, soltanto parole rabbiose e minacce di farsi riaccompagnare sulla Normandy, certo che il suo equipaggio avrebbe spazzato via il generale e "tutta la sua merdosa compagnia". Aveva mantenuto il sangue freddo nonostante le sporadiche percosse al minimo insulto per tutta la durata della seduta e solo quando la considerò infruttuosa, Hellax lo rigettò nella sua cella e lasciò la prigione. Ora era concentrato a trovare un modo per ottenere la tecnologia dei Razziatori, ma solo dopo aver giustiziato il traditore sotto gli occhi dei suoi famigliari e del Primarca in persona. Tuttavia, questi non avrebbe mai dato il consenso per l'esecuzione di un celebre eroe di guerra, nonché amico stretto della comandante Shepard - la stessa piccola e astuta umana dalla lingua diplomatica e le mani di velluto che tanto rispettava e odiava... o forse entrambe le cose? 
Intanto i navigatori annunciarono l'arrivo su Palaven, i cui cieli si erano da poco aperti al termine di un temporale. La casa ancestrale dei Turian non era né troppo fredda né troppo calda, anzi sembrava di trovarsi su Virmire o, perlomeno, in un paese monsonico non meglio definito della Terra; l'unica differenza però era che il nucleo del pianeta non era ricchissimo di metalli, per cui la sua magnetosfera non proteggeva sufficientemente il suolo dalle radiazioni solari. Non a caso, questo era il segreto dei carapaci semimetallici delle creature locali, umanoidi e animali. Il pianeta in sé, tuttavia, era irriconoscibile dopo la Guerra dei Razziatori: la polvere derivante dalla distruzione delle famose città-fortezza quasi impediva la respirazione sulla superficie planetaria, mentre acqua e fonti di energia (allora scomparse) erano state ripristinate grazie al lavoro congiunto delle specie del Consiglio e dei Volus. Perciò, a distanza di dieci anni, Palaven era tornato quasi come prima.
Anche le città, dal punto di vista estetico, non avevano nulla da invidiare agli scavi archeologici della Magna Grecia o dell'antica Roma, dunque non era sbagliato pensare che esistesse ancora qualche palazzo conservato (la sede del Governo, ad esempio) con un antico pseudo stile dorico, ionico oppure corinzio. Fermo restando che tutte queste strutture storiche erano profondamente integrate con la tecnologia attuale. Quindi, nonostante un piano regolatore molto antico, non fatico a credere che un palazzo del genere fosse completamente blindato di strutture difensive moderne. Esempio vivente di questa soluzione ibrida era il cosiddetto "Castello del Primarca", che svettava dal Quartiere Superiore di Cipritine. Visto dal lontano sembrava costruito con vetusti mattoni ma in realtà era un effetto ottico generato dal rivestimento opalescente delle pareti bianco perla; non era neppure un castello vero, poiché il nome era solo una citazione del fatto che assomigliasse ai mitici edifici con torri e guglie del Medioevo terrestre, se non fosse per le finestre a forma di diamante alcune trasparenti e alcune rappresentanti figure mitologiche, quasi a mimare le scene bibliche dei finestroni delle cattedrali.
Ovviamente tutti sapevano che i Turian possedevano una forte dottrina militare. Non è difficile aspettarsi la massiccia presenza di truppe a guardia degli edifici pubblici... ad esempio quel palazzo basso color rame sul lato opposto del Quartiere Superiore che chiamavano Praetorius (ossia la caserma delle sentinelle del Primarca), oppure il Castrum Cabalis, letteralmente "il campo d'addestramento delle unità Cabal", che invece faceva timidamente capolino nel Quartiere Inferiore come se fosse un'enclave dei cittadini più sfortunati. Tutte queste immagini scorrevano sugli schermi della sala tattica come conferma di essere finalmente a casa, almeno per i membri Turian dell'equipaggio. Per Hellax, però, l'unica casa cui era molto affezionato era il suo stesso villone nella parte meridionale del Quartiere Superiore. Un maestoso edificio a due piani di un nero quasi assoluto, con numerose rifiniture in oro e argento che aveva chiamato Domus Onyx, ossia Palazzo d'Onice. Tutti i generali, compreso Hellax, avevano un'abitazione come quella, solo un po' più piccole e dall'aspetto più modesto. Lui faceva eccezione, perché era un veterano e quindi era normale aspettarsi una tale teatralità. Peccato non poter mettervi piede in questo momento, pensò.
Hellax era pronto per scendere, e purtroppo l'arrivo della Tartarus aveva attirato l'inevitabile attenzione delle autorità e del Primarca Victus, il cui disaccordo nei confronti di Hellax non si era raffreddato: ― Non muoverti, Edra. - ordinò il generale al suo collega Salarian - Aspetta i miei ordini. 
Nell'attimo stesso in cui Hellax si allontanò, Peonia irruppe in sala tattica con un accenno di curiosità dipinto in volto. Non voleva solo sapere perché c'era tensione della voce del capo, ma anche che cosa stesse macchinando quel codardo del suo ufficiale scientifico: ― Oh, eccoti qui. - esordì questi - Temo che, così concentrato su questi dannati Razziatori, il generale stia perdendo a poco a poco il senno. Non è indottrinato, ma Hellax ha dimostrato di non avere più capacità di giudizio. - poi però gli venne un'idea, seppur folle: ― Voglio liberare il prigioniero, per lui è troppo pericoloso restare qui.
― Vacci piano, Edra. - gli suggerì Peonia - Hellax ti spezzerebbe tutti e quattro gli arti e ti darebbe in pasto ai varren se lo scoprisse...
― Lo so! - sbottò il Salarian - Tuttavia, se riuscissi a infiltrarmi nel canale audio del nostro ospite senza farmi beccare, le guardie penserebbero che stia tentando di evadere da solo. Mi fa davvero pena e vorrei aiutarlo.
― Fa' come vuoi, a me non interessa. Il capo ha già abbastanza traditori qui!
Rimasto solo, Edra approntò la sua personalissima attrezzatura da hacker e si precipitò in una piccola stanzetta da cui monitorare la situazione da più schermi. In uno, in particolare, riusciva a vedere Garrus rannicchiato in un angolo della sua cella immerso nei suoi pensieri: aveva resistito al pestaggio subìto poco prima e con solo due graffi. Adesso poteva testare i suoi giocattoli usando come cavia la frequenza radio del generale, che in quel momento stava discutendo con il Primarca, nel grande salone del suo Castello. Fu proprio di quest'ultimo la prima voce che sentì, appena inseritosi nel comunicatore di Hellax: ― Che cosa ti avevo detto a proposito dell'attaccare la comandante Shepard?
― Non ho catturato lei, hanib, ma uno dei suoi uomini. Egli ha deliberatamente rinnegato la nostra cultura in favore di quella umana. Eroe di guerra o meno, è pur sempre un traditore del nostro popolo!
A quel punto sopraggiunse un uomo di mezza età, presumibilmente Castis, con falcate piene di rabbia tanto quanto la sua voce: ― È impazzito, generale? Garrus è mio figlio! Ha versato sangue e sudore per mettere in salvo la nostra gente dalle fauci dei Razziatori...
Hellax si accorse subito della sua presenza e lo afferrò per la camicia: ― Di che t'impicci tu, vecchio? Smettila di preoccuparti di un figlio che non merita neppure di essere chiamato per nome e torna a casa tua! - e appena lo lasciò andare, la forza fu tale che Castis rischiò per un soffio di travolgere due astanti.
Stava succedendo di nuovo, come nella seduta delle Specie Unite di dieci anni prima. Il Primarca aveva espressamente proibito a Hellax di aggredire la loro benefattrice né tantomeno i suoi soldati, il cui contributo era stato cruciale nella crisi dei Razziatori... e tutto questo perché gli era stato negato di scavare sulla Terra in cerca dei resti dell'Araldo? Gli esponenti della Gerarchia, che erano lì presenti, non potevano tollerare questo comportamento inadatto per un generale, al punto che iniziarono a parlottare tra di loro sottovoce, mentre Hellax si trattenne nello sbottare in preda a una crisi di rabbia e riprese a parlare con la sua proverbiale quiete olimpica: - Signori, vi prego, questo traditore è un pericolo pubblico per noi tutti. Ordinate i preparativi per un'esecuzione pubblica!
- Ma non ha senso! - rispose il Primarca - Anche nell'eventualità che ciò che dici sia vero, non hai le prove per appurarlo! Spiacente, Hellax, ma non mi lasci altra scelta... 
