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Autore: Blackberry23    09/08/2019    2 recensioni
Ichigo aveva capito che poteva farcela benissimo da sola e che non aveva bisogno di lui. Non le serviva un uomo che decidesse ogni aspetto della sua vita, non voleva diventare una semplice casalinga come sua madre. Così, il “per sempre” le era sembrato una minaccia. E aveva osato: aveva rifiutato la sua proposta di matrimonio, lasciandolo. A nulla erano valse le sue proteste, lei era stata irremovibile. Era cresciuta. E aveva voglia di ricominciare a vivere.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La vista di quella sostanza non le piaceva affatto. Per non parlare dell’odore: le faceva semplicemente ribrezzo. Non poteva essere Acqua Mew, persino un bambino lo avrebbe capito. Possibile che quei cervelloni alieni fossero così stupidi?
Mew Zakuro cercò di non vomitare. Doveva resistere, doveva essere forte. Dopo l’incontro con Kisshu, Ichigo non sembrava molto lucida e in quel momento serviva un punto di riferimento. E dato che era la più grande, quel compito toccava a lei.
« Devo guidare il mio branco... » si disse, prendendo un respiro profondo prima di sbraitare: – Pensate di fregarci? Quella non sarà mai la nuova Acqua Cristallo! 
Cardamome balbettò terrorizzato: – Abb... abbiamo t... t... tanti campioni da t... testare e...
– Stai zitta e fa’ quello che ti viene detto! – ordinò con voce dura il militare con la benda sull’occhio destro, accendendo uno schermo gigante che avrebbe proiettato le varie fasi degli esperimenti.
La ragazza gli ringhiò in risposta. Sul monitor cardiaco, il battito impazzito del suo cuore non tradiva la rabbia che provava in quell’istante.
– Nessuna Mew Mew si illumina alla presenza del preparato a) 37. Proviamo ora con un contatto diretto... – annunciò Gingembre, facendo un cenno a due scienziati. Questi presero subito cinque contagocce, li riempirono della sostanza grigia e li usarono su tutte le ragazze, facendo cadere un po’ di liquido sulle loro braccia.
Quando la prima goccia le toccò la pelle, Mew Zakuro sentì una scossa nel cervello e brividi in tutto il corpo.
– Eeehuuuu! È una cosa viscida! – esclamò disgustata Mew Minto.
– Nessuna reazione... – disse Gingembre pensieroso. Poi aggiunse, materializzando un pugnale dorato e avvicinandosi al tavolo di Mew Purin: – Proviamo ora a usare il preparato a) 37 su una ferita. 
A quelle parole, le ragazze si irrigidirono. Lo scienziato praticò un piccolo taglio sul braccio destro della giovane. Era una lesione cutanea superficiale, tuttavia fuoriuscì un po’ di sangue. Gingembre vi mise subito sopra alcune gocce della sostanza. Dopo qualche minuto, la ferita era sempre lì.
– Primo esperimento fallito. Disinfettatela e poi portate il preparato b) 62! – ordinò ai colleghi.
– È normale che pizzichi? – chiese Mew Purin a Cardamome, il primo ad essere accorso ad occuparsi di lei.
– Mi... mi dispiace s... signorina. È la prima volta che proviamo questi campioni, vi stiamo f... facendo t... t... testare le soluzioni con la c... composizione più simile al Cr... Cr... Cristallo. La terrò sotto controllo personalmente, ha la mia parola.
– Sarà meglio per te... – disse minacciosa Mew Zakuro, digrignando i denti e facendo tremare di paura l’alieno.
« Che vi avevo detto, razza di stupidi che non siete altro? Quella roba non è l’Acqua Cristallo! » pensò furiosa la Mew lupo.
L’aria era irrespirabile: tutto il laboratorio era impregnato del terribile fetore del primo esperimento. Ed erano soltanto all’inizio.
Il preparato b) 62 era un composto verdastro che assomigliava vagamente, a seconda dei punti di vista, ad un passato di verdure o ad una pozzanghera melmosa, tuttavia il liquido in questione era effervescente. Fissando le bollicine, Mew Zakuro recitò mentalmente una preghiera.
– Nessuna Mew Mew si illumina alla presenza del preparato b) 62. Procediamo ora con l’esperimento... – disse Gingembre, grattandosi la testa completamente calva. Questa volta, nel momento in cui la prima goccia le toccò il braccio, la Mew lupo si lasciò sfuggire un gemito di dolore: era bollente. 
– Niente. Nessuna delle Terrestri si illumina venendo a contatto diretto con la soluzione... che ora verseremo su una ferita.
