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Autore: Brisus_Chris    06/08/2019    1 recensioni
Joseph e Ben, entrambi artisti, sono migliori amici. Ma ci sarà una svolta, che in un giorno di novembre, cambierà le loro vite. (storia sulla ship Hardzello).
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Quel giorno di novembre, nell'aria frizzante e umida di Nottingham, si respirava calma e quiete.                          

Le foglie degli alberi, che d'estate, messe una accanto all'altra, formavano un'area di sosta ombreggiata per i poveri abitanti della città, ora erano di mille colori: passavano dalle sfumature del rosso a quelle del giallo e da quelle del giallo a quelle del marrone. Insieme alle ultime superstiti verdi davano al paesaggio un'aria pittoresca che valeva la pena ritrarre. Ed è questo che facevano i giovani, aspiranti artisti: si portavano dietro il loro sgabello in legno, magari intagliato dal loro stesso padre e si mettevano a dipingere quel paesaggio così affascinante.

Ma non è mia intenzione narrarvi dei pittori, no.

In quel giorno, tra le foglie colorate e i giovani artisti, vi era una ragazzo, Joseph, che stava tornando a casa in lacrime, ma nessuno si accorgeva lui.                                                                                                                                                         
Era come se fosse diventato invisibile tutto d'un tratto.                                                                                           

Quelle lacrime, che scendevano copiose dai suoi meravigliosi occhi bruni e scivolavano sul suo volto dall'incarnato pallido, brillavano alla luce del sole.
Correva per le strade della città, correva più che poteva per poter raggiungere al più presto casa sua.

Ecco l'unica cosa che stonava con l'aria di Nottingham: l'umore di Joseph.

Lui era un ragazzo semplice, sia fisicamente che caratterialmente. La sua altezza era nella media ed era un po' più magro del normale. Joe, così lo chiamavano gli amici più intimi, aveva dei corti capelli mori tendenti al rossiccio e i suoi occhi ricordavano la cioccolata svizzera. La sua indole era gentile e romantica, molto probabilmente è per questo che molte ragazze della città erano attratte da lui.

Ma a lui non importava di loro.

Forse...forse è per questo che i ragazzi a scuola lo prendevano di mira e lo picchiavano, non lo avevano mai visto uscire con una ragazza.

E diciamocelo, la sua vita era un vero inferno.

Finché non conobbe il ragazzo che presto gli sconvolse la vita: Ben.

Ben era qualche anno più piccolo di lui, ma a dire il vero sembrava il contrario. Era qualche centimetro più alto e come corporatura, beh, non era esattamente minuto come Joe, il suo corpo era tonico e i suoi muscoli erano definiti. I suoi capelli ricordavano i dorati campi di grano e i suoi occhi erano di un azzurro così intenso da far vergognare addirittura il cielo davanti a tanta magnificenza. Ed era proprio in quegli occhi che a Joe piaceva perdersi facendo, di rimando, ridacchiare dolcemente Ben per la faccia da tonto che assumeva.  

Entrambi avevano finito la scuola ed entrambi erano artisti. 

Mi rimangio quello che ho detto prima, alla fine ho parlato di un pittore.

Ben lo era.

Molte volte, mentre Joe era assorto nei suoi pensieri e non gli prestava attenzione, lui lo ritraeva a carboncino su un foglietto di carta che si portava sempre dietro. Poi, quando tornava a casa, riproduceva quel disegno su tela portando maggiore attenzione quando dipingeva gli occhi. Dovete sapere, che vi è un detto in cui si narra, che quando un pittore presta molta attenzione agli occhi, di solito è molto attaccato a quella persona.

E così era.

L'arte di Joe era quella della scrittura. Aveva già pubblicato delle poesie, ma sotto un nome da donna perché nelle sue poesie, principalmente a sfondo amoroso, scriveva del sesso forte.

Oh, ma che stupida narratrice, mi son dimenticata di dirvi che in quegli anni, precisamente nel 1909, l'omosessualità era vista male, molto male.

Ed era questo il motivo per qui Joe piangeva.                                                                                                                         

I suoi genitori avevano scoperto la sua omosessualità e, dopo averlo umiliato pubblicamente in piazza, gli avevano dato poche ore per andarsene da casa loro. E così stava facendo: in pochi minuti aveva raccattato le quattro cose che aveva in camera e si era messo a scrivere le lettere d'addio alla sua stretta cerchia d'amici.

Erano passati tre quarti d'ora e Joe aveva finito di scrivere tutte le lettere, o almeno quasi tutte: mancava la lettera per Ben.

Si stava accingendo a scrivere la lettera più ardua, triste ed emotiva della sua vita. E così, Joe si strofinò gli occhi, prese un altro foglio e sospirò.


"Caro amico mio..."

No, così non andava bene, aveva macchiato il foglio.

Ne prese un altro, ma questo era l'ultima possibilità che aveva di scrivere una lettera decente.