E così, dopo aver sentito la sentenza definitiva della Gerarchia, Victus scelse piuttosto di far sottoporre il generale a un "intervento correttivo" al fine di ammorbidire le sue attitudini xenofobe e, prima di allora, non avrebbe più varcato la porta del Castello ma sarebbe stato confinato nella sua Domus insieme a buona parte del suo esercito. Quindi chiese alle Sentinelle di accompagnarlo fuori, con gentilezza: - Mornax vinkaar! Mornax vinkaar! - esclamò Hellax, in risposta alla sentenza del suo superiore, mentre lo stavano conducendo all'ingresso. 
Edra aveva sentito abbastanza e si scollegò immediatamente dalla radio del suo signore. I suoi timori secondo cui stava lentamente impazzendo erano fondati e capì che per il suo bene, per quanto fosse pericoloso, era giusto non servirlo più e decise di usare lo stesso trucco delle frequenze spia sulla radio del prigioniero chiuso nelle celle. Edra aveva paura della reazione di Hellax se avesse saputo che aveva orchestrato lui l'evasione di Garrus ed ebbe un gelido brivido lungo la schiena pensando a quale tremenda vendetta avrebbe preparato per lui. Non ci pensò più, si schiarì totalmente la mente, e mentre preparava i codici per l'inserimento abusivo, tirò un lungo respiro per incoraggiarsi.
Nel settore detentivo, intanto, la musica era diversa. Sentire Hellax e i suoi disertori chiamarlo "traditore" senza usare il suo vero nome fu la più pesante delle umiliazioni per Garrus. Sul serio, era come se lo avessero privato della sua identità, più o meno come i Quarian prima del loro processo per tradimento. Che ironia, però... lui era un Turian e stava vivendo una situazione simile: accusato di tradimento solo perché collaborava con gli umani? Questo non era il tipo di accoglienza che si aspettava tornando a casa... la sua casa, Cipritine, la ridente capitale di Palaven. Avrebbe potuto mostrare a Shepard il suo pianeta natale, magari all'ombra di un ombrello anti-radiazioni, raccontarle una storia basata sui miti e leggende della sua gente dopo aver passeggiato in un bel parco carico di coloratissime e profumate Myraxan. Oppure l'avrebbe condotta in uno di quei templi antichi dedicati agli spiriti protettori tanto amati dai Turian e l'avrebbe guardata negli occhi per dire... no, doveva prima uccidere quel mostro di un generale per avergli regalato questo bellissimo modo di morire davanti ai suoi amici, colleghi e familiari. E come avrebbe potuto farlo, visto che al momento dell'arresto gli avevano sequestrato le armi? In quel momento si rassegnò ad accettare la terribile sorte che lo attendeva oltre quella porta.
Dalla frustrazione, poi, Garrus passò a una vera e propria ira sanguinaria, sebbene lui non fosse un Krogan. Prendeva a pugni le pareti della cella, maledicendo il villano che l'aveva sbattuto laggiù, e in più riempiva di calci anche la porta forse con l'intenzione di sfondarla e andarsene con le sue gambe, sordo ai richiami verbali dei secondini di calmarsi e attendere il ritorno del padrone di casa... ma ottenevano sempre la stessa, sgarbata risposta: «Me ne fotto del generale. Fatemi uscire da qui!». Il teatrino durò per circa mezz'ora, a dimostrazione che l'interrogatorio di poco prima non aveva sottratto a Garrus la sua indomita forza di volontà, fino a che udì la vocina di un Salarian dalla radio integrata nel suo visore: - Pronto... c'è qualcuno? Riesci a sentirmi?
― Ma chi parla?
― Edra, lo scienziato Salarian di Hellax. Non volevo spaventarti, ehm...
― Mi chiamo Garrus. Garrus Vakarian.
― Ti conosco, Garrus, ma raramente ho sentito il tuo nome. A ogni modo, non è pestando i piedi che uscirai da qui, perciò apri bene le orecchie e ascolta quello che ho da dirti io...
Per fortuna il secondino di guardia non era presente sul lato opposto, altrimenti avrebbe sentito tutto il dialogo tra il prigioniero e lo scienziato a proposito di un'alleanza ai danni del generale. Miracolosamente Garrus rinsavì e così Edra lo tranquillizzò annunciando di voler aiutarlo a evadere, ma avrebbero dovuto farlo nella massima discrezione: il rischio di essere pizzicati da Peonia era, infatti, troppo alto! Innanzitutto la Tartarus era imbottita di guardie - sia Disertori che mercenari - e uccidendone una nel classico modo avrebbe allertato anche tutte le altre; inoltre era piena di passaggi bui utili per raggirarle senza sfiorarle nemmeno con un dito e Edra lo avrebbe guidato verso l'uscita della nave più vicina, ossia l'hangar navette. Era un Salarian con un'eccezionale memoria fotografica, per cui conoscendo la Tartarus così a fondo, Garrus non poteva sbagliare strada e dover combattere troppi nemici. Anche così, pensò, sarebbe stato divertente perché il suo addestramento da incursore ricevuto da ragazzo e la sua esperienza nel corpo a corpo sarebbero tornati molto utili!
Intanto era tornato il secondino e si era fermato davanti alla porta, con le spalle rivolte verso di essa. Garrus rapidamente bypassò i comandi e, fulmineo, lo silenziò un attimo prima di trascinarlo nella cella. Gli rubò perfino il fucile, però con la promessa di non doverlo mai usare. Ora gli toccò uscire in corridoio, facendo sempre attenzione a non mettere in allarme nessuno fintanto che sfruttasse a suo vantaggio l'Occultatore installato nel Factotum... ma certo! Che stupido! Poteva utilizzare i gadget di Archangel insieme all'addestramento militare, così i Disertori non lo avrebbero mai individuato se fosse rimasto in un angolo e in silenzio perfettamente invisibile alla vista! Che gran colpo di fortuna! Lo provò giusto per passare accanto a un soldato e poi si infilò in una porta che conduceva in una specie di ripostiglio. Qui poté rifornirsi e forse anche tirare fuori l'idea più assurda che gli venne in mente: tutti sulla Tartarus sapevano che aspetto avesse il traditore, ma cosa sarebbe accaduto se questi fosse vestito diversamente, magari in abiti da civile? Inoltre, combinando il diverso aspetto e l'uso dell'Occultatore neanche la più rimbambita delle guardie sarebbe stata in grado di accorgersi della sua presenza! Garrus quindi si spogliò della corazza lasciando solo una maglia protettiva leggera, i pantaloni, un paio di guanti e alcuni accessori dai quali non si separava mai - Factotum e visore. Dopodiché, caricate le armi in spalla, si nascose nell'ombra di una guardia che stava camminando verso l'ascensore. Ma prima che potesse varcarne la soglia, Garrus la neutralizzò insieme ad un'altra che invece stava uscendo, nell'esatto momento in cui l'Occultatore esaurì il suo effetto. Il panico si consumò per soli pochi secondi, durante i quali sparò un colpo stordente in testa a un soldato in arrivo da sinistra, si tuffò nella cabina dell'ascensore e chiuse le porte con meticolosa freddezza: ― Ti ho sul monitor, Garrus. - annunciò Edra dall'altra parte della radio - Ora dovresti essere in grado di superare le guardie al piano di sotto.
― In effetti, finora me la sono cavata bene con l'Occultatore. - ammise il suo interlocutore - Qualche consiglio dell'ultimo minuto?
Edra quasi scoppiò a ridere: ― Ehi, sei tu il Turian! Non hai qualche addestramento militare avanzato?
― Dubiti delle mie capacità? - ridacchiò Garrus - Mettiti comodo, Salarian: io ti stupirò!
Quando però l'ascensore si aprì, appena arrivato a destinazione, Edra dovette rimangiarsi tutto alla vista di uomini e donne Turian dotati di tute speciali e guanti luccicanti. Garrus li riconobbe subito: il giorno in cui Hellax aveva fondato i Disertori di Taetrus, aveva reclutato anche un certo numero di Cabal, cioè quelle famose unità biotiche spesso malviste dalla Gerarchia. In realtà, non doveva preoccuparsi dei loro poteri ma dei guanti impregnati di un siero dal colore salmastro, presumibilmente velenoso - se lo avessero preso, infatti, non avrebbe potuto trovare una fonte di medi-gel più vicina per contrastarne gli effetti. Il massimo che poteva fare era occultarsi e passargli accanto nella maniera più silenziosa possibile, fino a quando il suo sguardo si soffermò sulla navetta che stava partendo in quel momento. Edra aggiornò l'amico sulla situazione: Hellax era stato confinato nella sua Domus visto il suo crescente comportamento da folle che faceva preoccupare il Primarca e i rappresentanti della Gerarchia. Dicevano che la sua ossessione per l'Araldo stesse deteriorando psicologicamente il generale al punto da richiedere un intervento correttivo. È quello che si merita quel bastardo, pensò Garrus man mano che strisciava sotto una pila di viveri destro-ammino. Gli scagnozzi di Hellax non abbassavano mai lo sguardo, perciò neanche si erano accorti che il prigioniero si era nascosto nel mucchio di casse che stavano caricando sulla navetta.
