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Autore: martioriginal    06/08/2019    0 recensioni
[Sotus the Series]
Breve storia riguardante la ship KongArthit di SOTUS. La storia è ambientata nel periodo in cui Arthit e Kong sono separati, per intenderci post Our Skyy, perché Kong si trova a studiare in Cina. Il periodo di separazione è visto dal punto di vista di Arthit.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Finalmente sei qui con me.


Arthit aveva cercato di fare tutto il più velocemente possibile, quando entrò nel taxi diretto all’aeroporto aveva ancora i capelli bagnati, un po’ perché era appena uscito dalla doccia e un po’ perché aveva iniziato a piovigginare, anche se faceva un po’ più freddo del solito non gli importava di ammalarsi, gli importava solamente di essere all’uscita del gate all’arrivo di Kong. Voleva arrivare in tempo ad ogni costo.
Come se il mondo ce l’avesse avuta con lui, quel giorno aveva deciso di mettersi a piovere e mezza Bangkok aveva optato per prendere la macchina, quindi le strade erano super trafficate e lui rischiava di arrivare in ritardo.
Finalmente riuscì ad entrare in aeroporto alle 11:03, era in ritardo ma sapeva che ci voleva qualche minuto a ritirare i bagagli, per questo sperava di arrivare comunque in tempo.
Corse immediatamente verso la porta da cui uscivano i passeggeri degli arrivi, trovandosi un po’ di gente davanti. Inizio, frettolosamente, ad alzarsi sulle punte, cercando disperatamente di individuare il volto di Kong fra quello dei passeggeri che stavano uscendo. Quando riuscì a vederlo il cuore di Arthit esplose di gioia. Aveva ancora un po’ il fiatone per aver corso fino a lì, c’erano tantissime persone ma non gli importava. Si fece largo fra la folla ed arrivò subito davanti a Kong, lanciandogli le braccia al collo per stringerlo forte a sé.
Se un anno prima gli avessero detto che avrebbe fatto un gesto del genere, si sarebbe messo a ridere in faccia a quella persona e l’avrebbe mandata al diavolo. Arthit detestava profondamente le dimostrazioni d’affetto in pubblico, specialmente quelle plateali, ma quando Kong stava per partire, aveva trovato il coraggio di baciarlo in aeroporto, davanti a tutti, come a volergli far capire il proprio amore, dato che lui gli aveva appena regalato un anello. Inizialmente si era fatto un sacco di problemi, poi però, mentre lo stava baciando, si era reso conto che non era così drammatico scambiarsi qualche bacio in pubblico, poteva farcela. Proprio per questo motivo, nel rivederlo aveva deciso di abbracciarlo senza pensare a niente, senza vergognarsi di farsi vedere da tutte le persone lì intorno.

“Finalmente sei qui con me. Mi sei mancato tanto.”

Non avrebbe mai pensato di poter dire una frase del genere ad alta voce, quello sì che era imbarazzante, ancora più imbarazzante che abbracciarlo davanti a tutti.
Kong lasciò andare il manico della valigia e strinse le braccia intorno ai suoi fianchi, sentendo di essere davvero a casa e Arthit, dal canto suo, non era mai stato così felice di ricevere una sorpresa.
Quando interruppero l’abbraccio Kong gli sorrise e fu il sorriso più bello che Arthit avesse mai visto, ma questo non aveva il coraggio di confessarlo a voce alta.

“Mi sei mancato anche tu, per questo ho approfittato di questi giorni in cui non ho i corsi per tornare in città, così possiamo stare un po’ insieme. “

Anche Arthit sorrise, sorrise perché le parole di Kongpob l’avevano reso felice. Si era fatto più di cinque ore di volo solo per poter passare qualche giorno con lui. Come poteva non esserne felice?

“Hai fame? Hai preso il volo presto per essere qui a quest’ora, andiamo a posare la valigia a casa e poi usciamo a mangiare qualcosa.”

E così fecero. Presero un taxi fino ad arrivare all’appartamento che, fino a sette mesi prima, condividevano, Kong posò la valigia e si diede una rifrescata, poi uscirono di nuovo. Andarono a mangiare in una noodle house, come la prima volta che erano usciti insieme e poi fecero qualche giro per i negozi. In realtà nessuno dei due doveva comprare niente, però era un modo per fare qualcosa insieme.
Tornarono a casa nel pomeriggio, anche perché Kong era piuttosto provato dal viaggio, e si misero un po’ a letto, abbracciati a coccolarsi un po’. Arthit aveva proprio deciso che avrebbe sicuramente approfittato di quei pochi giorni per stare insieme al suo ragazzo.
Stare lì, sul letto in cui avevano dormito insieme tante volte, finalmente insieme dopo sette mesi gli sembra un sogno.

