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Autore: Duvrangrgata    10/08/2019    2 recensioni
Enea lavora come tatuatore a Milano, ma il suo cuore apparterrà sempre a Firenze, la città dove è nato e cresciuto e da cui è scappato a soli diciotto anni, lasciandosi alle spalle l’unica famiglia che conoscesse.
Una telefonata inaspettata lo metterà davanti a una scelta: restare a Milano a vivere la nuova vita che si è faticosamente costruito oppure tornare a casa, dove i fantasmi del suo passato non hanno mai smesso di aspettare il suo ritorno.
VERSIONE REVISIONATA E ALLUNGATA DI "CERTI TATUAGGI FANNO MALE ANNI DOPO CHE LI HAI FATTI, MA PER QUELLO CHE RICORDANO", pubblicata su EFP nel 2013.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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V

 

Coraggio

lasciare tutto indietro e andare

partire per ricominciare

che non c’è niente di più vero di un miraggio

e per quanta strada ancora c’è da fare

amerai il finale

 

Buon Viaggio - Cesare Cremonini

 

 

 

Avevano deciso di partire un paio di giorni dopo, in modo da avere tempo di organizzarsi con i rispettivi impieghi. Arkadij, il capo di Enea, lo aveva spronato a prendersi tutto il tempo necessario, che dei suoi clienti si sarebbe occupato lui. Una parte di Enea aveva quasi sperato che l'uomo si arrabbiasse e lo costringesse a tornare a Milano, salvandolo così dal dover prendere una decisione, ma non era accaduto. Anche il datore di lavoro di Elia doveva aver agito allo stesso modo, perché suo fratello era già fuori casa di Yelena la mattina della partenza. Appoggiato alla portiera del guidatore, cercava di mostrare un'espressione tranquilla che non era per niente in grado di nascondere la sua agitazione, soprattutto perché non riusciva a smettere di spingersi gli occhiali sul naso, un chiaro segno di nervosismo che non era cambiato nel corso degli anni.

«Ehi.»

Elia fece un sorriso leggermente maniacale. «Ehi.Yelena?»

«Alla galleria. Ti manda i suoi saluti.»

Ovviamente, Enea aveva provato a convincerla a venire con loro — e, vista l'ora che la ragazza aveva passato chiusa nella sua camera la sera prima, sospettava che suo fratello avesse fatto lo stesso — ma non era servito a nulla. Yelena sembrava ben intenzionata a non lasciar loro altra scelta se non passare del tempo insieme, senza nessun cuscinetto a dividerli, probabilmente perché anche lei si rendeva conto che era l'ultima occasione a loro disposizione.

Inizialmente, Enea aveva cercato di ignorare le ultime parole che Elia gli aveva rivolto prima di andarsene, il giorno del colloquio, tuttavia non aveva potuto negare a lungo la verità, perché dentro di sé sapeva che, se avesse lasciato Firenze con il genere di rapporto che avevano in quel momento, non sarebbe mai tornato.

Alla sua spiegazione, Elia si limitò ad annuire e a fargli cenno di entrare in auto. Enea obbedì e si sistemò sul sedile del passeggero, cercando di ignorare il silenzio imbarazzato che presto scese nell'abitacolo. Dopo dieci minuti di occhiate di sottecchi, Enea si rese conto di dover essere lui a fare il primo passo, prima che Elia finisse per schiantarsi contro un albero a causa della tensione.

«Ti hanno fatto storie al lavoro?»

Suo fratello scosse la testa, mantenendo lo sguardo fisso sulla strada. «No, sono stati tutti molto comprensivi. Si sono fatti in quattro per coprire i miei turni alla libreria.»

Enea annuì, cercando di nascondere l'imbarazzo alla realizzazione che non aveva idea di che lavoro facesse Elia.

«Da quant'è che lavori lì?»

L’altro scrollò le spalle. «Ho iniziato qualche mese dopo la laurea triennale, quindi solo un paio di anni, ma credo sia il miglior lavoro che potesse mai capitarmi.»

Enea sorprese entrambi scoppiando a ridere, una luce divertita negli occhi. «Non mi sorprende, hai sempre amato leggere.»

L'altro arrossì, distogliendo in fretta lo sguardo. Seguendo il suo esempio, Elia gli chiese dello studio ed Enea gliene parlò, spiegando di come fosse stata la sua seconda occasione dopo il carcere.

«Sono contento che ti abbiano aiutato, sai. Credo che una delle mie più grande preoccupazioni fosse che avresti finito per affrontare tutto quello da solo.»