Come Ulisse riuscì a fuggire dalla tana di Polifemo nascondendosi sotto la pancia di un ariete, così Garrus rimaneva aggrappato alle scorte di viveri quasi trattenendo il respiro per non fare rumore. Ce l'aveva fatta, e tra poco avrebbe potuto confondersi tra la folla cittadina e poter chiedere aiuto a suo padre per tornare sulla Normandy. Rimase in quella posizione per pochi minuti prima di lamentarsi della scomodità dello spazio troppo stretto per lui. Immediatamente uno dei passeggeri della navetta scostò le casse e non ebbe il tempo di dare l'allarme generale che il prigioniero era evaso. Garrus infatti saltò in piedi e poi addosso al Disertore spezzandogli il collo ma non poté evitare il contrattacco del pilota che si rivelò essere una Cabal!
Assomigliava al ricognitore che, da ragazzo, Garrus aveva condiviso una scazzottata prima e una serata di passione dopo durante la caccia a una banda di pirati Batarian, soltanto che lei aveva delle esotiche scaglie e placche d'avorio e occhi simili a un paio di soli gialli gemelli. Sembrava la tipica donna che si fingeva innocente, e che si era alleata con Hellax contro la sua volontà: ― Fossi in te, scapperei a gambe levate e cercherei un angolino tranquillo in cui nascondersi. - le suggerì Garrus, magnanimo - Sai, una brava ragazza come te dovrebbe stare lontana da qui se il suo padrone scoprisse che l'ha tradito.
Lei non disse una parola e lo avrebbe premiato con un bacio per la sua generosità se non lo avesse rallentato col tocco dei suoi guanti venefici prima di abbandonare la navetta. Così indebolito, e frustrato per essere stato ingannato da una donna, Garrus si trascinò al posto di guida e cercò di mantenere una traiettoria stabile, ma il veleno gli provocava un abbassamento delle sue capacità e adesso stava lottando per non schiantarsi a terra nel suo tentativo di evasione quasi riuscito. Non poteva arrendersi in quel momento e, per quanto si sforzasse, la navetta non era abbastanza in alto e poco dopo precipitò nei pressi di un accesso alle fogne, poco fuori città.

Povero Castis, la situazione si stava facendo intricata. Suo figlio accusato e processato per tradimento, e lui non aveva potuto fare nulla contro Hellax che aveva ormai perso del tutto il senno. Davvero non c'era niente che potesse fare, nonostante fosse un poliziotto in pensione che, però, si comportasse come se fosse ancora in servizio... questo diceva il detective che era in lui. Ma il padre che era in lui si disperava al solo pensiero di perdere un altro caro membro della sua famiglia, e non era la moglie bensì "sangue del suo sangue", il suo shiraan! Se non fosse così anziano avrebbe egli stesso imbracciato un fucile e sarebbe sceso in strada a cercarlo. Ma cosa avrebbe ottenuto se non un rimprovero da Garrus per non essere rimasto a casa? Non stava agendo da solo, ma seguendo l'istinto tanto di soldato quanto quello paterno.
Era risaputo che tra padre e figlio non scorreva buon sangue, ma questo disaccordo si era a poco a poco affievolito: tutta la galassia aveva rischiato la morte nella Guerra dei Razziatori (e i Turian ne avevano immortalato alcune scene su dipinti e mosaici nei luoghi storici in onore ai caduti) e l'averla vista in faccia almeno due volte aveva lasciato un marchio tale da voler lasciare suo figlio libero di costruire la propria strada, dopo aver scoperto che aveva partecipato alla guerra e ne era uscito vivo, diventando perfino un eroe. Oh, com'era orgoglioso! Un padre che assisteva ai successi del suo primogenito era da sempre un vanto per i Turian. Infatti, da quando i Razziatori erano stati distrutti Garrus gli raccontava aneddoti delle sue imprese, quasi tutte ai limiti dell'inverosimile. Era presente anche sua sorella Sol, curiosa di sapere come si era procurato quell'enorme cicatrice sul volto, e non si era neppure accorta che proprio grazie a quelle ferite Garrus non era più quel ragazzino immaturo e irresponsabile che rimproverava spesso quasi alla stregua di una seconda madre. I due però rimasero totalmente spiazzati quando seppero che il ragazzo, ora uomo, si era addirittura innamorato e che soffriva come un Quarian col mal di pancia nel vedere la donna cui si era legato inerte in un letto d'ospedale la mattina dopo ogni visita, e Castis e Sol lo avevano visto con le lacrime agli occhi almeno una volta. 
A parte queste piccole inezie familiari, prima che Garrus vestisse i panni di Archangel, lui e suo padre erano stati chiamati dal Primarca a dirigere i lavori di ricostruzione dei centri urbani vicini alla capitale, oltre a un omaggio alla benefattrice nell'area dedicata agli eroi di Palaven. Cipritine, Taetrus, Selkie e altre città del pianeta, com'era giusto che fosse, avevano tutte in comune le magnifiche ed imponenti strutture degli edifici civili e militari dei Turian. Camminando per la Grande Via Imperiale, inoltre, era impossibile non sbalordirsi di fronte ai grandiosi colonnati adorni d'intarsi e sculture eroiche. Marmi affrescati con dipinti e mosaici che ritraevano grandiose battaglie e imprese di singoli soldati che avevano dato la vita per la vittoria. E a proposito di soldati, per un soffio Garrus non si era guadagnato un posto d'onore tra i ranghi della Gerarchia per il suo contributo alla guerra, magari con un manipolo di truppe tutto suo per le operazioni d'infiltrazione, e alcuni colleghi mormoravano che fosse pronto a diventare un generale o addirittura il prossimo Primarca... o meglio, era candidato a diventarlo, il che era una sorpresa positiva anche per suo padre Castis. Tutto merito di quel disastro di dieci anni fa: il grande affresco della battaglia di Palaven dipinto e intarsiato sulla grande scalinata che portava verso il centro di Cipritine lo dimostrava insieme alle numerose lapidi di marmo che ricordavano mestamente tutti i nomi dei caduti in guerra, che fossero Turian o no. I granitici e imponenti bastioni delle città, per quanto resistenti e temprati dal furore di mille battaglie, nulla avevano potuto contro lo strapotere dei Razziatori. Ma gli umani? No, loro avevano resistito strenuamente senza rinforzi per tutto l'arco della guerra. Garrus lo raccontò al padre nei minimi dettagli: Palaven era stata fortemente intaccata, ma la Terra... aveva visto ben di peggio. Eppure, eccoli lì gli umani, che nella figura della comandante Shepard avevano ribaltato le sorti di una guerra prossima al fallimento. E i dissidi con i Turian... spariti. Sul campo di battaglia non importa il grado. - solevano ripetere i Turian - Se sei in trincea, il soldato che hai al tuo fianco è come se fosse tuo fratello. Nella sua spietatezza, la guerra ha il pregio di renderci tutti uguali dinanzi alla morte.
Eppure, il centro nevralgico nonché culla di nascita e capitale dell'impero Turian, aveva faticato molto nell'ultimo decennio per riprendersi dallo shock della guerra contro i Razziatori. Le montagne e persino i paesaggi avevano mutato forma: le città, i porti, i laghi e i mari... ma non i Turian. Loro erano pur sempre fatti d'acciaio. Era stata un'impresa titanica, ma anno dopo anno, intere meraviglie sepolte sotto cumuli di macerie erano state riportate lentamente alla luce. Palazzi maestosi fatti risorgere dalle ceneri, reliquie antiche riscoperte e restaurate ed anche statue di eroi, alle quali ultima ma non per ordine d'importanza quella della comandante Shepard. Era stato proprio per onor di merito il Turian più vicino alla comandante a inaugurarla al centro del Parco degli Eroi di Cipritine. Contornata di allori e colonnati di marmo intarsiati di oro e argento, alta sette metri e puro granito, ritraeva Shepard in posa vittoriosa sulle spoglie dei Razziatori. Nonostante tutto, la galassia non è più la stessa, nemmeno Palaven lo era più. Delle meravigliose città alte fortificate, era rimasto di originale poco o nulla. Tutto ricostruito da zero. Ma i Turian lo sapevano bene.
