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Autore: Ashbear    27/07/2009    3 recensioni
[Rinoa e Squall, Quistis e Seifer] Si può fare sempre la scelta giusta, se ci viene data la possibilità di realizzare i nostri sogni tramite una semplice risposta: sì o no? Una bugia che cambierà per sempre una nazione, una settimana che cambierà per sempre la storia.
Attenzione: la traduzione è stata completamente rivista e corretta; attualmente, abbiamo aggiornato i primi 22 capitoli con la nuova traduzione, fatta sulla base dell'ultima versione della storia rilasciata dall'autrice originale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The night has a thousand eyes,
And the day but one;
Yet the light of the bright world dies,
With the dying sun.
The mind has a thousand eyes,
And the heart but one;
Yet the light of a whole life dies,
When love is done.
.
--Francis W. Bourdillon

CRIMSON LIES
scritto da Ashbear, tradotto da Erika, Shizuru117, Alessia Heartilly, Shu e Youffie
~ XXXII. CONFRONTO ~

Per un momento, tutto il mondo sparì. Tutto quello che il Comandante riusciva a vedere era solo un punto nel lontano orizzonte. Quello che una volta era un elicottero, era ora un mero granello di sabbia nell'oceano dei cieli. Svaniva nel nulla, come la sua anima.

Tanto rapidamente com'era venuta, se n'era andata.

Il pianto di sua figlia lo riportò finalmente alla realtà... una realtà di cui era completamente insicuro. Chinò la testa mentre guardava la bambina che era ancora ai primi passi; i loro occhi si incrociarono e lei smise improvvisamente di singhiozzare. Lui fissò quegli occhi così simili ai suoi, uno specchio delle sue emozioni. Entrambi avevano perso quella che era per loro la persona più importante al mondo, e si trasmettevano la loro reciproca comprensione. Alcuni avrebbero giudicato impossibile farsi capire da un bambino, troppo immaturo per comprendere. Ma si sarebbero sbagliati. Squall Leonhart era un uomo che nascondeva le sue emozioni, ma per quanto duramente ci provasse, sembrava impossibile celarle alla bambina tra le sue braccia.

Chiuse gli occhi, stringendosi Allison al petto. I suoi pianti smorzati finalmente si attenuarono, mentre il suo respiro tornava normale. Stava ascoltando il suono calmante del battito cardiaco di suo padre, sebbene al momento stesse correndo come non mai. Squall la teneva come se fosse l'unico frammento di sanità mentale rimastogli, e lo era. Ally era l'unica cosa che lo tratteneva dal perdere interamente ogni senso della realtà.

Devo, è il mio destino... lo è sempre stato. Darei la mia vita per lei...

"... Anch'io la darei," mormorò compostamente nell'orecchio di sua figlia. "Darò la mia vita per te... e per lei. Questo sarà il mio destino. Allison, rivedrai ancora tua madre... Lo prometto."

Mi fido di te. Le sue ultime parole echeggiarono nella sua mente.

"Come? Ti ho abbandonato di nuovo..."

"No, non è così." Si voltò verso la voce, stupito che qualcuno avesse potuto udire i suoi discorsi. C'era Quistis, che cominciò a lisciare i capelli della bimba. "Lei si fidava di te per proteggere Allison. L'hai fatto... e Rinoa non voleva altro."

"Quistis... come... come posso andare avanti?" Si trattava di una rara dimostrazione di incertezza da parte sua, di quelle che non si vedevano di solito, né venivano sentite dagli altri. "Devo seguirla... non posso perderla di nuovo... non posso."

"Squall, basta. Non farlo adesso. Devi prepararti a partire per Esthar, sarete tutti e due al sicuro lì. La guerra scoppierà comunque. Lascia che siamo noi a trovarla."

