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Autore: RaidenCold    09/08/2019    2 recensioni
Fin dai tempi del mito, i cavalieri di Atena proteggono l'umanità dalle minacce più oscure.
Gettato nel loro mondo, sotto l'egida di una severa insegnante in pochi anni Ramiel si trasforma da fragile bambino a cavaliere d'oro; all'arrivo di una nuova minaccia sconosciuta, sembrerebbe che stia per iniziare una nuova guerra, ma lui scoprirà che la posta in gioco è molto più alta di quanto il Grande Sacerdote Saga ed i suoi cavalieri possano immaginare.
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gold Saints, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’arena brulicava di persone, quasi tutto il santuario era giunto per assistere all’evento, e nonostante il sole fosse diventato insopportabilmente scottante già dalle prime ore del mattino, una piacevole brezza donava un po’ di respiro ai presenti.

Al centro dell’arena vi erano soltanto due persone, entrambe, con maschera e tenuta d’addestramento.

Dinnanzi alle due, Saga nelle vesti di Grande Sacerdote, sollevò in aria uno scettro e lo impose sopra due scatole dorate frapposte tra loro
“Ria, Zenovia, vi siete affrontate tra di voi come prova finale per la vostra investitura, e avete bruciato il vostro cosmo dimostrando di poter raggiungere il settimo senso, caratteristica principe tra tutte le prerogative per essere un cavaliere d’oro, ma ricordate: non dovrete mai combattere per motivi personali, ed il vostro pugno si solleverà soltanto qualora vi sia da difendere i più deboli, o per affrontare i nemici della giustizia.

Detto ciò, in quanto Grande Sacerdote della Dea Atena, vi nomino rispettivamente cavalieri dell’Acquario e dei Gemelli; potete disfarvi delle vostre maschere.”

 

Le ragazze si genuflessero rendendo grazie e, a quel punto, le scatole si aprirono, ed in un turbine di luce dorata le armature si posarono sui loro corpi: inginocchiatesi sacerdotesse, le due si rialzarono cavalieri d’oro, e tutti i presenti si infervorarono.

 

Per cercare riparo dalla calura e dalla folla congratulante, Zenovia era sgusciata sul retro dell’arena, al riparo sotto alcuni alberi.

Si sfilò la maschera, ancora emozionata per il proprio traguardo, e prese a fissare l’oggetto con cui aveva celato per anni il suo viso al mondo, contemplandone la freddezza e la pallida lucentezza.

 

“Ti dona quell’armatura.”

Incuriosita alzò lo sguardo e con grande sorpresa si trovò davanti l’ultima persona al mondo che immaginava di vedere in quel momento:
“Un giorno ne indosserai una anche tu, Ramiel.” - rispose senza emozioni, tornando a scrutare la propria maschera.

“Sì.” - rispose monocorde Ramiel.

“Immagino ti sia già congratulato con il nuovo Aquarius.”

“Naturalmente.”

“Ora mancano solo due cavalieri d’oro, dopodiché saremo tutti e dodici…”

“C’è un altro ruolo vacante oltre al mio?”
“Sì, quello della nona casa, il Sagittario.”

“Anche lui è…”

“No, è sopravvissuto alla battaglia dei Campi Elisi, ma ha subito una ferita che lo ha debilitato a tal punto da non riuscire a poter più bruciare il suo cosmo; è un grand’uomo, ti consiglio di andare a parlarci, vive qua vicino, poco fuori Rodorio. ”

“Come si chiama?”
“Aiolos.”

“Capisco.” - concluse Ramiel per poi congedarsi senza aggiungere altro.

 

 

Rientrando al suo alloggio, Ramiel vide seduta su una roccia lungo il sentiero, una figura a lui familiare:

“Ciao.” - la salutò senza nascondere un lieve stupore.

“Oh, sei tu, aspirante cavaliere…” - rispose la giovane dagli occhi azzurri

“E’ passato più di un anno dall’ultima volta che ti ho vista.”