"Ben, tu sei il mio migliore amico.                                                                                                                                

 Quanto tempo è che ci conosciamo, 6 anni forse?                                                                                                           

 Il tempo quando sono con te è così piacevole che sembrano essere passati solo 6 minuti, ma vorrei avere altri 6000 anni per rimanere al tuo fianco.

Sai quella giovane poetessa che ti piace tanto? Se non mi sbaglio la sua poesia che prediligi è quella che dice:

 
Piccola goccia, che piano, scivoli sulla faccia e arrivi al cuore, oh, piccola goccia d'amore.
 
Elizabeth... se ti dicessi che Elizabeth sono io, mi crederesti? Sai chi è stata la mia musa ispiratrice per questi anni? Prova a risponderti da solo.                                                                                                                                 

So che c'eri anche tu in piazza questo pomeriggio, ti ho visto. Quello che hanno detto i miei genitori è vero, sono un ricchione, un finocchio, una disgrazia.

Ecco perché non sono mai uscito mai con una delle ragazze.                                                                                                            

Ti ricordi la prima volta che ci incontrammo? I soliti ragazzi mi stavano malmenando e all'improvviso, come un lampo nel ciel sereno, sei apparso tu. Un principe con la forza di un guerriero. Mi ero incantato e credo che tu te ne fossi accorto dato che mi hai schioccato le dita davanti agli occhi. Chissà che impressione ti ho fatto io. Sicuramente non buona. Insomma, un ragazzo di 27 anni che viene salvato da uno di 20 fa un po' pena, ma come ti ho sempre detto, non mi interessa la mia forma fisica.                                                                

E la prima volta che siamo andati al mare insieme? Oh Santo cielo, quello è stato probabilmente il giorno più bello della mia intera vita. Mi ricordo...mi ricordo ancora la prima volta che sentii la tua risata cristallina. Era stato proprio quel giorno. Io ero inciampato come un idiota nella sabbia e tu, un attimo prima di aiutarmi, sei scoppiato a ridere.

E negli anni, la cosa che più mi ha rapito del tuo riso, ma anche del tuo sorriso, è che esce solo quando è necessario.                                                                                                            

Sono passati 5 anni da quel giorno e tu non ti sei mai allontanato da me.

Ben, probabilmente, quest'oggi, in piazza, è stata l'ultima volta che mi vedrai perché io, dopo quello che sto per scrivere, non avrò il coraggio di dirti "addio" e come un vigliacco scapperò via.                                                                                                        

Ben, angelo tu...Tu sei il mio portatore di luce...Sei la ragione per cui ogni mattina mi sveglio e tiro avanti...Sei la persona che mi viene in mente quando voglio farla finita e mi fa capire di star facendo una stupidaggine perché se no altrimenti non potrei più vederti...Per te tirerei una pugnalata e la prenderei...Sei il mio pensiero fisso...Ormai sei diventato la persona più importante della mia miserabile vita...Sei...Sei il mio tutto. Io non potrei vivere senza di te, senza i tuoi sorrisi, senza le tue battute stupide e senza i tuoi magnifici occhi...Io senza di te cosa sono? Un poeta senza un soldo che si firma con un nome femminile? No, io senza di te non sono nulla.

Io...io ti amo Ben.                                                                                                                            

Ti amo e mi è difficile ammetterlo perché so che tu non provi lo stesso! So che adesso, mentre tu stai leggendo questa lettera, penserai che sono uno stupido e che ti faccio schifo.                                                                                    
Mi è piaciuto parlare con te Ben, era liberatorio, mi faceva scaricare da tutte le emozioni negative della giornata e anche un solo tuo sorriso era capace di farmi volare, era capace di farmi sentire il cuore leggero e pesante al tempo stesso. Leggero perché era felice di aver qualcuno come te al suo fianco. E pesante perché sapeva che quel sorriso non potrà mai essere suo.                                                                                                                                                
Eccomi qui a finire la lettera più melensa e triste che io abbia mai scritto, non che io ne abbia mai scritte tante.

Tutto quello che non ho mai avuto il coraggio di dirti in 6 anni è racchiuso in queste poche frasi.      

Già, 6 anni, mi sono accorto di amarti sin da subito.                                                                                                       

Addio Ben, ti amo con tutto il mio cuore.

                                                                                                                                                                                
                                                                                                                                                                                                                                                                                 Tuo, Joe.
"

 
Mentre Joseph finiva di scrivere la lettera, una lacrima cadente dai suoi occhi scivolava sulla lettera rimanendo impressa nella carta, ma lui non se ne accorse.                                                                                         

Prese le sue cose e abbandonò la casa d'infanzia.

Quando aveva finito di recapitare tutte le lettere si avvicinò alla casa di Ben e, prendendo un bel respiro, imbucò anche quella.

Cosa avrebbe fatto non lo sapeva, ma ora, dopo aver recapitato quell'ultima lettera, si sentiva più leggero.
 
Così finiva quella giornata di novembre a Nottingham, con la piccola silhouette di un ragazzo che si allontanava alle ultime luci del sole con la sola compagnia della sua ombra, che piano piano, camminava accanto a lui.
   
 
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