"Vuoi che vada ad Esthar? Pensi che me ne possa semplicemente andare da qui? Dopo questo... come potrei farlo! Devo essere lì per condurre la battaglia. Mitchell mi ha tolto tutto, e per tutti gli dei, io toglierò tutto a lui." La replica tagliente era concorde al suo solito contegno che stava ora tornando,i pochi secondi di emozione venivano rimpiazzati dal suo normale modo di essere.

"Non ti hanno tolto tutto... non ancora. Se la seguissi, allora lo faranno." Selphie si avvicinò a Squall, offrendogli la sua prospettiva sulla situazione. "Allison ha un padre e un nonno a Esthar... il che è più di quanto ognuno di noi ha mai avuto. Non portarglielo via. Lo sapeva anche Rinoa. Temeva che andassi a cercare vendetta."

"E allora? Pensate tutti che dovrei scappare? Scappare come un bambino... come lei ha fatto due anni fa." Non aveva avuto intenzione di lasciarsi sfuggire le ultime parole, ma una volta dette, non avrebbe potuto più riprenderle e tenersele per sé. "Oh Dio... non volevo dire questo."

"Sì invece," aggiunse Alex facendosi avanti. "Perché continui a rimpiangere le sue azioni da quel giorno, e non ti sei perdonato per non averla seguita. Per non averle creduto. Adesso, non sai cosa pensare. Sei testardo, e qualsiasi cosa succeda... non puoi sbagliarti, ma allo stesso tempo ti addossi tutte le colpe... è un paradosso. È questo che sei, quello che ti hanno addestrato ad essere."

"Non sono stato addestrato ad essere nessuno," sibilò lui. "Io sono chi decido di essere... e ho deciso di essere il suo cavaliere. Per questo, rischierò la mia vita per salvarla."

"Squall," urlò Cid dall'altra parte della stanza. "Vai nel tuo ufficio. C'è Mitchell su un telefono satellitare che pretende di parlare immediatamente con te."

*~*~*~*~*

Il primo pensiero che si insinuò nella sua testa fu che l'avevano già giustiziata, e lo stava chiamando per gloriarsi dell'accaduto. Gli fece insorgere la bile dallo stomaco fino alla gola, ma mantenne la sua compostezza di fronte ai suoi compagni. Ad ogni modo, ragionò che se fosse morta, una parte di lui l'avrebbe saputo, dato che la loro connessione era cresciuta. Poteva sentire la sua angoscia, anche nel corridoio. Quando il tamburo della pistola l'aveva colpita, il cavaliere aveva sentito la fitta risuonare dentro di sé. Ma la connessione sarebbe stata presto repressa con i bracciali di Odine. Tese in fretta Allison ad Alex, prima di percorrere correndo impetuosamente la distanza che lo separava dal suo ufficio. Era lieto di essere solo; c'era poco da discutere... questa era ora la sua guerra personale.

"Bastardo." Squall sapeva che quello non era il modo più arguto con cui cominciare una conversazione. Ma per una volta, parlò con il cuore e non con la mente.

"Anche per me è un piacere parlare con te, Leonhart."

"Che cosa, che cosa vuoi?" La sua rabbia stava sorpassando ogni senso della razionalità.

"Volevo solo congratularmi con te per il tuo ruolo svolto nel catturare la strega. Quando la storia verrà pubblicata domani sui giornali di Galbadia... mi assicurerò di darti tutto il merito. La tua etica sul lavoro è encomiabile."

"Sei un illuso," replicò con fervore. Poi trovò il coraggio per fare l'unica domanda di cui non voleva sentire la risposta. "Cosa... cosa hai intenzione di fare con lei? Fino a che punto possono esserti utili i suoi poteri? Non ti aiuterà mai."

Una risata risuonò dall'altro capo della linea, insieme al rumore delle pale dell'elicottero. "Credi davvero che la terrò viva? Insomma, potrebbe essere una bella scopata, ma per il resto è inutile... lunedì pomeriggio verrà giustiziata in diretta tv."