“Alla fine?”

Ramiel fece un’espressione interrogativa, colto di sorpresa da quella domanda.

“Hai pensato ad un nome?”

“Ah…” - sospirò cadendo dalle nubi - “Sì, certo.”

“Sentiamo.”

“Che ne pensi di Alexis?”

“Alexis…” - bisbigliò la bambina assaporando la parola tra le labbra, come se stesse cercando di capire che sapore avesse.

“Come mai questo nome?”

“Non lo so di preciso, mi piaceva.”

A quel punto, con sommo stupore di Ramiel, per la prima volta la bambina sorrise candidamente:
“Mi piace.”

“Ne sono felice.” - rispose Ramiel abbozzando un mezzo sorriso.

“Vai da qualche parte?”

“Sì, passavo un attimo al mio alloggio prima di andare in un posto.”

“Vai a trovare qualcuno?”
“Un ex cavaliere d’oro.”

“Immagino tu stia andando da Aiolos.”

“Sì.”

“Posso condurti da lui se ti va.”

“Se per te non è un problema…”

“Affatto” - disse voltandosi - “Seguimi.”

 

Giunsero nei pressi di una campagna, dinnanzi a una casetta di pietra dall’aspetto un po’ rustico ma accogliente.

Arrivato davanti alla soglia Ramiel rimase paralizzato per alcuni istanti: la sua timidezza quasi patologica non era certo di aiuto in situazioni del genere, e nonostante avesse imparato a spaccare macigni a mani nude e a muoversi alla velocità del suono, una porta chiusa rappresentava per lui uno degli ostacoli più insormontabili.

Si voltò, cercando in Alexis il coraggio che lui non riusciva a trovare, ma con suo sommo sconcerto constatò che la bambina si era volatilizzata senza lasciare alcuna traccia.

Era rimasto da solo dinnanzi all’ignoto.

 

Infine, appellandosi a tutta la propria temerarietà, sollevò le falangi e le avvolse attorno al batacchio, preparandosi a percuotere il nefasto varco.

E mentre ogni centimetro del suo corpo teso si preparava all’impresa, una voce alle sue spalle per poco non lo fece sobbalzare dallo spavento:
“Posso aiutarti?”

Tremulo e con gli occhi sbarrati Ramiel si voltò, trovandosi davanti un uomo slanciato con una chioma di un biondo scuro, quasi castano: indossava abiti semplici e dai colori chiari, e nonostante quel look sembrasse indietro di cinquant’anni, rimaneva comunque uno dei più moderni che avesse visto da quelle parti.

“I-io sto…”

L’uomo lo guardò perplesso, e Ramiel fuggì il suo sguardo abbassando gli occhi; in quel momento notò che al posto del braccio destro vi era una protesi almeno fino all’altezza del gomito.

“Tu mi ricordi qualcuno…” - disse l’uomo stringendo gli occhi incuriosito - “Come ti chiami?”

“R-Ramiel…”

Udendo quel nome parve illuminarsi:
“Ma certo, tu sei figlio di Kaila! Vero?”

“Sì.”

“Io sono Aiolos” - si presentò porgendogli la mano buona - “perdonami se ti offro la sinistra, ma come vedi dall’altra parte c’è… solo legno.”

“Piacere signore.”

“Ti va di entrare? Non ho molto, ma nel frigo dovrei avere ancora un po’ di limonata.”

Ramiel fece un cenno di assenso e lo seguì.

 

“Dunque giovane Ramiel, ti stai addestrando per essere un cavaliere?” - domandò porgendogli una tazza.

“Sì.” - rispose accettandola timidamente.

“Rilassati, non ti mangio mica.” - ridacchiò Aiolos per poi sedersi su una poltroncina di fronte a quella dov’era Ramiel - “Ma dimmi, vuoi diventare un cavaliere d’oro come tua madre?”

A quel punto Ramiel sgranò gli occhi colpito:
“Non mi dirai che non te l’ha mai detto…”

Senza levarsi l’espressione di stupore dal viso Ramiel scosse il capo in segno di negazione.