Questo flusso di pensieri si interruppe quando Castis udì, fuori dalla finestra, l'inconfondibile richiamo dei Disertori scesi in strada a stanare un "pericoloso fuggitivo". Per gli Spiriti, sono qui per mio figlio!, pensò l'anziano Turian preoccupato, la cui mente riaffiorò il momento in cui Hellax gli rivolse a malo modo la parola quando stava cercando di dichiarare la sua innocenza. I soldati avevano notato una scia di detriti in cielo, quelli di una loro navetta, e si erano precipitati immediatamente a seguirla; quasi nello stesso momento i mercenari di Peonia avevano pizzicato Edra nel suo nascondiglio, la vera mente dietro all'evasione di Garrus. Il Salarian comunque non si lasciò intimidire e, con un sangue freddo degno di Mordin, riuscì a sgattaiolare anche lui dalla Tartarus e a saltare a bordo di un'auto, ignaro che l'Asari aveva già avvertito il generale non solo del prigioniero fuggitivo ma anche della presenza di un traditore tra i loro ranghi. Inutile dire che Hellax andò su tutte le furie nell'apprendere il fattaccio e la beffa di dover badare a due traditori e consegnarli al patibolo. 
Quando Edra seminò finalmente gli sgherri di Peonia, si ritrovò nel quartiere residenziale di Cipritine, nel bel mezzo di una fila di case tutte uguali. Fatti dieci metri, però, notò un edificio di fortuna perfettamente restaurato: sembrava che Garrus avesse tenuto una "casa sicura" da qualche parte per le emergenze, in una zona urbana con parecchie vie di fuga ma non particolarmente affollata. Inoltre, non era troppo vistoso, altrimenti attirerebbe troppo l'attenzione, a parte il minuscolo ma grazioso giardino di Myraxan blu antistante la casa, il cui profumo stordiva il povero Salarian. Per sua fortuna era l'abitazione dei Vakarian, perché il Turian che gli aprì la porta assomigliava molto al suo amico Garrus. Nel volto di Edra si leggeva il terrore, non solo per il fiato corto per aver corso tanto, e dopo avergli raccontato perché era finito lì e perché i Disertori gli stavano dando la caccia, supplicò Castis di chiamare aiuto: ― Noi due conosciamo Garrus, e presto non potremmo vederlo mai più se gli uomini di Hellax riuscissero a raggiungerlo e giustiziarlo. Ci serve un alleato potente...
― So io chi ci occorre, Salarian. - lo interruppe Sol, affacciatasi alla porta della stanza - In passato ha aiutato la nostra gente, e qualche giorno fa ha salvato me e mio padre su Aite. Fidati di me...
La persona di cui avevano bisogno era la comandante Shepard, che in quel momento stava lasciando la nebulosa della Cittadella a bordo della sua fidata Normandy. Era in plancia con Joker, dispiaciuto anche lui per l'arresto di Garrus e per questo motivo non era allegrissimo: ormai a bordo tutti lo consideravano un amico, un fratello maggiore e un ottimo compagno di bevute e di partite al tiro alla bottiglia, e vederlo morire sul suo pianeta d'origine sarebbe una grossa perdita, anche per Paige. Erano tutti convinti che fosse troppo tardi per lui quando IDA annunciò l'arrivo di una trasmissione da Palaven. Sol, infatti, aveva bisogno proprio di Paige per cercare suo fratello, e Joker si meravigliò della curiosa coincidenza, quasi come se la Turian gli stesse leggendo nel pensiero. Ciò che non gli tornava, però, era perché servirebbe un Turian come guida per raggiungere Palaven: ― A parte il vostro eroe Jon Grissom, non conosco nessun altro umano ad aver messo piede sul nostro pianeta natale.
- A me non dispiace fare una gita a casa vostra, sai? - scherzò Joker, ammettendo in silenzio che forse Sol aveva ragione. Cipritine, il luogo in cui la squadra l'avrebbe incontrata, era una città grande almeno come New York, quindi ci si poteva perdere facilmente. Inoltre, bisognava equipaggiarsi di tutto punto a causa del livello delle radiazioni pericoloso per la salute di chiunque non possedesse adeguate protezioni. Comunque, Paige accettò volentieri di aiutare la sorellina di Garrus e infatti, quella sera stessa, la comandante atterrò con la sua navetta nel punto prefissato per l'appuntamento corrispondente alle coordinate fornite da Edra. Prima di andare, tuttavia, ella aveva regolato al massimo l'Interfaccia Sentinella affinché fornisse più energia alle barriere protettive integrate nella corazza, così come i membri della Normandy che l'avrebbe accompagnata ebbero la cortezza di fare altrettanto. Poiché si trattava di una missione dettata più dal cuore che dal cervello, i prescelti a scendere insieme a Shepard furono Michael e Ashley. Durante il viaggio, neanche a dirlo, quest'ultima osò perfino recitare a voce alta una poesia come segno di buona fortuna, sebbene il significato del testo fosse tutt'altro che lieto: ― «Sento gli avversi numi, e le secrete cure che al viver tuo furon tempesta, e prego anch'io nel tuo porto quiete. Questo di tanta speranza oggi mi resta! Straniere genti, almeno le ossa rendete allora al petto della madre mesta».
― Non per fare il guastafeste, - la interruppe Michael - ma quella poesia è stata scritta in onore di un fratello morto per debiti di gioco. 
― Ma presto Sol ne avrà uno, se non ci sbrighiamo! - furono le parole veritiere di Paige, prima di rivolgersi al pilota della navetta: ― Quanto manca, Cortez?
― Siamo a circa cinque minuti. - fu la risposta - Neanche immagini lo spettacolo che c'è qui fuori, potremmo persino mandare una cartolina a Joker!
― Sì, il panorama di Palaven è fantastico. - ammise Sol via radio - Ma purtroppo non siamo venuti per una gita turistica.
Come darle ragione! Garrus era scomparso e, a parte pochi individui, nessuno sapeva dove si fosse nascosto ormai che le guardie l'avevano etichettato come un fuggitivo. Tuttavia, di recente una volante della polizia locale aveva segnalato lo schianto di una navetta presso il distretto Umbrus Nocturni, quasi ai margini della città: ― L'area è già stata transennata e solo la Polizia può passare. - aggiunse, infine, l'alleata Turian - Ma forse tu potresti entrare, comandante. Molti di noi ti considerano come uno spirito vivente della vittoria.
Ed era proprio così. Infatti, appena la squadra scese a destinazione, non solo trovò Sol e Edra già sul posto ma anche un pugno di poliziotti intenti a indagare sul sito di schianto. A dirigere le operazioni c'era un Turian con una benda metallica sull'orbita sinistra e dalle scaglie più rosse del sangue umano che tutti chiamavano "Capitano Spartan". Egli, appena vide la piccola comitiva avvicinarsi ai nastri della Polizia, la fermò rivolgendosi a Paige col dispregiativo "xharax" (ossia "pelle flaccida"), una parola poco amichevole coniata dai Turian ai tempi della Guerra del Primo Contatto per indicare gli umani. Quando però la comandante si presentò con la sua celebre cordialità, il capitano Spartan e uno dei suoi agenti più giovani abbandonarono quella diffidenza tipica dei Turian rivolgendole piuttosto un saluto militare: ― Serah Shepard... Paige W. Shepard! - esclamò il ragazzo - Che onore vederti passare nelle nostre strade!
― Mi perdoni se prima non l'avevo riconosciuta. - si scusò umilmente Spartan. Dopodiché questi ebbe il privilegio di stringere la mano all'eroina della galassia, prima di tornare formale: ― Ora però sarò sincero. Di solito qui dovrebbero esserci gli uomini di Hanib Maggor a esaminare i resti, ma sfortunatamente non è in ottime condizioni di salute. Ciononostante siamo comunque riusciti a respingerli, ma non in via definitiva. 
