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Autore: bacinaru    27/07/2009    4 recensioni
I ricordi sono inutili, feriscono e basta, eppure è solo grazie a loro che continuiamo a vivere
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Silence




I ricordi sono inutili, feriscono e basta, eppure è solo grazie a loro che continuiamo a vivere








Naruto amava il sole, era bello, era caldo ed era dannatamente giallo, come i suoi capelli, come i capelli di lui.

Naruto amava il tramonto, era rosso, come la lunga chioma di lei, ed era arancione come il loro colore preferito.

Naruto amava guardare il tramonto, gli piaceva osservare il giallo splendente scomparire nel rosso brillante, era tutto così simile a loro.

Anche quel giorno il piccolo di soli sei anni si era apprestato a salire tutti e duecento gli scalini che portavano su, sopra la montagna degli Hokage, per poter ammirare uno dei momenti della giornata che semplicemente adorava.

Solo e in silenzio, restò immobile fino a quando non apparvero in cielo le prime piccole stelle. Solo allora si alzò in piedi, si sgranchì le esili gambe e rifece i numerosi gradini.

Per le strade del Villaggio non vi era più nessuno, solo qualche passante veloce che, dopo l'ennesima occhiataccia del giorno, scompariva dietro qualche vicolo. Naruto si passò una mano tra gli scompigliati capelli biondi e guardò con astio il sottile ciuffo dorato che gli cadde davanti gli occhi cerulei. Faceva caldo e i suoi capelli non se ne volevano stare al loro posto, non che lo fossero mai stati.

In pochi minuti giunse davanti alla sua desolata abitazione e restò fermo sulla soglia per qualche secondo, non sicuro di voler entrare, ma alla fine sospirò sonoramente e girò la maniglia. Con uno scatto della serratura la porta si spalancò e il bambino fece il suo ingresso. Come ogni volta una mano immensa si strinse con prepotenza sul suo cuore, Naruto serrò gli occhi, in attesa, ma nessuna voce arrivò alle sue orecchie. La stretta si sciolse, lasciando solo un terribile vuoto all'altezza dello stomaco.

Tentennò nell'atrio ancora per un pò, ma poi si arrese e chiuse la porta alle sue spalle.

Il silenzio che aleggiava in quella casa si poteva benissimo definire tombale e a lui non piaceva affatto.

-Sono stato al parco giochi, sono andato sull'altalena e ho guardato gli altri bambini giocare. Non gli ho chiesto se potevo stare con loro, mi avrebbero risposto di no, ma mi sono comunque divertito. Ho osservato il tramonto, è davvero bello...-

Così andava già mille volte meglio.

Corse in bagno, accese la luce e posizionò un piccolo sgabello sotto il lavandino. Ci salì su e aprì l'acqua del rubinetto, che veloce scrosciava silenziosa.

Dannata acqua, un pò di rumore lo poteva fare anche lei!

Pensò il piccolo, mentre con la mano fece per afferrare lo spazzolino, ma si fermò all'improvviso, fissando il piccolo oggetto con estrema attenzione. Negli occhi una nuova speranza.

Scese dallo sgabello, chiuse la luce e camminò piano, molto piano, verso la sua stanza. Di nuovo quella mano si strinse sul suo cuore, gli fece male, ma di nuovo si allentò e lasciò al suo posto un altro piccolo vuoto, questo era anche peggio. Nella casa il silenzio non era stato scalfito.

Tornò in bagno, per portare a termine ciò che aveva iniziato. Si mise il pigiama color arancio e si incamminò verso la sua cameretta, anche i piedini nudi non facevano alcun rumore sul pavimento di moquette.

Un soffio di vento lo paralizzò, lo aveva sentito, non toccato, sentito. Guardò alle sue spalle, un'altra stanza, la loro stanza.

Cauto, ma anche impaziente, si avvicinò alla porta e la spalancò: niente

Non entrava in quella camera da tanto tempo, ma per quanto potesse ricordare, non era cambiata per niente, solo un pò di polvere in più.

La finestra, chiusa per sempre, era macchiata, difficile vederle attraverso. La scrivania, bianca dalla polvere, era ricoperta di spessi volumi di testo e sui due comodini posti ai lati del letto vi era una lanterna dalla lampadina ormai fulminata. Il letto, invece, spiccava nella penombra della sera. Era enorme, le lenzuola che lo ricoprivano sembravano aver assunto il colore dei raggi della luna e brillavano magicamente nell'oscurità.

L'ennesima speranza gli fece male al cuore, che in quel momento batteva furiosamente. Naruto si avvicinò all'immenso letto matrimoniale e con qualche difficoltà ci salì su. Tremava, nonostante fosse Agosto. Lanciò un'occhiata impaurita, ma al contempo speranzosa, alla porta, che era rimasta esattamente come l'aveva lasciata.

Titubante spostò lo sguardo sui cuscini, per poi poggiarvici piano la folta testolina dorata.

Per alcuni minuti restò immobile a far niente, fissando senza vedere la parete di fronte a lui, poi piano piano la stanchezza cominciò a prendere il sopravvento e le palpebre si fecero stranamente pesanti.

Naruto si rannicchiò su se stesso, strinse i piccoli pugni contro il petto e lasciò che l'oblio lo catturasse





-Che cosa c'è? Hai avuto un incubo? Non pensarci, vedi che ti passa

-Minato, non capisci mai niente! Naruto, vuoi dormire insieme a noi?




Spalancò gli occhi e si alzò di scatto a sedere, le aveva sentite, ne era sicuro!

Con un salto, che per poco non gli slogò una caviglia, scese dal letto e uscì fuori dalla camera. Corse per tutta la casa, nel petto sentiva il cuore ribellarsi per poter schizzare fuori, gli occhi fargli male per restare aperti e non perdersi niente in un battito di ciglia. Guardò nella sua cameretta, nel bagno, in cucina, nel soggiorno e persino nello sgabuzzino, ma non c'era niente, niente di niente.

Un tonfo sordo arrivò dall'esterno e senza perdere la speranza il bambino andò ad aprire la porta. La luna brillava alta nel cielo e un gatto tentava di liberarsi da un groviglio di fili in cui era incappato, tutto intorno non c'era altro che silenzio. Anche il gatto era scomparso, anche il vento lo aveva abbandonato. Una lacrima gli solcò il viso fanciullesco, silenziosa. Quella volta ci aveva creduto davvero.





Per l'ennesima volta il suo cuore rischiò di esplodere

e per l'ennesima volta un altro grande vuoto si fece sentire nel petto,

per l'ennesima volta Naruto rimase deluso.

Questa storia ce l'avevo scritta già da qualche giorno, lo riletta mille volte ma non ne sono convinta. La volevo usare per un contest, ma non mi piace, quindi la posto qui, con la speranza che qualche anima pia mia dia dei bellissimi consigli. Forse manca l'introspezione in questa storia, cioè, per me manca qualcosa, voi riuscite a capire cosa?

L'idea cmq è molto carina, malinconica, ma carine  e di questo ne sono soddisfatta, mi dà da pensare solo la stesura della shot >w<

Spero vi sia piaciuta, commenti e critiche ben accette^^


PS: la raccolta la continuo al più presto, sono un pò accorto di ispirazione per la nejihina!

  
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