"Fottutissimo bastardo." Raccogliendo una spillatrice dalla scrivania, Squall la lanciò dall'altra parte della stanza. "Dannazione, no... ti prego, no."

"Oh, il potente leone mi sta pregando? Questo è solo l'inizio, Squall... avrei potuto ucciderti, ma guardarti soffrire è un gioco molto più divertente. Nell'istante in cui la vita lascerà il suo corpo, non ti perdonerai mai. Nel suo ultimo respiro, penserà a te... a te e al tuo fallimento?"

Il suo corpo tremava; non aveva mai odiato tanto qualcuno. Non aveva mai voluto uccidere qualcuno spinto dall'ira più pura. Non si era mai abbassato allo stesso livello di Bennett o Mitchell. Si stava trasformando in uno di loro, era il suo odio che guidava le sue azioni. "Perché noi? Perché Ellione?"

"Oh, intendi l'attacco di due anni fa? Quella... quella è stata una commedia degli errori. Comunque, alla fine tutto si è sistemato per il meglio. Ho solo impiegato un po' di più di quanto avessi pianificato..."

"Commedia degli errori... Ellione è morta! Allora venisti qui per uccidere Rinoa, per rovinare tutto quello che avevo. Perché non puoi lasciarci in pace?"

"Oh, Signor Leonhart, lei è confuso. Galbadia non ha attaccato due anni fa per uccidere Rinoa... per carità. Eravamo lì per uccidere te."

"Che cosa?" La risposta lo sconcertò.

"Era un piano perfetto. Lauren si assicurò che sapessimo l'ubicazione esatta del Garden. Dovevi essere giustiziato nel tuo ufficio... sarebbe stato ritrovato il sangue di Rinoa. Tutti, Garden incluso, avrebbero chiesto... no, preteso, la sua morte. Era semplice incriminarla mettendole addosso il tuo sangue e il suo su di te... elementare, invero."

"Le fiale..." E Squall realizzò le loro intenzioni. Con lui morto, a Rinoa non sarebbe rimasta neanche un'opportunità, perché l'odio dentro di sé l'avrebbe facilmente condotta al lato più oscuro. Ma quando era fuggita aveva cambiato i loro piani, e in ultimo non aveva salvato solo la propria vita... ma anche la sua. Avevano bisogno di Squall vivo... anche solo per trovare Rinoa. Prima o poi sarebbe tornata... lo sapevano.

"Hai fatto scambiare a Lauren i campioni di sangue. Dio, ho avuto le risposte davanti al naso per tutto il tempo."

"Sì, allora sarebbe stato più semplice, non avremmo dovuto uccidere la Strega Heartilly. Adesso la vostra connessione è troppo grande. Il vostro legame è troppo forte. Perciò ora... lei morirà, ho già selezionato il suo rimpiazzo. I poteri si trasferiranno dopo l'esecuzione... e allora sarà tutto mio."

"Tutto cosa, bastardo? Che altro potere vuoi? Hai un continente e il Consiglio Mondiale a tua disposizione."

"Sì, presumo di sì, Signor Leonhart. Ma quando mi pregherai per la tua vita, e mi guarderai con estremo terrore, e solo io potrò decidere del tuo fato... allora avrò tutto il potere che voglio."

"Mai."

"Tu la seguirai. Non è nella tua natura scappare... combatterai finché l'ultima goccia di sangue avrà abbandonato il tuo corpo. Finché sarai diventato un cadavere come neanche lo è il Generale Caraway. Non disturbarti a sgusciare di nascosto al Palazzo Presidenziale, lascerò volentieri che le guardie ti lascino entrare... riserverò una sedia in prima fila in tuo onore alla sua esecuzione. Così quando lei esalerà il suo ultimo respiro, guarderà nei tuoi occhi... e vedrà solo il fallimento."