“Quanto rimarrai?”

“Solo tre giorni, lunedì ho di nuovo i corsi da seguire, non posso fermarmi tanto. . .”


Kong scostò una ciocca di capelli che ricadeva sulla fronte di Arthit e gli sorrise.

“. . .so che tre giorni sono pochi e che avrei fatto prima a rimanere a Pechino, ma mi mancavi troppo e volevo vederti.”

“Meglio tre giorni che niente, mi darò malato a lavoro.”

“Non dovresti saltare il lavoro per me.”


“Stai scherzando? Non ci vediamo da sette mesi, adesso finalmente sei qui con me e dovrei passare tutto il giorno a lavoro invece che con te? Non esiste, per un paio di giorni se la sapranno cavare anche senza di me.”

Il sorriso di Kong si illuminò ancora di più, già immaginava che Arthit avrebbe saltato il lavoro in quei giorni, ma averne la conferma era tutta un’altra cosa, adesso sapeva con certezza che ne era valsa la pena tornare, anche se per così poco tempo.
Kong prese la mano di Arthit e il cuore di quest’ultimo iniziò a battere più velocemente del normale, era un semplice contatto, un semplice sfioramento di dita, ma era passato così tanto dall’ultima volta che si erano visti, che qualsiasi gesto – anche il più piccolo – gli faceva annodare lo stomaco. Fu proprio in quel momento che Arthit decise di sporgersi vero il minore e premere le proprie labbra sulle sue. Aveva desiderato farlo da quando l’aveva rivisto in aeroporto, ma aveva un po’ paura a farlo in pubblico, aveva paura di lasciarsi andare un po’ troppo dato che erano stati separati per tutto quel tempo. Ora però non doveva temere niente, erano solamente loro due, loro due e nessun’altro. Loro due contro il resto del mondo. Loro due stretti uno fra le braccia dell’altro. Arthit e Kongpob. Kongpob ed Arthit. Era bellissimo poterlo sentire di nuovo così vicino. Arthit voleva dire “sole”, ma per lui era Kong il sole. Kong era un raggio che era entrato pian piano nella sua vita grigia e spenta, illuminandola come nessun’altro era riuscito a fare. Grazie a Kong, nonostante fosse due anni più piccolo di lui, Arthit era riuscito a crescere tantissimo a livello personale, senza di lui non ce l’avrebbe mai fatta.
Quel bacio durò un tempo che sembrava infinito, continuarono ad accarezzarsi, abbracciarsi, baciarsi, pian piano si spogliarono, strato dopo strato, e fecero l’amore come non l’avevano mai fatto. Forse stare lontani per così tanto, da un certo punto di vista, li aveva aiutati, adesso si sentivano completamente parte l’uno dell’altro, come se la distanza si fosse totalmente azzerata, come se non fosse mai esistita. I baci non erano mai stati così belli e carichi come in quel momento. Era la definizione della perfezione. Kong era perfetto per Arthit ed Arthit era perfetto per Kong. Erano complementari e niente e nessuno avrebbe mai potuto dividerli, nemmeno tremiladuecentonovantaquattro chilometri di distanza per due anni.
 


Note dell’autrice:
Ecco qui anche il secondo capitolo. Cosa ne pensate? Mi auguro davvero che vi piaccia, ho cercato di tramettere quelle che, secondo me, sono le emozioni di Arthit una volta rivisto il suo ragazzo. Ovviamente, trattandosi di un missing moment, tutte queste cose sono frutto della mia fantasia di fangirl.
Altra piccola cosa. Ho deciso di non descrivere nei dettagli la scena sessuale, non perché sia difficile o altro, ma perché mi sembrava più “in linea” con la narrazione di SOTUS, sappiamo tutti quanto Arthit sia timido a riguardo, descrivere tutto più apertamente mi sembrava “sbagliato” per il suo personaggio.
Spero che questo capitolo vi piaccia e che abbiate voglia di leggere il prossimo.
A presto,
Marti.
   
 
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