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Autore: SagaFrirry    07/08/2019    8 recensioni
Questa storia è nata da un sogno, fatto qualche giorno fa.
Bakery è uno stregone, che realizza i suoi incantesimi grazie alle torte che cucina. Un giorno però succede un piccolo imprevisto...
Nota: un giorno conto di approfondire questa storia, che credo abbia molto più potenziale di quanto non sia riuscita a trasmettere in questo breve e singolo capitolo. Spero comunque che vi risulti piacevole la lettura!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nell'universo coesistono due regni: il regno umano ed il regno magico. Fra loro vi sono pochi contatti, e la maggior parte di questi contatti sono considerati atti proibiti o sovversivi. Il mondo magico è pienamente consapevole dell'esistenza del mondo umano, per il mondo umano invece la magia esiste solo nella mente dei bambini e dei folli. Un tempo, si narrava, la connessione fra i due regni era forte e raggiungeva il culmine in determinati giorni dell'anno, in cui le porte di passaggio erano facili da attraversare. Questo avveniva quando gli umani ancora credevano, ed erano disposti a credere, alla magia. Con il passare dei secoli però sempre meno umani vollero credere all'esistenza di un mondo magico e questa connessione andò perdendosi.

Nel mondo magico vivono molte creature speciali ed una di queste era lo stregone Bakery, che passava le sue giornate davanti ai fornelli. Ogni stregone possiede un'abilità particolare, che gli permette di compiere le proprie magie. C'è chi lo fa cantando, chi dipingendo, chi intagliando il legno, chi piantando alberi… Bakery faceva stregonerie cucinando. Le sue magie erano famose in tutto il regno ed i suoi pasticcini erano molto richiesti. Ognuno di essi era intriso di un potere diverso ed ognuno di essi era decisamente delizioso. Tutto il regno conosceva la sua bottega e tutto il regno sapeva dove recarsi per richiedere un incantesimo “dolce”.

Quel giorno Bakery stava preparando una torta, commissionata da una fata che desiderava far guarire le proprie ali dopo un brutto incidente di volo. Lo stregone stava preparando l'impasto con cura, dosando precisamente tutti gli ingredienti. Era molto esperto, si diceva che avesse migliaia di anni, e non sbagliava mai i suoi incantesimi. Una volta terminata la preparazione dell'impasto, accese il fuoco ed attese la temperatura ottimale per la cottura. Nel frattempo sbirciò gli ordini successivi e vide che, per uno di essi, necessitava di un frutto che purtroppo aveva terminato. Chiamò così a gran voce la sua apprendista, una giovane dai pittoreschi capelli viola ed arancio, e le affidò la torta.

“Non posso andare io a raccogliere i frutti?” domandò la ragazza.

“No" le rispose Bakery “Crescono in un luogo molto pericoloso e solo i più esperti possono andarci e tornare incolumi".

Con sé, lo stregone portò dei cioccolatini dalle proprietà distruttrici, usati principalmente per le piccole esplosioni edilizie. Ordinò alla giovane apprendista di non toccare il dolce messo sul fuoco, qualunque cosa accadesse, e di toglierlo dalla fiamma viva solo se fossero trascorse due ore esatte. Il maestro contava di rientrare prima, ma per il mondo magico non si poteva mai sapere…

La ragazza, non appena lo stregone fu partito, iniziò diligentemente a riordinare. Pulì con cura la farina magica rimasta sul tavolo e ripose al giusto posto tutti i vari barattoli con gli ingredienti. A lei non era ancora concesso cucinare qualcosa di complesso, ma stava imparando. Per ora, aveva appreso come preparare dei biscotti che guarivano piccoli dolori, come un semplice mal di testa o mal di schiena. Ne andava fiera, e ne vendeva molti in bottega. Sentendo entrare un cliente, la giovane si allontanò dal dolce sul fuoco e si dedicò alla vendita, sempre controllando l'orologio. Quando l'ultimo cliente ebbe lasciato il negozio, soddisfatto per aver trovato delle caramelle che lo aiutassero con i voti a scuola, l'apprendista tornò sul retro. Sobbalzò quando vide che la torta aveva cambiato colore. Riguardò l'orologio ed era trascorsa solo un'ora, perciò cos'era successo? Pensò che forse qualcuno, o qualcosa, fosse riuscito ad entrare dalla finestra socchiusa, che stava proprio sopra al forno, donando fragrante profumo a tutta la città. In quel caso, poteva aver fatto cadere qualcosa sul fuoco, rovinando il bel colore rosso acceso che in principio aveva il dolce. Che fare? Il maestro l'avrebbe di certo sgridata per non aver sorvegliato adeguatamente la commissione! Volendo rimediare, iniziò a cercare fra i vari ingredienti disponibili qualcosa che potesse far comparire di nuovo il colore rosso. Frugò nei vari cassetti e tentò di fare del suo meglio, riportando la torta al suo originale colore scarlatto. Sorrise soddisfatta e la rimise sul fuoco, mentre mancava solo mezz'ora alla fine della cottura. Proprio in quel momento, il maestro rientrò in bottega. L'apprendista corse ad accoglierlo, indicando i dolci che aveva venduto.

