Fanfic su artisti musicali > Queen
Segui la storia  |       
Autore: masquerade930    09/08/2019    4 recensioni
E' il 1973. Due comunissime ragazze italiane - Cecilia e Rossella - riescono ad ottenere una borsa di studio per proseguire gli studi all'estero. Molto diverse tra loro ma amiche per la pelle, si ritrovano da un giorno all'altro catapultate a Londra, la patria della musica.
In che modo le loro vite si intrecceranno con quelle di Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon?
La storia è ambientata negli anni '70, poco dopo la pubblicazione del primo album dei Queen.
La fantasia si sovrappone alla realtà e, per esigenze letterarie, alcuni fatti realmente accaduti sono stati anticipati o posticipati di alcuni anni.
Spero vi piaccia, buona lettura!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il rettore salì un’ultima volta sul palco e, dopo aver ringraziato i giovani musicisti, annunciò al pubblico che ci sarebbe stata, in via del tutto eccezionale, una festa, o meglio, una sorta di rinfresco, nel cortile del Christ Church aperta naturalmente anche al pubblico.
- Non vedo l’ora di abbracciare Ceci! - urlò euforica Rossella alzandosi dalla poltrona - presto, andiamo nei camerini! -
- Eh no! - rispose deciso Roger afferrando la ragazza per un polso - non ci faranno mai entrare tutti e cinque nel retropalco, e siccome questa sorpresa l’ho organizzata io, ci andrò io nei camerini, assieme a Brian che è il festeggiato -
- Ma io…- si intromise Brian - non è meglio aspettare che finisca? - chiese titubante il ricciolo
- Quanto sei all’antica! - sbuffò il biondo - muoviti! - aggiunse poi attanagliando con le sue robuste mani l’esile braccio dell’amico e trascinandolo con forza verso il palco.
I due fecero pochi passi quando si bloccarono; i cinque musicisti si stavano già avviando verso l’uscita della sala accompagnati dal rettore e da alcuni studenti del college.
- Non si sono nemmeno cambiati! - esclamò stupito il batterista
- Mica sudano come noi sotto i riflettori - commentò Freddie - sono molto più composti e, anziché perdere tempo in docce e cambi d’abito, preferiscono godersi la festa -
“Maledizione! Questa non ci voleva” pensò tra sé e sé il biondo
- Seguiamoli a distanza senza farci notare - suggerì poi Roger agli amici con nonchalance
- Non potremmo avvicinarci e salutarli normalmente? - rispose il cantante alzando un sopracciglio
- Con il rettore e con quegli altri studenti tra i piedi, Cecilia non ci darebbe la giusta attenzione…aspettiamo che sia un po’ più libera. Ti prego, ti prego ti prego - pigolò il biondino circondando le spalle di Freddie con un braccio
- Come faccio a dirti di no quando fai così? - concluse Freddie sorridendo all’amico.

Il cortile del Christ Church aveva un aspetto totalmente differente dal pomeriggio: lunghi tavoli ricoperti da preziose tovaglie ricamate, eleganti gazebo bianchi, e un sottofondo musicale animavano quel cortile dall’aspetto fiabesco; il cielo era ormai scuro e un gioco di luci artificiali soffuse contribuiva a rendere l’atmosfera surreale, quasi onirica.
- Bri - bisbigliò il biondo all’orecchio dell’amico - non riuscirò a trattenerli ancora per molto, vai a salutare Ceci, rapido!
- Roger io… - rispose con voce incerta il chitarrista
- Roger cosa? - replicò il batterista voltandosi verso il ricciolo
- Roggie…Verresti con me? - domandò timidamente il ragazzo
- Oh cristo santo - commentò il biondo alzando al cielo i suoi grandi occhi azzurri e aggiunse - vuoi che le ficchi anche la lingua in bocca da parte tua? -
- Piantala! - replicò deciso Brian
- Ok, ti accompagno - rispose infine Roger - ma solo perché sei il mio migliore amico e ti voglio tanto bene -
- Grazie per tutto quello che stai facendo per me, lo apprezzo molto - gli sussurrò il ricciolo all’orecchio

- Che ne dite di prenderci da bere prima di andare da Ceci? - trillò poi il batterista agli amici
- Perché stai temporeggiando, Roggie? - domandò diretto Freddie
- Non sto prendendo tempo…ho solo voglia di bere qualcosa, ecco tutto - replicò con fare innocente il biondo alzando le spalle
Il cantante sbuffò sconsolato.