L'ammissione sembrò togliere tutto l'ossigeno dall'abitacolo, ed Enea si ritrovò a boccheggiare per qualche secondo, senza idea di cosa rispondere. Si stavano addentrando in un territorio pericoloso e, pur sapendo che non avrebbe potuto evitarlo per sempre, non era così sicuro che quello fosse il posto o il momento più adatto per affrontare certi fantasmi. Intuendo la sua linea di pensiero, Elia gli rivolse un sorriso impacciato, che Enea si ritrovò a ricambiare, ed abbandonò l'argomento.

«Sembra che siamo riusciti entrambi a usare le nostre passioni nel campo del lavoro», commentò, riportando l'attenzione sulla strada.

Enea concordò, lasciandosi distrarre poi dal paesaggio che scorreva fuori dal finestrino. Elia accese la radio e lasciò che la musica riempisse il silenzio, concedendo ad entrambi una pausa. Enea si costrinse ad ammettere che non era andata così tanto male. Certo, non avevano neanche scalfito la superficie di tutte quelle questioni irrisolte che si trovavano tra loro ma, per la prima volta da quando se n'era andato — e da quando era tornato —, una scintilla di speranza gli si accese nel petto.

 

***

 

Cause I remember every sunset

I remember every word you said

We were never gonna say goodbye

 

Summer paradise — Simple Plan ft. Sean Paul

 

 

Il paese era uguale a come Enea lo ricordava. Non molto grande, era arroccato su una montagna ai cui piedi si trovava il mare, i riflessi della luce del sole che illuminavano il blu delle onde.

Come era accaduto con Firenze, Enea provò quella sensazione di familiarità ed estraneità allo stesso tempo. Se chiudeva gli occhi, riusciva quasi a vedere l'immagine di un se stesso bambino, che correva tra le case, il volto illuminato dalle risate. 

Aveva pensato che la sua città natale sarebbe stata piena di fantasmi e così era stato, ma era niente in confronto ad essere di nuovo lì, dove tutto era iniziato. Suo malgrado, si ritrovò a pensare a Mattia. Non era qualcosa su cui si permettesse di soffermarsi tanto spesso, così come per Elia e Agata, sua madre, ma c'erano state delle notti, quando gli incubi e i fantasmi erano stati troppi e Morfeo non era sembrato intenzionato a sfidarli, in cui aveva lasciato che la sua mente tornasse a quei giorni, quando tutto era più semplice e il dolore e la rabbia non avevano ancora riempito ogni cellula del suo corpo e della sua anima.

Una parte di lui si era chiesto se Mattia avesse affrontato le sue stesse difficoltà, con la sua famiglia. Come aveva reagito sua madre? Gli aveva ripetuto anche lei, come aveva fatto Agata, che quello che avevano fatto era sbagliato? Che lui era sbagliato? Lo aveva schiaffeggiato e tirato via per i capelli dal compagno di scuola con cui si stava baciando durante il suo primo appuntamento?

Enea non era sicuro di volerlo sapere. Nel corso degli anni aveva incontrato altre persone, molte con esperienze simili alla sua, ma tante altre che ne avevano avute di diverse. Ricordava ancora come era rimasto seduto ad ascoltarle, meravigliato da quelle storie di accettazione e amore che a lui sembravano impossibili e lontane anni luce.

Le parole di odio e disgusto di Agata erano rimaste con lui per anni, risuonando nella sua mente in ogni istante. Ogni sconfitta, ogni vittoria, anche quando era semplicemente riuscito a sopravvivere: erano sempre state lì. Anche adesso, dopo le sedute con Arturo e il lavoro dei suoi sogni, c'erano momenti in cui si chiedeva se sua madre non avesse avuto ragione. Erano stati i fantasmi di quelle parole che avevano reso la sua vita sentimentale difficile. C'erano state persone con cui era stato solo sesso, e altre con cui c'era stato qualcosa di più, ma non era mai stato amore. Il fatto che la persona che amasse di più al mondo fosse ancora Elia, nonostante tutto, la diceva lunga.

Parcheggiarono e scesero dalla macchina, chiusi ognuno in un silenzio permeato da ricordi — fantasmi. Neanche per suo fratello doveva essere facile trovarsi di nuovo lì, e per la prima volta da quando era tornato a Firenze, Enea fu grato di essere con lui. Poteva avere molte questioni irrisolte con il suo gemello, ma non voleva che lasciarlo ad affrontare tutto quello da solo fosse una di quelle.

«Eccoci qui.»

Elia estrasse le chiavi dalle tasche, aprendo il cancellino che delimitava la proprietà.