In effetti potrebbero tornare nel caso Garrus fosse risalito in superficie per medicarsi le ferite, ricaricare le armi e rituffarsi nel cuore dell'azione. Questa era la proverbiale forza di volontà dei Turian, quella che li esortava a non arrendersi e, anzi, a vivere e morire per la propria causa per la sicurezza della comunità. Nonostante la nomea di "pessimo Turian", egli avrebbe potuto anche pagare con la vita se questo gli avesse garantito di elevare la sua voce in nome della libertà; libertà che gli era stata negata il giorno in cui Hellax lo aveva imprigionato sulla sua Tartarus. Al termine delle spiegazioni, il capitano Spartan lasciò passare il gruppo di Paige affinché lei potesse esaminare il relitto e l'accesso alle gallerie in cerca di indizi. Grazie anche a un attento esame di IDA, Edra e Shepard scoprirono che i condotti passavano proprio sotto la Domus Onyx di Hellax ed erano sorvegliati dai Disertori, almeno una cinquantina. Paige non voleva rischiare un'altra imboscata come quella su Tuchanka, perciò decise di raggirare l'ostacolo semplicemente attraversando la zona dall'esterno, magari incrociando la mappa cittadina con quella della rete fognaria cosicché la comitiva non avrebbe sbagliato strada. Il percorso, comunque, prevedeva almeno uno o due chilometri a piedi e bisognava attraversare il trafficato forum commerciale... ebbene sì, anche Cipritine come l'antica Roma aveva un "Foro" in cui i cittadini si fermavano davanti alle bancarelle (anzi, ai terminali!) per fare shopping, oltre che mucchi di bambini e ragazzi accalcati davanti a un vecchio che raccontava loro la Guerra dei Razziatori come fosse un poema mitologico. Uno di essi, in particolare, si separò dagli altri e cominciò a seguire Paige imitandone l'andatura ma in modo buffo al punto da inciampare e rimettersi in piedi quasi immediatamente: ― Mi chiamo Fenris, e da grande voglio diventare come te, serah Paige. - esordì il piccoletto dalle scaglie argentate e gli occhi smeraldini, mostrandole un foglio tutto stropicciato su cui era disegnato a pastelli il suo ritratto. Davvero adorabile!
Ovviamente Paige s'intenerì e gli rispose con gentilezza: ― Non dubitarne mai, tesoro. E quando quel giorno arriverà, i tuoi genitori saranno orgogliosi di te.
― Mamma e papà sono morti in un incidente d'auto, qualche anno fa. - disse Fenris a bassa voce. E sarebbe scoppiato a piangere davanti a degli estranei se Paige non l'avesse consolato appoggiando la fronte sulla sua nel tipico gesto d'amore materno dei Turian. Nessuno parlò più.
Quando infine il piccolo Turian tornò alla sua scolaresca, Paige sembrava contenta per aver ridato un sorriso a quell'orfanello e si promise che un giorno, chissà quanto, lo avrebbe adottato e donatogli una casa in cui sentirsi felice e amato come lo era stata lei quando fu salvata da Jean. Nel frattempo, gli sguardi in un misto di meraviglia e incredulità dei suoi compagni la convinsero che aveva una missione da compiere, perciò si lasciò alle spalle quel fantastico caos del mercato di Cipritine fino a arrivare a una piazza immersa nel verde e nei gargoyle e circondata su tutti i lati dalle statue dei principi-guerrieri dell'Età del Ferro Turian. Oltrepassata questa, finalmente la truppa arrivò al distretto delle tenute dei generali, le quali erano così semplici e spartane che sembravano delle normali villette a schiera che delle Domus. Ognuna di esse si distingueva da uno stile e una combinazione di colori particolare - per esempio, quella di Corinthus sfoggiava una livrea sui colori del fuoco, oppure l'ex villa di Victus era di un blando azzurro e le decorazioni ricordavano le onde del mare - e tutte erano contrassegnate da targhe d'oro con il nome del residente, alcuni dei quali addirittura sconosciuti a Paige: Rix, Kandros, Barro, Nyx, e così via...
Ma la vera stella del quartiere era la Domus Onyx di Hellax, imponente e bellissima. Era senza dubbio la residenza di un veterano, sebbene tuttavia assomigliasse alla versione in nero della reggia di Versailles. Naturalmente l'ampio cortile era circondato da alte mura rinforzate da barriere cinetiche, oltre le quali erano sparsi in tutta l'area decine di Disertori a fare la guardia all'ingresso. Al centro del cortile svettava la statua di un drago Turian con le fauci aperte e le ali quasi del tutto spiegate, come se fosse in procinto di attaccare chiunque scavalcasse il perimetro; Sol spiegò ai suoi amici umani che si trattava della statua di Arishok, lo spirito-guardiano degli Inferi dalla duplice morale, ossia misericordioso con i giusti ma allo stesso tempo spietato con i malvagi. In effetti tutte le sculture, i dipinti e le decorazioni della Domus erano a tema mitologico, facendo supporre che Hellax ne fosse affascinato almeno quanto la stessa Paige. Affascinante!
― Qui siamo bloccati. - esclamò Edra, esaminando la planimetria della villa via Factotum - Passare attraverso le guardie sarebbe come camminare in un campo minato.
― E se invece entrassimo dal tetto, magari con una navetta? – suggerì Ashley – Arriveremo dal retro, così non possono vederci, dopodiché ci caleremo dalla mansarda... vedete quella porta chiusa?
L'idea della tenente piacque molto a Paige e forse anche a Cortez, il quale scese con la Kodiak per recuperare la squadra e fare il giro del palazzo fino al retro. C'era davvero una porta-finestra sul tetto, ma era chiusa a chiave, quindi Michael provò a bypassarla e fu il primo a entrare e accorgersi di trovarsi nell'osservatorio della Domus: chiunque abitasse in quell'alloggio piaceva molto osservare il cielo tramite un telescopio molto costoso e leggere tonnellate di libri cartacei e digitali prelevati dalla stanza attigua, sebbene dal disordine s'intuisse che era stata abbandonata da tempo. Infatti, dove era stato confinato Hellax? Per rispondere a tale domanda, Edra si affidò al transponder del generale in modo da localizzarlo più facilmente – al momento stava indicando un punto specifico al piano inferiore, la cui bellezza lasciò tutti a bocca aperta appena scesi le scale in pregiato marmo di Thessia.
Come ho già detto, Hellax adorava la mitologia, al punto da avere le pareti adornate di arazzi e dipinti con scene a tema che Sol cercò di descrivere per i suoi amici umani. Ecco lì la statua del cosiddetto Mago d'Avorio, uno stregone Sireno (cioè un Turian con la coda di una sirena) che donò una pozione magica al Principe dei Sette Mari per conquistare l'abitante della terraferma che amava, la cui scena era rappresentata su un dipinto lì accanto. Sul lato opposto c'era la statua di Kadan il Signore del Deserto, la cui peculiare coda di serpente al posto delle gambe lo faceva avvicinare a un naga: ― Forse non ci credereste, – aggiunse Sol al termine della spiegazione – ma queste creature sono le nostre antenate. Inoltre pare, ma non è affatto confermato, che i Sireni esistano ancora. Ci sono testimoni che affermano di aver udito il loro canto vicino alle città costiere, ultimamente...
― E quello? – la richiamò Michael, davanti all'immagine di una specie di viverna su un arazzo – Che sia il Leviatano che trovammo in quel pianeta d'acqua nei Sistemi Terminus?
― No, un suo omonimo. Prima che adottassimo il culto degli spiriti, le nostre "divinità" erano i Tytanii, personificazioni antropomorfe e zoomorfe degli elementi della natura o dei nostri vizi e virtù. In questo caso, il Leviatano era il Tytanus dell'acqua, nonché il più temuto dei Tredici Originali.
― Questo spiega perché voi Turian siete dei pessimi nuotatori! – rise Michael divertito. Ma tutti gli altri ammutolirono all'improvviso dinanzi alla statua di quello che sembrava Archangel, l'alter ego di Garrus. Infatti, era risaputo che, nel suo soggiorno su Omega, tutti lo chiamavano in quel modo per le sue buone azioni, ma casualità voleva che esistesse un Archangel anche nei racconti mitologici Turian, anzi era addirittura il protagonista del celebre poema Hanib Iusti Irae (L'ira del Paladino dei Giusti, in lingua Turian), nel quale lo spirito della giustizia, dedito a proteggere gli indifesi, fu trasformato nell'incarnazione della vendetta dopo essere stato imprigionato e corrotto dalla follia dell'invidiosa Tytanus dell'avidità. 