- Visto che hai organizzato tu questa giornata, va bene - rispose poi il ragazzo dai capelli corvini
- Avanti, non perdiamo altro tempo e mettiamoci in coda - commentò John intromettendosi nella discussione.
Roger attese che il tavolo in cui servivano le bevande fosse preso d’assalto, quindi afferrò saldamente Brian per un braccio e, approfittando della confusione, lo trascinò fuori dalla ressa con scatto felino e passo felpato.
- O adesso o mai più, muoviamoci! - asserì il biondo correndo nella direzione di Cecilia
La ragazza reggeva nella mano sinistra un bicchiere di birra e stava parlando con Liz e Daniel.
Il chitarrista e il batterista si avvicinarono all’amica, che dava loro le spalle
- Roggie, non è meglio se aspettiamo che finisca di parlare? - domandò sincero il ricciolo
- Stai scherzando vero? - tuonò Roger
Brian scosse leggermente la testa
- Brian Harold May, sei proprio un cacasotto! - sbuffò il biondo - You have found her, now go and get her; questo ti direbbero i nostri colleghi di Liverpool - gli soffiò infine all’orecchio il batterista mentre, prendendo alla sprovvista l’amico, gli appoggiava entrambe le mani sulla schiena e lo spingeva, un po’ troppo energicamente, contro Cecilia.
Il chitarrista finì addosso alla ragazza che, colta alle spalle di sorpresa, balzò a sua volta in avanti finendo contro Elizabeth, mentre Daniel, che aveva riconosciuto Roger, rideva di gusto.
- Liz scusami ti ho ricoperta di birra! - esclamò mortificata Cecilia
- Non è mica colpa tua - rispose sorridente l’amica
Nel sentire quelle parole Cecilia si accorse di avere le mani di qualcuno sulle proprie spalle. Quella sensazione…la ricordava benissimo; avrebbe riconosciuto quel tocco, così delicato e al contempo penetrante, tra mille altri.
- Perdonami, non volevo. Ti ho fatto male? -
E quella voce ne era la conferma.
Cecilia si voltò stupita.
Brian era lì, proprio davanti a lei; gli occhi nocciola del ragazzo, spalancati, la guardavano in maniera apprensiva e la pelle eburnea contrastava con il buio che li circondava, facendo apparire il viso del chitarrista quasi di porcellana. Il viso, nonostante i lineamenti fossero distesi e rilassati, mostrava ancora qualche segno di stanchezza dovuto all’epatite, ed era incorniciato da dei vaporosi riccioli scuri che, ad ogni movimento, gli rimbalzavano sulle spalle.
Per alcuni secondi la ragazza rimase con le labbra socchiuse a guardarlo, incredula.
Avrebbe voluto saltargli al collo, stringerlo a se con tutta la forza che aveva, ricoprire quel volto angelico di baci ma, come sempre, la sua timidezza e la sua insicurezza ebbero il sopravvento.
- Brian - riuscì poi a dire, o meglio, a bisbigliare con voce sorpresa
Il ragazzo le sorrise e aggiunse con tono mortificato
- Scusami per poco fa, ti ho fatto male? -
- No figurati, sto benissimo. Ho solo rovesciato addosso a Liz il bicchiere di birra che avevo in mano, ma non ci sono feriti - rispose scherzosa Cecilia voltandosi nella direzione dell’amica che però, nel frattempo, avendo capito che il ragazzo in questione era il ricciolo di cui tanto aveva sentito parlare in quei giorni, si era dileguata.