"Tu..." Fu interrotto mentre la linea cadeva. Strappando il telefono dalla parete, lo gettò nella stessa direzione della spillatrice. Si sentiva incredibilmente solo, incredibilmente perduto. Qualsiasi cosa avesse provato a fare, era sbagliata. Nel suo cuore, voleva seguirla, salvarla... essere l'eroe. Ma le cose per loro non andavano mai così. Loro erano una di quelle tragiche storie d'amore, una di quelle in cui non si può mai assistere al 'lieto fine'. Eppure, se fosse partito per Esthar, avrebbe potuto salvare Allison. Ma come sarebbe riuscito a vivere con se stesso? Era quello che voleva lei. Era quello che le aveva promesso. Dalla loro prima notte nella capanna, insieme, era riuscito a sentire il suo dolore. Ora il suo odio stava avendo la meglio su di lui, e in battaglia, l'emozione ti si può ritorcere contro. E glielo aveva promesso...

*~*~*~*~*

Quando entrò nella cappella, la prima cosa che notò fu la semplicità della stanza. Non c'era quando aveva frequentato lui, ma in verità, ce n'era sempre stato bisogno. Leonhart aveva fatto almeno una cosa giusta come Comandante. Seifer non era un uomo religioso, o uno che chiede perdono agli dei. Quasi sentì un senso di colpa anche soltanto a varcare la soglia, ma una volta dentro, non aveva davvero altro posto dove andare. Sedutosi su una delle panche, sollevò un libretto che si trovava accanto a lui. Lo scrutò con indifferenza prima di risistemarsi sulla panca. Non sapeva cosa avrebbe trovato lì, pace, tranquillità... o qualcosa di sconosciuto. Il rumore di tacchi che battevano sulle assi di legno fece tendere il suo corpo, un rumore di stivali a cui si era abituato sempre di più negli ultimissimi giorni.

Lei rimase in silenzio, e si sedette accanto a lui. Lui riuscì a sentire il suo profumo, e la fragranza del suo shampoo alla fragola. Ma adesso, persino la sua presenza non sembrava aiutare il suo attuale temperamento. Si sentiva anche lui un fallimento, nel momento in cui Rinoa era stata fatta prigioniera una parte di lui era morta. Lei era sua amica, e una persona a cui voleva ancora bene. Una persona che aveva avuto una vita difficile, ma aveva sempre provato ad essere ottimista, tanto da sfiorare quasi la follia. Durante quell'estate di tanti anni prima avevano parlato a lungo, era questo quello che sapevano fare meglio... in un forte contrasto con la relazione tra lei e Squall.

"Non riesco a immaginare che la vita di una persona si sbricioli in quel modo, in un solo istante," si decise infine a cominciare.

"Lo so." Quistis chiuse gli occhi, cercando di evitare che il senso di colpa la consumasse.

"Vedere tuo padre giustiziato, vedere tua figlia quasi lasciata cadere da oltre novecento metri sul calcestruzzo. Vedere l'unica persona che tu abbia mai amato con il cuore strappato."

Questa volta, lei tacque. Nessun discorso che avrebbe potuto articolare avrebbe reso meno difficile la situazione. Riavviandosi indietro i capelli, abbassò lo sguardo alle sue mani, che stavano ancora tremando per quello che era successo prima. Mani che avevano visto la battaglia da quando aveva tredici anni... mani che avevano ucciso da quando ne aveva quattordici. Mani che avevano peccato, dal momento in cui aveva messo piede al Garden. Non meritava di trovarsi in quella cappella; a suo modo di vedere, era colpevole quanto Mitchell. Aveva combattuto sempre per il maggior offerente, senza possedere le morali per lottare per quello in cui credeva davvero. Rinoa invece sì... aveva combattuto seguendo il suo cuore per la liberazione di Timber. Forse adesso, la differenza tra di loro stava diventando più nitida... come anche il perché Squall avesse visto cosa le distingueva tanti anni prima.

