Nell'universo coesistono due regni:
il regno umano ed il
regno magico. Fra loro vi sono pochi contatti, e la maggior parte di
questi
contatti sono considerati atti proibiti o sovversivi. Il mondo magico
è
pienamente consapevole dell'esistenza del mondo umano, per il mondo
umano
invece la magia esiste solo nella mente dei bambini e dei folli. Un
tempo, si
narrava, la connessione fra i due regni era forte e raggiungeva il
culmine in
determinati giorni dell'anno, in cui le porte di passaggio erano facili
da
attraversare. Questo avveniva quando gli umani ancora credevano, ed
erano
disposti a credere, alla magia. Con il passare dei secoli
però sempre meno
umani vollero credere all'esistenza di un mondo magico e questa
connessione
andò perdendosi.
Nel mondo magico vivono molte
creature speciali ed una di
queste era lo stregone Bakery, che passava le sue giornate davanti ai
fornelli.
Ogni stregone possiede un'abilità particolare, che gli
permette di compiere le
proprie magie. C'è chi lo fa cantando, chi dipingendo, chi
intagliando il
legno, chi piantando alberi… Bakery faceva stregonerie
cucinando. Le sue magie erano
famose in tutto il regno ed i suoi pasticcini erano molto richiesti.
Ognuno di
essi era intriso di un potere diverso ed ognuno di essi era decisamente
delizioso. Tutto il regno conosceva la sua bottega e tutto il regno
sapeva dove
recarsi per richiedere un incantesimo “dolce”.
Quel giorno Bakery stava preparando
una torta, commissionata
da una fata che desiderava far guarire le proprie ali dopo un brutto
incidente
di volo. Lo stregone stava preparando l'impasto con cura, dosando
precisamente
tutti gli ingredienti. Era molto esperto, si diceva che avesse migliaia
di
anni, e non sbagliava mai i suoi incantesimi. Una volta terminata la
preparazione dell'impasto, accese il fuoco ed attese la temperatura
ottimale
per la cottura. Nel frattempo sbirciò gli ordini successivi
e vide che, per uno
di essi, necessitava di un frutto che purtroppo aveva terminato.
Chiamò così a
gran voce la sua apprendista, una giovane dai pittoreschi capelli viola
ed
arancio, e le affidò la torta.
“Non posso andare io a
raccogliere i frutti?” domandò la
ragazza.
“No" le rispose Bakery
“Crescono in un luogo molto
pericoloso e solo i più esperti possono andarci e tornare
incolumi".
Con sé, lo stregone
portò dei cioccolatini dalle proprietà
distruttrici, usati principalmente per le piccole esplosioni edilizie.
Ordinò
alla giovane apprendista di non toccare il dolce messo sul fuoco,
qualunque
cosa accadesse, e di toglierlo dalla fiamma viva solo se fossero
trascorse due
ore esatte. Il maestro contava di rientrare prima, ma per il mondo
magico non
si poteva mai sapere…
La ragazza, non appena lo stregone fu
partito, iniziò
diligentemente a riordinare. Pulì con cura la farina magica
rimasta sul tavolo
e ripose al giusto posto tutti i vari barattoli con gli ingredienti. A
lei non
era ancora concesso cucinare qualcosa di complesso, ma stava imparando.
Per
ora, aveva appreso come preparare dei biscotti che guarivano piccoli
dolori,
come un semplice mal di testa o mal di schiena. Ne andava fiera, e ne
vendeva
molti in bottega. Sentendo entrare un cliente, la giovane si
allontanò dal
dolce sul fuoco e si dedicò alla vendita, sempre
controllando l'orologio.
Quando l'ultimo cliente ebbe lasciato il negozio, soddisfatto per aver
trovato
delle caramelle che lo aiutassero con i voti a scuola, l'apprendista
tornò sul
retro. Sobbalzò quando vide che la torta aveva cambiato
colore. Riguardò
l'orologio ed era trascorsa solo un'ora, perciò cos'era
successo? Pensò che
forse qualcuno, o qualcosa, fosse riuscito ad entrare dalla finestra
socchiusa,
che stava proprio sopra al forno, donando fragrante profumo a tutta la
città.
In quel caso, poteva aver fatto cadere qualcosa sul fuoco, rovinando il
bel
colore rosso acceso che in principio aveva il dolce. Che fare? Il
maestro
l'avrebbe di certo sgridata per non aver sorvegliato adeguatamente la
commissione! Volendo rimediare, iniziò a cercare fra i vari
ingredienti
disponibili qualcosa che potesse far comparire di nuovo il colore
rosso. Frugò
nei vari cassetti e tentò di fare del suo meglio, riportando
la torta al suo
originale colore scarlatto. Sorrise soddisfatta e la rimise sul fuoco,
mentre
mancava solo mezz'ora alla fine della cottura. Proprio in quel momento,
il
maestro rientrò in bottega. L'apprendista corse ad
accoglierlo, indicando i
dolci che aveva venduto.
