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Autore: Imperfectworld01    08/08/2019    1 recensioni
Catullo diceva: «Quod amantem iniuria talis
cogit amare magis, sed bene velle minus.»
Niente di più vero. Perché è facile dire "mi merito di meglio", "è stato meglio così", "non mi importa più".
Ma non funziona così.
È facile negare i propri sentimenti, ma ciò che non è facile è ammettere la verità: che fa male.
NdA: «Perché tale offesa, costringe l'amante ad amare di più, ma a voler bene di meno.»
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da un po' di tempo faccio una cosa. Da circa una settimana. Quando è finito tutto. 

 

Faccio questo: apro Whatsapp, scorro in basso fino ad arrivare alla tua chat, una di quelle più in fondo. Ci clicco sopra e, semplicemente, aspetto. Aspetto di vedere se sotto al tuo nome appare la scritta "online".

 

È quasi una specie di gioco. Prima lo facevo giusto una volta ogni tanto, magari solo una volta ogni due giorni, per curiosità, ma da oggi non faccio altro ogni dieci minuti. Se ti trovo online, allora rimango a fissare lo schermo del mio cellulare aperto sulla tua chat, illudendomi che tu stia facendo lo stesso e che è per questo che ci rimani per tanto tempo. Come se anche tu stessi fissando la mia chat, pensando a me, indeciso se scrivermi o meno.

 

Ma non accade mai. La scritta "online" non si trasforma mai in "sta scrivendo...".

 

Quando poi non ti vedo online, esco delusa e amareggiata dall'applicazione, soltanto per riaprirla giusto due minuti dopo.

 

Sono stupida, lo so. Sono stupida a pensare ancora a te, innanzitutto. Non dovrei darti alcuna importanza, dovrei lasciarti confinato in qualche angolo recondito della mia mente, invece sono qui a dedicarti addirittura una storia su Wattpad. 

 

È che non ho scelta, sento di dover esternare quello che provo in qualche modo, ma non posso dire nulla alle mie amiche, non mi capirebbero. Del resto neanch'io mi capisco. Ed è per questo che sto scrivendo qui. 

 

Non so se servirà a qualcosa, di certo non a dimenticarti, ma in fondo non so neanche se è quello che voglio. Anzi, sono certa che non è quello che voglio. Io voglio ricordarmi ogni cosa. Ogni parola, ogni gesto, ogni momento.

 

Eppure non te lo meriti. Ciò che meriteresti è la damnatio memoriae, la condanna della memoria. Era una pratica utilizzata ai tempi dell'Impero romano, una pena consistente nella cancellazione di qualsiasi traccia riguardante una persona, come se essa non fosse mai esistita. 

 

Ma nel mondo ingiusto in cui viviamo, le persone non hanno mai quello che si meritano, che siano buone o cattive. 

 

Ecco. Ora l'ho fatto di nuovo. Altre tre volte, per la precisione, da quando ho iniziato a scrivere. E tutte e tre le volte eri online. Dovrei solamente cancellare il tuo numero e la nostra chat, ma non ne ho la forza.

 

Le mie amiche non sanno niente, secondo loro io sto bene e non provo assolutamente nulla per te, sei stato solo un'illusione di poter avere qualcosa di grande. È quello che ho detto loro qualche giorno fa. Perché era così che mi sentivo, all'inizio. 

 

Quando ci siamo sentiti per telefono e tu mi hai detto, in tutta tranquillità, come se fosse una cosa normale da raccontare alla ragazza con cui ti stai frequentando, che avevi conosciuto un'altra persona, io ti ho risposto in modo freddo e distaccato. Era così che mi sentivo. Non provavo niente. Ero sì, forse delusa, un po' incredula, ma per il resto niente. Non ero triste. Non ero arrabbiata. Non ero nulla.

 

Sarà perché non ho ancora realizzato, mi ero detta. Poi però sono passati giorni in cui continuavo a non provare niente. Mi sforzavo di pensarti, nella speranza di sentire qualcosa, ma non ci riuscivo. 

 

Allora lì ci ero rimasta un po' male. Significava che non mi eri mai interessato per davvero? Che per tutto quel tempo (non tanto a dire il vero, solo due settimane. Le migliori e peggiori vissute fino a ora) non ero stata presa da te, bensì dall'idea di te? Non poteva essere. Eppure sembrava proprio così. Fino a oggi.

 

Mi facevo gli affari miei come al solito, rilassandomi, ed ecco che mi sei venuto in mente tu. Così dal nulla. Ho iniziato a pensare che, sì, ti sei comportato davvero male. Perché c'erano tanti modi in cui avresti potuto chiudere, e tu hai scelto il peggiore.

 

Se l'interesse per me era già svanito, sempre che fosse mai esistito, di certo te n'eri accorto prima di conoscere quella ragazza e farci quello che hai fatto. E tu che hai fatto? Hai aspettato. Hai aspettato che accadesse ciò che è accaduto e, per giunta, me l'hai detto dopo due giorni. Per telefono. Neanche dal vivo. 

 

E quindi io sono una stupida e tu sei un vigliacco. Un vigliacco manipolatore. 

 

Ma di questo parlerò un'altra volta. È già l'una di notte e mi sono stancata di scrivere di te. Mi rubi già tutto il giorno, almeno di notte vorrei stare tranquilla ed evitare di pensarti troppo.

 

Ma prima di andare a dormire, controllerò un'ultima volta la tua chat. 

 

E, come sempre, sei online.

   
 
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