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Autore: Retsuko    07/08/2019    2 recensioni
Il futuro è inevitabile e riserva cambiamenti che non sempre si possono affrontare da soli.
A Kaede Rukawa la parola “insieme” fa paura, ma quando la sua perfetta routine fatta di solitudine, basket e pisolini si spezza, è costretto a ricercare un nuovo equilibrio e a fare i conti con ciò che prova per Hanamichi Sakuragi.
Un anno di vita di un gruppo di ragazzi.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Ayako, Hanamichi Sakuragi, Hiroaki Koshino, Kaede Rukawa
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Takehiko Inoue e degli aventi diritto; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

 

Guida alla lettura: questa fanfiction è ambientata fra il 1992/1993.

Il 1992 è l’anno in cui è uscito, in Giappone, il volume contenente la partita Shohoku VS Shoyo, nonché praticamente l’unico riferimento temporale presente nel manga. Quindi bye bye smartphone, ben tornate cabine telefoniche. A parte le canzoni presenti all’inizio del capitolo, che fungono più che altro da richiamo per il contenuto, cercherò di mantenere questa linea temporale.

Invece, solo nella testa della scrivente, lo Shohoku sta a Fujisawa e il Ryonan a Kamakura, entrambe città della prefettura di Kanagawa. 

Buona lettura 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Did I disappoint you?

Or leave a bad taste in your mouth?

You act like you never had love

And you want me to go without

Well it's too late, tonight

To drag the past out into the light

We're one, but we're not the same

We get to carry each other

Carry each other

One, U2

 

 

 

C’era un sole annacquato quella mattina di fine agosto e il mare sembrava voler sonnecchiare fino a tardi. Seduto sulla sabbia umida, Kaede Rukawa guardava le onde sbatacchiare pigre sul bagnasciuga, bevendo a piccoli sorsi una disgustosa bibita colorata che, a detta dei pubblicitari, avrebbe favorito il recupero dei sali minerali. 

Era stato preso da una sorta di fiacchezza che lo metteva di pessimo umore. Con un moto di stizza si scostò i capelli appiccicati alla fronte e lanciò lontano da sé la bottiglia di plastica, l’avrebbe recuperata a breve, ormai era quasi ora di rientrare al centro sportivo.

Non sarebbe nemmeno dovuto essere lì, eppure si era trascinato nuovamente alla spiaggia, come ogni mattina di quella settimana ed ogni mattina lo aveva ritrovato, con le sue dannate lettere in mano. Si erano scambiati sguardi taglienti, gesti di sfida, provocazioni o stupidi insulti, ma nessuno dei due aveva voluto rinunciare a quell’appuntamento mai fissato, almeno fino al momento presente, perché Sakuragi quel giorno non c’era e Rukawa non sarebbe rimasto ad aspettarlo ancora per molto. Anzi, non lo stava aspettando affatto, si era seduto semplicemente per riprendere fiato e presto se ne sarebbe andato via. A breve, brevissimo, lo avrebbe fatto, fregandosene di quei passi ovattati e dell’ombra familiare che si allungava sul terreno. 


Sakuragi si sedette al suo fianco, gambe piegate e gomiti sulle ginocchia.

Rukawa rimase immobile, appoggiato sulle proprie braccia tese all’indietro.

 

«Kitsune»

 

«Do’aho»

 

Da qualche parte, in fondo al loro IO confuso si andò a posare la consapevolezza dell’importanza di quel saluto distratto, ma quello non era il momento appropriato per pensarci, Hanamichi doveva vedersela con i suoi demoni personali mentre Kaede cercava disperatamente il modo migliore per riparare le crepe interiori che sentiva formarsi dentro di sé.

 

«Ieri mi hanno fatto una radiografia alla schiena e ho visto il medico» esordì Sakuragi in un tono piatto che poco gli si addiceva.


«Starò qui in clinica un altro mese, poi fisioterapia fino a fine anno e se va tutto bene a gennaio potrò ricominciare con il basket» concluse rivolto al mare. 

C’era impazienza e timore nella sua voce. 


«Cazzo» bofonchiò «Cinque fottuti mesi! Sono un’eternità! Io non so se … ehi dove stai andando?»


Rukawa si era alzato senza nemmeno degnarlo di un’occhiata, sospettava che se lo avesse guardato non sarebbe riuscito a nascondere il sollievo per la notizia: Sakuragi aveva buone possibilità di rientrare in squadra e tanto bastava. Il resto divenne irrilevante, persino le urla di Sakuragi stesso, che nel frattempo si era alzato anche lui, sbraitando qualcosa tipo: «Brutto stronzo, la devi smettere di allontanarti quando ti parlo!»


