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Autore: Blackvirgo    06/08/2019    2 recensioni
Milano e Torino sono vicine, così Gino non può esimersi da una visita ai suoi fratelli, tra chiacchiere leggere e riflessioni che da solo non riesce a fare.
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partecipa al writober di fanwriter.it
Capitolo 1. L'odore del sesso, prompt 25. songfic
Capitolo 2. Questo nuovo me stesso, prompt 26. OC
Ambientata il giorno dopo "Obbligo o verità"
Serie 'What a Wonderful World'
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gino Hernandez, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'What a Wonderful World'
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Il campanello trilla.
“Sarà Luca,” dice Serena mentre si alza per andare ad aprire. Sento le sue parole, ma non le ascolto: sono troppo preso da quello che mi ha appena suggerito: riprendere in mano la mia vita, fare quello che voglio io e non quello che gli altri si aspettano da me. Perché, a pensarci bene, sono le aspettative che mi hanno sempre fregato: finché sono stato in grado di soddisfarle è andato tutto bene, quando le ho deluse le critiche mi hanno ucciso. E devo ammettere che sono sempre stato io a lanciare la prima pietra. Forse è ora di perdonarmi, di lasciare il fardello e di camminare leggero.
“Ciao, fratellone!” la sento dire nell’altra stanza. La immagino mentre gli butta le braccia al collo e lo bacia sulle guance. Lo stavamo aspettando, ma sono contento di essere riuscito a parlare con Serena, prima. Un po’ perché lei è sempre illuminante, un po’ perché Luca è fatto di un’altra pasta e ultimamente il nostro rapporto è cambiato, e non in meglio. Ma non capisco perché.
Prendo le stampelle e zoppico verso l’ingresso, ma riesco a muovere solo qualche passo prima che si staglino entrambi sulla soglia della porta.
“Non mi offendo se mi aspetti seduto,” dice Luca, venendomi incontro. Mi abbraccia e mi dà due pacche sulla schiena. È da un sacco di tempo che non lo vedo. Forse è per questo che a volte lo sento lontano. Eppure con Serena non è mai successo… “Come stai?”
Un’occhiata veloce mi cade sulle stampelle: starei meglio se fossi senza. Luca annuisce: ha già capito. “Come mai a Milano?” Mi scorta verso il divano quindi si accomoda sulla poltrona di fronte mentre Serena si siede accanto a me.
“Sono di passaggio.”
Luca solleva le sopracciglia, interrogativo. Sembra deluso. “Non rimani?”
“No.” Non ho avuto il coraggio di vendere la casa con cui ho abitato con Lara, ma non ci ho più messo piede da quando mi sono trasferito a Valencia. A pensarci bene non sono tornato molto spesso a Milano da allora, anche se i posti in cui andare non mi sono mai mancati. “Stasera riparto.”
“Per Valencia?” Luca mi guarda stranito, come se avesse perso i tasselli del puzzle per rendere comprensibile il disegno. In effetti, lui non sa ancora nulla e io non so come dirglielo. Ho paura che non la prenderebbe molto bene.
“Per Torino,” ammicca Serena. Così mi toglie dall’impasse di dire la mia destinazione, ma mi costringe a dare spiegazioni che avrei evitato volentieri.
Con Luca non è facile come lo è con lei. Lo era quando eravamo ragazzi, ma il mio divorzio ha messo tensioni anche tra noi due. O forse sono state le avventure che ho avuto dopo. Oppure le tensioni c’erano già, ma non me ne ero accorto: ormai lo so per esperienza che non sono bravo a cogliere i dettagli della vita. Abbasso gli occhi: “Sono ospite da…”
“La sua nuova fiamma,” conclude per me Serena.
Luca mi guarda stupito. Probabilmente non si aspettava neanche lui che, all’improvviso, ricominciassi una storia. Noi due siamo sempre stati lenti a metabolizzare le delusioni e cauti con la felicità. L’esatto opposto di Serena. E, al pari di me, fare domande non è mai stato il suo forte.
“Devo farti le congratulazioni?”
“Non siamo a questo punto,” sorrido. Non lo so neppure a che punto siamo.
“Raccontaci qualcosa di lei, allora.”
“Non è una lei.”