Mew Retasu fu scelta come cavia per quel passaggio. Anche il secondo esperimento non diede i risultati sperati, ma in compenso la pelle della Mew neofocena vi reagì con tante dolorose vesciche.
– Iniziamo il terzo esperimento: forza, il preparato c) 81! – disse Gingembre agli altri scienziati, che prontamente portarono un alambicco con dentro una sostanza trasparente.
« Questo composto promette meglio degli altri... » si disse Mew Zakuro, aspettando una reazione dal corpo che, però, non avvenne. La ragazza vide che nella galleria sovrastante il laboratorio molti alieni non riuscivano a stare fermi sulle loro poltrone: era evidente che i capi delle forze armate si trovavano in uno stato di forte agitazione.
– Versiamo adesso qualche goccia del campione c) 81 sulle Mew Mew!
Il liquido era filante come l’albume di un uovo e non provocò alle ragazze brividi o bruciore. Ma nessuna di loro si illuminò.
– Vediamo cosa succede a usarlo su una ferita... – borbottò Gingembre, accostandosi titubante a Mew Zakuro, che fece una smorfia guardando scintillare la lama del pugnale sotto la luce artificiale del laboratorio. Lo scienziato effettuò una piccola incisione sul braccio della ragazza e vi versò alcune gocce del preparato. Se all’inizio quel liquido sembrava innocuo, una volta entrato a contatto con il sangue evaporò sotto forma di nuvola rossastra. Un “ooooooooooh” di stupore si levò dalle ragazze Mew Mew, ad eccezione della viola. Quella soluzione le aveva lasciato una grossa chiazza rossa sul braccio e il taglio non si era rimarginato. 
– Terzo esperimento fallito... – annunciò mestamente Gingembre, guardando la piccola ferita di Mew Zakuro. Poi continuò: – Ora... ora... passiamo al... beh... al campione d) 12!
L’alieno recuperò in un cassetto segreto una provetta contenente un liquido blu elettrico... a cui nessuna delle supereroine reagì. Allora lo scienziato si servì di Mew Ichigo per la continuazione del quarto esperimento e l’unico risultato fu che la punta della sua coda assunse il colore della sostanza. Come se se lo aspettasse, Gingembre dichiarò il fallimento anche di quella prova di laboratorio.
« Strano... o forse no? » rifletté la Mew lupo. 
Cardamome si fece avanti timidamente, tenendo tra le mani un cilindro graduato colmo di una soluzione giallina. 
– In... iniz... iniziamo il q... q... q... quinto esperimento! E... e... ec... ecco il t... t... test e) 103!
Neanche in questo caso le Mew Mew si illuminarono all’istante, nemmeno venendo a contatto diretto con la sostanza. Solo Mew Minto non aveva ancora provato qualcosa, perciò Gingembre si preparò a farle il taglietto necessario al proseguimento dell’esperimento. Mew Zakuro chiuse forte gli occhi quando la lama del pugnale dorato incise la pelle della Mew lorichetto. Un mormorio di disapprovazione le fece capire che anche il test sul preparato e) 103 era stato un fallimento. La Mew lupo riaprì così gli occhi e vide quello che non avrebbe mai voluto vedere: nonostante fosse passato pochissimo tempo, il composto aveva infettato la ferita dell’amica e le aveva fatto fuoriuscire tantissimo pus. Era ovvio che le stesse facendo molto male.
« Sta trattenendo le lacrime per non dare soddisfazione agli alieni... » pensò Mew Zakuro, stringendo i pugni e respirando affannosamente. Doveva ripetersi che Mew Minto sarebbe guarita presto... doveva guarire presto, accidenti! Quei buffoni dovevano curarla!
– Pulitele immediatamente quel taglio e disinfettatela subito, non state lì imbalsamati! Avevamo un accordo, rispettate la vostra parte! – ringhiò la ragazza, infuriata.
– Calmati, donna-lupo! Ci occuperemo di tutte voi, ma bisogna continuare con... – affermò uno scienziato a cui mancava un orecchio, ma fu interrotto da una voce in galleria, trasmessa dall’interfono.
– No! – asserì Pai. – Per oggi possiamo finire così. Eccellenze, esimi scienziati... ritengo sia meglio aggiornarci a domani. Sono certo che il nostro team di studiosi vorrà esaminare a fondo i risultati di questa sessione per capire cosa cambiare nella composizione delle soluzioni... 