"Non mi sono mai sentito propriamente a mio agio nei paraggi di ambienti religiosi organizzati," ammise Seifer. "Trovo che la maggior parte tenda ad essere ipocrita, almeno dal punto di vista di un ex-cavaliere."

Quistis soffocò una risatina per l'incoerenza della frase. "Come il fatto che non mi faccio mai viva qui a meno che qualcuno non stia male, morendo o sia morto... allora mi aspetto che gli Dei ascoltino la mia richiesta. Prometto sempre che se mi garantiranno una data cosa, sarà loro fedele e cambierò la mia vita... e poi vado avanti come se niente fosse... fino a che non esce fuori qualcos'altro."

Lui la guardò con un piccolo sorrisetto, "Sì, qualcosa del genere. Sappiamo chiedere solo quando siamo nel bisogno. Diamine, non sono nemmeno certo di cosa credo, ma puoi giurare che se pensassi che questa è la fine... starei chiedendo perdono. Quando... avrei dovuto farlo tanto tempo fa."

Guardandolo, gli chiese, "Seifer, non è per questo che sei tornato al Garden? Per pentirti dei tuoi peccati? Non per gli Dei, ma per coloro con cui avevi sbagliato?"

"Presumo, ma penso di aver commesso altri dieci peccati nel frattempo." Il suo tono si rischiarò, e lei gli diede una gomitata nello stomaco. "Okay, almeno due."

La sua risata si tramutò quasi in lacrime. "Allora è tutto qui, eh? È questo che è stato scritto per noi... per loro. Non lo meritavano... e cosa ne sarebbe di Allison se Squall non ce la facesse?"

"Andrebbe avanti."

"Non ti sembra un po' riduttivo, eh, Seifer?"

"No, sul serio. Potremmo comparare la nostra infanzia a quella di Allison... ma davvero, non c'è paragone. Ha ancora una famiglia... noi. In più, suppongo che Alexandra la riporterebbe ad Esthar... forse allora Laguna avrebbe la sua seconda chance. Ne meritiamo tutti una, giusto? Tu ed io dovremmo saperlo meglio di chiunque altro. Ma Allison è fortunata; saprà sempre la verità sui suoi genitori. Chi erano e che lei è nata come un risultato del loro amore. Saprà i loro nomi, e li conoscerà, e saprà quanto è stata amata... nessuno di noi può rivendicarlo... eccetto Squall."

"Ma come sai che Squall la seguirà? Ha promesso a Rinoa che sarebbe rimasto..."

"Perché anche lei lo sapeva."

"Cosa?"

Seifer cercò qualcosa nella sua tasca. Un oggetto metallico brillò vivamente nonostante la fioca illuminazione. "Mi ha dato questo prima che Mitchell la portasse via. Mi ha detto di darlo ad Alexandra... perché sapeva che Squall sarebbe andato. Non è cieca, sa che non l'avrebbe ascoltata... è nella sua natura, è la sua maledizione. Le sue ultime parole per me... stai attento a Squall quando verrà a Galbadia... strano, vero? Mi ha detto di dare un occhio alla stessa persona che volevo uccidere, al tizio che ho sfregiato per la vita." Ripose l'anello di Griever nel palmo della mano di Quistis. "Andremo tutti da Rinoa, e vinceremo tutti o falliremo tutti... nessuno rimarrà indietro. Proprio come il vostro gruppo quando combatteste Artemisia."

Scuotendo la testa al solo pensiero, i suoi occhi azzurri incontrarono i suoi. "Perché Mitchell è molto più terrificante di Artemisia? Perché provo un apprensione con lui come mai con lei?"

"Mitchell è mortale, e per questo è anche più pericoloso. Potrà pure pensare di essere più potente di quanto non sia, ma non sottovaluterà la nostra capacità e determinazione. Artemisia credeva di essere imbattibile, e per questo era arrogante. Mitchell non fa affidamento sulla magia o sui mostri per vincere. Lui prospera sulle nostre emozioni, sulle nostre paure più profonde. Il che è di gran lunga più pericoloso di una qualsiasi altra strega. Lui sa pensare... sa tramare... e ci sta aspettando."