Cecilia si voltò nuovamente verso Brian
- Ti assicuro che qualche secondo fa c’era una ragazza proprio lì, a cui ho rovesciato una birra addosso - concluse stupita la ragazza
Brian rise di gusto.
- In realtà è colpa di Roger; è stato lui a spingermi con una certa foga contro di te - confessò il chitarrista - ma a quanto pare anche lui è scomparso - aggiunse guardandosi attorno.
Cecilia si avvicinò all’amico, si alzò sulla punta dei piedi e gli diede due rapidi baci sulle guance
- Sono felice che tu sia qui. Come stai? - domandò poi la ragazza e, dopo una breve pausa aggiunse ridacchiando - è la prima volta che ti vedo senza un pigiama addosso -
- Ti sbagli, è la seconda - replicò serio il riccio
La giovane lo guardò con aria interrogativa
- La prima volta è stata all’aeroporto. Te ne sei già dimenticata? - disse Brian con tono di rimprovero
- E come potrei - rispose sorridendo Cecilia - ad ogni modo…come stai? Ti trovo bene! - proseguì dopo alcuni istanti
- Mi stanco ancora un po’ troppo facilmente ma sto bene, mi sento davvero in forma - replicò il chitarrista e aggiunse
- Tra qualche giorno suoniamo a Londra, al Marquee Club, è il primo concerto che facciamo dopo questa pausa forzata, sono elettrizzato ma al contempo preoccupato di reggere tutta la performance - concluse il chitarrista
- E’ meraviglioso Brian! Sono sicura che ce la farai e che sarà un successo. Verrò sicuramente a sentirvi! - rispose euforica la ragazza
- Purtroppo non puoi - replicò mortificato il ricciolo
- Non…non posso? - rispose titubante Cecilia dopo alcuni attimi di esitazione
Brian scoppiò a ridere
- Hai fatto una faccia buffissima! - disse il chitarrista tra una risata e l’altra mentre la ragazza lo guardava stranita con un velo di tristezza negli occhi
- Scusami ma non sono riuscito a trattenermi. Mi farebbe molto piacere se ci fossi anche tu tra il pubblico, ma suoniamo il 20, e tu sei impegnata alla Royal Academy - concluse poi Brian, cercando di ricomporsi
- Ah già, il concerto conclusivo della tournée. Ma aspetta…come fai a sapere che il 20 suonerò a Londra? - domandò incuriosita Cecilia
- Me l’hai detto tu stessa in ospedale prima di partire, non ricordi? A quanto pare sei un po’ smemorata questa sera - rispose Brian prendendo scherzosamente in giro la giovane musicista.
Cecilia aveva una memoria formidabile ed era solita dare risposte brillanti, ma quando era agitata o a disagio per qualcosa, la sua apparente sicurezza e la sua memoria spesso vacillavano.
- Non mi aspettavo di vederti qui questa sera - continuò imbarazzata la ragazza e, riprendendo in mano le redini della discussione aggiunse decisa - ma dimmi…come facevi a sapere che suonavo qui a Oxford questa sera? Questo sicuramente non te l’ho detto -
- Giusta osservazione - rispose sorridente il chitarrista - Quando questa mattina siamo partiti per Oxford, tutto mi sarei immaginato tranne che incontrarti. E’ stata una sorpresa di Roger, perfettamente riuscita direi - concluse felice il ragazzo
- Aspetta! Non dirmi che… - disse poi la giovane, mentre un’espressione di preoccupazione le si disegnò in viso.
Brian la guardò stupito.