«Piantala coi piagnistei cretino» sbottò con durezza Rukawa, guardando finalmente il rossino. 


Si trovarono faccia a faccia, ancora, rabbia e animosità che fronteggiano arroganza e indifferenza, come sempre. E come sempre Rukawa giocò la sue carte in modo magistrale.

«Ci sono persone che sono state costrette a smettere per incidenti molto più banale del tuo. Considerati fortunato, il medico ti ha detto che hai possibilità di recuperare, perciò sta zitto e tira fuori i coglioni» disse lentamente ignorando l’espressione ebete dell’altro che lo stava ascoltando con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite. 

«Dacci un taglio con le tue sparate da tensai e impegnati» chiarì ulteriormente.


Era così che funzionava il loro cammino.

Hanamichi inciampava nelle sue insicurezze, Kaede gli assestava un bel calcio in culo per farlo rialzare, Hanamichi riprendeva il passo per star dietro a Kaede che gli voltava le spalle e continuava a camminare. La ruota girava così fin dall’inizio. Quel giorno però qualcosa finì per incastrarsi nei raggi della ruota; Hanamichi accelerò, cambiando marcia inaspettatamente e Kaede sembrò intenzionato ad aspettarlo. La rabbia si tramutò in determinazione, l’animosità in passione pura, sinché il cambiamento parve scuotergli l’ intero corpo, trasformare ogni sfumatura del suo aspetto esteriore e Hanamici Sakuragi avanzò verso Kaede Rukawa con il portamento fiero di un guerriero che affronta la vera battaglia, lasciando da parte la ridicola scaramuccia con la Volpe cattiva.

 

«Ok, lo farò. Hai la mia parola che mi impegnerò al massimo.»

 

«Nh»

 

«Però in cambio voglio una promessa da parte tua» aggiunse Sakuragi. 

Non c’era traccia di spavalderia nelle sue parole, ma autorevolezza e potenza. 


«Sarebbe a dire?» chiese Rukawa

Nessun sopracciglio alzato o occhiataccia canzonatoria, solo curiosità.

 

«Mi devi promettere che partirai per l’America solo dopo aver vinto il campionato nazionale insieme a me.»

 

«D’accordo.»

 

«Ripetilo Kitsune.» 

«Do’aho, ti ho già detto che va bene»

«Non mi basta, ripeti»

 

Rukawa chiuse gli occhi e inspirò l’aria salmastra, di certo Hanamichi l’avrebbe interpretato come il solito atteggiamento di sufficienza, ma la verità era che Rukawa si stava cagando sotto. Aveva perso il controllo alle parole “insieme a me”, accettando quell’accordo assurdo senza riflettere, e ora doveva venire a patti con la spietata realtà: la paura di non essere in grado di mantenere la promessa, la paura di deluderlo. Avrebbe dovuto dire di no. E poi la parola insieme era un pò spaventosa, una parola importante che la gente usava di continuo senza considerarne il vero valore. Insieme suonava come prendersi cura l’uno dell’altro, sopportarsi e sostenersi a vicenda.

Ok Do’aho, se perderemmo, affronteremo insieme la delusione.   

 

Riaprì gli occhi solo per fissare le iridi marroni di Sakuragi

 

«Ti prometto che partirò per l’America solo dopo aver vinto il campionato nazionale insieme a te.»

 

Hanamichi sorrise, e in quel sorriso c’era tutta la luce del mondo. 

         
*****
Note dell'autrice: anzitutto un ciao a e grazie per la lettura di questo primo capitolo. Non scrivo da un'eternità, poi, traslocando mi è ricapitato fra le mani la colletion di Slam Dunk. L'ho riletto, ho pianto come una fontana e ora sta in bella mostra su uno scaffale nel salotto della mia nuova casa. Guardandolo mi è venuto in mente che avevo elaborato una bozza di ficiton mai messa su carta e ho deciso di riprenderla in mano, anche perchè è un periodo che sto cercando di rielaborare alcuni aspetti della mia adolescenza e mi piaceva l'idea di scaricarli bellamente sulle spalle di Hanamichi e Kaede. 
Colgo l'occasione anche per ringraziare tutte le autrici che hanno fatto rivivere la sezione delle storie di Slam Dunk in questo ultimo anno.

A presto 
  
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