Lei digerì silenziosamente le sue parole, e le prese a cuore. Erano tutte vere, e lo sapeva... ma le venne in mente un'altra ragione. Non era certa se avrebbe dovuto dar voce alla sua opinione o meno, ma prima che lo sapesse, le parole le scivolarono dalle labbra. "Seifer, ero anche più giovane allora, e pensavo che avrei potuto sconfiggere il mondo. Ma ora, sono più grande... e ho imparato cos'è importante. Credo, questa volta, di essere spaventata... perché per la prima volta ho qualcosa di più da perdere nella mia vita... ho te."

Le parole lo sconvolsero per un momento, ma non poté negare che per lui era lo stesso. "Anch'io ho paura di perderti... non ho mai sentito... beh, ci sono sempre stati Fujin e Raijin, ma questo è diverso. Il prezzo da pagare per il fallimento stavolta è enormemente maggiore. Nemmeno io posso perderti, altrimenti tanto varrebbe morire con te."

Lui le si avvicinò lentamente e le passò un braccio dietro la schiena, mentre lei poggiava la testa sulla sua spalla. Chiudendo gli occhi, strinse con più forza l'anello. "Fino alla fine... combatteremo per la redenzione fino alla fine più amara... anche se vuol dire perdere le nostre vite... insieme."

*~*~*~*~*

I cieli azzurri sembravano infiniti, proprio come le acque oceaniche sotto di essi. I due colori si riflettevano sull'orizzonte distante mentre il ruggito delle pale tagliava l'aria come coltelli. L'elicottero era una vecchia dotazione militare Galbadiana, e quand'era piccola Rinoa aveva passato molte ore a giocarci. Suo padre non vi aveva mai badato, e le ore della sua infanzia erano trascorse grazie agli insegnamenti che le facevano i soldati riguardo l'armamento. Faceva finta di volare; era quasi come una giostra da lunapark. Adesso, quegli stessi soldati la volevano morta.

Gli effetti dei bracciali erano uguali a quelli causati da un allucinogeno. Si era ritrovata a fissare l'acqua sotto di loro, persa nel suo scintillio. Rinoa sentì qualcuno scattare in tono brusco, ma non aveva né la forza né la voglia di sollevare la testa. La cosa che percepì subito dopo, o meglio udì, fu un rigoroso schiaffo sul volto. Registrò che avrebbe dovuto far male, eppure non ci fu poi tanto dolore. Era stato come una leggera puntura, e ciononostante indirizzò la sua attenzione verso la fonte che aveva generato quel rumore.

"Ho attaccato il telefono in faccia al tuo ragazzo giusto un po' di tempo fa... ti saluta." Mitchell rise della sua debolezza. Come poteva una persona così potente permettere che le accadesse tutto ciò? Era quasi una vergogna; se solo fosse arrivato a lei due anni prima, avrebbe potuto essere una dominatrice esaltata. Ora era solo il guscio di un essere umano, che non valeva nemmeno il costo del gas per raggiungere il Garden.

"...Squall," riuscì a mormorare nonostante la sua condizione quasi da ubriaca.

"Oh, e tu saresti una vincitrice... cosa ha mai visto in te? Hyne, persino Squall Leonhart avrebbe avuto un notevole potenziale se non si fosse innamorato di qualcuno tanto deprimente come te."

"L'hai trasformato in un bastardo con i nervi a fior di pelle," risuonò una seconda voce che proveniva dal sediolino vicino a Rinoa.

"Basta Lauren, non affliggiamola anche di colpe che non ha... lui era già un bastardo con i nervi a fior di pelle prima che lo incontrasse."