- Non dirmi che…? - continuò il ricciolo, ripetendo a sua volta le parole della ragazza e lasciando la frase volutamente in sospeso
- Che…che eri al concerto - concluse tutto d’un fiato la ragazza
- Mi pare ovvio - rispose il chitarrista
- Che vergogna! - esclamò Cecilia coprendosi il volto con le mani
Brian le afferrò dolcemente i polsi in modo da poter guardare la ragazza in viso e, non mollando la presa, aggiunse
- Stai scherzando vero? È stato uno dei concerti più belli a cui abbia mai assistito - disse con sincerità il ragazzo
- Hai sentito proprio tutto? - incalzò affannata la ragazza
- Cecilia, che domande fai? - chiese stranito il chitarrista
- Anche quando…- la giovane si interruppe
Brian scosse la testa da un lato con espressione interrogativa
- Anche quando ho cantato? - disse poi con un fil di voce
- È stata forse la parte più bella - rispose schietto il ricciolo
- Vorrei sparire - concluse angosciata la ragazza
Gli occhi di Cecilia erano sfuggenti, sembravano cercare disperatamente un appiglio nel buio del cortile del Christ Church.
Brian notò, incredulo, il disagio della ragazza; non riusciva proprio a capire perché una ragazza come lei, con le sue potenzialità, dovesse avere così poca fiducia in sé stessa.
Improvvisamente le lasciò i polsi, e mentre appoggiava con decisione la mano sinistra sulla spalla dell’amica, con l’altra mano raggiunse il mento affusolato della musicista, lo afferrò delicatamente con pollice e indice, e lo spinse verso l’alto, costringendo così Cecilia a guardarlo in viso.
Tuttavia gli occhi della giovane vagavano in una sorta di alone attorno al ragazzo, senza riuscire a trovare la forza di incrociare lo sguardo di quest’ultimo.
- Cecilia guardami, e promettimi di non dire mai più una sciocchezza simile - disse Brian alzando la voce, così da scuotere la ragazza
La ragazza sgranò sorpresa i suoi grandi occhi verdi
- E’ stato - Brian si interruppe come a riprendere fiato - è stato un concerto magnifico e quando hai cantato…io credo che nessuno non abbia potuto emozionarsi. E non immagini quanto mi dia fastidio vedere una ragazza come te, vergognarsi di una cosa…di una cosa che è stata bellissima. Il mondo è pieno di gente che se fosse in grado di fare anche solo un millesimo di quello che sai fare tu, o un millesimo di quello che hai fatto tu questa sera, si vanterebbe per il resto dei suoi giorni, e tu sei qui che te ne vergogni, preoccupata di chissà che cosa -
Brian parlava con decisione, la voce bassa ma ferma
- La maniera in cui riesci a trasmettere le tue emozioni è incredibile; non solo nel canto ma anche nella musica in generale. La Fantaisie-Impromptu che hai suonato oggi mi ha commosso; e non lo dico perché sei mia amica, lo dico perché lo penso fermamente -
- La Fantaisie-Impromptu? - lo interruppe la ragazza con la voce spezzata
- Oggi pomeriggio ero nel cortile del Christ Church, e sono stato rapito da quella musica che mi è arrivata dritta al cuore. Non sapevo fossi tu che suonavi, almeno non fino a questa sera. Ma ora ne ho avuto la conferma - rispose deciso il ricciolo.
Cecilia aveva gli occhi lucidi; ne era sicura, lo amava. Amava il modo in cui questo ragazzo si interessava a lei, di come mostrava curiosità nei suoi confronti, di come si infervorava per cose personali per aiutarla a migliorare; una lacrima le solcò il viso.
Brian, con il volto ancora arrossato a causa dell’impeto emotivo di pochi istanti prima, notò quella piccola goccia vagare sulla guancia della ragazza. Istintivamente le prese il volto tra le mani e asciugò quella lacrima solitaria con il pollice.
- Perdonami Cecilia, volevo incoraggiarti non ferirti. Ti chiedo scusa, mi sono lasciato trasportare troppo dalle emozioni - disse il ricciolo con un fil di voce, abbassando timidamente lo sguardo.
Cecilia scosse la testa. Il cuore le stava uscendo dalla cassa toracica per quanto batteva forte, le mani le tremavano…e l’anima della giovane, nel sentire il pollice del chitarrista sfiorarle la guancia per asciugarle il viso, non resse più. Alcune lacrime iniziarono a rigarle il volto, bagnando le mani del ragazzo e, dopo aver guardato quest’ultimo ancora una volta dritto negli occhi, si avvicinò rapidamente a lui abbracciandolo stretto.