– Il Generale Ikisatashi ha ragione: oggi ne ho avuto abbastanza di queste Terrestri! Su, rimettetele a posto e portatele nelle loro stanze! – esclamò il più vecchio del Consiglio, alzandosi in piedi e uscendo dalla galleria, seguito dagli altri Anziani. A poco a poco, anche i capi di stato maggiore e gli alti comandanti extraterrestri abbandonarono la loro postazione.
Dopo essere state visitate, le ragazze annullarono la trasformazione e si lasciarono condurre da delle guardie nelle camere che erano state loro assegnate. Zakuro era insieme a Minto e a Purin, mentre Retasu e Ichigo avrebbero dormito in un’altra stanza.
Cardamome aveva riempito la ballerina di antibiotici e aveva balbettato un sacco di cose incomprensibili, arrossendo come un peperone. Tuttavia aveva mantenuto la parola data e si era occupato personalmente anche della giovane scimmietta. Ma nonostante le attenzioni ricevute, Purin non aveva smesso di grattarsi la ferita e aveva sviluppato uno strano rash cutaneo su tutto il corpo. Secondo gli scienziati, quell’effetto collaterale sarebbe scomparso nel giro di qualche ora, così come la tintura della coda di Ichigo. La povera Retasu, che aveva il braccio bendato a causa delle vesciche scoppiettanti, avrebbe invece dovuto aspettare qualche giorno per riprendersi totalmente. Mentre per la sua chiazza rossa... nessuno sapeva con certezza se sarebbe andata via o rimasta per sempre.
« Poco male, la posso coprire con un po’ di trucco... »
La camera in cui avrebbe alloggiato era molto spartana. C’erano tre misere brandine con sopra delle vecchie coperte tarlate e, accanto ad ognuna di esse, tre colonnine marroni fluttuanti. Al centro, un piccolo tavolino con una brocca azzurra per l’acqua e tre bicchieri decorati da ghirigori rossi. Sulla destra, c’era un armadio a muro contenente pantaloni, casacche, vestiti e scarpe di stile chiaramente alieno. Il bagno (grazie al cielo, c’era un bagno) era separato da una leggera tenda realizzata cucendo insieme tantissime foglie arancioni dalla forma circolare. Il pezzo forte dell’arredamento era sicuramente dato dalle lampade da notte, in quanto avevano la forma medusoide di un Para-Para.
– Secondo voi vedremo mai il pianeta di Taruto? – chiese Purin, sedendosi sul letto.
« L’unico pianeta che vorrei vedere è la Terra... » pensò Zakuro, guardandosi tristemente la grossa macchia sul braccio.

***​

Faceva freddo.
Un freddo da battere i denti.
Sentiva freddo soprattutto alla schiena, quasi come se fosse sdraiata su un enorme blocco di ghiaccio. Avrebbe voluto alzarsi, ma non ci riusciva: il freddo le aveva invaso anche gli arti, pareva che fossero congelati.
« Dove mi trovo? » si chiese Ichigo, girando con difficoltà la testa di lato per guardarsi attorno. Si sentiva così intorpidita...
Era tutto bianco. Un deserto di neve bianco e gelido. E le sue braccia... le sue braccia! Erano immerse nel ghiaccio fino alle spalle! Incredula, Ichigo provò a muovere le gambe, senza successo: anch’esse erano intrappolate nella lastra ghiacciata su cui giaceva supina. Era completamente bloccata.
Il panico si fece largo in lei.
– No! No... a... aiuto... aiutatemi, per favore!
Nessuno rispose al suo flebile grido d’aiuto. C’era un silenzio surreale. Chi mai avrebbe potuto sentirla in quel luogo freddissimo che sembrava essere congelato nello spazio e nel tempo?
Ad un tratto, una fitta pioggia di candidi fiocchi di neve iniziò a cadere, colpendole il viso e il tronco del corpo. Il leggero vestito verde che indossava diventò velocemente bianco. A breve, sarebbe stata interamente sommersa dalla neve. La ragazza si rese conto che non c’era niente che potesse fare per sfuggire alla morte. La sua vita sarebbe finita in quel modo. Chiuse gli occhi: faceva così freddo... tanto freddo... freddo...

– NO! – urlò Ichigo, svegliandosi di soprassalto. Percepì un rivolo di sudore freddo scenderle dalla nuca giù per la schiena. Impiegò qualche istante a rendersi conto che si trovava ancora nella camera da letto messa a disposizione dagli alieni. L’orribile lampada a forma di Para-Para sulla piccola colonna che fungeva da comodino si illuminò. 
– Ichigo! Ichigo-san, tutto bene?
– Retasu! Sì... sì... sto bene. Era solo un sogno. Era solo un brutto sogno.
   
 
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