“Ma pensa te che stranezza… in ogni caso, immagino che tu stia tentando di assumere il ruolo di cavaliere del Leone, esattamente come lei, giusto?”

“S-sì… ma quindi l’armatura che dovrò indossare, prima era della mamma?”

“No a dire il vero tua madre era la proprietaria prima del precedente cavaliere.”

“Il… precedente cavaliere?”

Aiolos indicò con un cenno una foto incorniciata sopra un mobile accanto a loro, e Ramiel lo vide nell’immagine visibilmente più giovane abbracciato ad un ragazzino a lui molto somigliante ma con una chioma più chiara.

“Era il mio fratellino, Aiolia; ora non c’è più.”

“Mi dispiace…”

“Sai, tua madre ci ha addestrati entrambi, o meglio, prima è stata mia compagna d’addestramento, poi io l’ho aiutata a fare di Aiolia un cavaliere

: se non fosse stato per lei non saremmo mai stati in grado affrontare quella battaglia…”

 

“La… battaglia dei Campi Elisi?”

“Sì.” - rispose Aiolos seccamente, facendo intuire al bambino che non volesse approfondire il discorso.

Da quando era giunto al Santuario, Ramiel aveva incontrato più di un veterano tra i cavalieri d’oro che avevano preso parte a quelle spaventosa battaglia avvenuta poco prima che nascesse, otto anni addietro; eppure nessuno dei superstiti da lui incontrati aveva avuto il coraggio di raccontargli quanto accaduto quel giorno.

“Ad ogni modo” - riprese parola Aiolos - “prima ho visto che stavi per bussare alla mia porta: avevi bisogno di qualcosa?”

“Uhm, sì: la mia maestra Zenovia mi ha consigliato di venire da te a parlarti.”

“Quindi tu sei il suo allievo…” - sogghignò l’uomo - “Non poteva toccarti insegnante migliore: sai, stamattina c’ero anch’io alla cerimonia, e devo dire che non pensavo che a undici anni raggiungesse un tale potere, è straordinario anche per un cavaliere d’oro. D’altronde, buon sangue non mente…”

“Già, è davvero forte…” - commentò Ramiel cercando di non smorzare l’entusiasmo del suo interlocutore.

“Tuttavia te lo vedo scritto in faccia.” - lo incalzò Aiolos.

“Che cosa?”

“Che non è facile aver a che fare con lei; però vedrai, anche questo servirà a renderti un cavaliere più forte!”

“Immagino che sia così.”

“Comunque ascoltami: non dimenticare mai che stai diventando un cavaliere non solo per te stesso, ma anche per proteggere gli altri che ti stanno attorno. Inoltre devi percepire il cosmo in ogni cosa, lascia che entri in te, come un flusso, e connettiti col resto del mondo attraverso l’energia; e quando quella sensazione diventerà talmente intensa che dovrai far ardere tale energia, avrai raggiunto il settimo senso. Allora sarai tutt’uno col cosmo, e diverrai un cavaliere d’oro. Combatti senza paura e con tutto il tuo ardore, ma non dimenticare mai di far parte di questo universo, nemmeno mentre sollevi il tuo pugno; e se dovessi sentirti smarrito, ricorda che Atena ha scelto noi, persone nate sotto la protezione delle stelle, per risplendere anche nei momenti più oscuri di questa umanità.”

Udendo quelle parole Ramiel tacque sbalordito: l’uomo che aveva di fronte aveva una nobiltà d’animo incredibile che non aveva visto in nessun altro cavaliere da lui incontrato finora, neppure in Saga. In Aiolos c’era una virtù squisitamente umana che suscitava in Ramiel un incommensurabile senso di ammirazione, e capì perché Zenovia gli avesse consigliato di conoscerlo; di certo tale entusiasmo sarebbe accresciuto ulteriormente se avesse saputo che, molto probabilmente, se non fosse rimasto debilitato dalla battaglia nei Campi Elisi, sarebbe potuto benissimo diventare lui il

Grande Sacerdote.