"Quanto ci vuole comunque prima dell'atterraggio? Non ho mai avuto una passione per il volo, e quest'elicottero militare aperto è tutt'altro che attraente."

Mitchell inarcò un sopracciglio. "Ti sei comportata molto bene laggiù. Sono fiero di te... almeno per questa parte."

"Grazie, sai quanto ti ami... e non vedo l'ora di diventare la nuova strega, insieme potremo conquistare il mondo."

"Sì, ho in mente di conquistare il mondo... ma non con te."

"Cosa?" La confusione e l'angoscia erano più che evidenti nel suo tono. "Di che stai parlando, Jefferson?"

"Beh, nella posizione in cui mi trovo, sono costretto a fare cose che non voglio. Una di queste è stato stare con te. Sei brava a letto, e non è stato niente male posare per quelle foto. Ma non sei mai stata nulla di più di un'opportunità. Mi servivi... e per gli ultimi tre anni, ti sei comportata bene. Eccetto per una cosa... l'hai lasciata scappare... e io non transigo su nessuna forma di fallimento."

"Ma... ma io l'ho ritrovata. Hai detto che mi amavi... hai detto che se l'avessi fatto saremmo stati insieme."

"Ho mentito," disse lui compiaciuto. "Ora, soffrirai per i tuoi fallimenti." Di nuovo, lui estrasse la sua pistola e gliela puntò addosso. "Ultime parole?"

"Ma... io ti amo..."

"Errore tuo." Premette due volte il grilletto, colpendola entrambe le volte nello stomaco. "Sai... ho sentito che questo è uno dei modi più graduali e atroci per morire... fammi sapere se è vero." Rinfoderando la pistola, aprì lo sportello che conduceva alla piccola cabina del pilota. Rinoa si voltò agli spari; riusciva appena a riconoscere la figura crollata a terra. La vista le ridiede un pizzico di lucidità, e immagini di suo padre ripercorsero la sua memoria.

"No, no..." disse senza fiato, immaginandosi l'esecuzione di Caraway.

"Aiutami..." I guaiti languidi di Lauren erano appena udibili sopra i propulsori. Rinoa abbassò lo sguardo sulla ragazza, e vide immagini di se stessa negli ultimi anni. In un certo senso, erano simili, entrambe agivano per amore... solo che Rinoa era riuscita a rimanere fedele alle sue idee. L'amore di Rinoa era vero; Lauren si era innamorata di un'illusione.

"Io... non posso," mormorò Rinoa. "Non ho i miei poteri... non ho nulla." Le lacrime le stavano già rigando le guance. Lo sporco presente nell'aria la colpiva in faccia, ogni singolo granello le pungeva la pelle... provò a non pensare alla ragazza che moriva di fronte ai suoi occhi. Riusciva a sentire il sapore delle sue lacrime salate mischiarsi con la sabbia dell'elicottero, e l'odore del combustibile occupava i suoi sensi.

La donna per terra stava sputando sangue; dei rivoli rossi scivolavano dai lati della sua bocca. Rinoa aveva combattuto per abbastanza tempo da conoscere la tortura che stava subendo... la morte lenta di chi muore annegato nel suo stesso sangue. Il sapore metallico che avrebbe sovrastato i suoi sensi... il suo gusto, il suo olfatto.

"Per favore," la pregò Lauren. "Se non puoi salvarmi... aiutami a far smettere il dolore."

Rinoa cercò di piegarsi in avanti accorgendosi soltanto di essere legata non solo dai bracciali, ma di essere addirittura ancorata al corpo dell'elicottero. Riuscendo a spostare il piede sufficientemente lontano, usò tutta la forza che le rimaneva in corpo per guidare Lauren fino al bordo del mezzo di trasporto.

