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Autore: Reginafenice    07/08/2019    2 recensioni
Il termine che dà il nome a questa storia indica ciò che serve come sostegno per una nuova impresa, una sorta di conforto o spinta morale utile a non lasciarsi scoraggiare dalle impervietà di un cammino appena intrapreso. Si tratta infatti di una fanfiction che vede come protagonisti i personaggi di Poldark, con i loro complessi viaggi interiori verso la scoperta della vera felicità, ma inseriti in un contesto moderno. Lo sfondo delle vicende rimane tuttavia la splendida Cornovaglia, dove vecchi e nuovi amori si ritroveranno e si scopriranno indispensabili per capirsi meglio, anche a costo di grandi sacrifici e scelte dolorose.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Ross Poldark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non so se posso dirlo...

Ross la guardò con unaria interrogativa, volgendo il viso alla sua destra, dove Demelza gli giaceva accanto con la testa posata sul suo petto. Le dita procedevano indomite tra i ricci di quella capigliatura fiammeggiante, fino a quando non furono proprio le dita di Demelza a chiudersi come uno scrigno a custodire la sua mano.

Perché non dovresti? Le baciò la fronte per incoraggiarla a parlare.

Semplicemente perché ho paura che svanisca. Non mi sono capitate tante cose belle nella vita, perciò vorrei tenerle strette più forte che posso e non lasciarmele sfuggire. Si strinse sempre più forte a Ross, in modo da cingergli la vita con entrambe le braccia e sigillare in un abbraccio tutto ciò che in quel momento sentiva per lui: si trattava di qualcosa di molto potente, un senso di gratitudine e rispetto unito al costante desiderio che le faceva sentire le farfalle nello stomaco ogni volta che lo guardava.

Ross le accarezzò i capelli, procedendo lungo il profilo della sua schiena e dei fianchi, Siamo qui, uno accanto all'altra. Cos'altro potremmo desiderare?

Beh, forse la certezza che questo momento non finirà mai.

L'espressione di Ross si fece più seria, Non sai cosa darei per potertelo garantire... Per ora facciamoci bastare quello che stiamo vivendo e i ricordi che abbiamo avuto, le promesse che ci siamo fatti silenziosamente in questi mesi. Le sfiorò la punta del naso con un dito.

Demelza non poté fare a meno di sorridere al ricordo del loro primo incontro, alla stazione di servizio dove lei si era fermata per accudire il povero Garrick finendo col perdere la sua prima giornata di lavoro ma al tempo stesso guadagnando un bene dal valore inestimabile: l'aver salvato la vita di quel tenero pelosetto e trovato Ross aveva finito col rivelarsi un riscatto per la sua stessa condizione di vagabondaggio, una vera e propria via d'uscita dal passato verso un nuovo punto di partenza. Una fortuna doppia che correva su un unico binario rappresentava la più splendida premessa del destino e il viatico di cui aveva bisogno per affrontare finalmente il viaggio della sua vita da adulta.

Tutto d'un tratto, il suono di una notifica appena arrivata sul loro smartphone ebbe l'effetto di spezzare la magia di quel momento, riportandoli ai loro doveri reali. Non potevano far finta di niente e, dal momento che entrambi avevano dato la propria disponibilità per essere reperibili in qualsiasi momento, erano ben consci del fatto che qualcuno o qualcosa avrebbe inevitabilmente interrotto la loro amorevole conversazione notturna prima che arrivasse l'alba. La speranza di rimanere abbracciati così per un tempo che superasse almeno il crepuscolo non tardò a infrangersi contro l'oggettiva esistenza del mondo reale.

Le condizioni di Hugh si sono aggravate. Demelza lesse il messaggio ad alta voce, pur consapevole che Ross avesse sotto gli occhi la stessa comunicazione. Afferrò al volo la camicia da notte che era disposta sul pavimento e la infilò in un lampo.

Dwight pensa dovremmo intervenire subito se vogliamo che sopravviva fino a domani. A questo punto credo che sia meglio che tu non venga, Demelza.

Il viso di lei esprimeva qualcosa di simile all'incredulità e all'indignazione, o comunque qualcosa che in ogni caso non avesse nulla a che fare con la comprensione. No, non c'era assolutamente niente di comprensibile in quell'imposizione, camuffata sotto forma di disinteressato suggerimento, se non la gelosia che continuava a corrodere l'animo di Ross persino in un'urgenza come quella, che richiedeva l'intervento immediato da parte di tutti e in special modo da parte sua.

Hugh è un mio paziente, come pensi che possa permettere una cosa del genere? Starmene con le mani in mano quando potrei e dovrei fare qualcosa per aiutarlo!

Te lo ripeto, Demelza: sei troppo coinvolta. Non obbligarmi a parlarne con Caroline.

Non ho nulla da nascondere!

Ma tutto da perdere... Come fai a non renderti conto che sarebbe un rischio troppo alto? Sono io il tuo capo, quindi sta a me decidere se farti partecipare o meno.