Il silenzio si prolungò fino all'avvicinarsi alla sala della sicurezza, quando la truppa fu costretta a eliminare i due Disertori di guardia affinché non lanciassero un allarme generale agli altri. Dopodiché Shepard si avvicinò ai computer e ai terminali in modo da individuare su uno degli schermi qualche tipo di sagoma familiare, quale potrebbe essere il suo vecchio compagno oppure Hellax ormai "internato" dal Governo. Le telecamere monitoravano ogni stanza chiave della Domus, dall'atrio principale ai giardini e addirittura la piscina – il che era un paradosso, giacché i Turian non sapevano nuotare! Quando riconobbe il folle Turian chiuso in una vasca come quella in cui Grunt era stato allevato, le reazioni furono tra il sollievo e lo stupore ma anche di paura: come avrebbe influenzato la sua condotta? L'intervento del Governo lo avrebbe giovato o ne era immune? E la sua ossessione per l'Araldo si sarebbe sopita o addirittura peggiorata? Questi erano tutti quesiti che Shepard si poneva nel momento in cui contemplava la figura di Hellax che galleggiava in quello strano liquido colorato. Miracolosamente respirava ancora ma per Ashley non fu un sollievo, visto il suo crescente odio per quella specie di mostro xenofobo somigliante a Saren. Come vorrei dargli un pugno, pensò. Ma le sorprese non erano finite...
Edra stava di nuovo ricevendo il segnale di Garrus che poco prima credeva di aver perso, al che tutti si voltarono incuriositi verso di lui. Perfino Paige e Sol tirarono un sospiro di sollievo nello sentire la sua voce anche nella loro radio, perché il Salarian stava amplificando il segnale via Factotum: ― Parla pure. Noi ti sentiamo. – si rivolse la comandante all'amico Turian.
Questi ansimava come se avesse corso una maratona e tossiva rumorosamente: ― Pai, ehm... Shepard. Per gli Spiriti, cosa ci fai su Palaven? – Garrus doveva mantenere un tono formale nei suoi confronti perché in quel momento si vergognava a esprimere la sua gioia nel rivedere la sua amata sharim.
― Tua sorella era in pensiero per te, non ho potuto fare a meno di intervenire. – fu la risposta, anch'essa neutra, di Paige – Tu, invece, dove sei? Dalla voce mi sembri ferito...
Garrus faticò a descrivere il luogo in cui si trovava, forse gli mancava il fiato, ma appena trovò del medi-gel per curarsi le raccontò che era riuscito a fuggire dalla nave di Hellax, finendo però avvelenato dai guanti di una Cabal prima che la navetta precipitasse vicino a un ingresso alle fogne, appena sotto la Domus del generale. Era inoltre grato che i suoi compagni, in modo del tutto disinvolto, erano riusciti a raggiungere Palaven nonostante il pericolo delle radiazioni. Voleva aggiungere qualcos'altro, ma nel ricevitore si udirono alcuni Disertori urlare di aver trovato "il traditore" facendo saltare la copertura di Garrus. Dai rumori di tubature e dal cigolio delle valvole, sembrava che lo avessero intrappolato in una di quelle chiuse usate per drenare l'acqua dalle strade in caso di forte temporale. Non si riusciva a capire bene cosa stava succedendo laggiù, fino a che l'unica cosa comprensibile, prima che il segnale andasse perduto, era il boccheggiare di Garrus simile a quello di una persona che stava cercando di non soffocare da qualcosa di... liquido.

Il tempo era quasi scaduto, questa era la sua ultima occasione. Sarebbe mai riuscito ad arrivare all'altra parte? E se sì, avrebbe raggiunto Shepard in tempo? A lei sarebbe piaciuto ritrovarsi loro due, completamente soli, in posizione di vantaggio e un'orda infinita di cattivi da uccidere... nel suo caso, i Disertori che si trovavano dall'altra parte del finestrone di un'ampia sala umida e incrostata di muffa.
Lui aveva attivato l'Occultatore per sicurezza, in modo da attraversare indisturbato la stanza e poi eliminare le due guardie. Le sentiva parlare sulle condizioni di salute di Hellax, e che non portavano buone notizie. Non dovevano lasciare la zona in vita, cosicché Garrus poteva uscire e correre verso il tombino più vicino. Era così emozionato all'idea che non si accorse di aver attivato l'Occultatore per troppo tempo e alla fine si disattivò immediatamente appena si ritrovò davanti al vetro che lo separava dai Disertori: ― Abbiamo trovato il traditore! – esclamò uno di loro – Presto, attiviamo la pompa! Non deve fuggire!
E prima che Garrus potesse sfondare la finestra col calcio del fucile, la seconda guardia sbloccò la chiusura d'emergenza che fece calare una paratia davanti a lui. Dopodiché si sentì il caratteristico rumore dell'apertura di una valvola e, all'improvviso, un violento getto d'acqua lo investì in pieno, con una forza tale da scagliarlo a terra. Tuttavia evitò comunque di tapparsi il naso per non annusare l'inconfondibile olezzo di fogna e si concentrò piuttosto a trovare un qualsiasi pertugio da cui fuggire prima di annegare in due dita d'acqua. Passarono cinque minuti ed era già arrivata alle ginocchia, ma niente portellone d'emergenza... eccetto forse una grata posta molto in alto, quasi a pelo del soffitto, raggiungibile comunque arrampicandosi su una scaletta. Garrus provò lo stesso, anche per rimanere all'asciutto il più a lungo possibile e poter usare la lama Factotum sul coperchio arrugginito della grata. L'aveva solo scalfita quando l'acqua era arrivata ai fianchi ed era così fredda che lui lasciò la presa e cadde di sotto!
La stanza si era riempita al punto tale che Garrus non riusciva a toccare il pavimento con i piedi e il suo istinto di sopravvivenza lo spingeva ad aggrapparsi a qualcosa per non affondare, come la scaletta di prima o i tubi che sporgevano dal soffitto. Chiuso in una stanza sigillata e completamente da solo, il freddo, l'acqua a livelli impossibili... il suo incubo peggiore si stava avverando! Non sapeva neanche se il canale da cui essa usciva sarebbe stato la sua via d'uscita, ma non sapeva se fosse abbastanza grande per passarci... oppure riprovare a segare la grata, ma neanche quella pareva troppo piccola per lui. Aveva ancora pochi centimetri d'aria e poca forza nei muscoli delle braccia – nonostante, in quel momento, il corpo gli sembrasse di piombo – per mandare un messaggio a Edra e ai suoi amici della Normandy e raccontare loro cosa stava succedendo. Si rasserenerò nello sentire la voce di Paige e di sua sorella Sol dall'altra parte del ricevitore e mormorò ― Se non dovessi farcela, potete dire alla comandante che la... – ma qui dovette fermarsi.
Era costretto non solo perché il collegamento saltò ma anche perché aveva letteralmente l'acqua alla gola, e le braccia stavano pian piano perdendo la presa per aver trattenuto per troppo tempo quel tubo che gli stava salvando la vita. Non abbastanza evidentemente, visto che la corazza naturale dei Turian non gli permetteva di galleggiare come farebbe un umano o un'Asari. Che ironia, però: era quasi morto per un razzo in faccia su Omega e adesso stava per morire nelle viscere di Palaven, il suo pianeta natale... no, lui era già morto, sotto quella cappa d'acqua che gli lambiva il mento... e fu lì che gli parse di vedere il volto di Shepard che gli allungava una mano appena inspirò la poca aria rimasta e chiuse gli occhi, proprio quando l'acqua gli sfiorò il viso!
Per gli Spiriti, lei non era lì, non poteva essere lì! Magari era già morto e quella splendida visione, una donna nuda dai lunghi capelli scuri molto simile a Paige, era la sua valchiria... oppure era un sogno? Non stava sognando, per fortuna, e aprendo gli occhi si accorse che stava a poco a poco andando a fondo, lì dove prima c'era il pavimento. Ora, tra il panico iniziale e la premura di non aprire mai bocca lì sotto, Garrus ricordò di aver visto dei video non molto tempo prima, quelli in cui degli umani si muovevano aggraziatamente nell'acqua compiendo gesti fluidi e coordinati come quelli di un delfino o una rana – che fossero vecchi documentari sportivi o spezzoni tratti da film con proprio l'acqua come protagonista. Ma lui era un Turian, non sarebbe mai stato in grado di nuotare! Eppure, paradossalmente, doveva farlo per uscire da quella prigione mortale, altrimenti non avrebbe mai più rivisto il volto di Shepard... e stavolta sul serio!