"Per favore..." la implorò di nuovo Lauren. I loro occhi s'incontrarono, e un momento di chiarezza invase la strega. Era l'unico modo che avrebbe potuto fermare il dolore. Rinoa chiuse gli occhi, dandole un'altra spinta energica, tanto da far cadere il corpo ferito a morte dall'elicottero. Non riusciva a ricacciare indietro le lacrime, o il dolore. Aveva appena aiutato ad uccidere una persona, assistendola nell'esalare i suoi ultimi respiri. Cercò di confortarsi pensando che aveva agito per il meglio. Sarebbe morta in fretta... che misera consolazione. Rinoa guardò in basso e vide un oggetto nella superficie oscurata, non aveva nemmeno sentito il corpo che raggiungeva l'acqua.

"Perdonami." Chiuse gli occhi, dato che ora era diventata quello che tutti avevano temuto. Un'assassina.

*~*~*~*~*

Era buio, non aveva idea di che ora fosse. Le ore passavano, scandite senza rimorso da un orologio. Ogni secondo era una tortura per lui. Guardò di nuovo nel cielo oscurato, incerto di cosa cercarvi, ma sicuro che qualunque cosa fosse... non era lì. L'aria della notte era di poco sollievo, gli causava solo più sofferenza. Il Comandante si portò una mano al petto, afferrando la catena appesa al collo, sentendone la freddezza in contrasto con la sua pelle.

Lei sapeva che sarebbe successo; Rinoa l'aveva previsto. Ad ogni modo, lui aveva scacciato quel pensiero, come aveva scacciato qualsiasi cosa la riguardasse nel passato.

Ora i suoi amici avrebbero rischiato la loro vita ancora una volta a causa dei suoi errori. Riusciva a vedere il suo sorriso inciso nel suo cuore; riusciva a vederla giocare sul pavimento con Allison. Riusciva a sentire la sua pelle sulla propria... i ricordi l'avrebbero consumato. Era successo due anni prima, ed ecco il mostro in cui si era trasformato. Un uomo amareggiato pieno di ripugnanza e rimorso, ma non più.

Non più.

Raggiunse rapidamente il suo ufficio, voltandosi verso il monitor del computer. Era un rischio andare da lei, ma non sarebbe stato in condizioni migliori se non avesse provato. La colpa l'avrebbe consumato in meno di un anno... il rimpianto l'avrebbe ingoiato. Guardò le pagine vuote del programma di scrittura, indeciso su dove cominciare... o anche sul come cominciare. Sapeva solo che forse, avrebbe potuto lasciare una piccola cosa a sua figlia. La verità, il loro lascito a lei... non era bravo con i sentimenti, ma sapeva che Rinoa avrebbe voluto che lo facesse... era il minimo.

Per le successive quattro ore, batté una lettera per Allison. Le raccontò tutto, dal momento in cui aveva visto per la prima volta sua madre, al momento in cui gli era stata portata via. Gli errori che avevano fatto, l'amore che condividevano. Tutto quello che gli veniva da scrivere dal suo cuore. Avrebbe lasciato ad Allison qualcosa che non poteva offrire a nessun altro a parte lei o Rinoa... se stesso.

*****
Note delle traduttrici: capitolo betato da El Defe. Vi prego, come per il capitolo precedente, non fate spoiler di nessun tipo nelle recensioni a questo capitolo, sempre per il solito discorso. Questo significa: per favore non fate nomi! Se non per rispetto degli altri lettori, almeno per rispetto di Ashbear che s'è fatta un mazzo tanto per scrivere questa storia e ottenere certi effetti sorpresa! Nel caso vedessi recensioni spoiler, le farei cancellare, lo dico subito^^
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Citazione di apertura: The Night has a Thousand Eyes, poema di Francis W. Bourdillon.
La notte ha migliaia di occhi,
E il giorno solo uno;
Eppure la luce del mondo luminoso muore,
Con il sole morente.
La mente ha migliaia di occhi,
E il cuore uno solo;
Eppure la luce di una vita intera muore,
Quando l'amore è finito.
- Alessia Heartilly

   
 
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