Bene, immagino che non abbia scelta.

Ross la scrutò con esitazione, incerto se fidarsi di lei e consentirle di assistere all'operazione oppure fidarsi del suo intuito che continuava a suggerirgli di tenere il pugno di ferro. In fondo sapeva che quella era l'unica soluzione possibile, per evitare spiacevoli conseguenze sia a Hugh che a Demelza. Commettere un passo falso a causa dell'intensa partecipazione emotiva che nutriva per la condizione del suo paziente l'avrebbe condannata alla fine di una carriera appena nata, questo Demelza non voleva proprio riconoscerlo nemmeno a se stessa.

Ormai era quasi pronto per uscire, ma mentre si allacciava la cintura dei pantaloni provò perlomeno ad alleggerire la tensione, Non mi piace l'idea di lasciarti qui da sola, comunque. Dici che possiamo fidarci di Garrick? Sarebbe un buon guardiano?

Sono io quella di cui non dovresti fidarti...

Ross sollevò gli occhi su di lei, sforzandosi di gestire al meglio la sua esasperazione, Davvero lo faresti? E io che ti credevo una ragazza matura!

Lasciami venire con te. Ti prometto che sarò una semplice osservatrice.

Ci pensò un po' su, poi annuì quasi impercettibilmente, Daccordo, ma sappi che non ti perderò docchio!

Nel cuore della notte, quando una giovane vita minacciava di spegnersi al culmine di una malattia ignobile, Trenwith si stava preparando insapettatamente ad accoglierne una nuova. Verity aveva mandato a chiamare urgentemente Dwight Enys, per assicurarsi che sua cognata e suo nipote ricevessero le migliori cure possibili anche nella delicatissima fase del travaglio, tuttavia lospedale aveva indugiato a confermarle la disponibilità del medico a causa di unimpellenza ancora più improrogabile. Certo, avrebbero potuto inviare il rispettabilissimo dottor Choake per seguire il parto della signora Poldark se solo Verity non avesse rifiutato categoricamente la sua consulenza, ben memore dei supplizi a cui aveva sottoposto il vecchio Charles adottando i suoi soliti metodi medievali.

Quella era anche lennesima notte che Francis passava fuori casa, trastullandosi chissà dove e con chi. Provare a contattarlo non sarebbe servito a niente, anzi forse sarebbe stato meglio che non si presentasse nemmeno a suo figlio nello stato in cui si trovava: ubriaco fradicio, fuori di sé e irritabile nei confronti del mondo intero.

Lultima cosa che Verity desiderava era che suo fratello finisse collimprimere nel piccolo un primo ricordo di suo padre così spiacevole e alterato, perché in cuor suo sapeva che il vero Francis meritava di più…

Elizabeth era irriconoscibile, il viso contratto in smorfie di dolore che Verity non sapeva come alleviare. Agatha, invece, era scesa al pianterreno e ingannava il tempo divertendosi con i suoi amati tarocchi, in camicia da notte e con un bicchiere di porto sempre pieno posato sull'orlo del tavolino, sperando che il nascituro sarebbe diventato con il tempo un degno compagno di gioco.

Oh, che pena vederti in quello stato Verity! Scommetto che Elizabeth sia fresca come una rosa a confronto! Agatha ridacchiò, finendo col tossire a causa del liquore che stava ingerendo mentre si rivolgeva sarcasticamente alla sua nipote preferita.

Nessun medico nei paraggi che possa venire a Trenwith ad eccezione di Choake!” La giovane si accasciò sul sofà in preda allo sfinimento. Non ricordava più quante volte avesse digitato il numero dell’ospedale e della guardia medica di turno, con la speranza di ricevere la risposta che aspettava. Adesso Elizabeth si trovava in compagnia di una cameriera ancora più terrorizzata di lei, mentre Agatha pensava a sorseggiare la sua bevanda inebriante come se fosse un sedativo per fuggire al caos che si agitava nella casa. Possibile che fosse Verity l’unica persona responsabile della famiglia?

“Consoliamoci, mia cara, pensando che il piccolo verrà al mondo in un’atmosfera tutta femminile. L’influenza del nostro sesso sarà positiva, credimi. E poi, non trovi che gli uomini e il loro orgoglioso testosterone siano sopravvalutati ormai? Probabilmente Marple farà nascere mio nipote meglio di qualsiasi medico maschio che si vanti di aver aiutato a far partorire la regina in persona!

“Zia, non si chiama Marple… E’ Bess, la figlia del nostro maggiordomo.” Verity si passò una mano sulla fronte fradicia, alzando gli occhi al cielo.

“E’ uguale. Ma, aspetta un attimo…” L’anziana donna smise di giocherellare. 

Sotto lo sguardo stupito di Verity, stava fissando come rapita da una rivelazione un punto indefinito oltre le finestre che affacciavano su un paesaggio completamente buio. L’illuminazione le era arrivata senza nessuno sforzo, “Misericordia! Che aspetti a chiamare Ross?”

   
 
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