Brian con un braccio le circondò saldamente le spalle, mentre con l’altro le accarezzò i capelli, come per rassicurarla; infine, dopo alcuni istanti, appoggiò il proprio mento sulla testa della ragazza.
Roger, come un deus ex macchina, apparve alle spalle della giovane con uno sguardo soddisfatto e un sorriso sornione, spronando a gesti l’amico a spingersi oltre.
Cecilia nel frattempo si era appoggiata, con gli occhi chiusi, al petto del chitarrista, e fu pervasa da una piacevole sensazione di calma e tranquillità; stare tra le braccia di quel ragazzo la faceva sentire protetta e al sicuro. Dopo qualche minuto la ragazza allentò la stretta e Brian, come ultimo gesto d’affetto le diede un rapido e delicato bacio sui capelli, prima di allontanarla leggermente da sé.
- Va meglio? - le chiese poi con la voce più calda e delicata possibile
- Ti ringrazio - disse Cecilia annuendo con il capo.
Brian le sorrise.
- Scusami, probabilmente ho accumulato un po’ troppa tensione in questi giorni. Comunque…- la ragazza si interruppe
- Comunque? - incalzò dolcemente il chitarrista
- Comunque…anche se non si direbbe visto che piango sempre, sono davvero felice che tu sia qui - concluse Cecilia, con le gote leggermente arrossate
- Sono molto felice anch’io. Hai una grandissima sensibilità, fuori dal comune… -
- E hai anche degli amici fuori dal comune! - gridò Roger abbracciando con enfasi la ragazza, sollevandola da terra, e interrompendo così Brian.
- Sono così contento di vederti - strillò poi il batterista, con la ragazza ancora in braccio
- Anche io, tanto! - rispose sincera Cecilia - ma adesso mettimi giù ti prego!

I tre ragazzi furono immediatamente raggiunti da Freddie, John e Rossella. Quest’ultima si lanciò al collo dell’amica, che per poco non finì a terra.
John la salutò in modo più pacato mentre Freddie prima l’abbracciò calorosamente e poi si complimentò per l’incredibile musicalità che aveva mostrato al concerto
- Mi hai emozionato. Tanto. Dovremmo fare un duetto io e te - concluse poi il cantante
- Se hai bisogno di un accompagnamento al pianoforte, volentieri! - rispose sorridente Cecilia
- Perché no. Ma io pensavo a un duetto vocale - replicò Freddie con fare ammiccante
- Vocale? - strillò stupita la ragazza - credo, di dover lavorare ancora un bel po’ con la mia voce per poter affiancarla alla tua - concluse con tono preoccupato Cecilia
- Se la tua voce è quella che ho sentito questa sera, possiamo duettare anche subito - concluse un incoraggiante Freddie.
I ragazzi stavano chiacchierando da più di un’ora quando Cecilia fu raggiunta dai suoi compagni d’avventura
- Oh finalmente ti abbiamo trovata! Stavamo per darti per dispersa! - disse Mark con tono apprensivo
- Sono venuti a trovarmi degli amici da Londra, anche loro musicisti - si giustificò Cecilia
- Non dirmi che quel biondo è un musicista - sentenziò sfrontato il violoncellista
- Stu, ti prego, smettila - replicò decisa la ragazza
- Che problemi hai? Sei forse geloso? - incalzò con tono strafottente Roger
- Roger, per favore, lascialo perdere - lo implorò Cecilia
- Vi conoscete? - domandò stupito Freddie
- Il giorno della partenza, Roger è venuto a salutare Cecilia agli studi televisivi. E’ lì che l’abbiamo incontrato - rispose educatamente Daniel intromettendosi nella discussione tentando di placare gli animi
- Sei andato a salutare Cecilia agli studi televisivi? - domandò sorpreso Brian
- Che palle, lasciatemi in pace! - sbuffò il biondo portandosi alla bocca un altro bicchiere di vino.