Allora, con un minimo di prudenza, Garrus iniziò a muovere braccia e gambe avvalendosi ai video degli umani. Sentì un fischio provenire dal canale aperto, tastandone le dimensioni... sì, poteva passarci, ma non verso la libertà! E quella grata che aveva ignorato? In effetti, guardando attraverso le sbarre, si riusciva a scorgere qualcosa tipo il letto di un fiume o una vasca di raccolta più grande, distante un centinaio di metri... ma per Garrus, che nuotava lentamente e con cautela, sembravano chilometri e di questo passo avrebbe esaurito la boccata d'aria prima di uscire dall'acqua. Doveva rischiare, e così risalì a ritroso il tubo sforzandosi inoltre a trattenere il respiro più che poteva nonostante le guance iniziassero già a cedere. No, doveva resistere! Non era un Turian tradizionale, il suo ruolo nel mondo era rendere più luminosi i sorrisi delle sue persone care e aveva giurato di non deludere nessuno. Ecco il segreto della sua tenacia e determinazione! Nuotava, nuotava, fino a che sentiva i polmoni sul punto di scoppiare dopo un'apnea così lunga e il desiderio di riprendere fiato si faceva impellente! 
Finalmente l'uscita. Riusciva a vedere il riflesso delle luci e la sagoma di un Disertore seppur distorti dal riverbero dell'acqua, e questo significava che stava per uscire da una specie di piscina, ma ancora non era capace di nuotare verso l'alto e, anche se ci fosse riuscito, automaticamente sarebbe affondato a causa del carapace troppo pesante. Certo, così avrebbe mandato al diavolo quel figlio d'un cane di Newton, ma se voleva vivere doveva vincere la forza di gravità. Alla fine, muovendo le braccia e gambe con più energia, Garrus raggiunse la superficie e poté respirare ormai completamente libero. Lo sforzo dell'apnea si sentì subito, però, anche quando si aggrappò pigramente al bordo della vasca per uscire dall'acqua e appena all'asciutto non trasalì immediatamente in piedi ma cadde a terra supino, dando ai suoi polmoni il tempo di riprendersi: ― Come sarebbe a dire che è fuggito?! - disse improvvisamente quella che gli parve la voce di Peonia.
Il Disertore suo interlocutore camminava nervosamente prima di rispondere: ― È la verità, signora. Siamo appena tornati nel canale in cui l'abbiamo rinchiuso... niente di niente, non c'è traccia del suo corpo.
― Trovatelo, dannazione! - ruggì l'Asari, incollerita - Il generale vuole la sua testa! Prima lo ammazziamo, prima potremo andarcene sulla Terra.
Passarono cinque minuti e l'uomo si mosse verso la sua direzione, il momento perfetto per eliminarlo e prendergli l'arma, con l'intenzione di sostituire quelle bagnate e mal funzionanti. Purtroppo il rumore aveva attirato l'attenzione di un altro paio di mercenari che in quel momento sciamarono nel condotto da cui Garrus era uscito. Li sentiva parlare tra loro, di che cosa non aveva importanza, erano comunque distratti al punto da non accorgersi della sua presenza anche nuotando sotto i loro piedi oppure passandogli accanto con l'Occultatore attivo. Peonia era alla parte opposta e stava supervisionando personalmente le gallerie nel caso in cui il prigioniero passasse di lì. Non poteva minimamente immaginare che lui si stava avvicinando alle spalle con l'intento di ucciderla a sangue freddo. Sfortunatamente l'Asari era più sveglia e con riflessi più rapidi dei suoi stessi uomini, al punto da accorgersi della presenza di Garrus dalla puzza che impregnava la sua pelle e con una lancia biotica lo afferrò e lo scaraventò nel pozzo.
Peonia credette di essersene sbarazzata, ma il Turian non si ruppe l'osso del collo con quel volo: era, infatti, ancora vivo, aggrappandosi a una nicchia col Factotum a una decina di metri di profondità. Furiosa, radunò una squadra e scese allo stesso livello di Garrus: non poteva permettere di lasciarlo libero dopo ciò che aveva fatto sulla Tartarus, e avrebbe pagato con la morte insieme a Edra! Lo inseguirono fino a un grosso locale circondato da tubi e, con i suoi minuti di vantaggio, lui aveva avuto tutta la calma di caricare delle mine di prossimità in punti strategici in modo da decimare rapidamente le guardie di Peonia. Quando quest'ultima arrivò, com'era successo su Aite, lo costrinse in un angolo con una pistola puntata addosso: ― Basta con i giochetti! – l'apostrofò, carica di rabbia – Ora vieni con me, so già come punirti quando torneremo da Hellax... e questo vale anche per il tuo amico Salarian!
Garrus non vacillò e, stringendo forte la mascella a contenere la rabbia, si voltò a guardare Peonia e le rivolse un amaro sorriso. Dopodiché sollevò un momento il fucile sparandole di striscio un Colpo stordente, il quale non solo la atterrò senza ucciderla ma finì contro una parete su cui era installata una delle mine. La conseguente reazione a catena investì i Disertori che la accompagnavano, morendo all'istante, ma quando lei si rialzò il suo interlocutore era pronto a spararle di nuovo. Peonia stava per rispondere al fuoco e invece sentì solo Garrus che le stava dicendo: ― Shepard ti manda i suoi saluti. - prima di ritrovarsi lei stessa investita dalle fiamme nel tentativo di uscire dalla trappola tessuta dal Turian. Aveva una gran voglia di ridurlo in poltiglia ma lui era già scomparso, si era tuffato nella vasca sottostante. Non sarebbe andato lontano, pensò l'Asari, laggiù i cunicoli conducevano direttamente alla Domus di Hellax e come minimo non sarebbe mai uscito vivo né da lì né dal pianeta. In fondo, Shepard sarebbe mai arrivata in tempo a recuperarlo?
Intanto Garrus cadde nuovamente in acqua. Finché in superficie l'aria stava bruciando, non poteva risalire per riprendere fiato, perciò fu costretto ad abbandonare la timidezza e nuotare lì sotto il più velocemente che poteva verso il passaggio a destra, da lì svoltò a sinistra e poi di nuovo a destra. Questa volta, dal momento che il viaggio era più lungo della rocambolesca fuga dalla camera stagna di poco prima, di tanto in tanto era perfino possibile fermarsi nelle numerose sacche d'aria ove recuperare l'ossigeno necessario per proseguire. Alla fine Garrus emerse nei pressi di un ampio stanzone sulla cui sommità adocchiò un coperchio socchiuso, quindi un tombino da cui risalire all'esterno. Benché l'odore di fogna che aveva addosso lo stesse quasi soffocando, egli si arrampicò deciso sulla scaletta e finalmente riuscì a sollevare il coperchio e uscire, ispirando profondamente quella tanto ambita aria fresca: ― Sono libero! – esclamò al cielo.
Libero sì, ma disarmato... di nuovo! Tuttavia i canali radio funzionavano ancora e in qualche modo lasciò un messaggio alla comandante: ― Shepard, mi senti? Sono rimasto a piedi e senza neanche una pistola. Ora raggiungo la Domus Onyx...
― Spiriti celesti! – urlò una voce Turian dall'altra parte del ricevitore, era Sol – Lieta di sentirti ancora vivo!
― Garrus è un osso duro. È difficile ucciderlo. – la consolò Shepard. Poi, rivolta al suo compagno Turian: ― Dov'eri finito? Abbiamo temuto il peggio.
― Ho frequentato un corso accelerato di nuoto... nelle fogne. – rispose lui, col suo famoso umorismo – Niente di grave. Quando tornerò a casa, mi farò una bella doccia calda con tanta schiuma.
― L'igiene personale non rientra nelle tue priorità in questo momento, Garrus. – lo ammonì IDA, anche lei collegata alla radio – Rilevo un grosso contingente di Disertori dirigersi verso la tua posizione.
― Prima di tutto, mi servirebbero delle armi. Dove le trovo?
La risposta si trovava in un deposito non lontano, a est – si trattava di un'armeria portatile utilizzata dagli stessi Disertori. Qualche forzatura col Factotum e una piccola modifica al meccanismo di bloccaggio permisero al Turian di aprire il contenitore e gustare così i frutti dei suoi sforzi quali una nuova corazza (forse identica a quella che aveva perso) e qualche arma non inceppata dall'acqua... e pregò gli Spiriti di non finire nuovamente disarmato al momento sbagliato. Fu esattamente quello che accadde ma non era l'arma, bensì il pugno di Disertori che si stava recando alla Domus di Hellax per occuparsi degli intrusi: Shepard! - esclamò Garrus nella sua testa - Il generale la ucciderà. E in quel momento capì che la squadra della comandante aveva trovato il capezzale di Hellax finendo tuttavia nel mezzo di un fuoco incrociato con i mercenari di Peonia e con le uscite bloccate... sì, l'unica ipotesi plausibile. Ma... qualcosa si muoveva dentro di lui, più profonda, più intima... che non partiva dal cervello ma dal cuore, identica a quella di uomo che teme di perdere la propria moglie, l'amore della propria vita. Scosse automaticamente la testa, disgustato all'idea di avere un attaccamento sentimentale con la sua stessa comandante, eppure una parte di lui insisteva che doveva smettere di negare all'evidenza e che era compito suo correre dalla sua donna e salvarla esattamente come in quei vecchi film d'azione. Certo, lei avrebbe odiato a morte la faccenda della donzella in pericolo ma lui era convinto che ne sarebbe felice e, chissà, i due si sarebbero permessi una piccola e piacevole ricompensa... anche sotto le lenzuola. 
