Ciao.
Ciao, ascolta, dovrei, ehm… parlarti.
Ora non ho tempo. Ciao.
Ancora. Non hai mai tempo, per me. È finita la nostra amicizia? È finito
l’affetto che avevi per me? Sì. È finito tutto. Per sempre. Addio. Ma io devo
parlarti, ne ho bisogno. Devo dirti tutto quello che sento, perché? Perché sì.
Perché sennò esplodo. Perché non posso pensare che tu mi hai abbandonata, così,
senza uno straccio di motivazione. Ti sei staccato da me. Punto. Non hai mai
tempo per parlarmi? Bene. Io te lo dirò comunque. O meglio, lo scriverò. Una
lettera. Sì, una lettera è perfetta. So che la leggerai, so che sai leggere, non puoi esserti
instupidito fino a questo punto.
Una lettera.
Che sia una delle socie? No. Non me l’avrebbero
messa qui. Me l’avrebbe data in mano. Solo una persona potrebbe averla nascosta
così.
Chiara. La mia ex-migliore
amica. Boh. Chissà cosa vuole. Per saperlo devo aprirla, e leggerla.
“
Ciao Alex,
lo so, nessuno ti chiama
più così, ma non fa niente. Fino all’anno scorso ero la tua migliore amica,
avrò ancora qualche diritto? Sì, certo che ce l’ho.
Vorrei tanto che tu mi
spiegassi cosa cazzo ti è successo. Tutto qui, possibile che in un solo mese
una persona si butti alle spalle un’amicizia durata dieci anni? Ti sembra
normale? A me sinceramente no.
Beh, prima ti voglio far
capire una cosa: il valore che aveva la nostra
amicizia, per me.
Tutto è iniziato
all’asilo. Non cinque minuti fa. Il secondo anno di asilo. Ok, è vero, io non
ti stavo sempre appiccicata, quell’anno. Stavo con l’Edo e l’Anna. Ma avevamo
già iniziato a essere amici, tu ed io.
Il terzo anno ci siamo
“fidanzati”, te lo ricordi? Dio, quante risate. Stavamo sempre insieme, eri il
mio fidanzatino, ed eri così tenero, me lo ricordo ancora con un sorriso, il
nostro rapporto. Tu no?
Poi, alle elementari ci
siamo lasciati. Tu ti sei messo con l’Anna, sì, la mia migliore amica. E io con
Marco. Che tu odiavi. Io e lui ci siamo lasciati dopo un mesetto, ma tu e lei
siete rimasti insieme fino alla quinta elementare. Sai una cosa? Io non ho mai
avuto il coraggio di dirtelo, ma morivo di gelosia. Sì, mi piacevi, e, nella
mente di una bambina era amore. Avevo riempito pagine e pagine con sfoghi e con
“Ale ti amo”. Come se fossero le uniche parole che
sapessi scrivere. Forse ti ho amato davvero. Mi prendevo cura di te, ti
aiutavo, ogni volta che avevi bisogno di aiuto. Dai compiti ai capelli da
mettere a posto. Sì, adoravo accarezzarti i capelli, facevo finta di metterli a
posto solo per poterli toccare. Eri l’asso della nostra squadretta di calcio,
ti ricordi? Eri il più bravo della scuola, e io, sempre lì, a passarti la
palla, o a fare il tifo, e a esultare quando facevi goal.
Le medie, sì quelle sono
state la svolta. Ho capito che per te provavo un misto di attrazione fisica e
di affetto sincero, e l’avevo scambiato per amore. O forse lo era davvero. Ora
non lo so. Comunque, parlavo delle medie. Ogni giorno facevamo la strada
insieme. E tu eri così carino, soprattutto quando eravamo da soli. Tu ed io.
Senza nessuno tra le scatole. Eri la persona più dolce del creato. Mi portavi
la cartella se te lo chiedevo, ogni tanto prendevi anche qualche spuntino da
mangiare per strada, quando passavamo davanti a casa tua. E mi facevi ridere.