Il suo viso prende un’espressione dura. Stringe le labbra, come per non far uscire dalla sua bocca quello che pensa. Luca non ha mai preso bene la mia natura bisessuale, soprattutto la parte omo. Si vedono i muscoli contratti sotto un velo di barba mentre annuisce e distoglie lo sguardo. Non avevo mai notato che anche lui si comportasse così quando vuole nascondere qualcosa.
“Sei sicuro di stare facendo la cosa giusta?”
Pensa, mi dico e mi costringo a non pronunciare quel Quando mai lo sono? che mi affiora spontaneamente sulle labbra e che suonerebbe come una battuta fuori luogo.
“Non è presto per ricominciare la storia con…” si interrompe, deglutisce e mi guarda per un attimo negli occhi prima di tornare a concentrarsi oltre il vetro della finestra. “… con un’altra persona?”
Forse ci ho riflettuto troppo e sono finito per rimanere imprigionato nei miei stessi pensieri. Però c’è una nota nel tono di Luca che mi infastidisce nel profondo: è il modo in cui ha detto un’altra persona, quella sensazione di giudizio a priori che non mi va giù. E che, mio malgrado, mi fa male.
“Qual è il problema? Che abbia una storia o che abbia una storia con uomo?”
Luca si alza. È nervoso, calca i piedi sul pavimento e si passa la mano tra i capelli. Sospira prima di parlare. “Forse entrambe le cose.”
“Perché?”
“Perché è una cosa che hai iniziato dopo la fine del tuo matrimonio. Come se fosse un modo per rinnegare quello che è successo prima.”
“Credi che nasca solo dalla delusione?”
“Ebbene sì!” Si volta verso di me con le braccia allargate. “Sarò anche limitato, ma non riesco a comprendere questo cambiamento così repentino! Capisco se già prima avessi manifestato queste tendenze, ma da uomo fatto e finito...”
“Tendenze?”
“Oh, chiamale come vuoi!”
Non ho un modo per chiamarle. Anche perché fino a ora sono state solo scopate, solo avventure che non avevano bisogno di definizione. Eppure sentirle chiamare tendenze mi causa una sensazione dolorosa allo stomaco, brucia di umiliazione.
“E quanto durano di solito? Il tempo di una scopata o vale addirittura la pena di scambiarvi i numeri di telefono?”
“Sta andando avanti da qualche mese.”
Ho alzato la voce più di quanto sia abituato a fare. È strano sentirsi rimbombare nelle proprie orecchie. Non avrei mai pensato di trovarmi a difendere quello che ho – e che ancora non so chiamare – con Salvatore. Una prova in più che è qualcosa di importante.  E mi rammarico tantissimo di non avere la sua capacità di mentire all’occorrenza, di sostenere una piccola bugia per semplificarsi la vita. Anche se lui direbbe che è solo un mezzo per vivere a proprio modo senza dover rendere conto ad altri. Poi penso che forse ha ragione Serena ed è davvero ora di crescere, di riprendere in mano la mia vita, di smettere di dipendere dalle aspettative e dai giudizi altrui. E, magari, di liberarmi anche un po’ dei miei.
“Wow! Un record!”
“Luca!” Serena scatta in piedi, stupita. Non credo si sia mai trovata nella scomodissima situazione di dover mettere pace tra noi due. Anche perché non ricordo di aver mai alzato la voce con Luca né lui di averla alzata con me. Mi alzo, le metto una mano sulla spalla e mi basta uno sguardo. Lei annuisce: è una cosa che devo risolvere da solo, ma non mi vergogno ad ammettere che la sua presenza mi dà coraggio e ne ho bisogno, Dio quanto ne ho bisogno!
Prendo un respiro profondo e poi un altro. Almeno Luca ha smesso di incalzarmi, l’intervento di Serena lo ha gelato sul posto. Devo portare questa discussione nella mia zona di comfort oppure non credo che potrei reggerla: mi figuro Luca che avanza come un attaccante, che scarta tutti i miei difensori, uno dopo l’altro. E Serena che gli prende gamba e pallone e lo fa ruzzolare per terra pur di fermarlo come nel migliore dei falli da ultimo uomo. Ora rimaniamo solo io e lui, il pallone sul dischetto e la sfida di nervi che precede ogni rigore.
 
“Perché tutto questo astio?” gli chiedo.
“Perché ti stai bruciando con le tue stesse mani.” Luca è immobile di fronte alla finestra. Non si volta per rispondermi. “Non vedi cosa stai combinando nella tua vita? Hai lasciato l’Inter perché non eri abbastanza apprezzato, hai lasciato Lara perché non ti sentivi abbastanza amato… si può sapere cosa vuoi?”