“Ho detto qualcosa che ti ha turbato?” - domandò Aiolos lievemente impensierito dall’atteggiamento ammutolito del giovane.

“N-no,affatto, anzi, erano parole molto belle.”

Aiolos sorrise e gli diede una pacca sulla spalla:
“Ne sono lieto.”

“Ora” - disse Ramiel alzandosi - “credo che toglierò il disturbo.”

“Nessun disturbo, e se dovessi aver bisogno di fare altre chiacchierate come questa, non esitare a tornare.”

Ramiel sorrise facendo un cenno, ed infine si congedò guadagnando l’uscita.

Mentre lo osservava andarsene, Aiolos sorrise e scuoté il capo sorridendo: per lui era come aver appena fatto un tuffo nel passato.

 

 

Quattro anni dopo, giunse infine il momento per Ramiel di rivendicare il proprio ruolo di guerriero di Atena.

Egli ricordava bene il giorno in cui Zenovia era diventata un cavaliere d’oro, e quel mattino non poteva essere più diverso:

quasi a volerlo fare apposta per contrasto, il cielo era carico di fosche nubi roboanti, ma non accennava minimamente a piovere, nonostante l’afa opprimente.

Come quel lontano dì, Saga era sulla tribuna principale con in mano il suo scettro, e di fronte a sé il contenitore dell’armatura d’oro.

Accanto a Ramiel vi era un cavaliere d’oro dall’aspetto delicato, ma che aveva combattuto senza riserve nel duello per la sua investitura: il suo nome era Aphrodite, della costellazione dei Pesci, e tra tutti i cavalieri d’oro era di certo uno di quelli più difficili da avvicinare, per via di un carattere enigmatico che non lasciava mai trasparire le sue reali emozioni, opportunamente celate da sguardi taglienti e sorrisi sardonici.

“Ramiel, come ultima prova hai affrontato il qui presente cavaliere della dodicesima casa dimostrando il coraggio e la determinazione tipici della rinomata casta dei cavalieri d’oro; inoltre appare evidente la tua maestria nel bruciare il cosmo.

Pertanto, ti consegno i paramenti di Leo, e ti nomino custode del quinto palazzo dorato: ricorda sempre di combattere contro l’ingiustizia, e di difendere i più deboli dalla mano dei malvagi.”

 

Detto ciò Saga impose lo scettro ed una luce investì il ragazzo, il quale si trovò in un battito di ciglia con indosso l’armatura che gli era costata anni di sudore, sangue, e lacrime.

Per prima cosa Ramiel lanciò un’occhiata tra gli spalti, dove notò, tra la folla esultante, Aiolos sorridere soddisfatto e Ria applaudire giubilante.

 

A quel punto Saga si rivolse a tutti i presenti:
“Ed ora, in questo giorno di festa, desidero farvi un annuncio che sono certo riempirà i vostri cuori di una felicità incommensurabile: il momento è finalmente giunto.”

Saga alzò lo scettro e lo puntò dietro di sé, sulla tribuna più alta dell’arena, su cui, affiancata da Mur dell’Ariete, e da un altro nobile cavaliere suo parigrado dalla lunga chioma dorata, Shaka della Vergine, vi era una fanciulla vestita di bianco che Ramiel riconobbe immediatamente: nonostante non la vedesse da quattro anni, non aveva dubbi sul fatto che fosse Alexis.

“Abitanti del Grande Tempio” - parlò nuovamente Saga senza nascondere una certa emozione - “Atena ha infine deciso di rivelarsi a noi!”

A quel punto tutti i presenti si infervorarono fragorosamente ed intonarono canti di gioia in onore della dea reincarnata.

Aiutata dai due cavalieri d’oro, Atena prese a scendere le gradinate, e tutti si fecero da parte inginocchiandosi, per permetterle di passare.