- Ehi, vacci piano con l’alcool, altrimenti sarò costretto a guidare io! - intervenne John con tono di rimprovero e aggiunse - non voglio fare il guastafeste ma si sta facendo davvero tardi, converrebbe avviarsi verso casa - concluse il ragazzo dai lunghi capelli castani
- Tornate a Londra già questa sera? -  chiese stupita Liz
- Perché non vi fermate? - incalzò  Cecilia e proseguì -  abbiamo delle camere enormi, nella mia c’è un letto gigantesco e anche un divano - concluse la ragazza
- Io sono favorevole - rispose senza indugio Roger - a patto che possa dormire nel tuo letto, assieme a te - aggiunse con fare ammiccante abbassando il tono della voce e facendole l’occhiolino
- Roger! - tuonarono all’unisono Brian e Freddie
- Ceci ha ragione. Le camere sono davvero grandi, possiamo organizzarci e lasciarvene una tutta per voi - rispose sorridente Daniel
- Ci piacerebbe molto, ma domani mattina Rossella deve andare a lavorare e noi nel pomeriggio abbiamo delle prove - replicò John
- E tu come lo sai che domani Rossella lavora? - chiese prontamente con tono provocatorio Roger nonostante l’elevata quantità di alcool in corpo
- Beh…me l’ha detto oggi - rispose con voce incerta il bassista
- Tu non me la racconti giusta - bisbigliò poi Cecilia all’orecchio dell’amica mentre la stava salutando.

I ragazzi si stavano per avviare verso l’uscita del Christ Church quando un ragazzo misterioso si avvicinò al gruppo: indossava un cappotto di panno beige lungo quasi fino ai piedi, una sciarpa nera che gli copriva non solo la bocca ma anche la punta del naso, e un cappello piuttosto ampio, anch’esso nero, che creava un cono d’ombra sugli occhi e che gli nascondeva, almeno in parte, i capelli
- Volevo farvi i complimenti, siete stati strepitosi -
Il misterioso ragazzo si avvicinò a Cecilia, si abbassò velocemente la sciarpa, le prese con un movimento rapido la mano e gliela baciò con dolcezza. La stessa scena si ripeté con Liz, in evidente imbarazzo.
- Ti ringrazio - disse Cecilia - perdonami la sfacciataggine, ma ci conosciamo? - chiese poi diretta la ragazza
Il giovane fece cenno di no con la testa. Alcune ciocche di capelli uscirono dal cappello: erano capelli scuri, probabilmente neri, non molto lunghi, lisci e incredibilmente lucidi.
- Piacere, Cecilia - incalzò la ragazza allungando la mano
- Piacere mio, ma belle - rispose il giovane
- Come ti chiami? - domandò Cecilia
- Non posso dirlo - rispose il ragazzo dal lungo cappotto beige
- Eppure ho l’impressione di aver già sentito la tua voce - bofonchiò con fare pensieroso Cecilia.
Il ragazzo aveva una voce dal timbro caldo e leggermente nasale, che le richiamava alla mente qualcosa o qualcuno ma, per quanto la giovane si sforzasse di ricordare, non le venne in mente nessuna persona in particolare.
Cecilia guardò i suoi amici, ma tutti alzarono le spalle ad eccezione di Freddie
- Anche a me la tua voce pare di conoscerla - incalzò il cantante
- Avete un ottimo orecchio voi due - constatò il giovane
Il ragazzo mosse la testa e, nonostante il cappello fosse piuttosto ampio, la flebile luce del lampione riuscì comunque ad illuminargli parzialmente il viso
- E quegli occhi! - proseguì Cecilia
Il ragazzo si sistemò immediatamente il cappello, calandoselo il più possibile sul viso
- Accidenti! I miei neuroni questa sera vanno a rilento ma quello sguardo, quegli occhi scuri leggermente spioventi, in particolare l’occhio destro…maledizione. Freddie aiutami! -
- Ci sto provando darling - replicò il cantante
- Questa attenzione per i dettagli è sorprendente - notò il ragazzo misterioso
- Io e Cecilia frequentiamo l’Ealing Art College, e siamo due grandi osservatori di particolari e di sfumature che alla gente comune risultano per lo più impercettibili - rispose Freddie
- Sono certo che ci rivedremo, e chissà…magari nel frattempo vi sarà venuto in mente chi sono - concluse il giovane misterioso allontanandosi e confondendosi tra la folla.