Abbasso gli occhi. Non ho neanche visto partire il pallone e sono rimasto immobile mentre si insaccava nella rete, alle mie spalle.
“Non sono state scelte facili.” La voce è talmente arrochita da graffiarmi la gola ma le parole suonano tanto come una scusa. E questa è proprio l’ultima cosa che vorrei.
“Il fatto è che tu non pensi! Non ci hai riflettuto un attimo quando hai deciso di scappare davanti alle situazioni scomode. Non eri tu quello che una volta diceva che i problemi vanno affrontati a testa alta?”
Lo so che quello che mi sta dicendo Luca non è vero, ma allora perché mi fa così male? Non è vero che non ci ho pensato: con Lara eravamo ormai talmente ai ferri corti che lasciarci è stata una decisione sofferta, ma di comune accordo. Avevamo cominciato a comportarci come le coppie in crisi dei telefilm americani, cercando di mettere pezze su pezze al nostro matrimonio e trovandoci senza più nulla su cui cucirle. Quando lei ha proposto di rivolgerci a un terapista… be’ allora ho pensato che ormai eravamo irrecuperabili. Alla litigata che ne seguì non riuscii a rispondere nulla e credo che quel silenzio le abbia fatto più male di tutto il resto. L’Inter invece era stata un’altra storia e, di certo, non meno dolorosa. Mi ero sentito inutile, mi ero sentito come se mi stessero facendo un favore a tenermi ancora in squadra, mi hanno fatto capire che mi consideravano finito mentre io sentivo di poter dare ancora tanto. Mi sono fulminato il cervello a forza di pensieri e ripensamenti. Perché anch’io ho avuto l’impressione di scappare di fronte alle difficoltà, di credere di poterle gestire e improvvisamente rendermi conto di non essere in grado di farlo. E forse, la parte peggiore, è che ho deciso di fare tutto da solo, senza parlarne con nessuno, ma non è facile condividere il fallimento. Avevo paura.
“No, Luca. È solo che, a un certo punto, non ne potevo più di starci male.” Mi sento gli occhi umidi, ma è mio fratello e non voglio che i miei silenzi rovinino anche il nostro rapporto. “Non ve ne ho parlato, ma non significa che non ci abbia pensato. È solo che temevo che avreste pensato proprio questo di me, quando invece mi ero solo reso conto che lottare non aveva più senso perché avevo già perso in partenza. Con Lara, con l’Inter, con me stesso. Evidentemente sono stato troppo ottimista nel pensare che avrei meritato la tua fiducia.”
Lo sguardo di Luca diviene meno duro e, dal modo in cui le labbra gli scompaiono tra i denti, deduco che forse si sta rendendo conto di aver parlato a sproposito. Si volta verso di me e cerca il mio sguardo. “Adesso stai meglio?”
“Perché ti interessa saperlo?”
Questa volta abbassa lo sguardo. Mi sento un po’ in colpa ad affondare in questo modo il colpo, ma ho bisogno di sapere che me lo chiede perché mi vuole bene e non per avere altri pezzi della mia vita da giudicare e distruggere.
“Mi dispiace,” mormora. “È che mi è sembrato che ti stessi buttando via… ma se questo ti fa star meglio, allora va bene.”
Io annuisco, e gli angoli della bocca si piegano in un accenno di sorriso: le strade della preoccupazione devono essere infinite. Sento Serena tirare un sospiro di sollievo e annunciare: “Vado a preparare il caffè.”
Torno a sedermi e Luca mi è di fronte. Non so cosa dirgli ora, perché mi sembra che ci siamo già detti tutto. Gli sono grato quando inizia a raccontarmi del suo lavoro. Dire che siamo tornati alla normalità mi pare riduttivo, una sorta di involuzione. È ora di costruirne una nuova perché, volente o nolente, quello che ho passato mi ha cambiato dentro ed è con questo nuovo me stesso che devo imparare a convivere sia io che tutte le persone che mi stanno attorno.
***
 
Black-notes:
  • Sì, sono viva; no, non ho smesso di scrivere. Solo che a volte proprio il tempo e l’energia mancano… però conto di finire il writober2018 prima che inizi quello del 2019…
  • Un mega ringraziamento a Melanto per il betaggio (solo della seconda storia, gli sfondoni della prima sono tutti miei!).
   
 
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