“La torta?” domandò subito lo stregone.

“Ancora sul fuoco" si affrettò a dire la ragazza “Manca ancora mezz'ora!”.

“Sì, bene. Ha cambiato colore?”.

“C… come?”.

“Ha cambiato colore? Lo deve fare. Non possiamo permetterci di vendere dolci con incantesimi fallati ed il cambio di colore indica che l'impasto è perfetto”.

“Ah…”.

“Allora? Ha cambiato colore o no?”.

“S… sì”.

“Ottimo!”.

“Però…”.

“Però…?”.

“Io penso di…”.

D’un tratto si udì uno strano rumore, come un gorgogliare, seguito da uno scoppiettio. Lo stregone raggiunse il forno in fretta ed estrasse la torta, che si era gonfiata e deformata. Subito notò la presenza di ingredienti non richiesti. Nel frattempo l'impasto continuò a crescere, fino a scoppiare e travolgere maestro ed allieva, che caddero a terra. Ricoperti di pezzi di torta, entrambi si fissarono perplessi. Nessuno dei due parlava, non sapendo che dire. Quando il maestro fece per aprir bocca, con l'intento di sgridare la propria allieva, si zittì perché da quel che rimaneva della torta proveniva uno strano suono. Simile ad un miagolio, preoccupò lo stregone che temeva altre esplosioni. Si alzò ed andò a controllare, restando senza parole. Fra la poca pasta rimasta, ed il ripieno rosso ciliegia, piangeva un bambino. Dalle guance tonde come una mela, si dimenava disperato.

“Ma che hai combinato?!” riuscì finalmente a dire lo stregone, ordinando l'apprendista di chiudere tutto a chiave e non far entrare clienti.

La ragazza, dapprima molto preoccupata, fu travolta dall'orgoglio al solo pensiero di essere stata in grado di realizzare un incantesimo simile. Ma Bakery subito la rimise con i piedi per terra: era proibito quel genere di magia ed avrebbero passato dei guai entrambi se si fosse venuto a sapere. In principio, lo stregone fu tentato di rimediare a quell'errore uccidendo il bambino ma l'allieva di oppose energicamente. Inoltre il piccolo aveva un’espressione sul viso così dolce e tenera da rendere impossibile ogni tentativo di fargli del male. Con un sospiro, il pasticcere si arrese a dover ricercare una diversa soluzione. Alla fine, si arrese all'evidenza di aver l'obbligo di allevare quella creatura nata da una torta. Raccontò ai clienti che aveva trovato il piccolo abbandonato nella foresta e lo aveva preso con sé, raccomandando più volte l'allieva di non dire mai la verità.

 

Il bambino crebbe nella bottega, intenerendo ed incuriosendo i clienti. Era curioso, allegro e con un bel ciuffo rosso sulla testa. Era piccino e non aveva mai imparato a parlare. In compenso rideva spesso e donava allegria a chi gli stava accanto. L'allieva si era presa cura di lui fin dal primo giorno, con amore quasi materno. Lo stregone al contrario non mostrava particolare interesse nei confronti di quella creatura, non essendo un uomo particolarmente propenso a grandi gesti di affetto. Di carattere, era sempre stato freddo e distaccato verso tutti ed andava peggiorando con il trascorrere degli anni. Non chiamava nemmeno per nome i suoi due coinquilini, limitandosi ad usare l'appellativo di “caramella" per l'allieva e di “fungo" per il bambino. Un giorno, il piccolo iniziò a sparire per qualche giorno, ricomparendo come se nulla fosse. Bakery non se ne preoccupò, a differenza della giovane allieva che ogni volta si faceva prendere dall'ansia.

“Torna sano, in salute, e felice. Perciò di che ti angosci?” la derideva lo stregone.