Per alcuni secondi tra i ragazzi calò il silenzio
- Scusatemi, sono mortificato ma dobbiamo proprio andare - intervenne John con tono mesto
- Siete sicuri di non volervi fermare? - chiese Daniel
- Per noi davvero non è un problema lasciarvi una camera - proseguì Liz
- Vi ringraziamo per la gentilezza, ma dobbiamo assolutamente rientrare - disse Freddie
- Che fretta c’è di tornare a Londra, me lo spiegate? - sbuffò il biondo, ma i ragazzi fecero finta di non sentirlo
- Mi raccomando siate prudenti - intervenne Mark
- E non fate guidare Roger - aggiunse scherzosa Cecilia
- Non preoccuparti darling, ci pensa John a portarci a casa sani e salvi, non è vero? - concluse Freddie
Il bassista annuì con la testa.
I ragazzi, dopo essersi nuovamente salutati, varcarono la soglia del Christ Church e si avviarono verso la macchina. Avevano percorso poche centinaia di metri quando sentirono alle loro spalle, in lontananza, dei passi affrettati e, poco dopo, una voce ben conosciuta
- Brian! Brian, aspetta! - gridò Cecilia
Il chitarrista si voltò stupito e andò incontro all’amica
- Cecilia, che succede? - chiese preoccupato il ricciolo
- Mi sono dimenticata di darti questo - rispose la ragazza slacciandosi la collana portafortuna e riponendola delicatamente nelle mani del chitarrista
- Ma hai ancora alcuni concerti da fare - replicò sorpreso il ragazzo
- Prima del 20 sicuramente non ci vediamo, quindi non riuscirei a restituirtela in tempo…e questa volta forse serve più a te che a me - rispose decisa la ragazza
- Comunque grazie, mi ha aiutata molto questo ciondolo. Soprattutto in certi momenti…è stato un grande sostegno - concluse Cecilia
Il ragazzo le accarezzò delicatamente i capelli con una mano
- Brian, sbrigati che è tardi - urlò il bassista richiamando l’attenzione del ricciolo
- Perdonami. Ci aspettano ancora diverse ore di viaggio, e se non raggiungo John in una manciata di secondi, mi terrà il broncio per il resto della settimana - concluse Brian abbassando prudentemente il tono della voce.
Cecilia gli sorrise.
- Scusami tu per avervi fatto perdere tempo, volevo solo restituirti la collana. E mi raccomando, fate attenzione - disse apprensiva la ragazza
- Non preoccuparti, siamo abituati a viaggiare di notte - rispose pacato il chitarrista
- Si ma - Cecilia stava tentando di giustificarsi quando fu interrotta da Brian
- Vai a riposarti, tranquilla - replicò con voce dolce il ragazzo
Il Christ Church iniziò a battere i suo 101 colpi, che per la serata erano stati posticipati di alcune ore - Rapida, torna nel college prima che le campane smettano di suonare, un po’ come Cenerentola - incalzò Brian sorridendole
Cecilia gli sorrise a sua volta e, voltate le spalle al ragazzo, cominciò a camminare a passo spedito verso il college.
Nonostante il buio, Brian riusciva a vedere allontanarsi la ragazza in quanto i ricami argentati e dorati della gonna, riflettevano le fioche luci dei lampioni e della luna.
Poco a poco, così com’era arrivata, Cecilia svanì nel buio della notte e Brian rimase per alcuni istanti imbambolato a contemplare il viale deserto, nella speranza di vederla apparire ancora una volta.

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Queen / Vai alla pagina dell'autore: masquerade930