«Beh, se decidiamo di venderla dovremo mettere mano prima di tutto al giardino», commentò Enea, gettando uno sguardo alle sterpaglie che una volta erano state i fiori tanto amati dalla nonna, «nessuno la comprerebbe con una prima impressione del genere.»

Elia sospirò. «Se nonna lo vedesse in questo stato, le verrebbe un infarto.»

«Aspetta che ci mettiamo su le mani. Nessuno di noi ha mai avuto esattamente il pollice verde, se ben ricordo.»

L'altro sorrise. «Vero, ma penso che anche solo togliere tutto questo disastro sarà più che sufficiente.»

L'interno della casa non sembrava essere messo meglio dell'esterno. Era chiaro che non era stata toccata da quando i nonni erano morti, ormai sette anni prima. Enea cercò di trattenere uno starnuto, ma senza successo.

«Sarà un lungo lavoro», commentò Elia, facendo una smorfia.

«Meglio iniziare, allora. Non ho intenzione di passare la notte in questa casa finché non riusciamo a darle almeno una parvenza di igiene.»

«Concordo.»

Il resto della mattinata passò tra cumuli di polvere e vecchi oggetti. Iniziarono con lo svuotare la stanza di turno, pulendola e dividendo il suo contenuto tra la roba da tenere e quella da donare o buttare via. Sembrava che Agata non si fosse disturbata a gettare le cose dei nonni: a parte i loro vestiti molti oggetti erano ancora lì, identici a come Enea li ricordava.

«Dio, non posso credere che ci siano ancora in giro certe cose!»

Enea si voltò verso il fratello, in piedi davanti al caminetto. Gli si avvicinò, spiando da dietro le sue spalle. Elia aveva in mano uno dei vecchi lavoretti che avevano fatto alle elementari per la festa dei nonni. Era passato così tanto tempo — e, francamente, era così brutto — che Enea non avrebbe davvero saputo dire cosa fosse.

«Non vorrei tirare ad indovinare, ma credo che quello sia tuo.»

Elia rise, colpendolo sul braccio. «Ah, ah, ah, molto divertente.»

«Mio non è», insistette sorridendo. Elia non era mai stato dotato di talento o senso artistico, anzi, in famiglia avevano sempre tutti scherzato dicendo che, se non fosse stato per il fatto che erano identici, avrebbe pensato che non fossero imparentati.

«Potrebbe. Sono sicuro che anche tu abbia avuto una fase in cui eri negato.»

Enea fece un sorrisetto strafottente. «No, non credo. E poi quel disastro non è classificabile in nessuna scala artistica esistente, credimi. Ho controllato.»

Elia rise di gusto, facendo stringere lo stomaco di Enea in una morsa di dolorosa nostalgia. Gli era mancata, quella risata, e la cosa peggiore era che se ne rendeva conto – conto davvero – solo in quel momento.

A essere sinceri, tutto di Elia gli era mancato: i suoi occhi azzurri, così uguali, ma allo stesso tempo così diversi dai suoi, messi in risalto dagli occhiali rotondi, i capelli neri corti, il sorriso innocente e disarmante, l'àncora colorata, gemella della sua, tatuata sul braccio destro. Ogni dettaglio, anche il più piccolo, non faceva altro che riportargli alla mente la loro infanzia e il luogo in cui si trovavano non aiutava di certo a cambiare le cose. Era diverso da quello che si era aspettato, però. Non c'era tanta rabbia, in quei ricordi, ma più che altro un dolore dolce amaro che gli riempiva l'anima, facendolo sentire stranamente malinconico. 

Forse, si era sottovalutato. Forse, questa volta sarebbe riuscito a riprendere in mano le redini di quel rapporto fraterno che per troppo tempo aveva cercato di dimenticare e a mantenerlo. Gli era ormai evidente che, anche se consciamente non aveva ancora raggiunto una decisione, inconsciamente già sapeva di voler lottare per Elia, per quel ragazzo che condivideva il suo stesso sangue. L'altra metà del suo cuore, la destra alla sua sinistra.

Era ora di smettere di scappare.


 

Note Autrice

Eccomi qui con un nuovo capitolo! Come vedete, le cose iniziano ad avviarsi verso un'inevitabile confronto. Chissà quali conseguenze avrà? 

Come sempre, ringrazio chi ha recensito/aggiunto la storia a ricordate, preferite e seguite. Spero che vogliate farmi sapere cosa ne pensiate anche di questo capitolo.

Alla prossima!

Dru

   
 
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