Qualche minuto dopo il caos era inevitabile! I Disertori avvistarono immediatamente il fuggitivo ma questi resisteva e rispondeva al fuoco, imperterrito, perché era il suo cuore e non il cervello a muovere il suo corpo. La sua donna era chiusa in una trappola e doveva raggiungerla! Neanche un cannoniere era in grado di fermarlo e ciò dimostrava che anche un solo uomo poteva affrontare con coraggio un intero esercito. Era arrivato il momento di reagire!

Hellax finalmente si ridestò dal trattamento correttivo appena in tempo, poiché la sua degna rivale era entrata in casa sua senza permesso. Non era una vera mancanza di rispetto ma gli rodeva lo stesso il fegato sapere che tra le sue fila si nascondeva un traditore. Chi mai potrebbe essere? L’unico individuo che rispecchiava questo appellativo era quel sorden mos di Edra, il suo scienziato e ingegnere. Il suo atteggiamento sospettoso e paranoico era indubbiamente il primo segnale d’allarme che c’era qualcosa che non andava, ma era così occupato sull’Araldo da non vedere dov’era il problema e dunque muovere un dito per risolverlo. Troppi pensieri per la testa da non vedere la cospirazione tessuta da un Salarian più furbo del solito! Il danno oltre la beffa! Un insulto troppo grave da rimanere impunito. Tuttavia, come il capo di una tribù guerriera che accoglie l’eroe di turno con l’onore e il rispetto che merita dopo aver conquistato il palazzo reale, così anche Hellax si rivestì con la sua solita corazza per accogliere festosamente la comandante umana e la sua colorita compagine: questa pagliacciata doveva finire!
― Haifa, Shepard. Ti aspettavo. – la salutò cordialmente, quando lei i suoi ragazzi irruppero nella sua Domus, prima che i Disertori potessero aprire il fuoco.
Shepard sembrava contenta che, una volta tanto, Hellax si comportava in modo civile e poco guerrafondaio, a testimonianza che il trattamento subìto dal Primarca aveva davvero giovato alla sua salute. L’indignazione del generale riguardo ai traditori, tuttavia, non era ancora sopita, e infatti fu proprio Edra a dar voce alle sue preoccupazioni: ― Gli umani hanno un detto. – esordì il Salarian, facendo un passo avanti – “Il nemico del mio nemico è mio amico”. Guarda cosa ti ha fatto quel Razziatore! Ti ha ridotto a un varren che non alza mai lo sguardo neanche quando gli viene sottratto il suo pasto. Sei diventato cieco!
― Eppure, paradossalmente, la comandante Shepard è diversa da tutti gli altri xharax che ho conosciuto nella Guerra del Primo Contatto: lei può vedere e capire la pericolosità dell’Araldo... nonché la gravità dell’insulto all’onore Turian. – poi, rivolto a Paige: ― Rispondimi, allora. Come risolveresti questo stallo?
― Stringendo alleanze, è la mia specialità. – fu l’immediata risposta dell’umana – Inoltre, Garrus avrà sì infranto qualche legge della sua stessa gente, ma è pur sempre un figlio di Palaven. Ognuno di noi è artefice del proprio destino e tesse da solo la tela della vita... è questo il bello del libero arbitrio.
A quel punto Ashley, che aveva assistito alla scena, ruppe il silenzio del tutto disgustata da ciò che stava per fare la sua comandante: ― Non farlo, Shepard! – la ammonì – Quel figlio di puttana ti pugnalerà alle spalle alla prima occasione.
Paige era saggia, non stupida. Una volta aveva tentato di deviare Saren dai suoi oscuri propositi in quella maledetta missione su Virmire che aveva costato la vita di Kaidan. Ricordava molto bene quel momento: parlandogli, capì che era stata la Sovereign a indottrinare tutti, e l’influenza su Saren era la più profonda. Cercò di convincerla che aveva ancora il controllo, disse di aver trovato un modo di ridurre l’influenza del Razziatore, ma s’illudeva... oppure credeva alle menzogne della Sovereign. Questa volta però era diverso, perché Hellax non era indottrinato, solo invidioso della fama di Shepard – una donna talmente occupata a salvarsi la pelle da dimenticarsi dell’Araldo, la cui pericolosità era ormai palese anche agli occhi della celeberrima salvatrice. Ashley non lo ammetterebbe mai, ma i postumi di Virmire erano vividi anche in lei al punto da non osare discutere con la sua comandante quando questa propose a Hellax ad abbandonare il suo odio verso Garrus almeno per il momento.
Quando finalmente il caro compagno scomparso irruppe nella Domus del generale, ebbe l’impressione di sognare a occhi aperti. Nessun Disertore aveva voglia di ucciderlo e il loro stesso capo chiese loro di ritirare l’ordine di catturarlo e giustiziarlo, giacché non era più necessario. Garrus ringraziò gli spiriti di non essere più ricercato e, senza badare alla formalità, si precipitò ad abbracciare Paige il più forte che poteva come aveva fatto lei su Aite alcuni giorni prima. Allo stesso tempo, tuttavia, era un abbraccio pigro e scialbo, come se fosse stanco... stanco e sporco, in realtà, e lui non vedeva l’ora di tornare a casa per una doccia calda e tanta schiuma. Almeno questa giornataccia è finita, sospirò mentalmente mentre trascinava le sue gambe stanche verso la Kodiak di Cortez, la cui mente si allontanò a poco a poco dalla realtà.
Nel frattempo Edra si scusò con tutti e anche col suo capo, eppure la sua indignazione nei suoi confronti non si placò ed espresse il desiderio di voler essere trasferito in una nuova località dove il suo talento informatico sarebbe stato sfruttato a fin di bene. Jean, la madre adottiva di Paige, era più che felice di accogliere il suo genio a bordo dell’Atlas in modo da dargli una seconda possibilità senza dover essere assassinato da Hellax per la sua disobbedienza. Con un membro in meno, i Disertori di Taetrus si sarebbero ritrovati più deboli e in svantaggio tecnico ma ciò non intaccò negativamente sui progetti di Hellax, il quale sapeva già cosa cercare e anche dove: da qualche parte sul pianeta Terra.
Inviate le coordinate a Joker una volta risalita sulla Normandy, Paige continuava a pensare a cos’era accaduto a Garrus durante la sua rocambolesca fuga dalle prigioni alle fogne, e non serviva l’occhio da psicologo di Kelly Chambers per comprendere quanto fosse preoccupata per lui. Lo guardava con l’occhiata tipica di una madre in pensiero per il suo piccolo ed era indecisa se lodarlo o rimproverarlo proprio per aver fatto soffrire i compagni ma soprattutto... lei stessa! Lo conosceva da tredici anni e lui la ringraziò facendogli vivere quest’incubo? Per consolarsi e distrarsi un po’, Paige si apprestò a consultare il suo terminale privato e tra le e-mail ormai archiviate spiccava quella del Primarca, dal titolo Poteva andare peggio:

Comandante Shepard,
Mi sorprende apprendere che il generale Hellax abbia risposto in maniera positiva al mio trattamento correttivo e che sia rinsavito tanto da stringere un’alleanza con lei. Sebbene io abbia il sospetto che il suo equipaggio non approvi tale decisione, sappiamo entrambi che è sempre meglio dell’alternativa: avrebbe potuto condannare all’impiccagione un concittadino (nonché nostro amico) innocente. Ora prego gli spiriti che lei riesca a raggiungere la Terra e porre finalmente fine a quest’incubo dei Razziatori. E se per caso Hellax tornasse ai suoi folli propositi, ha tutto il mio appoggio per consegnarlo alla giustizia.
P.S. Ho dimenticato di dirle che Garrus non è più il traditore che il generale sostiene di essere. Anche se, visto il forte legame affettivo che nutre per lei, farà di tutto per allontanarsi dalla nostra società, Palaven sarà sempre la sua casa. Abbia cura di lui, comandante.

   
 
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