“La torta?”
domandò subito lo stregone.
“Ancora sul fuoco" si
affrettò a dire la ragazza “Manca
ancora mezz'ora!”.
“Sì, bene. Ha
cambiato colore?”.
“C…
come?”.
“Ha cambiato colore? Lo
deve fare. Non possiamo permetterci
di vendere dolci con incantesimi fallati ed il cambio di colore indica
che
l'impasto è perfetto”.
“Ah…”.
“Allora? Ha cambiato colore
o no?”.
“S…
sì”.
“Ottimo!”.
“Però…”.
“Però…?”.
“Io penso
di…”.
D’un tratto si
udì uno strano rumore, come un gorgogliare,
seguito da uno scoppiettio. Lo stregone raggiunse il forno in fretta ed
estrasse la torta, che si era gonfiata e deformata. Subito
notò la presenza di
ingredienti non richiesti. Nel frattempo l'impasto continuò
a crescere, fino a
scoppiare e travolgere maestro ed allieva, che caddero a terra.
Ricoperti di
pezzi di torta, entrambi si fissarono perplessi. Nessuno dei due
parlava, non
sapendo che dire. Quando il maestro fece per aprir bocca, con l'intento
di
sgridare la propria allieva, si zittì perché da
quel che rimaneva della torta
proveniva uno strano suono. Simile ad un miagolio, preoccupò
lo stregone che temeva
altre esplosioni. Si alzò ed andò a controllare,
restando senza parole. Fra la
poca pasta rimasta, ed il ripieno rosso ciliegia, piangeva un bambino.
Dalle
guance tonde come una mela, si dimenava disperato.
“Ma che hai
combinato?!” riuscì finalmente a dire lo
stregone, ordinando l'apprendista di chiudere tutto a chiave e non far
entrare
clienti.
La ragazza, dapprima molto
preoccupata, fu travolta
dall'orgoglio al solo pensiero di essere stata in grado di realizzare
un
incantesimo simile. Ma Bakery subito la rimise con i piedi per terra:
era
proibito quel genere di magia ed avrebbero passato dei guai entrambi se
si
fosse venuto a sapere. In principio, lo stregone fu tentato di
rimediare a
quell'errore uccidendo il bambino ma l'allieva di oppose energicamente.
Inoltre
il piccolo aveva un’espressione sul viso così
dolce e tenera da rendere
impossibile ogni tentativo di fargli del male. Con un sospiro, il
pasticcere si
arrese a dover ricercare una diversa soluzione. Alla fine, si arrese
all'evidenza di aver l'obbligo di allevare quella creatura nata da una
torta.
Raccontò ai clienti che aveva trovato il piccolo abbandonato
nella foresta e lo
aveva preso con sé, raccomandando più volte
l'allieva di non dire mai la
verità.
Il bambino crebbe nella bottega,
intenerendo ed incuriosendo
i clienti. Era curioso, allegro e con un bel ciuffo rosso sulla testa.
Era
piccino e non aveva mai imparato a parlare. In compenso rideva spesso e
donava
allegria a chi gli stava accanto. L'allieva si era presa cura di lui
fin dal
primo giorno, con amore quasi materno. Lo stregone al contrario non
mostrava
particolare interesse nei confronti di quella creatura, non essendo un
uomo
particolarmente propenso a grandi gesti di affetto. Di carattere, era
sempre
stato freddo e distaccato verso tutti ed andava peggiorando con il
trascorrere
degli anni. Non chiamava nemmeno per nome i suoi due coinquilini,
limitandosi
ad usare l'appellativo di “caramella" per l'allieva e di
“fungo" per
il bambino. Un giorno, il piccolo iniziò a sparire per
qualche giorno,
ricomparendo come se nulla fosse. Bakery non se ne
preoccupò, a differenza
della giovane allieva che ogni volta si faceva prendere dall'ansia.
“Torna sano, in salute, e
felice. Perciò di che ti angosci?”
la derideva lo stregone.
Le “fughe" si fecero sempre
più frequenti e
l'apprendista volle indagare in modo approfondito. Un giorno
seguì il piccolo o
lo vide scomparire, attraversando una porta nella foresta. Non sapendo
dove
portasse, e non volendo commettere altre stupidaggini, tornò
dal maestro a
chiedere spiegazioni.