Giunse infine dinnanzi a Ramiel ed al suo opponente, ed entrambi si prostrarono con rispetto dinnanzi a lei.

“Cavaliere di Leo” - gli si rivolse pacata e imperturbabile - “la tua luce sarà scintilla per il mondo.”

Pronunciate tali criptiche parole la dea si congedò dalla folla osannante; Ramiel osservò ammutolito quella figura eterea lasciare l’arena, ancora incredulo che la misteriosa Alexis fosse la dea Atena in persona.

 

 

“Dove stai andando?”

Ramiel si arrestò, stringendo le cinghie avvolte attorno al contenitore dell’armatura d’oro, che aveva caricato sulla schiena a mo’ di fardello.

Voltandosi, vide sul sentiero, illuminata dal chiarore di luna, la scintillante armatura dei gemelli; ma ancora più splendente era il diafano volto di Zenovia, i cui occhi cenerini lo scrutavano con la consueta aria di austerità.

“Te lo chiedo un’altra volta: dove intendi andare?”
“L’armatura è mia ora, non ho alcun obbligo di rimanere in Grecia se Atena o il Grande Sacerdote non mi convocano.”

“E con questa scusa pusillanime pensi di poter fare quel che ti pare? Hai degli obblighi che vanno al di là delle leggi, scritte e non: oggi Atena si è rivelata a noi, e te ne vai con tanta leggerezza?”

A quel punto Ramiel si voltò, mostrandosi decisamente accigliato:
“Sono stanco.”

“Siamo solo all’inizio.” - rispose duramente Zenovia avvicinandosi a lui e guardandolo dritto negli occhi ebano.

“Vuoi fermarmi con la forza?”

“Non intendo dare il via a una lotta dei mille giorni; e poi intraprendere battaglie personali è strettamente proibito ad un cavaliere di Atena.”

Un baleno solcò la mente di entrambi in quel preciso istante, come se le parole di Zenovia avessero scoperchiato qualcosa di profondamente nascosto.

“Dunque ammetti che fermarmi per te sarebbe una questione privata, e non un obbligo morale.” - la incalzò Ramiel.

“Tutto quel che faccio lo compio in virtù del mio dovere.” - rispose lei ergendosi come un nobile soldato pronto a partire per il fronte - “Tu invece sei solo un bambino.”

“Sono un cavaliere.”

“Pensi che quell’armatura di renda una persona matura?”

“Credevo che avrei dovuto imparare a esserlo per merito tuo.”

“A nulla sono valsi i miei insegnamenti da quanto vedo.”

“Tu non hai mai voluto addestrarmi per fare di me una persona migliore” - si alterò Ramiel - “lo hai soltanto fatto per pavoneggiarti!”

“Come osi…” - ringhiò Zenovia afferrandolo per la collottola della maglietta - “Tutto quello che sai lo hai imparato grazie a me, l’oggetto sulla tua schiena è tuo grazie a me… dovresti baciare la terra su cui cammino! Senza di me non saresti che un moccioso debole e stupido!”

Ramiel sorrise beffardo:
“Ecco qui la grande Zenovia, il cavaliere più umile e generoso del Grande Tempio.”

“Non ti permetto di giudicarmi!”

“Le mie parole ti feriscono?” - domandò con strafottenza.

“Le tue parole sono illazioni!” - rispose lei spingendolo via di forza e facendolo cadere dietro di sé.

Indignata, Zenovia non si avvicinò nemmeno per aiutarlo a rialzarsi.

“Cinque anni ho passato ad osservarti nell’animo.”

“E cos’hai visto?”

Ramiel osservò quel viso, così perfetto nonostante la collera del momento:

“L’angelo sul volto.”

Posò poi lo sguardo all’altezza del busto, dove attraverso l’armatura riusciva a percepire il suo battito agitato:

“Il demone nel cuore.”

Zenovia strinse i pugni e chinò il capo scura in viso:
“Addio, cavaliere di Leo.”

Ramiel le passò accanto andando oltre:
“Addio.”

 

   
 
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