Eri, semplicemente, il mio migliore amico. L’unico ragazzo con cui io avessi legato
davvero. Eravamo tanto uniti che ho dovuto spiegare un sacco di volte alle
pettegole della classe che non stavamo insieme. Mi hanno chiesto non so quante
volte se ci eravamo baciati. Ma io non lo volevo più. Ti volevo bene, certo; un
bene immenso e forse te ne voglio ancora, un po’. Eppure non volevo che tu mi
baciassi. Non più.
E ora, la parte più
brutta. Le superiori, o meglio il primo anno. Sei sparito. All’inizio dell’anno
ancora mi salutavi. Poi, puff, tutto ad un tratto hai
smesso. Se io ti salutavo mi rispondevi con un “ciao” svogliato. Come se io
fossi una pulce fastidiosa.
Mi spieghi cosa ti ho
fatto? Possibile che il fatto che a me non piaccia la tua compagnia abbia
potuto distruggere un’amicizia lunga più di dieci anni?! È possibile?
Però sei strano. Ogni
tanto ti vedo che mi guardi. E poi, quando io ho smesso di venire con voi, sul
treno. Tu hai chiesto di me. L’ha detto una di quelle così, per metterti in
imbarazzo. Perché? La cosa ti imbarazza davvero? E se sì, perché?
Mi vuoi ancora bene? E se mi vuoi bene, perché diavolo non mi parli
più?
Ti prego, spiegamelo. Perché non riesco a capirlo.
”
Ti voglio bene.
La
tua migliore amica.
Il giorno dopo, sulla strada che andava verso la casa
della ragazza…
Chiara! Aspetta!
……
Il ragazzo le toccò
la spalla, e lei si riscosse. Non l’aveva sentito. Stava ascoltando la musica a
tutto volume.
Oh,
ehm… Ciao, Alex.
Sì, ehm, ciao.
Volevi
parlarmi?
Beh, ora non più. Quello che dovevo dirti te l’ho
scritto. Hai letto la… la lettera?
Sì. E pensavo di risponderti a voce. Non mi
interrompere. Oh, sì. Mi ricordo tutto, Chiara. Eri la più dolce e premurosa
delle fidanzate, all’asilo. E sei rimasta altrettanto premurosa alle
elementari. Tutti mi dicevano che ti piacevo. Ma non ci credevo, in fondo, tu
eri la mia migliore amica. La bambina a cui volevo più bene. Eri più importante
anche della mia Anna. E se tu mi avessi detto che soffrivi, l’avrei lasciata,
sicuramente. Tenevo troppo alla tua amicizia. Mi ricordo tutto. Sì, mi ricordo
che ero come Holly, nella scuola, mi volevano sempre tutti, quando si giocava a
calcio. Come non sorridere, Chiaretta? Al ricordo del
nostro stupendo rapporto?
Lui sorrise, e
anche lei, di rimando. Allora lui non la odiava. Le voleva bene, o forse aveva
solo caro il passato.
Però non hai risposto alla parte che più mi
interessa. E devi farlo. Altrimenti sarebbe tutto inutile.
D’accordo, però devi capire che mi costa molto.
Che cosa, cosa ti costa?
Beh, parlarti delle medie. Allora. Tu eri la mia
migliore amica. Giusto? Beh, per te, forse. Tu mi piacevi, alle medie.
Ma allora…?
Perché non te l’ho mai detto? Perché ti avevo
sentito dire decine di volte che io non ti piacevo, che ero solo un amico. Che
la cotta ti era passata. Beh. Mi faceva stare male. Ma ho deciso che, pur di
starti vicino avrei fatto la parte dell’amico. Ero dolce con te come tu lo sei
stata per anni, con me. Ti amavo. Non fare quella faccia. Sì, tu hai detto che
avevi confuso l’attrazione e l’affetto per amore. Beh, io non avevo confuso
niente. Sapevo di amarti. Mi sentivo morire quando parlavi di quel Mirko. Avrei
voluto stritolarlo quando ti vedevo soffrire per colpa sua. Sì. Ti amavo.