“Quella porta conduce nel
mondo umano" parlò lo
stregone e la ragazza sobbalzò. Sapeva che il mondo umano
era pericoloso e che
il mondo magico tentava di evitare ogni contatto. Attraversando quelle
porte,
le creature del mondo magico mutavano, divenendo qualcosa di adatto al
regno
mortale. C'era chi diveniva un animale, chi un evento atmosferico, chi
una
pianta o una semplice ombra. Non si poteva sapere cosa si sarebbe
diventati,
una volta dall'altra parte. Vi era chi, a causa di trasformazione
sfavorevole,
non era più tornato. Il bambino diveniva una volpe, una
giovane volpe dal pelo
rosso fuoco e dal temperamento vivace. Nonostante gli inviti e le
suppliche a
non varcare quella porta, lui insisteva e ripeteva quel gesto. Stava
via per
giorni, a volte settimane, e faceva crescere ogni giorno di
più l'apprensione
della giovane allieva.
“Il mondo umano
è pericoloso" ripeteva sempre la
ragazza.
Il bambino non rispondeva e
continuava ad agire come meglio
credeva. Un giorno non fece ritorno. Lei pianse, a lungo, e lo attese
invocandone il nome. Dopo lunghi giorni di vana attesa, lei stessa
attraversò
la porta. Bakery, che più volte aveva ripetuto all'allieva
di non compiere tali
gesti avventati, provò subito una gran rabbia.
Pestò con forza l'impasto dei
suoi dolci e per un paio di giorni gli incantesimi in essi contenuti
furono
carichi di rancore e frustrazione. Sospirando, iniziò a dar
forma ad un
pasticcino rotondo, con un cuore morbido. Lo realizzò con
cura, per se stesso.
In esso racchiuse il potere della preveggenza, sperando che potesse
svelare
dove fossero l’allieva ed il bambino. Al primo morso vide la
foresta, buia e
sconfinata. Al secondo morso vide un ruscello, nascosto fra le fronde e
le
rocce. Al terzo morso riconobbe il rosso acceso del pelo della volpe,
una volpe
che però non si muoveva più.
“L'uomo. L'uomo" urlava una
voce di donna.
Pensando che forse fosse solo ferita,
lo stregone prese con
sé alcuni biscotti guaritori e si incamminò verso
la porta. Grazie ai propri
poteri, attraversandola non mutò immediatamente d'aspetto.
Camminò, sentendo in
lontananza lo sciabordio del fiume, chiamando a gran voce coloro che
stava
cercando. Il tempo passava, ed il corpo dello stregone iniziava a
mutare. Le
dita gli si erano allungate e così anche gli altri arti ed
il collo. Stava
divenendo un alto albero di quella foresta antica. Camminava e vide la
volpe,
stesa a terra. Era fredda, rigida. Priva di vita.
“L'uomo" parlò
una voce.
Bakary si voltò e vide uno
splendido uccello dai colori
sgargianti appollaiato su un ramo.
“Mia allieva, sei
tu?” suppose lo stregone, mentre le sue
membra iniziavano a divenire di legno.
L'uccello annuì.
“L'uomo" ripeté
“Veleno".
Con tristezza, l'uccello su
posò sulla spalla del maestro,
che diveniva sempre più come un albero del bosco. In cerca
di conforto, lei
poggiò il capo contro quello che ormai era divenuto un
tronco. Lo stregone era
rimasto lì, come albero, a vegliare sulla piccola volpe.
L'allieva volava e poi
tornava, sedendo fra quei rami e parlando a lungo con il proprio
maestro. Quel
cinguettio esortava lo stregone a rientrare a casa, ad oltrepassare di
nuovo la
porta, ma lui non voleva. Continuava a guardare quella volpe, che si
decomponeva e diveniva solo ossa dalle orbite vuote. Un giorno
udì un colpo,
che riecheggiò per la foresta. La sua allieva non
tornò più, abbattuta da un
colpo di fucile. Solo, lo stregone pasticciere lì rimase,
come albero che a
volte piangeva resina. Lì rimase, per lungo tempo, in
silenzio. Arrivò l'uomo,
lo guardò, gli sorrise. Iniziò ad abbatterlo. A
potenti colpi di ascia, la vita
dello stregone veniva ghermita con violenza. Cadde e divenne legna da
ardere.
Avrebbe potuto ribellarsi, evocare i propri poteri latenti, mostrare
all'uomo
la magia e la verità. Avrebbe potuto ma non lo fece. Gli
umani non la
meritavano più la magia.