Le “fughe" si fecero sempre più frequenti e l'apprendista volle indagare in modo approfondito. Un giorno seguì il piccolo o lo vide scomparire, attraversando una porta nella foresta. Non sapendo dove portasse, e non volendo commettere altre stupidaggini, tornò dal maestro a chiedere spiegazioni.

“Quella porta conduce nel mondo umano" parlò lo stregone e la ragazza sobbalzò. Sapeva che il mondo umano era pericoloso e che il mondo magico tentava di evitare ogni contatto. Attraversando quelle porte, le creature del mondo magico mutavano, divenendo qualcosa di adatto al regno mortale. C'era chi diveniva un animale, chi un evento atmosferico, chi una pianta o una semplice ombra. Non si poteva sapere cosa si sarebbe diventati, una volta dall'altra parte. Vi era chi, a causa di trasformazione sfavorevole, non era più tornato. Il bambino diveniva una volpe, una giovane volpe dal pelo rosso fuoco e dal temperamento vivace. Nonostante gli inviti e le suppliche a non varcare quella porta, lui insisteva e ripeteva quel gesto. Stava via per giorni, a volte settimane, e faceva crescere ogni giorno di più l'apprensione della giovane allieva.

“Il mondo umano è pericoloso" ripeteva sempre la ragazza.

Il bambino non rispondeva e continuava ad agire come meglio credeva. Un giorno non fece ritorno. Lei pianse, a lungo, e lo attese invocandone il nome. Dopo lunghi giorni di vana attesa, lei stessa attraversò la porta. Bakery, che più volte aveva ripetuto all'allieva di non compiere tali gesti avventati, provò subito una gran rabbia. Pestò con forza l'impasto dei suoi dolci e per un paio di giorni gli incantesimi in essi contenuti furono carichi di rancore e frustrazione. Sospirando, iniziò a dar forma ad un pasticcino rotondo, con un cuore morbido. Lo realizzò con cura, per se stesso. In esso racchiuse il potere della preveggenza, sperando che potesse svelare dove fossero l’allieva ed il bambino. Al primo morso vide la foresta, buia e sconfinata. Al secondo morso vide un ruscello, nascosto fra le fronde e le rocce. Al terzo morso riconobbe il rosso acceso del pelo della volpe, una volpe che però non si muoveva più.

“L'uomo. L'uomo" urlava una voce di donna.

Pensando che forse fosse solo ferita, lo stregone prese con sé alcuni biscotti guaritori e si incamminò verso la porta. Grazie ai propri poteri, attraversandola non mutò immediatamente d'aspetto. Camminò, sentendo in lontananza lo sciabordio del fiume, chiamando a gran voce coloro che stava cercando. Il tempo passava, ed il corpo dello stregone iniziava a mutare. Le dita gli si erano allungate e così anche gli altri arti ed il collo. Stava divenendo un alto albero di quella foresta antica. Camminava e vide la volpe, stesa a terra. Era fredda, rigida. Priva di vita.

“L'uomo" parlò una voce.

Bakary si voltò e vide uno splendido uccello dai colori sgargianti appollaiato su un ramo.

“Mia allieva, sei tu?” suppose lo stregone, mentre le sue membra iniziavano a divenire di legno.

L'uccello annuì.

“L'uomo" ripeté “Veleno".

Con tristezza, l'uccello su posò sulla spalla del maestro, che diveniva sempre più come un albero del bosco. In cerca di conforto, lei poggiò il capo contro quello che ormai era divenuto un tronco. Lo stregone era rimasto lì, come albero, a vegliare sulla piccola volpe. L'allieva volava e poi tornava, sedendo fra quei rami e parlando a lungo con il proprio maestro. Quel cinguettio esortava lo stregone a rientrare a casa, ad oltrepassare di nuovo la porta, ma lui non voleva. Continuava a guardare quella volpe, che si decomponeva e diveniva solo ossa dalle orbite vuote. Un giorno udì un colpo, che riecheggiò per la foresta. La sua allieva non tornò più, abbattuta da un colpo di fucile. Solo, lo stregone pasticciere lì rimase, come albero che a volte piangeva resina. Lì rimase, per lungo tempo, in silenzio. Arrivò l'uomo, lo guardò, gli sorrise. Iniziò ad abbatterlo. A potenti colpi di ascia, la vita dello stregone veniva ghermita con violenza. Cadde e divenne legna da ardere. Avrebbe potuto ribellarsi, evocare i propri poteri latenti, mostrare all'uomo la magia e la verità. Avrebbe potuto ma non lo fece. Gli umani non la meritavano più la magia.

   
 
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