E allora perché…?
Perché non ti sono rimasto vicino? Beh.
Tecnicamente sei tu che te ne sei andata. All’inizio venivi con me e con la mia
compagnia. Poi hai iniziato a staccarti. Perché?
Beh, non mi piaceva quella gente. L’ho scritto,
nella lettera. Tu avresti potuto chiedermi qualcosa. Non togliermi il saluto.
Già, ma fammi spiegare. Quando te ne sei andata
dal gruppo, io ci sono rimasto male. Beh, non mi sono messo a piangere o cose
del genere. Ma avevo meno voglia di uscire, ci stavo male. E una volta ho
chiesto alla Anna di te. Volevo sapere che fine avevi fatto, e lei era in
classe con te, quindi poteva saperlo. Lei, come al solito, ha detto a tutti che
io mi ero preoccupato perché non ti vedevo e la Giusy ha iniziato a tormentarmi.
Come suo solito. Poi, il Lory ha iniziato a dirmi che
non mi meritavi. Che se te n’eri andata non eri una vera amica. Che dovevo
lasciarti perdere. E io ci ho creduto.
Oh. Mi dispiace, non volevo ferirti. Scusami. Ma,
c’è la domanda che mi interessa di più.
Ti voglio bene? Sì. Non ho mai smesso di
volertene. Anche se fingevo di no.
Posso chiederti una cosa che non ho scritto nella
lettera? Ma perché mi fissi?
Il ragazzo sorrise.
Beh. Per lo stesso motivo per cui alle medie ero
dolce con te.
Cioè tu…
Ti amo? Non lo so. Ora so che l’amore è una cosa
profonda. So che ti voglio bene. E… che mi piaci. So
che ti ho ammirata. Perché sei riuscita a staccarti dalla gente che non ti
piaceva, senza guardarti indietro, anche se tra quella gente c’era il tuo migliore…
Oh, ma io non volevo staccarmi da te!
Lo so. Adesso. Ma allora come potevo? Non sono
intelligente come te, Chiara.
Questa volta fu la ragazza, a sorridere.
Quindi, io ti piaccio e mi vuoi bene. Giusto?
La risposta non fu un “sì” scontato e
monotono. Dato che stavano parlando da più di un quarto d’ora.
La risposta fu data dalle labbra di lui. Ma
non alle orecchie di lei. Alle sue labbra. Un bacio lento e dolce.
Un bacio che lui bramava ormai da tre anni. E
che a lei non dispiaceva per niente. Perché lei provava le stesse cose. Lui era
bello, col fisico modellato dal calcio, la pelle abbronzata data la stagione
estiva, i capelli neri e gli occhi del colore dell’ebano. E gli voleva bene.
Questo bastava a giustificare l’abbraccio in cui i due erano stretti?
Chissà. Forse sì. Di certo i due ne erano
convinti. Soprattutto quando il bacio finì.
Allora? Ti basta come risposta?
Mmm… direi di sì, per adesso
sì.
Lui rise, lei gli scompigliò i capelli
corvini come non faceva da tempo, ormai.
Chiaretta, vuoi mangiare qualcosa?
Mah, direi di sì. Sono già le due e mezza. È strano
non aver già mangiato.
Già. Strano, ma… un
attimo. Le due e mezza possono essere l’alba?
Beh. Per loro due lo era senz’altro.
Le
due e mezza erano l’alba di un nuovo rapporto. Che, più avanti, avrebbero
sicuramente ricordato con un sorriso.
L’S space.
Aalors.
Spero vi sia piaciuta. È una cosina buttata giù in una serata. Un po’
sdolcinata? Beh, sì. Inverosimile? Non credo, ma proprio per niente.
Un commento sarebbe taaanto gradito.
Lilith_Rose